sabato 17 dicembre 2011

Sogno di una notte di metà autunno

Racconto di un sogno divenuto incubo
L'aereo stava già rollando sulla pista mentre il Presidente e il codazzo istituzionale che lo segue ovunque salivano rapidamente la scaletta per far ritorno nella capitale. Il Presidente, volto un po' scuro, si tolse il cappotto e si sedette allacciando le cinture. Davanti un tavolo scrivania mentre di fronte il ministro Tremonti, ancora in piedi, vi poggiava una grossa borsa apprestandosi a sedere anche lui. Cinque minuti e l'aereo era già in volo per Roma.
“Che ne dici, ce l'abbiamo fatta? Se ti fossi spremuto ancora un po', caro Giulio, potevamo dormire sonni tranquilli”.
“Penso che abbiamo fatto tutto il possibile. Per stare tranquilli con l'Europa avremmo dovuto scarnificare gli italiani fino all'osso e tu sai, caro Presidente, che alle prossime elezioni te l'avrebbero fatta pagare. E poi con la Lega come la metti? Lo sai che con le pensioni abbiamo la porta sbarrata”.
“Avremmo potuto istituire questa maledetta patrimoniale, ma avrei scontentato tanti elettori senza ottenere risultati. Avrei dato soddisfazione a quel comunistaccio trasformista e ancor di più a quell'analfabeta con la laurea comprata”.
“Bersani e Di Pietro? Quelli saranno soddisfatti solo se ti dimetti, caro Silvio. L'unico che potrebbe esserti vicino, sempre dopo le dimissioni, è Ferdy. Lo sai che in cuor suo ti vuol bene e ti ammira, però – diciamo così – quello che ha combinato i veri casini sei stato tu. Comunque, tornando alla manovra, mi sembra sia stata accolta bene, anche se la culona – come tu la chiami – mi ha accennato che sarebbe stato meglio essere più incisivi”.
“L'ha detto a te mentre a me faceva dei gran sorrisi di assenso? Non dirmi che hai parlato anche con Napoleone; quel bastardo ungarico non l'ho neanche salutato, e comunque lui non sta meglio di noi con la sua grandeur; se quel sorriso beffardo che ha fatto alla Merkel l'avesse fatto qualche mese fa, i suoi bombardieri per la Libia sarebbero partiti dalla Francia”.

Qui ci vuole Benaltro...
A Bruxelles, mentre gli altri 24 capi di governo si affrettano per ritornare nelle rispettive nazioni, i Merkozì temporeggiano, in disparte, passeggiando lentamente.
“Niko, che ne pensi del piano di rientro italiano?” domanda la Merkel.
“Cara Angelà, questi vanno tanto fieri del made in Italy, ma questo piano è una bufala, lo trovo troppo elusivo. E' solo una lettera di intenti in risposta al nostro ultimatum. Le solite promesse. Per Barroso va tutto bene, ma a me Bunga-bunga non mi convince, qui ci vuole Benaltro per non far fallire l'Italia, che trascinerebbe anche noi nel default generale dell'euro, altro che Grecia. Io ho già i miei problemi a casa mia, non vorrei che il nostro amico ci trascinasse a fondo”.
“Anch'io devo affrontare i miei cani in Parlamento e mi stanno già facendo a pezzi, hai visto le elezioni amministrative, no? Se continua così divento minoranza. Vogliamo telefonare al Vecchio?”.
“Cosa vuoi che ci dica?”.
“Non ci deve dire niente, caro Niko, deve fare. In Italia oggi è l'unico affidabile, gira tra la gente ed è sempre applaudito per le sue parole sagge, ma ti ricordi da dove viene? Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Nella loro dottrina le elezioni sono un optional e penso che non veda l'ora di disfarsi del fighetto. Perché domani non provi a fargli una telefonata? Il tedesco è lingua dura mentre la tua è più dolce e suadente. Vedrai che con lui potremmo sistemare tutto”.

Sempre caro mi fu quest'ermo Colle...
“Signor Presidente, il Presidente Sarkozy al telefono”.
“Bonjour, monsieur Sarkozy”.
“Bonjour, monsieur George”.
“Il nostro amico Silvio ha fatto qualche marachella ieri o ha raccontato barzellette sporche?”.
“No, no monsieur George, si tratta di Benaltro”.
“Benaltro?”.
“Oui, monsieur George, ieri Berlusconì, insieme a Tremonti, ha presentato il piano di riforme per il rientro del debito. Con Angelà abbiamo esaminato attentamente il documento e abbiamo convenuto che è insufficiente a chiudere la voragine creata in quaranta anni. Voi avete bisogno di Benaltro, monsieur George, per sistemare i conti dell'Italia. Moi et Angelà confidiamo in lei, che ne ha facoltà e possibilità, per trovare una soluzione alternativa alla crisi politica italiana”.
“Ma io, veramente, non ho, come Lei, questi poteri. Noi non abbiamo una repubblica presidenziale come in Francia”.
“Ahahah... Lei è molto modesto, monsieur George, noi sappiamo che se vuole può fare tutto, ha anche molti estimatori in Parlamento e vecchi amici di merende che potranno aiutarLa. Moi et Angelà confidiamo in Lei. A presto, monsieur George”.

Benaltro, chi era costui?
“Benaltro... Benaltro... Io non lo conosco... o forse l'età mi fa brutti scherzi. Pronto Pierluigi? Scusami, non ti sento bene... ah, stai alla manifestazione? bene, bene... senti un po', conosci per caso un certo Benaltro? … No, il nome non lo so... Ma è la solita manifestazione per le dimissioni di Berlusconi?... bene, bene... c'è anche Fini? … digli di non esagerare, non posso stare zitto in eterno... Sì, Benaltro... me lo ha suggerito il collega francese. Insieme alla Merkel si stanno intromettendo nei nostri affari interni, e questo mi scoccia un po'... non posso risponder male... non vorrei si offendessero... vedrebbero bene al governo questo Benaltro, ma tu lo conosci? Senti tra gli amici, non vorrei passare dalla padella alla brace”.

“Giorgio, sono Pigi, posso assicurarti che questo Benaltro non lo conosce nessuno, ho chiesto anche alla Bindi e a Franceschini, tante volte, sai... di quelli non c'è mai da fidarsi, vengono dalla DC... Un amico ne ha parlato in privato anche a Casini: niente. Ma poi senti un po' Giorgio, perché dobbiamo farci imporre 'sto Benaltro da questi due ducetti? Stanno comandando tutta l'Europa con la bacchetta. Si salva solo la vecchia Elisabetta. Noi avevamo deciso di mettere Monti al posto del Berlusca, e tu eri d'accordo, ricordi? E allora facciamo vedere ai galletti teutonici che siamo ancora un popolo sovrano. Noi ti spianiamo la strada in Parlamento e tu nel frattempo avvisi Monti. Ti assicuro che in quindici giorni, tra Camusso black blok indignati e disperati e qualche deputato ricomprato, ci togliamo dalle palle il cavaliere e pure questo Benaltro, senza bisogno di andare alle elezioni. Ritorniamo al timone senza neanche un morto”.

12 novembre 2011: Silvio Berlusconi rimette il suo mandato nelle mani del Capo dello Stato.
16 novembre 2011: Il Capo dello Stato nomina Mario Monti Presidente del Consiglio al posto del dimissionario Silvio Berlusconi.

