lunedì 22 giugno 2015

Lettera mai spedita a un connazionale da dimenticare

Girovagando tra le centinaia di files dell'archivio, mi salta agli occhi un "Caro Luigi" che mi incuriosisce. Apro il file e finalmente ricordo quello che mi è accaduto alcuni anni fa e che oggi, in occasione della festa del santo, voglio finalmente accingermi a pubblicare.

Caro Luigi, ti ricordi? Mentre ti salutavo alla stazione di Pazardjik ti dissi che avevi fatto in modo ch’io scrivessi un articolo su di te, e tu mi rispondesti che era un piacere entrare nel mio blog. Ma io sono partito dai saluti finali, mentre invece è d’obbligo partire dall’inizio.

Mi hai mandato una e-mail il 3 giugno, dopo aver letto una mia intervista su “Mollo tutto”, dicendomi che avevi bisogno di colloquiare con me, per cui mi hai mandato il numero del tuo cellulare e skype. Dopo esserci sentiti più volte sia su skype che per posta, il 5 luglio sei partito per Sofia e il giorno dopo per Pazardjik per incontrarmi. Mi avevi preavvisato che avevi già fatto le prenotazioni necessarie sia per l’aereo che per gli alberghi. Parlandoci su skype mi avevi detto che preferivi parlarmi di presenza. L’ultima e-mail mi avvisava che saresti arrivato a Pazardjik il 6 luglio “per conoscerci personalmente e discutere davanti a una birra fresca”.

Ti confesso, caro Luigi, che mi hai tenuto in ansia per una ventina di giorni, anche perché mi avevi accennato che non era il caso di parlarne su skype. Più di una volta ho anche pensato che potesse esserci sotto qualche losco affare di droga o di riciclaggio di denaro. Non riuscivo a comprendere le ragioni che inducevano una persona come te, ragioniere di 51 anni, di Cosenza, persona colta nel modo di esprimersi, a intraprendere tale viaggio soltanto per conoscermi e parlarmi. Poi, finalmente, il grande giorno. Alle ore 12.59 (con 5 minuti di ritardo, hai tenuto a precisare) ci siamo finalmente incontrati. Per la verità mi hai riconosciuto tu, chiamandomi. Dopo i saluti iniziali ti ho accompagnato in albergo e subito dopo siamo andati al caffè Dolce Vita a prendere un Bitter Campari che hai voluto gentilmente offrire (4 leva). Era già ora di pranzo e, pur conoscendoti da mezz’ora e anche in nome di quella solidarietà tutta italiana quando si è in terra straniera, ti ho invitato a pranzo a casa mia, dove hai anche conosciuto Renata, la mia compagna. Finito il frugale pasto, abbiamo iniziato a conoscerci meglio. Mi hai raccontato qualcosa di te, del tuo matrimonio finito male e conseguente divorzio, della tua professione di amministratore di condomini, del tuo desiderio di trasferirti in Bulgaria, hai voluto sapere con quanti euro si può vivere decorosamente da queste parti. Hai, poco per volta, sviscerato tutti i problemi e le incertezze accumulati giorno dopo giorno.

Ti ho chiesto da dove avresti tratto un reddito, visto che non hai pensione, e mi hai descritto molto professionalmente le tue conoscenze ed attività nel campo della Borsa, dove hai imparato tutto da solo leggendo i giornali specializzati. Vorresti vendere un immobile del valore di 200 mila euro e con quella somma trarre il reddito per vivere in Bulgaria. Ultimo problema, ma non ultimo in ordine di importanza, mi hai chiesto se era possibile anche trovare una compagna. Le ore trascorrono veloci e ci ritroviamo quasi all’ora di cena. Scendiamo a prendere il pane che era finito mentre Renata ci grida di prendere quella famosa birra che ancora non abbiamo bevuto. Prendo pane e birra e torniamo a casa, ceniamo e riprendiamo il discorso interrotto, cercando di darti i consigli più opportuni, così come mi è sembrato logico dirti che se cerchi una compagna, solo il tempo, le conoscenze, il caso, possono un giorno farti incontrare l’anima gemella, se esiste, non riconoscendomi ancora nelle vesti del paraninfo. Ti accompagno in albergo dandoci appuntamento per il giorno dopo, domenica, alle 10.30.

