domenica 30 dicembre 2012

Buon Anno all'Italia e agli Italiani


Buon Anno
a tutti i miei connazionali

E’ un augurio doveroso e sincero, perché tra poco più di un mese dovremo difenderci dalle voraci fauci degli alligatori che hanno dilaniato l’economia italiana e che si apprestano, adesso, a completare l’opera azzannando direttamente le nostre carni.
Si travestono da Robin Hood, da Cincinnato, da Masaniello, da cristiani, da giusti e penitenti, ma alla Camera saranno sempre 630, al Senato 315 e più, vitalizi, privilegi e stipendi sempre gli stessi, tutto è rimasto come prima, alla faccia dei disoccupati, dei cassintegrati, degli esodati, dei pensionati, degli imprenditori, dei commercianti, dei giovani che credono che qualcosa cambierà.

Affettuosamente dalla Bulgaria

sabato 22 dicembre 2012

Fine di un incubo e ritorno dei Marò



Si dice che gli anni bisestili siano i peggiori e che tutto ci può accadere. Sacrosanta verità. Ci siamo salvati dalla fine del mondo predetta dai Maya, ma non era questo l’incubo. Ciò che abbiamo visto e subito quest’anno, a livello economico, politico e sociale, in Italia, ci ha trascinato a un passo dal baratro. Parlo, naturalmente, della gente comune, parlo del ceto medio che è scomparso, dei poveri sempre più poveri e dei ricchi sempre più ricchi. Parlo di gente che impunemente si appropria del denaro che dovrebbe essere speso a favore della collettività, parlo di banche e tasse che strozzano i cittadini e la nostra economia, in nome e per conto di un’Europa che pur avendo nel programma l’unione tra i popoli, non sentiamo nostra perché la vediamo nemica, programmata “tecnicamente” nel tutti contro tutti invece che nel tutti per uno e uno per tutti.

Con il 2013 la politica riavrà pieno titolo a governare. Non so quanti italiani credano ancora in questi politici. Siamo tutti in attesa di vedere facce nuove, programmi economici e sociali che possano concludersi nell’interesse dei cittadini, imprese che riprendano a produrre, operai che ritornino al lavoro, e soprattutto che ai giovani sia data l’opportunità di mostrare quanto valgono.

Dovremo ancora dare credito alla politica? Purtroppo sì, perché è l’unica in grado di tirarci fuori dalle paludi in cui stiamo sprofondando. Ma stiamo attenti e stiamo con il fiato sul collo di questi politici che si accingeranno a governare, di qualunque colore siano. Oggi non esistono più colori, valori, ideali, ce lo hanno ampiamente dimostrato tutti. Abbiamo bisogno di gente onesta, seria e capace che ci riporti ai livelli che meritano il nostro ingegno, la nostra operosità e le nostre possibilità. Se la prossima classe dirigente sarà all’altezza del compito che gli italiani le affideranno, torneremo a quel benessere che da troppi anni ci è stato rubato; se così non fosse arriveremo alle sommosse popolari prima, e alla rivoluzione poi. Spagnoli e greci stanno facendo le prime prove, noi li seguiremo, alla faccia dell’Europa Unita.

Un sincero “Bentornati” ai nostri due marò Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, né eroi né valorosi, ma semplicemente due uomini, due onesti servitori della Patria, costretti dalla dabbenaggine del comandante della “Enrica Lexie”, a subire un’ingiusta detenzione in India. Per loro non sono ancora finite le sofferenze e vicissitudini legate al loro lavoro, ma saranno certamente all’altezza di onorare l’Italia e la Marina a cui appartengono. A voi, figli d’Italia ma non di questa Europa Unita, l’augurio di Buone Feste con le vostre famiglie.

Aspettando con estremo interesse l’evolversi degli intrecci politici e le prossime elezioni, auguro agli amici lettori, agli italiani in Italia e agli italiani emigrati all’estero, agli uomini di buona volontà, un Buon Natale, con l’auspicio che l’Anno Nuovo porti quel barlume in fondo al tunnel, che non sia un treno ma uno spiraglio di speranza.

martedì 11 dicembre 2012

Bulgaria, la Lampedusa degli italiani?