Tiè, Sarkò!... alla faccia di Benaltro!


mercoledì 14 dicembre 2011

Escursione a Borovets, la Roccaraso della Bulgaria


Venerdì trovo, finalmente, il tempo di andare a trovare Paolo, l'amico marchigiano che dirige una fabbrica di sandali a Vinogradets, cittadina a 22 km da Pazardjik. Superata Boshulya, svoltando per Karabunar, chiunque si trovi a percorrere quelle strade, vi trova ai margini chioschi e banchetti improvvisati che vendono soprattutto vino ma anche rakia e prodotti ortofrutticoli: è questa, infatti zona di grandi vigneti, produttrice di buoni vini.
La fabbrica produce e assembla sandali che, partendo direttamente da Vinogradets, arrivano in tre continenti. E' italiana, naturalmente, ed è una delle tante che hanno “delocalizzato”, trovando manodopera e tasse molto più convenienti che in Italia, fornendo sempre ottima qualità.
(Tra parentesi, dopo aver fatto il pieno, alla Metro di Plovdiv, di panettoni italiani da regalare, proprio oggi ho avuto occasione di mangiare il primo panettone made in Bulgaria, 750 gr. a 6,49 leva al supermercato Kaufland. Non so se è prodotto da una ditta italiana ma la qualità e gli ingredienti sono certamente italiani: veramente buono a ottimo prezzo).
Paolo è una persona dinamica che, finito il lavoro, odia restare a casa a oziare. Vorrebbe andare a caccia o a sciare. Mentre per la caccia ottenere i permessi è parecchio complicato, per sciare tutto è più facile. Decidiamo quindi di fare una escursione in montagna, io e Renata ciceroni e interpreti data la nostra anzianità in terra bulgara, e lui allievo guidatore.
Sabato alle dieci del mattino, a bordo della sua potente Cherokee Laredo, partiamo alla volta di Borovets dove so che è nevicato nei giorni scorsi. Ci sarebbe anche Bansko, ma non so se c'è neve. Borovets si trova a 70 km da Pazardjik. Su una strada pianeggiante e assolata di un 10 dicembre primaverile, superata Belovo e i suoi tanti negozi zeppi di carta igienica e da cucina, fabbricata dalla locale cartiera, arriviamo a Kostenets dove ci fermiamo per sorbire un caffè. Dopo un rapido giro per locali pieni, rinunciamo entrando in un supermercato a comprare qualche snack e ripartiamo. Qui il paesaggio cambia perché siamo ai piedi delle montagne già innevate che svettano alla nostra sinistra. Gradualmente si inizia a salire su una strada che si inerpica sempre più con chiazze nevose sparse ai bordi e nei boschi circostanti. La jeep ci permette di superare rapidamente altre macchine che arrancano un po' e presto ci troviamo all'ingresso di Borovets.



Paolo è entusiasta: “Bel posto, veramente bello, sembra di stare a Cortina”. “Cala, bello, Cortina è tutt'altra cosa...”. “No, vabbè, non è Cortina ma è veramente una bella stazione invernale... diciamo che sembra di stare a Roccaraso”. “Beh, così già va meglio... però andiamo su verso il centro, lì è veramente bello”.
Arriviamo in centro circondati dalla neve e da tantissimi turisti come noi. Memore della visita già fatta tre anni fa, propongo di fare un'escursione in cabinovia. Proposta subito accettata e dopo dieci minuti abbiamo già fatto i biglietti che ci portano a quota 2369 m. Essere sballottati nel vuoto in una cabina che arranca su una pendenza paurosa non lascia troppo tranquilli, ma ci affidiamo alle statistiche che rincuorano. Man mano che si sale l'aria è sempre più fredda, ma quando dopo circa mezz'ora finalmente arriviamo, ci accoglie un meraviglioso sole da abbronzatura. Paesaggio, panorama e piste ci fanno dimenticare presto il periglioso viaggio appena compiuto. Più in alto a 2925 c'è Musala che oggi non ci interessa, mentre noi da Yastrebets restiamo suggestionati dal vastissimo panorama che si apre sotto e intorno ai nostri occhi.
Paolo ha già deciso: dopo le feste Borovets sarà la sua mèta fissa per i fine settimana, le piste bianche sono tantissime e ce n'è anche una nera. Ribatto che ci sarebbe da visitare anche Bansko, una località forse ancora più famosa. Io e Renata ci limitiamo a un sorriso: noi siamo solo occasionali montanari estivi portati più alle comodità che alle scarpinate.


Scendiamo a valle per il pranzo, attraversiamo due lunghe file di negozi che vendono di tutto, hotel attrezzati con piscina, sauna, fitness, centro benessere, riceviamo inviti al ristorante che gentilmente rifiutiamo. Poi si apre una grandissima area, di fronte e a sinistra grandi alberghi mentre sulla destra, dall'alto della montagna, una pista innevata conduce quasi dentro ai ristoranti. Due tranquilli operai appesi al muro di un grande albergo, intenti a pitturare, ci tengono in continua apprensione.
Il nostro locale, nel quale avevamo mangiato anni fa, ci delude. Evidentemente ha cambiato gestione. Qui i prezzi, naturalmente, hanno un'impennata rispetto ai locali di Pazardjik, ma per noi italiani sempre abbordabili. Finito il pranzo ci accingiamo al ritorno prima che buio e ghiaccio ci complichino il percorso. Un chiosco ai bordi della strada attira la nostra meravigliata attenzione: vende caldarroste e mais. Sette bellissimi marroni, rigorosamente pesati, due leva. Beh, qui almeno non è andata male...


Lo sapevate che la Bulgaria, secondo una notizia Adnkronos di ieri 13 dicembre, guida la lista, in Europa, delle destinazioni più accessibili e meno costose per gli sciatori? 


venerdì 9 dicembre 2011

Studenti italiani a Pazardjik


Gioventù italiana a Pazardjik, cosa un po' rara da queste parti, dove i connazionali che si incontrano o sono pensionati o imprenditori che hanno aperto qui un'attività. Quando Zani, l'amico proprietario del Caffè Dolce Vita, mi telefona dicendomi che ci sono dei ragazzi italiani che vogliono conoscermi, anche perché hanno letto il mio blog, sono sorpreso e piacevolmente stupito. Ci vediamo nel suo Caffè alle diciotto della stessa sera. Mi fa compagnia Maurizio, l'amico gelataio, ma sarebbe stato meglio fosse venuto Alessio, il più vicino alla loro età, con il quale, però, hanno fatto in seguito conoscenza e passato insieme una serata.
Sono cinque perché una loro amica non si sente molto bene ed è rimasta all'ostello, tutti diciottenni. Cosa fate, da dove venite, come mai a Pazardjik, quanto tempo vi fermate? Sono le prime domande che vengono spontanee. E' un coro di risposte che si accavallano a domande che a loro volta fanno a noi. Contentissimi tutti di stare a Pazardjik, dove avrebbero voglia di abitare perché la trovano una bella città, tranquilla, pulita, peccato che l'alfabeto cirillico e la lingua bulgara siano proprio difficili a comprendersi. Comunicano in inglese con i docenti.

Pasquale Maddaloni e Simone Zaccardelli i ragazzi, Valeria Carocci, Miriana Ceci, Sabrina De Palma, Megi Veseli le ragazze. Frequentano tutti l'Istituto Statale d'Arte “A. Valente” di Sora, in provincia di Frosinone, e hanno vinto una borsa di studio che li ha portati a Pazardjik. Si intensificano, in tutti i campi, i rapporti di amicizia italo-bulgari. Sono arrivati il 4 novembre e torneranno in Italia l'11 dicembre. Sono stati alloggiati presso il Centro Bulgaro-Tedesco e dal lunedì al venerdì studiano e approfondiscono le loro materie. Miriana, Pasquale e Megi lavorano presso il teatro Konstantin Velichkov, Valeria presso uno studio di grafica pubblicitaria, Sabrina presso la sartoria Nina Maria e Simone approfondisce gli studi presso lo scultore Spas Kirichev.