Vengo a prenderti e faccio in modo di farti visitare la città facendo un giro per il centro, poi andiamo al Parco Ostrova dove, dopo aver fatto una bella passeggiata, ci siamo seduti a un bar. Io ho ordinato un Kaskaval pané e una bottiglia d’acqua e tu una birra, poi ordino anche una Princesse che divido con te. Anche questa volta hai voluto pagare un conto di 7 leva, grazie. Poi, parlando telefonicamente con l’amico Fabio, abbiamo deciso di andare a pranzare a Dobra Vodà. Fabio è un caro amico che forse, più di me, potrebbe aiutarti a esaudire i tuoi desideri. Lasciamo l’auto di Fabio sotto casa mia e tutti insieme, in cinque, con la mia Tempra, andiamo a Dobra Vodà, una bella località in collina dove c’è un buon ristorante con piscina. La giornata è stata un po’ movimentata perché mentre mangiavamo è arrivato un temporale di mezz’ora che con pioggia, vento e grandine ha sconvolto il nostro pranzo, finito poi all’interno del ristorante, con un conto finale di 68 leva che io ho proposto di pagare “alla romana”, così ogni commensale ha pagato i suoi 14 leva. Sinceramente, mi sarei aspettato un tuo atto di generosità per sdebitarti dell’accoglienza ricevuta. Al ritorno a casa abbiamo ancora parlato dei tuoi problemi con Fabio che ti ha dato altri consigli, poi è andato via per rientrare a Sofia. A sera ti ho riportato in albergo con l’impegno per il giorno seguente di andare presto a Plovdiv dove avrei dovuto fare delle analisi e poi ti avrei fatto visitare la città.

Finiti i miei impegni medicali ti ho portato a visitare la città partendo dal centro, dove c’è la stupenda zona pedonale con i suoi palazzi stile liberty, magnifici negozi e scavi archeologici dell’antica Roma. Le uniche cose che hanno attirato il tuo interesse sono state le macchine della Polizia un po’ vecchiotte e le due cartoline che ti interessava acquistare per spedire a un amico. Della città di Plovdiv non hai proferito parola, anzi no… hai domandato soltanto se era più grande di Pazardjik. Avrei voluto prendere un caffè seduti su quella splendida piazza, o mangiare qualcosa prima di tornare a casa, ma vedendoti così “amorfo”, in cuor mio ho pensato che lasciarti a casa sarebbe stata la stessa cosa. Così, sospendendo il resto della passeggiata, siamo tornati all’auto per rientrare a Pazardjik. Al parcheggio ti ho fatto pagare 4 leva per la sosta, perché il parcheggiatore non aveva da cambiare i miei 20 leva. Non te li ho più restituiti, scusami. Arrivati a casa abbiamo mangiato, poi ti ho riaccompagnato in albergo e sono ritornato alle 19.30 a riprenderti per la cena, riaccompagnandoti ancora una volta in albergo a fine serata.

Il martedì ti ho lasciato solo perché costretto da precedenti impegni. Il mercoledì sono venuto a riprenderti in albergo, e dopo aver fatto un bel giro in macchina siamo andati in stazione dove saresti ripartito per Sofia e poi in aereo per l’Italia. Aspettando il treno hai voluto ringraziarmi e ringraziare particolarmente Renata per l’accoglienza ricevuta, che non ti saresti mai aspettata così calorosa e cordiale, promettendomi che quando ritornerai porterai la ‘nduia e la soppressata.