Attraverso i vetri della finestra guardo il rado traffico che scorre sul viale sottostante. La neve ha già imbiancato i marciapiedi e i tetti, ma stenta ancora ad attecchire sull’asfalto. Cielo grigio e giornata uggiosa. Ormai anche a Pazardjik è arrivato l’inverno con il carico di complicazioni e disfunzioni che inevitabilmente si porta dietro: il freddo, la neve, le buche stradali, la fanghiglia, per non parlare dei malanni corporali in agguato.
Il tepore della stanza e la neve che continua a fioccare mi fanno pensare che sono proprio fortunato a trovarmi qui. La controprova non c’è, ma se fossi rimasto in Italia, probabilmente oggi non starei nelle stesse condizioni di spirito e di salute (sempre ringraziando il Padreterno, naturalmente): troppo stress, troppi pensieri, troppe tasse, troppo di tutto opprimono i pensionati e il popolo italiano già da alcuni anni e il peggio, forse, non è ancora arrivato.
La vecchia Tempra cammina ancora, qualche acciacco si ripara con spesa modesta, le spese varie di affitto, luce, telefono, internet, farmacia e il quotidiano mangiare sono adeguate alla pensione: cosa può desiderare ancora un normalissimo pensionato? Nel rovescio della medaglia, oggi, c’è una sola cosa: la lontananza dagli affetti più cari, alla quale si può ovviare, in ogni caso, trovandoci a un’ora di volo dall’Italia. Se poi, grazie a internet, riesci a farti il formaggio, la ricotta e la mozzarella in casa, cosa vuoi di più dalla vita?, il Lucano qui ancora non si trova, ma il latte appena munto sì, così come il pollo ruspante, il tacchino, il coniglio, il maiale dai contadini: vita di provincia, naturalmente, anche perché di quella di città ne ho avuto abbastanza.
Dalle tante e-mail che ricevo da connazionali che leggono questo blog, vorrei pubblicarne qualcuna, per far capire la situazione che, attualmente, si vive in Italia:

“Sto cercando un posto dove finire i miei giorni (ho quasi 70 anni e sono in pensione: sono un separato in casa, i figli sono grandi e vivono per conto loro), mi dice se in Bulgaria con 1200-1500 euro si riesce a vivere? … Sto cercando notizie sull’economia, sul sociale, sui servizi, ecc. per finire sul clima che immagino di tipo continentale. Sono sensibile all’organizzazione sanitaria, ho avuto un infarto al miocardio, preso per tempo e operato con inserimento di tender … sono interessato agli affitti, che immagino diversi a seconda della zona, e anche all’acquisto di un immobile, se i costi non siano proibitivi. Posso disporre di circa 60-70.000 euro. Semi sposterò lì non avrò voglia di fare attività economica: lavoro o impiego che sia, ma vorrei trovare occasioni di impegno di tipo culturale per tener in moto il cervello” (Giancarlo).
“Ciao Antonio, sono incuriosito e tentato dal lasciare l’Olanda (dove vivo) e spostarmi in Bulgaria per la mia età pensionabile. Tu hai esperienza e forse puoi darmi le informazioni necessarie. Vorrei sapere quante tasse si pagano sulla pensione lorda e inoltre cosa è richiesto dalla polizia per darti un permesso di soggiorno stabile e quindi non turistico. Ti sarei tanto riconoscente se potessi rispondere a queste mie domande e magari mi dessi qualche dritta su cosa fare e cosa non fare. Sono stato a Plovdiv e non mi è dispiaciuta, ma forse fuori città gli affitti sono inferiori e magari tu ne sai qualcosa …” (Filippo).
“Ciao, sono Antonio, vivo a Lecce, ho 53 anni, separato, sono stato 4 volte in Bulgaria in vacanza, mi è piaciuta tanto da far un pensierino di venire a vivere per sempre. Considerando che dovrei aprire un’attività o trovare un lavoro per poter vivere Lei cosa mi consiglia?”.
“Caro Antonio, ho letto un po’ di roba sul tuo log e spero mi concedi l’entrata confidenziale. Ti disturbo perché anch’io in qualche modo sono attratto dal vivere in Bulgaria. Conosco poco e solo la zona di Stara Zagora fino a Kazanlak, dove sono venuto per un paio di volte in ferie. Ora mi chiedo se davvero può valere la pena lasciare tutto e spostarsi in Bulgaria. Ho 63 anni, pensionato. Ma che succede alla mia pensione di 2000 euro netti se mi trasferirò là? Come sarà tassata? Come italiano sei stato accettato bene? Con la lingua come te la cavi? La sanità come funziona? Insomma, se non ti disturbo troppo, vorrei da te sapere tutto ciò che può essere necessario considerare in caso di trasferimento definitivo”. (Ferdinando)
“Ciao, Antonio, ti mando questa mail poiché sono un pensionato giovane, ho 40 anni e percepisco una pensione Inps di euro 750. Ho letto che ormai vivi in Bulgaria da anni, la prima cosa che ti chiederei è se con questa cifra mensile e con pochissimi risparmi è possibile vivere decorosamente e tranquillamente. Ho bisogno di tutte le informazioni che puoi darmi, non ho una città di preferenza dove trasferirmi. Sono single e senza figli, vorrei cambiare vita visto anche come stanno andando le cose qui in Italia. Ti ringrazio anticipatamente, a presto” (Gianluca).