E il sabato e la domenica? E' normale che tutti i ragazzi cerchino posti dove potersi divertire, e così chiedono se ci sono discoteche e simili. Hanno avuto anche il tempo per visitare Plovdiv e Sofia che hanno apprezzato molto. Tra poco partiranno portando con loro i frutti della bella esperienza bulgara, certamente positiva, a sentirli. Per tutti parla Simone: “La città è semplice e carina, ci piace molto, la gente è abbastanza cordiale, anche se non conosciamo la lingua farci capire è stato facile. Oltre a te abbiamo conosciuto numerose persone che parlavano italiano e questa esperienza è stata molto utile per noi, sia istruttiva che divertente. Sfortunatamente le quattro settimane sono quasi terminate ma porteremo questa esperienza sempre con noi”.
Ciao, ragazzi, è stato bello conoscervi. Buon ritorno a casa e l'augurio che questa sia stata una tappa positiva nel vostro lungo cammino della vita.

domenica 4 dicembre 2011

Un amico se ne è andato


Velo Davchov Dascev, per noi Zio Velo, è stata la prima persona conosciuta appena arrivati in Bulgaria. Papà di Stoyan, l'amico con il quale siamo arrivati a Mokrishte, un piccolo villaggio a ridosso di Pazardjik, siamo stati per i primi due mesi ospiti in casa sua. L'ho chiamato subito Zio Velo e così è rimasto fino adesso. I problemi di salute, per i quali era costretto spesso ad un ricovero benefico, me lo avevano fatto credere più anziano, invece era di cinque anni più giovane di me.

Piccolo grande uomo, Zio Velo, umile ma tenace, povero ma generoso, sofferente eppur sempre con il sorriso sulla bocca, sornione e ironico in ogni sua battuta che ci metteva sempre di buon umore. Con lui il tempo trascorreva veloce, sapendo di stare accanto a un amico sincero, disposto sempre a donarsi in cambio di nulla.

Ieri se ne è andato, sottovoce, quasi a non voler disturbare chi gli stava accanto. Le angosce familiari, probabilmente, sono state più forti dei problemi cardiaci. Se fossimo stati presenti, forse - con l'ultimo sorriso - ci avrebbe sussurrato che "dumanu" (il nostro "domani" pronunciato da lui) non ci saremmo più rivisti.

Addio, caro Zio Velo, con te se ne va un amico vero che resterà per sempre nei nostri cuori.

venerdì 2 dicembre 2011

No. Di sanità bulgara si può anche morire...

E' il seguito del titolo dato al mio post del 18 agosto 2011, nel quale esprimevo tanta speranza e qualche dubbio sulla sanità bulgara, riferito in particolar modo alla burocrazia.
Un mio carissimo amico era solito dire che chi lavora è soggetto a sbagliare, per non sbagliare mai basta non lavorare. E' vero. Il problema non sta tanto nell'errore, quanto agli effetti che ne conseguono. Se il cassiere sbaglia a battere uno scontrino basta correggerlo, se un chirurgo amputa la gamba destra invece della sinistra, allora sono uccelli amari.
Purtroppo, nel campo sanitario, gli errori possono portare anche alla morte o ad handicap gravi e irreversibili. Basta leggere i giornali o sentire i telegiornali per accorgersi con quanta leggerezza, molte volte, è considerata la vita umana. I nostri ospedali del sud, oltre ad avere delle eccellenze nel campo sanitario, detengono spesso il triste primato di malasanità dovuta soprattutto a negligenza e disattenzione. La Bulgaria, pur essendo una piccola nazione, non è inferiore all'Italia per numero di casi di malasanità. Non più tardi di un mese fa ho letto della morte di due puerpere nello stesso ospedale; è stata aperta un'inchiesta e quasi certamente le morti sono sopravvenute a causa di negligenze degli operatori. E a queste negligenze non c'è rimedio visto che abbiamo una sola vita.
Nei miei articoli riguardanti la sanità in Bulgaria, ho sempre espresso, finora, totale fiducia e stima nei medici che mi stanno curando, e continuo ad averne. Ciò nonostante, anch'io sono stato vittima di un errore, dal quale sono uscito indenne per puro caso. Ma questo è dovuto non ad incapacità ma a grave disattenzione o negligenza. Racconto l'accaduto per evitare, con l'attenzione e la conoscenza anche di noi pazienti, che queste cose possano ripetersi.
Finito il mio primo ciclo di sei sedute di chemioterapia locale alla vescica, dopo tre mesi di riposo mi presento all'istituto oncologico per l'inizio del secondo. Alla seconda base del reparto dell'ospedale universitario S. Giorgio ripetono esattamente le dosi del primo ciclo, e cioè: mi danno le fiale necessarie a quattro sedute, e subito dopo dovrò fare richiesta per le altre due. In tutto sei dosi. Faccio le prime tre applicazioni e alla quarta, l'infermiera che settimanalmente si cura di me, una signora attempata, molto gentile e professionalmente preparata, mentre mi inietta la medicina domanda – per puro caso – se fosse l'ultima delle tre. Renata, la mia compagna, risponde che no, quella era la quarta e che la settimana successiva dovremo andare a ritirare le ulteriori altre due. Sorpresa, rabbia e qualche imprecazione da parte dell'infermiera. Alla seconda base hanno sbagliato a darci le dosi, perché il secondo ciclo prevede tre applicazioni e poi tre mesi di riposo, mentre il terzo ciclo continuerà con altre tre applicazioni e sei mesi di riposo. L'infermiera ne ha una perfetta conoscenza, essendo giornalmente a contatto con decine di pazienti soggetti alle sue cure. Ne parla con il medico e questi annuisce alle rimostranze dell'operatrice: hanno fatto un grosso errore e non è la prima volta.
Ormai la frittata è fatta e un'applicazione in più è sopportabile, ma resta comunque il fatto. Se l'infermiera non avesse fatto quella domanda o fosse stata assente per qualsiasi motivo, l'errore avrebbe potuto causarmi, forse, conseguenze più gravi. Penso che chi ha sbagliato sia stato già avvisato, ma mi riprometto di conoscere capillarmente, d'ora in poi, l'intero programma terapeutico.
Oggi 2 dicembre, con un'amica bulgara che conosce la lingua italiana (me ne scuso con gli amici bulgari, ma la vostra lingua per me è molto difficile), mi reco alla seconda base, dove mi avevano dato le fiale e molto educatamente e con la massima calma facciamo presente a un'infermiera l'increscioso errore in cui erano incorsi. Questa ci manda in un altro ufficio a ritirare la nostra cartella clinica e glie la portiamo perché sia controllata dal medico di turno. Ci fanno aspettare una buona ora tergiversando che il medico aveva parecchie visite da fare. Alla fine ci dicono che dobbiamo andare dall'urologo della prima base e far presente a lui il nostro problema. Sapendo benissimo che ci stavano prendendo in giro, perché erano loro che avevano sbagliato, perdo la pazienza e inizio ad alzare la voce in modo molto alterato. In un battibaleno siamo ricevuti, con estrema cortesia, dal medico tanto indaffarato. Non sapendo dove aggrapparsi, ci dice che è l'urologo il responsabile delle dosi. Quando gli faccio presente che voglio il programma preciso del mio percorso terapeutico, ci mostra il foglio del programma che dice di aver ricevuto solo il giorno prima. L'infermiera ci fa una fotocopia, noi facciamo finta di credere alla panzana che ci ha appena detto il medico, prendiamo appuntamento per il prossimo ciclo, e tra tanti saluti e sorrisi ci accomiatiamo.
Mentre saliamo in macchina per andar via, alzando gli occhi, vediamo il medico tanto indaffarato, tranquillamente fuori dal balcone del primo piano a fumare una sigaretta in compagnia di una giovane infermiera. Vogliamo chiamarla sanità? Ma sì, anche questa è sanità, alla bulgara...
Avevo e continuo ad avere fiducia nei medici e nel personale sanitario, ma sarà molto meglio mettere in pratica il vecchio proverbio: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. E soprattutto non aver paura di alzar la voce quando si sa di avere ragione.


lunedì 28 novembre 2011

Italiani?... No, folli!...