Caro Luigi, la lettera è stata lunga e meticolosa per spiegare bene ogni cosa. Per cui arrivo subito al dunque. La prossima volta non mi porterai né la ‘nduia né la soppressata, perché non ci sarà una prossima volta. Se ne avessi avuto voglia e sensibilità l’avresti portata come presentazione. Mi corre l’obbligo di dire che il giorno prima del mio ricovero in ospedale hai telefonato e non trovandomi mi hai chattato gli auguri di pronta guarigione. Ti ringrazio e ammetto che ne sono rimasto sorpreso. Ma devo prima capire che persona ho portato in casa mia in questi tre giorni. Forse la solitudine, forse l’ignoranza di certe norme, forse le saccocce a lumaca (ma di questo ne dubito, se hai speso tutti questi soldi per venire a parlarmi), forse i problemi che ti porti addosso, non so veramente cosa pensare…. Una sola cosa volevo dirti: Non ti è mai passato per la mente di comprare una scatoletta di cioccolatini, o di caramelle, o una bottiglia di vino o di acqua, o una qualsiasi altra cosa, venendo a casa mia, per omaggiare la mia compagna o solo per ringraziarci di quell’accoglienza, che tu stesso hai detto che non ti saresti mai aspettata? Era solo un pensiero gentile, del valore al massimo di 10 leva - ma valore morale immenso - e avresti avuto la nostra amicizia e la nostra amichevole collaborazione ai tuoi progetti, e invece hai buttato al vento un’occasione che non si presenterà più. O forse pensavi che tutto ciò ti fosse dovuto… e se così, in nome di che cosa?

Anche tu, caro Luigi, purtroppo, vai ad allungare la black list degli immeritevoli.




venerdì 12 giugno 2015

I miei primi nove anni in Bulgaria - 3

Questo non è un articolo ma un racconto... quello dei miei anni trascorsi finora in Bulgaria. La descrizione, forzatamente lunga, mi costringe a dividere il racconto in tre parti, per non costringere il povero lettore ad addormentarsi sulle mie righe. 


La piccola comunità di Pazardjik 
Dalla solitudine alla piccola comunità il passo è stato breve. Quando dico piccola comunità mi riferisco sempre a Pazardjik, che è una città di provincia. Quasi giornalmente ci si incontra al caffè che, si sa, è luogo di ritrovo e di socializzazione, e così tra un caffè, una bevanda o una bottiglia di acqua, si passa sempre qualche ora insieme, saltuariamente si fa anche una braciolata o una spaghettata a casa di qualcuno. In questi anni ho avuto occasione, per il mio involontario ruolo, di conoscere molte persone che sono venute a trovarmi, alcune sono rimaste, altre sono ripartite e non le ho più né viste né sentite, con altre ancora sono tuttora in contatto e ci sentiamo saltuariamente. Ognuno di noi ha il suo carattere, la sua educazione, il suo modo di vedere le cose e la vita, e questo ha arricchito la mia conoscenza dell'umano genere. Oltre a coloro che, con il mio metro, giudico “normali”, sono sfilati personaggi sui quali ci sarebbe molto da scrivere, e chissà che un giorno non decida di farlo, anche loro fanno parte del mondo in cui viviamo. Ma questo è un capitolo a parte. 

Sono arrivato a 65 anni e adesso ne ho quasi 74. E finora tutto è andato bene anche se comincio a sentirne la pesantezza. L'incognita e la domanda è cosa succederà se, sempre a Dio piacendo, ne passano altri nove e gli acciacchi aumentano. Saremo in grado di gestire la nostra vecchiaia lontani dall'Italia? Lo dico in special modo per coloro che sono soli. Qui a Pazardjik abbiamo l'esempio di una bella coppia, 80 lei e 84 lui - forse decani dei pensionati in Bulgaria – che riesce ancora a vivere dignitosamente, con l'aiuto di una persona che due-tre volte a settimana li aiuta nel governo della casa, con amici che li supportano fisicamente e soprattutto moralmente, per via di una triste vicenda nella quale sono incappati. Ma il tempo vola e ogni giorno sarà sempre più arduo resistere alle patologie, ai ricordi, agli affetti e a un vissuto lasciato alle spalle. La mia domanda è proprio questa: come sarà il nostro futuro quando dalla categoria anziani passeremo a quella di vecchi? 