Naturalmente, rispondo e cerco di dare a ognuno le informazioni  di cui abbisogna corredate dei miei personali consigli e anche lo sprone per affrontare il grande passo. Da Sofia viene a trovarmi l’amico Fabio. A pranzo, tra una chiacchiera e l’altra, il discorso cade sui connazionali che sempre più arrivano in Bulgaria. Gli accenno, naturalmente, anche delle tante e-mail che mi arrivano continuamente a questo proposito. Da buontempone sarcastico qual è mi dice subito che ormai il mio blog è divenuto un centro di accoglienza e Pazardjik è diventata la Lampedusa degli emigrati italiani. Una cosa, però, mi fa pensare e mi impressiona, quando, proseguendo il discorso, mi dice: “Speriamo di non diventare per i bulgari, quelli che per noi sono gli emigrati africani”. Me lo auguro anch’io.

domenica 2 dicembre 2012

Ilva Taranto: giustizia o protagonismo ad ogni costo?



Siamo tutti d’accordo: quarant’anni di occhi chiusi, di malcelata disattenzione, di “non pensavamo che…”, nel migliore dei casi, oppure di corruzione a tutti i livelli – di politici, di amministratori, di medici, di sindacati, di periti, di manager e dirigenti pubblici e privati – hanno fatto traboccare il vaso e si è arrivati oggi al punto di non ritorno.
Questo sta succedendo all’Ilva di Taranto, la fabbrica per la produzione dell’acciaio più grande d’Europa. Una potenza industriale che non conosce crisi e che occupa e dà lavoro – direttamente o nell’indotto urbano ed extraurbano – a migliaia e migliaia di operai, e scusate – nella crisi che sta opprimendo Italia ed Europa – se è poco.
Però, però… tanti però… perché a Taranto il lavoro, che dovrebbe essere causa di benessere, serenità e salute, produce l’effetto contrario: il lavoro uccide. Le condizioni lavorative e ambientali in cui vivono i tarantini vicini all’Ilva e dintorni, provocano una percentuale di mortalità per cancro nettamente superiori ad altri luoghi, e questo a causa delle emissioni venefiche e cancerogene degli impianti dell’Ilva.
Così che, dove per decenni è stata latitante la politica, è finalmente arrivata la magistratura a far applicare le leggi. Ognuno di noi ha plaudito a questo intervento per fermare la carneficina. Tra domiciliari e carcere sono già stati arrestati decine di amministratori, politici, tecnici che hanno coperto per anni questa situazione intollerabile ed è stata costretta l’Ilva all’impegno di mettere subito a norma gli impianti. Come? All’italiana… chiudendo la fabbrica e sequestrando il prodotto finito. Da oggi di lavoro non si muore più, si muore di disoccupazione… e non solo a Taranto, ma anche a Genova, dove si lavorano i prodotti finiti a Taranto. E’ indubbiamente triste dover scegliere tra lavoro e salute per chi vive sulla propria pelle il problema, così come potrebbe esser facile il giudizio per chi ne sta lontano. Ma se per decenni è stato dimenticato e nascosto, perché non si può più aspettare, sapendo che finalmente questa volta si risolverà? La chiusura non provocherebbe forse più problemi di quanti ce ne siano adesso?
Il governo tecnico di Monti, spinto dalla magistratura e dall’urgenza, ha di corsa varato un decreto legge per la messa a norma degli impianti a spese dell’azienda, con garanzia di stretto controllo e anche di esproprio in caso di inosservanza degli impegni. Sembra – dico sembra perché in Italia può succedere di tutto e il contrario di tutto – che questa volta quello che in quarant’anni non hanno fatto i politici, siano riusciti a farlo i professori di Napolitano, e si sta riaprendo uno spiraglio per la ripresa del lavoro e della produzione, con la garanzia che entro un paio d’anni a Taranto ritorni il connubio lavoro=vita.
A questo punto sarebbe giusto tirare un sospiro di sollievo… e invece no! La magistratura, per bocca del Procuratore della Repubblica di Taranto, fa sapere che porrà al Tribunale del Riesame eccezione  di incostituzionalità del decreto legge del governo o conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato.
La domanda che gli italiani oggi si fanno è: se il Tribunale del Riesame dovesse dare ragione alla magistratura di Taranto, queste famiglie dovrebbero morire di disoccupazione per avere un eroe in più tra i magistrati? Perché non adeguarsi al buon senso e alla pace sociale faticosamente raggiunta a Taranto e accantonare questa voglia di protagonismo ad ogni costo che offusca ciò che di buono ha fatto finora il magistrato? Qualcuno può pensare che morire di lavoro o morire di fame sia differente?