A settant'anni suonati mi accorgo che il motore della vita, qualche volta, tarda a partire e talvolta ho bisogno anche di buoni meccanici. Faccio il conto degli anni  del nostro Presidente della Repubblica, che essendo nato nel 1925, si trova sulle spalle 86 primavere. Ecco, proprio primavere, perché evidentemente non li sente affatto, al massimo gli servirà un tecnico che lo aiuti a bilanciare le energie. Mettersi a fare la lepre a questa età è veramente notevole e non v'è pericolo che molli.
Sedici giorni fa, per la prima volta nella storia della Repubblica, c'è stato il golpe bianco del governo tecnico, insediatosi – senza una goccia di sangue – al posto di un governo democraticamente eletto. A tirare la volata all'attuale governo, il nostro venerando Presidente è partito pure qualche mese prima, per cui dobbiamo pensare che ha ancora parecchia benzina in serbo.
Qualcuno potrebbe avere dubbi che abbia sconfinato anche dal suo incarico istituzionale, ma se così fosse chi avrebbe il potere o il coraggio di fermarlo? Alla fin fine è lui attualmente la più alta carica dello Stato. Sì, è vero, però se questo incarico “esonda” chi glie lo può rinfacciare? Certamente non la magistratura, della quale è capo. Non certo i partiti d'opposizione, che hanno benedetto ed esortato la nascita di questo sospirato governo Monti. Non il Pdl che probabilmente ha colto la palla al volo per scrollarsi di dosso una piazza che l'opposizione aveva abilmente orchestrato, le responsabilità della crisi di cui non è responsabile, e ricucire la trama di un partito che si sta pericolosamente sfilacciando. Non la Lega che si è limitata a protestare, fare opposizione e aspettare gli eventi. Ed ecco che la frittata è pronta. Anzi, proprio pronta non direi, perché se fino a ieri si parlava di diluvio universale se non si fosse fatto in fretta, oggi sembra che mari fiumi fulmini e tempeste si siano improvvisamente placati e possiamo dormire sonni quasi tranquilli.
Il bambino che ruba la marmellata alla mamma si aspetta poi che arrivi la sculacciata o il rimprovero, ma se la sculacciata o il rimprovero della mamma non arriva, cosa fa? Ci riprova. Ed ecco che il Nostro venerando, una mattina si alza e inizia a bacchettare i politici perché non hanno ancora dato la cittadinanza ai figli degli extracomunitari nati in Italia. Non solo li bacchetta ma li ammonisce che è folle il non farlo.
Il comune cittadino, come me, pensa: “Ma con tutti i problemi che ci stanno sul tavolo in questo momento, il disastro economico alle porte, il mare di debiti che ci sta sommergendo, i disoccupati che aumentano, la crescita che non cresce, le alluvioni che stanno franando l'Italia, è questo il momento di pensare alla cittadinanza ai figli degli extracomunitari? E poi perché ognuno di noi dovrebbe essere folle? Forse al Presidente gli ha dato di volta il cervello?”. Con tutto il rispetto per il Venerando, mi sorge il dubbio che a una certa età, avanzino al galoppo i problemi degenerativi propri della vecchiaia, e che nel nostro beneamato Presidente si sia innescato uno spirito di onnipotenza che travalica il Parlamento e i politici, che lo hanno eletto e che sono stati appena elusi. Vuol forse fare un decreto presidenziale ad hoc o interessare della questione il governo tecnico appena insediato? Potrebbe sembrare, quella del nostro caro Presidente, una uscita estemporanea e strampalata, ma a parer mio non è così. Secondo il mio modestissimo parere, tutto è stato studiato meticolosamente a tavolino: ha iniziato a tirare la seconda volata per i vecchi amici che alle prossime elezioni porteranno in dote, ai figli degli extracomunitari, la cittadinanza italiana generoso omaggio della sinistra nostrana, a prescindere che si siano integrati, che la meritino, che ne rispettino obblighi e doveri. Essere italiani non deve essere una condizione ma un onore e ascoltare l'Inno di Mameli crea dentro ognuno di noi emozioni che solo l'amore per la nostra terra fa sentire. Se il figlio dell'extracomunitario, nato in Italia, sentirà anche lui queste emozioni, solo allora avrà diritto a essere italiano.
Non so quanto ve ne siate accorti, ma la Costituzione sta cambiando senza che alcuno l'abbia ancora riscritta.  

domenica 20 novembre 2011

Governo Monti: fiducia bulgara


Non so quanto sia conosciuta in Italia la Bulgaria. Cinque anni fa è entrata a far parte dell'Unione Europea, ma penso che alla maggior parte degli italiani è quasi sconosciuta, anche per una buona dose di nostra ignoranza. Conosciamo i bulgari che vengono (anzi venivano) a lavorare in Italia; sappiamo di tante aziende italiane che vengono a operare in Bulgaria perché riducono costi di manodopera e pagano meno tasse; forse abbiamo sentito nominare il lactobacillus bulgaricus, il bacillo che fermenta lo yogurt; conosciamo l'editto bulgaro, la famosa intervista a Berlusconi in visita a Sofia nel 2002. Ma il motivo principale della notorietà della Bulgaria in Italia è senz'altro il detto, che viene enfatizzato ogni volta che in una qualsiasi votazione si raggiungano consensi altissimi: “maggioranza bulgara”.
La Bulgaria comunista della “cortina di ferro” guidata da Todor Zhivkov, detto “zio Tosko”, in effetti è conosciuta in Italia per i “lavori sporchi” che le erano sempre affidati nel mondo e per i consensi elettorali unanimi che Zhivkov ha ottenuto in 33 anni di potere. Consensi ottenuti in assenza di una qualsiasi opposizione. In pratica tutti comunisti al 100%. Ma questo succedeva, in definitiva, in tutti i paesi satelliti (fratelli) dell'Unione Sovietica.
Oggi la Bulgaria - dove vivo da cinque anni e mezzo – fortunatamente è una nazione libera e democratica e fa parte del consesso europeo. Ci sono state il 23 ottobre le elezioni amministrative e per il Presidente della Repubblica. Forse non si è raggiunta ancora una democrazia completa, perché anche qui si parla sempre di voti comprati e magheggi simili che esistono anche in Italia, noto tuttavia che le percentuali di preferenze si distribuiscono in misura democratica.
Molti dubbi, invece, arrivano dall'Italia, dove il nostro voto è stato sovvertito dagli interessi pseudo-europei di Germania e Francia, i nuovi dittatori d'Europa, in grado di cambiare – se non sei allineato – il volere popolare degli Stati. Grecia, Spagna, Italia. I prossimi chi saranno?
I veri poteri forti – non Berlusconi, che ne è capro espiatorio – hanno portato l'Italia in un spread senza fine. Sono mesi che, prima sussurrando, poi sottovoce e infine gridando, tirano la volata a Mario Monti, un tecnico delle banche, quelle stesse per cui ci troviamo nella cacca. C'è l'avallo del Capo dello Stato e del suo ex partito, il Pd. Quel Pd e quell'Udc, insieme agli altri accoliti, che fino a ieri hanno votato contro il piano del governo Berlusconi presentato all'Europa, oggi si accingono a votare le stesse misure ancor più inasprite che presenterà il governo Monti. Governo che ha ottenuto la fiducia alla Camera con 556 voti a favore e 61 contrari. Mai successo un consenso così vasto a un governo nella storia della Repubblica. Questi signori dovrebbero essere i salvatori della Patria, almeno secondo le stime dei nostri politici da un soldo e mezzo: il famoso spread, che si sarebbe abbassato di duecento punti se Berlusconi si fosse dimesso, dove è arrivato? Ieri 19 novembre è arrivato a 540. O la nostra opposizione è composta di ciarlatani dementi o di figli di puttana, a seconda che sia in buona o in mala fede. Sono curioso di vedere il comportamento del Pdl in questo governo. A mio modesto parere Berlusconi ha lasciato il timone per passare la patata bollente agli avversari.
Politici e politica che non ha e non sente un briciolo di vergogna per quello che ha fatto e continuerà a fare per il resto della legislatura: essere guidati come somari da lacchè che nessuno ha mai chiamato a governare, ma dietro i quali si nascondono i veri padroni. Enrico Letta, ex democristiano e attuale vice segretario del Pd, purtroppo per lui, è stato scoperto ai primi inciuci con i nuovi padroni. Ma quelli come lui hanno la faccia di bronzo e non diventano rossi per la vergogna, perché rossi lo sono dentro.
Un amico bulgaro che, avendo vissuto in Italia, si interessa anche alla nostra politica, incontrandomi mi fa un sorrisetto ironico e poi mi dice: “Voi in Italia parlate di maggioranza bulgara, noi qui la chiamavamo maggioranza comunista, anzi da adesso si può chiamare anche maggioranza italiana”. Hai ragione, caro amico, quella italiana infatti è una maggioranza comunista. Si travestono, cambiano nome, indossano la cravatta e hanno lo yacht... il lupo perde il pelo ma non il vizio, ecco come arrivano al governo senza averne diritto... Stanno festeggiando i 150 anni dell'Unità d'Italia, con la benedizione quirinalizia.    