Dicevo prima che il tempo scorre inesorabile e dobbiamo prendere atto, che anche in Bulgaria, purtroppo, si rende l'anima a Dio. Questo è già avvenuto per alcuni italiani in varie città, ma il 31 maggio anche Pazardjik ha avuto, forse, il primo italiano sepolto nel suo cimitero. L'amico Filippo ci ha lasciati, colpito da un tumore. Cerimonia semplice e breve direttamente al cimitero, salmodiata da uno sbarbato giovane pope ortodosso che parlava la nostra lingua, non avendo trovato nelle vicinanze un prete cattolico. Dopo la benedizione il saluto al feretro, seppellito nella nuda terra e innaffiato con acqua, vino e rakia, come d'uso in Bulgaria e coperto da qualche fiore. Cerimonia semplice e modesta, come dicevo, e irrisorio il costo della tumulazione, benedizione e trasporto da Plovdiv, 1100 leva (550 euro), che in Italia non sarebbero bastati neanche per il carro funebre. 

Nelle grandi città e sparsi per la Bulgaria, oggi possiamo contare un bel numero di pensionati, ai quali si sono uniti, nel frattempo, altri imprenditori italiani che vogliono aprire industrie, società, negozi in una nazione dove le tasse sono al 10%, studenti che usufruiscono di fondi europei per lavorare qui, ecc. Mentre i pensionati godono del diritto di avere accreditata la propria pensione ogni primo del mese, gli altri la pagnotta dovranno sudarsela, ma è sempre meglio affrontare l'incognita bulgara che la certezza italiana del fallimento. 

Mi auguro che il nostro Renzino, sempre che sia in buona fede, riesca nell'intento di cambiare l'Italia, ma il buongiorno si vede dal mattino, e non credo sia in grado di scardinare un sistema di potere e di vecchia sottocultura civica, che è ben radicato nel tessuto sociale. Le riforme che sta facendo sono palliativi per turlupinare il popolino, ma di veramente sostanzioso non v'è nulla. Quando vedrò la pubblica amministrazione e le istituzioni messe a soqquadro e i furfanti in galera (per davvero), quando si parlerà di doveri prima che di diritti eternamente acquisiti, allora forse l'Italia sarà avviata a una ripresa che, in ogni caso, sarà lentissima, anche perché in Europa contiamo meno che Malta. 

Il Patronato ENASC ha una sede a Pazardjik 
Nel frattempo anche qui, sull'onda della notorietà mediatica, è stato istituito un Patronato che dovrebbe supportare tutti quei cittadini italiani che richiedono assistenza e tutela previdenziale nelle varie forme. L'incarico è stato conferito a me, che sinceramente mastico poco di questa materia, ma sarò supportato in ogni caso dalla volontà caratteriale che mi induce ad aiutare i connazionali e dalla professionalità di colleghi che mi assistono. Il Patronato è l'ENASC (Ente Nazionale di Assistenza Sociale ai Cittadini) e chiunque può contattarmi andando alla pagina facebook Patronato Enasc Bulgaria. Molti connazionali sono già stati aiutati da una sede casalinga. Entro un mese apriremo una vera sede, sempre a Pazardjik, dove tutti potranno trovare accoglienza ed assistenza. 

Ormai è finita la pacchia... Anche Famiglia Cristiana mi chiede un'intervista. Come negargliela? E' un settimanale che mi sta nel cuore, edito dalla Pia Società San Paolo, dove ho studiato nei collegi di Catania e Roma. Dopo Rai1 e Rai3 poteva mancare Rai2? E così anche Next2 ha voluto inserire nel suo programma un bel servizio girato a Pazardjik. Nel frattempo anche Telekabel, la televisione di Pazardjik ha voluto onorarmi con un'intervista tradotta, nella quale chiedeva informazioni sul numero di italiani nella città, se eravamo contenti di vivere qui e come ci integriamo nel contesto sociale. L'intervista è stata tradotta perché io devo confessare una cosa: dopo nove anni di vita bulgara, con la lingua ancora non so esprimermi e capisco molto poco quando i bulgari mi parlano. Questo è dovuto prima di tutto alla mia poca volontà di apprenderlo, anche se lo leggo bene, poi perché in casa vediamo solo la tv italiana e parliamo italiano e poi perché essendo Renata, la mia compagna di vita, di nazionalità polacca, è stato più facile per lei l'apprendimento e io sfrutto la sua compagnia. Consiglio a tutti, comunque, di non seguire il mio esempio, perché se non si impara almeno l'indispensabile, è anche difficile integrarsi e partecipare alla vita del posto in cui ci si trova. 