giovedì 17 novembre 2011

Benetton, siete marci dentro

Potrei capire, ma mai giustificare, che un marchio, una azienda sconosciuta voglia far colpo scandalosamente sui media per reclamizzare, pur in negativo, il proprio nome. Ma a voi, famiglia Benetton, grande marchio del made in Italy nel mondo, manca forse il modo di pubblicizzare i vostri prodotti in termini di qualità invece che di scandalo? Non è la prima volta che i vostri pubblicitari cercano di stupire il mondo con foto scioccanti, ma evidentemente il marciume è proprio nel vostro Dna. Per conto mio cercherò, e di certo troverò, in tante altre ottime marche italiane qualità e prezzo, e soprattutto quel buon gusto che a voi manca.


Ma non vi vergognate neanche un po'? Fate schifo!




domenica 13 novembre 2011

L'Uomo della Provvidenza

Ah... finalmente! Non se ne poteva più! La tirannìa è stata sconfitta e il tiranno è caduto. Milioni di disperati e oppressi hanno festeggiato ieri sera la libertà ritrovata, con manifestazioni nelle strade e nelle piazze del potere, musica, bandiere rosse, bellaciao, concerti, grida, abbracci fraterni, risate, cori di “buffone”, il masaniello di Montenero di Bisaccia, sulla piazza antistante il Quirinale, a ricevere complimenti e ringraziamenti degli ormai ex disperati... serata, insomma, da 25 aprile... peccato sia mancato al completamento della festa, l'impiccagione a testa in giù del despota che per quasi vent'anni ha sottomesso l'Italia, c'era anche il forcaiolo giustizialista di cui sopra a due passi!
Adesso l'Italia è finalmente libera, ai giornalisti televisivi e della carta stampata è stato tolto il bavaglio, le fabbriche lunedì riapriranno richiamando dalla cassa integrazione i disoccupati, le carceri sono state aperte, lo "spread" - questo strano ascensore che ci portava sempre più sù – sta ritornando ai piani bassi; le agenzie di rating – anche queste, strane e ambigue commissioni d'esame e commistioni d'affari, che promuovono e bocciano – adesso ci riporteranno in serie A, e inizieranno a fare un pensierino sulla Francia. L'importante era che non si ri-arrivasse al famigerato ventennio fasci-berlusconista. Poverino, Silvio... non ha neanche potuto usufruire del proverbio “al nemico che fugge ponti d'oro”, per lui solo fischi e parolacce (non mi pare d'aver sentito pernacchie).

Dal napoletano neo-presidenzialismo alla francese...
Abbiamo venerato finora i nostri padri costituenti al pari dei papi che parlano ex-cathedra. Abbiamo preservato la nostra Costituzione da svariati tentativi di aggiornamento o modifica, che i tempi e la storia impongono a qualsiasi Carta, che sarà stata perfetta nel momento in cui è stata stilata, ma che il tempo rende obsoleta ai bisogni odierni. Niente... intoccabile più che un dogma.
In Italia molto si è parlato del semi-presidenzialismo alla francese, ma sono sempre risultate proposte senza seguito. Le funzioni dei nostri Presidenti della Repubblica sono sempre state di garanti della Costituzione, capi della magistratura e alte figure di rappresentanza dell'Italia nel mondo, ma in effetti con minimi poteri esecutivi nella vita della nazione. Ma così come cambia il mondo si possono cambiare le funzioni, pur se non scritte, in specie se si trova un parlamento assente o connivente. Potrò sbagliarmi, ma ho la sensazione che in questi giorni stia succedendo proprio questo.

Nel caos generale creatosi in Italia dall'attacco di forti poteri esterni, che possiamo chiamare mercati o con qualsiasi altro nome - del quale hanno grandi colpe primi gli Stati Uniti, poi l'Unione Europea (unione che è solo sulla carta), quindi Sarkozy e la Merkel che vorrebbero diventare in effetti i governanti di questa cosiddetta Europa, e infine la debolezza di Berlusconi a difendere il nostro prestigio (ricordiamoci che l'UE è nata a Roma) e l'immobilismo per queste riforme che ancora non arrivano – il Presidente Napolitano, col silenzio assenso di tutti, ha preso in mano le redini che spetterebbero a un capo di governo. Ha ricevuto il beneplacito di Obama che gli ha telefonato incoraggiandolo a proseguire nell'azione e anche papà Sarkozy si è addirittura offerto per una sua mediazione tra i partiti. (Il tra parentesi è un mio sfogo personale: Ma come ti permetti, mezzo nanerottolo che altro non sei, a interferire negli affari della nostra nazione? Bada al tuo “spread” che tra poco supera il nostro... Pensi di fare il napoleone nella repubblica cisalpina? Della grandeur francese ti sono rimasti solo i dieci centimetri con cui ti sovrasta Carlà e la risatina cretina con cui ammiccavi alla Merkel).
Non vuol essere un'accusa, è solo la realtà. Napolitano ha tracciato il primo solco per un rinnovamento della nostra Costituzione.

… al golpe a colpi di “spread”
All'armi!!! all'armi!!!... è arrivato lo “spread” che più sale e più fa male. Dobbiamo tutti imparare l'inglese obbligatoriamente, per avere la soddisfazione di sapere di che cosa siamo morti... Ieri non sapevamo cosa fosse, oggi sappiamo che lo “spread” alto equivale all'ipertensione e quindi dobbiamo prendere la pasticca per farlo scendere e non fallire. Lo vedi come si fa oggi un colpo di stato? A colpi di “spread”! Un governo democraticamente e legittimamente eletto va a casa perché lo “spread” uccide (dovrò informarmi anche sul rating, non foss'altro per sapere se è un'ingiuria). E per non farci morire Napolitano ha pensato, giustamente, che solo l'Uomo della Provvidenza, il prof. oggi sen. Mario Monti, possa fornire all'Italia quell'antidoto per farla uscire dalla pressione troppo alta. Per poter curare questa malattia (e personalmente glie lo auguro) il prof. sen. Monti dovrà usare la bacchetta magica delle riforme che ci costeranno lacrime e sangue e farle approvare anche da quei buontemponi che con il governo Berlusconi le hanno ferocemente contestate. Erano tutti felici, ieri sera, a denigrare e offendere questo governo. Aspetto a vederli quando dovranno far digerire ai propri elettori quelle amare pasticche e quelle supposte che saranno necessarie per uscire fuori dal tunnel! E se questi provvedimenti saranno approvati, non era meglio approvarli insieme prima per non arrivare all'ultimo respiro? Il futuro ci dirà chi è in mala fede. Ma ormai il golpe è riuscito...