I primi giorni di maggio Franco Perdichizzi, con Onda TV canale 85, un'emittente siciliana, ha percorso per il suo programma “Tutto In” quasi tutta la Bulgaria, girando a Varna, Sofia e Plovdiv dei bellissimi servizi sugli italiani residenti. Ormai per i media la Bulgaria è divenuta la speranza dei pensionati che vorrebbero trasferirsi e una meravigliosa realtà per coloro che già ci vivono. “Mattino 5” di Canale 5 mi ha contattato per un'intervista con una diretta su Skype sempre sull'argomento pensionati in Bulgaria. Il nostro ambasciatore a Sofia ha dichiarato che nell'ultimo anno l'incremento degli italiani è stato del 30 per cento. In 20 giorni circa tra Rai1, Canale 5 e Rai3 di nuovo con Ballarò sono andati in onda tre servizi sui pensionati italiani in Bulgaria. Mi auguro che, come al solito, anche qui i pensionati che si sono trasferiti, non debbano diventare vittime della longa manus dei nostri “beneamati” diabolici governanti. 

Chi mi legge penserà quanto sia tronfio di una certa notorietà, che potrebbe anche appagare l'amor proprio, ma in verità debbo dire che, inconsciamente, mi sono infilato in un vortice dal quale è difficile uscire, perché mentre prima cercavo di aiutare i connazionali per carattere, adesso mi sento obbligato moralmente poiché un diniego potrebbe apparire come presunzione o supponenza. Finché le forze me lo permettono continuo così, altrimenti ho già adocchiato la panchina dove poter leggere qualche buon libro. Comincio a invidiare gli amici che quasi ogni mattina passano qualche ora al caffè, e devo dire in verità che qualche volta li coinvolgo trovando un supporto sincero e immediato. 

Ho cercato di percorrere, in questo lungo racconto, gli anni che hanno segnato in positivo e in negativo la mia vita in Bulgaria. Si invecchia e si cambia, così come è cambiata e sta cambiando anche la Bulgaria: la tecnologia, il progresso, la globalizzazione, la crisi europea e mondiale sono un tritacarne che nulla lascia intatto. L'evoluzione che ognuno di noi affronta inconsciamente, non sappiamo dove ci porterà, ma questa sarà storia per i giovani che dovranno affrontarla, mentre noi pensionati la seguiamo, fin quando Dio vorrà, come cronaca quotidiana, fino a questo momento abbastanza piacevole. 

martedì 9 giugno 2015

I miei primi nove anni in Bulgaria - 2

Questo non è un articolo ma un racconto... quello dei miei anni trascorsi finora in Bulgaria. La descrizione, forzatamente lunga, mi costringe a dividere il racconto in tre parti, per non costringere il povero lettore ad addormentarsi sulle mie righe.

Il blog
Nel 2008 decido di aprire un blog, tra innumerevoli difficoltà, data la mia ignoranza in informatica e computer. Trent'anni prima avevo lavorato, per sette anni, su computer dedicati alla fotocomposizione, ma quelli erano tutt'altra cosa e comunque sono trascorsi molti anni. Il blog è la mia valvola di scarico, lì posso convogliare tutti i miei pensieri e le mie impressioni sulla nuova vita che vado a scoprire giorno dopo giorno. Il blog è quello dove ho postato questo articolo e che ho chiamato Italia-Bulgaria solo andata proprio perché sapevo fin da allora che il mio sarebbe stato un viaggio senza ritorno.