P.S. - Pur nel difficile momento che stiamo vivendo sorrido pensando alle persone che entreranno in crisi: Bersani, Bindi, Franceschini, Santoro, Travaglio, Lerner, Bianca Berlinguer, Di Pietro, Benigni, Crozza, Floris, ecc. ecc. ... ma questa gente dalla settimana prossima di che cosa parlerà?  

lunedì 7 novembre 2011

No, caro Iacchetti, la libertà non ha cartelli stradali: non è a sinistra né a destra

Domenica pomeriggio di una bella giornata primaverile a Pazardjik. Rientriamo da una breve gita nelle vicinanze. Renata si butta a tuffo sul computer a continuare la coltivazione del suo giardino virtuale. Mi rimane solo la televisione. Il telecomando inizia una rapido excursus dei canali principali, ma lo blocco subito su Canale 5 vedendo la Panicucci che nella trasmissione “Domenica 5” intervista Enzo Iacchetti, personaggio che ho sempre ammirato e a me particolarmente simpatico insieme ad Ezio Greggio. Il collegamento con il figlio e le sue parole hanno bagnato gli occhi del padre, della Panicucci e anche i miei. Una bella intervista e tanta commozione e ammirazione per questo bravo attore e comico; poi il gran finale con le dieci domande di rito alle quali Iacchetti vorrebbe sottrarsi. Ma la Panicucci lo incalza con le domande e Iacchetti inizia a rispondere. La settima domanda è: “Destra o sinistra?”. Iacchetti prende qualche secondo di pausa, poi lentamente risponde: “Sinistra ... ... libertà!”.
Rimango annichilito. Il rispetto delle idee altrui prescinde dalle mie. Avrei potuto capire una risposta secca: “destra” o “sinistra”. Ma mai mi sarei aspettato da una persona come lui una risposta così stupida e politicizzata da far invidia alle battute di Bersani.
Iacchetti vuol forse dire che la libertà sta solo a sinistra? E quale vangelo, quale bibbia, quale pensatore, quale grand'uomo, quale statista avrebbe asserito tale dogma? Penso che neanche Repubblica scriverebbe una idiozia del genere. Forse d'accordo con lui potrebbe essere solo il magistrato Ingroia, che la farebbe anche passare per sentenza definitiva. Si potrebbero citare migliaia di esempi contrari alla sua asserzione, così come se ne possono trovare migliaia che portano alla sua affermazione. Da quando la libertà è assurta a simbolo della sinistra?
La libertà non ha bandiera, non ha targa, non sta a sinistra né a destra, la libertà è un qualcosa che ogni uomo ha dentro sé, la libertà è rispetto delle altrui opinioni e questo sentimento si comunica e si affida agli altri con il pensiero, con la penna, con le azioni, con l'esempio.
Oggi abbiamo ancora in Italia un governo di destra... manca forse a Iacchetti la libertà? Il nostro lavora in Mediaset con una proprietà che è dichiaratamente destrorsa... qualcuno gli impedisce o gli ha impedito forse di parlare ed esprimere il suo pensiero?

Era forse la bandiera della libertà quella che l'Unione Sovietica ha sventolato ai popoli fratelli dell'Europa dell'Est dal dopoguerra fino alla caduta del muro di Berlino? Ma forse Iacchetti con il binomio “Sinistra Libertà” voleva far riferimento al SEL “Sinistra Ecologia Libertà”, il partito di Nichi Vendola. Basta poco per esser chiari...
Concludo con un consiglio: prima di aprir bocca, qualche volta bisognerebbe accendere anche il cervello, caro Iacchetti, che mi eri tanto simpatico... forse perché accoppiavo la simpatia all'intelligenza... (anch'io posso sbagliare, e lo so), e domattina, prima di uscire da casa, ricordati di liberarti delle manette mentali che hai nel cervello.  

martedì 1 novembre 2011

Elezioni in Bulgaria 2011

IL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ROSEN PLEVNELIEV

Il 23 e 30 ottobre in Bulgaria si sono svolte le elezioni per la nomina del Presidente della Repubblica e quelle amministrative per i sindaci. Come al solito elezioni contestatissime che si portano dietro strascichi giudiziari che generalmente finiscono nel nulla. Le motivazioni sempre le stesse: brogli nelle schede e negli spogli e compravendita dei voti. Paese che vai usanze che trovi, a me sembra di stare in Italia.
Presidente della Repubblica è stato eletto Rosen Plevneliev (47 anni!), già ministro dello sviluppo regionale del governo di Boyko Borisov. Con questa nomina Gerb, il partito di destra di Boyko Borisov e dello stesso Rosen Plevneliev, chiude il cerchio istituzionale, ricoprendo tutte le cariche più importanti nel Paese. Plevneliev succede al doppio mandato presidenziale dell'uscente socialista Parvanov, che sinceramente mi piaceva di più per la facilità di pronuncia del nome. I poteri del Presidente della Repubblica, in Bulgaria, equivalgono più o meno a quelli del nostro Presidente Napolitano. Solo il futuro potrà dirci se oltre alla carica ne avrà anche lo scilinguagnolo.
Il pieno completo del partito di Borisov prosegue con le elezioni amministrative, nelle quali i candidati del Gerb vincono in 14 dei 28 capoluoghi di distretto, tra i più importanti come Varna, Plovdiv, Stara Zagora, Ruse e Veliko Tarnovo.

LA NOTIZIA DELL'ELEZIONE DI DOMENICO RUSSI. A destra la sua foto
Un italiano consigliere comunale a Pazardjik
Mi auguravo che il sindaco di Pazardjik Todor Popov fosse rieletto, perché – pur non interessandomi della politica comunale – tuttavia ho visto la città pian piano trasformarsi, sotto la spinta continua dei lavori di rinnovamento e modernizzazione. Anche i bulgari hanno apprezzato il suo impegno, perché è stato rieletto, pur non facendo parte del partito di governo Gerb. Nelle liste di questo partito è stato invece eletto Domenico Russi, del quale avevo parlato nel post dell'11 ottobre. E' risultato secondo nella sua lista, cosa non da poco anche per un “importato” di lunga data. Evidentemente ha lavorato bene e si è fatto apprezzare anche in politica. Penso che gli italiani residenti a Pazardjik siano tutti orgogliosi di avere un connazionale nel consiglio comunale. A lui gli auguri di buon lavoro, soprattutto nelle intenzioni espresse prima del voto.
L'onere più gravoso spetta adesso al Presidente del Consiglio Boyko Borisov. Dopo queste elezioni e questi risultati l'Europa si aspetta molto dalla Bulgaria, pur nella crisi mondiale che ci sta attanagliando. Io, da parte mia, mi auguro che con il consenso ottenuto, non abbia a fare la fine di Berlusconi, dal quale gli italiani che lo hanno votato si aspettavano molto di più. Bisognerebbe sapere quanti comunisti stanno nel parlamento bulgaro. Da noi sono tanti e ben nascosti con toghe e doppiopetto e pur di buttar giù Berlusconi stanno affondando l'Italia.     