Passano gli anni, lentamente, perché in Bulgaria tutto cammina più lentamente, è un po' l'indole dei bulgari che hanno vissuto quasi cinquant'anni di regime comunista, durante il quale lo stimolo al lavoro e all'impegno era rallentato da un'eguaglianza che appiattiva ogni velleità di emergere. Cambia, sempre lentamente, la Bulgaria che adesso si apre al mercato europeo e attinge ai fondi comunitari, aumentano anche i prezzi, per noi italiani sempre sostenibili. Con Renata, la mia compagna, continuiamo a vivere una vita tranquilla e a volte anche un po' annoiata, dovuta alle poche occasioni che abbiamo di incontrare altri connazionali con i quali scambiare qualche impressione e avvelenarci l'animo contro uno Stato che ci costringe ad un esilio forzato. Tanti italiani, leggendo il mio blog, mi chiedono notizie sulla mia nuova vita e come fare per venire a visitare la Bulgaria. Alcuni domandano persino dove si trova, mentre molti altri pensano di trovare - quando si trasferiscono – luoghi da terzo mondo, salvo a ricredersi già dopo qualche giorno.

Il libro
La vita in Bulgaria, le contraddizioni, i modi di dire, la cultura, il folklore, mi diedero la spinta per improvvisarmi scrittore. Volevo far sapere agli altri italiani come si vive qui. Avrei potuto fare un e-book, ma avrei tradito un lungo periodo della mia vita di linotypista; optai per il cartaceo, per cui uscì Scoprire la Bulgaria, un libro di 160 pagine che raccontava di “una terra straordinaria, vista e raccontata da un italiano che ci vive”. E' stato il primo e forse ultimo libro che abbia scritto, apprezzato – bontà loro – da tutti coloro che hanno avuto la voglia e il coraggio di acquistarlo. Rileggendolo anch'io criticamente, dopo qualche tempo, mi sono detto bravo, avevo scritto qualcosa di buono e utile. Anche questo è stato veicolo, per gli italiani, alla conoscenza di questa nazione.

Ci scoprono i networks, giornali e riviste
Nell'ottobre del 2012 il nostro lento andazzo quotidiano viene stravolto da un servizio di Rai1, riguardante l'esodo dei pensionati italiani in Bulgaria, che viene trasmesso nel programma domenicale di Massimo Giletti L'Arena. Sembra sia scoppiata una bomba. Centinaia di e-mail mi chiedono le notizie più disparate sulla Bulgaria, se è vero che il costo della vita sia così basso, com'è la sanità, se serve il passaporto, cosa bisogna fare per trasferirsi, ecc. Passano venti giorni e arriva una telefonata da Rai3 per un servizio su Ballarò, anche questo deflagrante, perché il flusso di pensionati italiani che vogliono sapere aumenta. La Bulgaria sembra diventato il paese di Bengodi, che è immaginario, mentre la Bulgaria è reale e anche povera, con un reddito pro-capite che non supera quello del nostro pensionato sociale. Ma è la nazione ideale per noi che con una pensione minima possiamo vivere dignitosamente, mentre in Italia annaspiamo per non affogare nella miseria.

Giornali cartacei e on line e riviste italiane e persino la televisione bulgara si precipitano a chiedere interviste sul fenomeno “Pensionati” che è stato appena scoperto in Europa, e precisamente in Bulgaria. Perché la notizia è proprio questa: il pensionato italiano che voleva una vita migliore, doveva partire per l'Africa, le Canarie, Cuba Messico o Brasile, mentre adesso si è scoperto che a due ore di aereo dall'Italia può vivere bene e arrivare a fine mese con tranquillità. Mi riferiva il mio amico console di Plovdiv che quasi certamente sono stato il primo o al massimo il secondo a trasferirmi in Bulgaria come pensionato. Nessun merito da parte mia, perché ho deciso così ascoltando gli amici bulgari che a Roma mi parlavano sempre della Bulgaria come luogo dove il costo della vita era molto basso. Per cui decisi di saltare il fosso e conoscere i Balcani. E sinceramente il salto è riuscito benissimo. Nel tempo molto è cambiato in meglio, la Pazardjik che ho trovato nel 2006 è un lontano ricordo, si stanno costruendo autostrade per collegare velocemente tutta la Bulgaria, anche se quest'ultima fa pariglia con l'Italia nella corruzione, c'è un risveglio, insomma, che fa ben sperare per gli anni a venire, augurandoci che questo sistema a conduzione europea non conduca questa nazione a un binario morto.

Dopo questo exploit mediatico arrivano i primi visitatori curiosi, potenziali futuri residenti in Bulgaria. E' un andirivieni continuo con connazionali che cercano risposte rassicuranti al loro desiderio di fuga dall'Italia. Alcuni arrivano addirittura per restare, affrontando l'incognita di una nazione mai vista dove regna sovrano anche il cirillico, che confonde ancor più le idee e rende perplessi i più timorosi. Il nostro tran tran quotidiano è reso iperdinamico dall'arrivo delle Jene di Mediaset, che con il sardonico Enrico Lucci ha fatto esplodere una atomica tra tutti coloro che volevano scappare dall'Italia. Sono stato subissato di e-mail, telefonate, messaggi su facebook e sul blog. Le domande più svariate, a volte anche ridicole, sulla vita in Bulgaria e cosa bisognava fare per trasferirsi, elenchi lunghi di domande, ai quali per carattere dovevo rispondere, per evitare di avere rimorsi. Non posso non rispondere a un connazionale che vuole consigli per poter vivere decorosamente, come me, la vecchiaia. Alcune lettere mi lasciano nello sconforto totale, perché sono casi umani e a nulla potrebbero essere utili le mie risposte o i miei consigli.


(continua...)


sabato 6 giugno 2015

I miei primi nove anni in Bulgaria - 1

Questo non è un articolo ma un racconto... quello dei miei anni trascorsi finora in Bulgaria. La descrizione, forzatamente lunga, mi costringe a dividere il racconto in tre parti, per non costringere il povero lettore ad addormentarsi sulle mie righe.

L'approccio
Tempus fugit dicevano i latini, in special modo se vissuto bene, perché quando si soffre i giorni e gli anni diventano lunghissimi. E a me, sinceramente, il tempo è fuggito. Non che questi anni siano stati proprio paradisiaci, ma tranquilli, sereni e rilassati sì, pur tra tanti imprevisti e incidenti di percorso che rendono ancora più interessante la vita.

Nell'era storica e tecnologica che attraversiamo, cinque anni del secolo scorso potrebbero equivalere al massimo a un anno di oggi e forse anche meno, ma questa evoluzione in Bulgaria trova conferme e smentite nello stesso tempo. E' una nazione, questa, che dal 2007, con l'ingresso nell'UE, sta facendo notevoli progressi per avvicinarsi agli standard minimi europei. Il compito che gli sta di fronte è immane, avendo ereditato dal vecchio regime solo macerie e corruzione, ma il costo della vita, la tassazione e il bisogno estremo di sviluppo stanno facendo presa sugli investitori mondiali, che in massa si stanno proponendo per la trasformazione della Bulgaria in una realtà moderna. 

Non mancano oggi strutture e luoghi che rendono ammirevoli gli sforzi compiuti, in specie nel settore turistico, così che il Mar Nero sembra accogliere notevoli nuovi flussi di turisti, attratti dalla bellezza dei luoghi, da strutture alberghiere modernissime e confortevoli e dai costi ancora contenuti. Accanto a queste realtà positive, però, resistono ancora sacche di povertà, miseria, abbandono di terre e luoghi dove sembra che il tempo si sia fermato. Questa è la Bulgaria odierna: terra di contraddizioni, dove convivono cristiani e musulmani, monasteri e casinò, grandi ricchezze e orride miserie, opere grandiose e mafia e corruzione. In Italia oggi è particolarmente sentito, a ragione, il problema della sicurezza e della microcriminalità, qui possiamo dire che la gente vive ancora tranquilla senza paura di tapparsi in casa appena fa buio.