sabato 29 ottobre 2011

Dai pensionati del week-end alle cassandre di giornata

Ieri ci sono rimasto proprio male. Vedere alcune migliaia di fortunati pensionati, provenienti da ogni parte d'Italia, arrivare in piazza del Popolo a Roma, e sbafare il ponte novembrino alla Cgil, mi ha lasciato di stucco. Se ci avessi pensato prima, probabilmente la Camusso avrebbe pagato anche per me le spese di viaggio dalla Bulgaria a Roma. Oddio, la Camusso non paga proprio niente, perché siamo sempre noi pensionati a pagare la quota sindacale trattenuta dalla pensione. Approfittando della manifestazione di protesta avrei potuto rivedere parenti amici e Roma facendo il portoghese.
Qualcuno dirà: “Ma tu non sei iscritto alla Cgil”. Sì, è vero, non so neanche a quale sindacato appartengo perché non mi sono mai iscritto, però la quota sindacale me la defalcano ugualmente! E c'è qualcuno che può pensare che tutti quei miei coetanei fossero tutti cigiellini? Ma per carità... Se ti offrono una gita gratis accetti e via! Non per niente le proteste si fanno sempre di venerdì o di sabato. Con la crisi che c'è ben venga la Camusso a offrirci il week-end a Roma. E un altro potrebbe rincarare: “Ma se quelli sono già pensionati cosa c'entrano con la protesta sulle pensioni?”. C'entrano, c'entrano... c'entrano perché intanto protestano per se stessi, per i giovani che forse non la prenderanno mai, per i figli, per i nipoti, per gli indignados, per i mas-calzones, c'entrano per riempire di falce e martello piazza del Popolo, c'entrano per far numero con le cassandre dell'opposizione che vedrebbero volentieri l'Italia ridotta peggio della Grecia pur di far fuori Berlusconi.
Stanno tutti in fila come un gregge di pecore: in testa Bersani, segue Casini, quindi Fini (il destino li vuole tutti con doppi nomi ad indicarne l'importanza: Pierluigi detto Pigi, Pier Ferdinando detto Pierferdi, Gianfranco detto Gianfry), seguiti, questi tre, dagli zombi zerovirgola Rutelli, Rizzo, Cento, Diliberto, Bertinotti, Pecoraro, ecc. ecc. tutti usciti dalle tombe a dar man forte a Pigi & Co. alla ricerca di uno scranno e di visibilità. Manca tra costoro il secondino di Montenero con la bisaccia, che per l'ennesima volta ha cambiato programma: niente più elezioni anticipate ma governo tecnico. Il contadinotto dal cervello fino ha pensato che un posto nell'agricoltura non glie lo negherebbe nessuno, anche perché ha buone braccia.
Secondo loro l'Italia sta affondando, anzi si augurano che affondi. Vero è che questo governo ha fatto ben poco di quello che gli elettori di destra si aspettavano, vero è che Berlusconi all'età sua dovrebbe pensare più ai problemi di prostata che a sbirciare il lato B del primo ministro danese, ma voler addossare a lui i problemi connessi a una crisi mondiale senza precedenti e volerlo scalzare da un incarico conferitogli dalla maggioranza degli italiani e dalla maggioranza parlamentare, questo si chiama golpe, colpo di stato, e gli italiani non possono e non debbono accettarlo.
Comunque, ne riparliamo a ponte finito. Una moltitudine di italiani sta partendo per il lungo week-end e faranno ritorno, probabilmente, insieme ai pensionati della Camusso, alla faccia dell'Italia che sta in ginocchio e alla faccia delle file al megastore di elettronica per acquisti di “primaria” necessità quali iPad iPhone video e telecamere televisori computer, tutti rigorosamente made in China.

P.S. - Il 28 ottobre data sempre fatidica per Roma: dalle camicie nere alle bandiere rosse con falce e martello. Dalla padella alla brace. E' proprio il caso di vegliare!  

venerdì 21 ottobre 2011

Gheddafi: dagli "amici" mi guardi Allah

Foto tra "amici" in occasione del G8 all'Aquila del 10 luglio 2009

Sarkozy può finalmente brindare doppio. Ha portato in dono alla figlia Giulia la testa di Gheddafi, il tiranno che per 42 anni ha comandato dispoticamente la Libia, il terrorista che ha fatto abbattere un aereo civile della Pan Am con 270 persone a bordo, che ha spedito due missili Scud verso le coste italiane di Lampedusa, il pentito che ha siglato accordi commerciali e di amicizia con l'Italia, la Francia e l'Inghilterra, che ha fermato la migrazione dalle coste libiche a quelle italiane.
Stando a quello che hanno dichiarato Sarkozy, Cameron, Obama, che nottetempo hanno avuto una visione, bisognava intervenire subito in Libia per ragioni umanitarie, onde evitare il massacro di migliaia di civili che si stavano ribellando al regime di Gheddafi. Ma sarebbe stato troppo pericoloso intervenire con forze di terra, quindi hanno convinto Berlusconi, anche lui amico di Gheddafi, a poter utilizzare le basi italiane per bombardare le basi militari ed evitare ulteriori spargimenti di sangue.
I mesi di combattimenti sanguinari tra i ribelli e le forze di Gheddafi hanno portato alla morte di migliaia e migliaia di libici, ma ormai il dado è tratto, pazienza... l'importante è che vada via il dittatore. Ai bombardieri si sono aggiunti i consiglieri militari, le armi e altro che non sapremo mai. Mi sarebbe piaciuto sentir dire da questi signori, che decidono delle sorti di una nazione o del suo Capo di Stato, che Gheddafi stava loro sulle palle e doveva andarsene, invece hanno voluto farci credere alle ragioni umanitarie, quelle stesse che avrebbero dovuto considerare guardando a quello che sta succedendo in Siria. Ma evidentemente interferire in quella nazione sarebbe troppo pericoloso.

Ieri, finalmente, il dittatore sanguinario è stato catturato. Non è fuggito, aveva sempre detto che avrebbe combattuto fino all'ultimo, e così è stato. Tutto il mondo avrebbe voluto che fosse catturato, giudicato e condannato. Le immagini che abbiamo visto in televisione lo mostrano stanato da un tunnel, ferito, il volto completamente insanguinato, ribelli minacciosi intorno che vogliono linciarlo, lo caricano su un veicolo e poi finalmente qualcuno gli spara una pistolettata alla testa. La guerra è finita. Il nemico numero uno di Sarkozy, che implorava “Non sparate”, è stato giustiziato. L'Onu chiede adesso un'inchiesta e trasparenza sulla sua uccisione. Non sarebbe il caso di chiedere trasparenza e fare un'inchiesta sugli assassini che gli succedono al potere? Gheddafi non fa più paura a nessuno, ma se questi sono i successori, non c'è da stare tranquilli.    


domenica 16 ottobre 2011

15 Ottobre 2011: calano a Roma i nuovi barbari

Foto di Luigi Anastasio

Vergogna!!!

Dopo il bombardamento alleato del quartiere San Lorenzo nel 1943, questa è stata la ferita più grave inferta alla città di Roma da una numerosissima banda di delinquenti attrezzati per la guerriglia urbana, arrivati appositamente da ogni parte d'Italia per distruggere la Capitale, anarchici insurrezionalisti e professionisti del terrore infiltratisi nel corteo degli “indignados”, che – pur con ragioni validissime per la loro protesta a livello mondiale – a Roma sono passati in secondo piano.
Oggi tutti i politici di qualsiasi partito si stracciano le vesti e deplorano quello che è successo, augurandosi che i responsabili vengano presto arrestati e siano severamente puniti.
Politici tutti, di qualsiasi partito voi siate, vergognatevi, andatavene a casa, ma per sempre... anzi, andatevene proprio affanculo!!! Sì, perché voi sapete che tutti coloro che verranno arrestati e che hanno messo a ferro e fuoco Roma, dopo due giorni saranno tutti liberi... avete reso l'Italia il Paese degli impuniti, con leggi garantiste solo per i delinquenti senza considerare in alcun conto le offese che si rendono alle vittime. Leggi che innalzano eroe un Giuliani che sta per ammazzare un carabiniere e se questi si difende sarà considerato assassino.
Oggi non c'è scappato il morto che si augurava quel pezzo di minchia analfabeta di Montenero di Bisaccia. Se qualcuno fosse morto avrebbe subito gridato ai quattro venti: “Ecco, ve l'avevo detto, c'ho azzeccato, tutta colpa di quel delinquente di Berlusconi che non si è dimesso!!!...”. Questo, per fortuna, non è successo perché la nostra democrazia può sì permettere che muoia un poliziotto o un carabiniere, ma mai dei potenziali assassini che distruggono una città.
Romani!!! Romani!!! Grido a voi!!!... Alzatevi, scendete voi in piazza, tutti... tutti... fate vedere quanti siete a difendere la vostra Città unica al mondo, una volta Caput mundi... Scendete in strada, non indignati ma incazzati, anzi incazzatissimi per quello che avete dovuto subire da parte dei nuovi Galli con casco e cappuccio. Non aspettatevi di essere difesi dalle forze dell'ordine che hanno mani e piedi legati, difendetevi da soli, preparate l'olio bollente da buttare sulle teste di questi nuovi barbari venuti a conquistare Roma.
E mi auguro che anche questa volta non esca fuori l'ineffabile Henry John Woodcock, il magistrato ammazza-vip, con la registrazione delle telefonate di Berlusconi che, da una scheda telefonica messicana, parla freneticamente con Brenno...  


martedì 11 ottobre 2011

Pazardjik dei primati: la panchina più lunga del mondo

Quando la vidi per la prima volta Pazardjik mi piacque all'istante. Ricordo di essermi sentito trasportato indietro di cinquant'anni, quando in Italia anche noi vivevamo la dignitosa povertà che si respirava in quel momento a Pazardjik. Questa è stata la mia prima impressione, suffragata dalla serena tranquillità degli abitanti, sempre cortesi e sorridenti, gente per la quale il tempo è fatto di giorni e non di minuti, città antistress, dove prendere un caffè è occasione per passare un paio d'ore in conversazione, case sbrecciate a far da contorno a strade dissestate, all'angolo delle quali puoi trovare in vendita bottiglie di latte appena munto o le mele, i pomodori e le patate dell'orto del vicino di casa, dove nel relativo traffico automobilistico ti imbatti anche nel carretto-merci degli zingari tirato da un magro cavallo o una fila di capre che tornano a casa guidate da un tranquillo contadino-capraio.
Poi, nel 2007, l'europeizzazione della Bulgaria con l'ingresso nella Comunità Europea e la mondializzazione alla quale ormai nessun popolo sembra possa sottrarsi, hanno cominciato a scalfire la crosta dura dei cinquanta anni di “fratellanza comunista”. I contributi economici europei stanno affrettando il processo di modernizzazione. Quattro anni di associazione alla Comunità Europea sono valsi per la Bulgaria dieci volte più che i diciassette trascorsi dal comunismo alla democrazia.
Sui contributi economici concessi alla Bulgaria è scoppiato uno scandalo, perché è difficile estirpare il cancro della corruzione che qui era normalissima prassi, ma sembra (!) che i provvedimenti presi allora dalla Comunità Europea abbiano sortito il giusto effetto, almeno a Pazardjik. Qui, infatti, non sono mai finiti i “lavori in corso” per la città. Non conosco il sindaco Todor Popov né so a quale partito faccia riferimento, ma posso dire che molto è stato fatto e si continua a fare per rendere la città bella e vivibile. Non so se Pazardjik sia esente dalla corruzione, so che se molto è stato fatto, moltissimo ancora c'è da fare.
Un nostro connazionale, Domenico Russi, residente qui da quindici anni, si candida consigliere per le prossime elezioni comunali del 23 ottobre. Ai microfoni di bTV ha dichiarato: “A Pazardjik in politica c'è tanta corruzione e questa corruzione dovrebbe essere rimossa il più presto possibile. Questa è la mia motivazione per entrare nella politica bulgara” (Bulgaria Oggi, 10-10-2011). Non ho motivo di dubitare delle parole di Domenico Russi, anche perché imprenditore che vive a Pazardjik da molto tempo. I miei sinceri auguri, se sarà eletto, di buon lavoro. Non lo conosco personalmente, pur avendone sentito parlare spesso. Ma vorrei ricordargli che anche noi in Italia, in quanto a corruzione, non scherziamo. Lì, partendo da Sesto S. Giovanni per arrivare a Gela, avrebbe solo l'imbarazzo della scelta dove presentarsi consigliere. Ignoro se Popov sia o no corrotto, mi auguro – chiunque sia il prossimo sindaco – che continui la sua opera con lo stesso dinamismo e operosità, perché Pazardjik si sviluppi sempre più.
L'album che segue fotografa i lavori di rifacimento completo della pavimentazione della zona pedonale della città. La caratteristica principale, oltre alla pavimentazione, sono le lunghissime panchine, i bidoni portarifiuti, l'illuminazione, le fontane. Al Parco Ostrova è stata realizzata la panchina più lunga del mondo. Il raddoppio stradale con illuminazione di un'importante arteria cittadina. Il nuovo Mol (Centro commerciale) che sta nascendo sulle macerie del vecchio edificio.
Ai lavori dell'amministrazione comunale fa eco anche l'edilizia privata con nuove costruzioni e soprattutto ristrutturazioni di vecchi edifici stile liberty. Tutto questo è cosa buona e giusta (come dice il Vangelo) e mi fa piacere vedere questa città che si rinnova continuamente. Spero solo che tutti questi “rinnovamenti” non debbano un giorno farmi rimpiangere i bei tempi antichi. Non ho ancora smaltito lo stress di Roma.



sabato 8 ottobre 2011

Quell'8 ottobre di tre anni or sono

(foto di Filippo foto blog)
Sono trascorsi tre anni da quello sciagurato giorno in cui arrivò - fulmine malefico in una radiosa giornata di sole – la telefonata di Ewa che ci comunicava la notizia della tua morte. In un attimo è cambiata la nostra vita, è cambiata soprattutto la vita di tua madre, la mia adorata compagna.
Il corso naturale della vita porta quasi sempre i figli ad accompagnare i genitori all'ultima dimora, mai un genitore vorrebbe doverlo fare per i propri figli. Ma ognuno di noi è costretto a seguire la strada che il destino ci ha dato in sorte.
Mi rimane di te solo il dolcissimo ricordo di quando siete venute per quindici giorni a Roma, tu tredici e tua sorella Nina otto anni. Nina, spavalda e impertinente, arrivava di corsa spingendomi sul letto e saltandomi addosso per giocare, mentre tu – più rispettosa dall'alto dei tuoi cinque anni più grande – prima guardavi curiosa e poi, un po' gelosa di Nina e soprattutto desiderosa di coccole e di affetto, prendevi la rincorsa per venire anche tu a buttarti addosso a me. Poi siete partite e non vi ho più riviste.
Tu che adesso ci guardi dal tuo angolo di paradiso, sai bene quanto vuoto hai lasciato nell'animo di questa mamma che ancor oggi continua a ripetere i tuoi anni: ventiquattro... ventiquattro...
Se puoi, falle un segnale, indicale la strada per ritrovare o almeno rivedere i nipotini Kasper e Alessandro. Quale regalo più bello per una nonna?
Ciao Monica, sei sempre più nel nostro cuore.