Amore a prima vista
E i miei nove anni in Bulgaria? “Magnifici” potrebbe essere l'espressione che più si avvicina alla verità, ma temo di non esser creduto, per cui dico “piacevoli”, trascorsi all'insegna di una vita generalmente tranquilla e serena, in un ambiente accogliente, tra gente brava disposta ad aiutarti e venirti incontro in qualsiasi momento, lontano, anzi esente da nove anni da quell'emicrania che quotidianamente mi costringeva a ingurgitare Aulin e Novalgina.

Ricordo quel giugno del 2006 in cui vidi per la prima volta Pazardjik. Sembrava una città bombardata: muri di molti palazzi cadenti e scrostati, buche stradali che ossessionavano gli automobilisti, fili elettrici penzolanti a grappoli da un palazzo all'altro, autobus e filobus risalenti all'ultima guerra, carretti guidati da zingari che vagavano per tutta la città, sui marciapiedi di periferia capre che tornavano dal pascolo, latte di capra o mucca casareccio appena munto, in bottiglie della Coca Cola, agli angoli delle strade... e purtuttavia fu amore amore a prima vista. All'amico che si scusava come fosse lui colpevole del degrado e povertà della città, risposi sorridendo che non mi sarei più mosso da Pazardjik.

Si entra nell'Unione Europea
A gennaio 2007 l'ingresso nell'UE permette alla Bulgaria di accedere ai fondi di sviluppo europei e questo crea una svolta lenta ma costante nel cambiamento della nazione. I fondi arrivano anche a Pazardjik, dove nel frattempo è cambiato il Sindaco, che è tuttora in carica perché rieletto. Dal mio personalissimo osservatorio penso che l'amministrazione di questo primo cittadino, Todor Popov, abbia fatto e stia facendo molto per la città, perché in sette anni è stata messa sossopra in tutte le strutture: strade, marciapiedi, zona pedonale, palazzi, stazione pullman e ferroviaria, parco cittadino, rete fognaria, telefonica, gas, ristrutturazione degli ospedali e così via, che hanno trasformato gradualmente la città. Moltissime altre opere restano ancora da fare, ma il buongiorno si vede dal mattino. La città è cresciuta tutta, con nuove costruzioni, capannoni commerciali e industriali, supermercati internazionali, e con questi gli inevitabili arrivi di merci da tutta Europa e dall'Italia. 

Anche le regole sono diventate più rigide, proprio perché questa Europa vuole uniformare tutti gli Stati sotto un unico standard. Non so quando ci arriveremo, men che meno quando ci arriverà la Bulgaria. Spero il più tardi possibile, perché la prima cosa che ho trovato qui è stata la semplicità, l'umanità e la genuinità, mentre penso che la governance di questa Europa ci porterà a un rigido incolonnamento alla ricerca continua di bilanci che non quadreranno mai e continueranno a rendere ancora più infelice questo popolo.

La sanità
Dicevo prima della serenità di vita in questa mia Pazardjik. Quando io parlo della Bulgaria faccio sempre o quasi riferimento a questa città, perché qui ho sempre vissuto e qui ho fatto le mie esperienze bulgare. La vita sarebbe troppo monotona se non ci riservasse anche qualche sorpresa. E così nel 2010 ho dovuto conoscere la sanità bulgara, e non per un semplice raffreddore. La diagnosi fu traumatizzante: tumore alla vescica. 

Sarebbe stato terribile mentre stavo in Italia, ma sentire questa notizia in Bulgaria mi mise al tappeto. O mangi questa minestra o ti butti dalla finestra, mi dissi. Ormai risiedevo in Bulgaria e dovevo affrontare qui la bestia. Il giorno dopo, con il morale sotto le scarpe, andai al reparto Urologia del vecchio ospedale di Pazardjik dove mi accolse l'amica Darina, che fortunatamente era infermiera in quel reparto. Dopo dieci minuti arrivò un medico che prontamente mi visitò e confermò la diagnosi dicendomi: “Se non hai paura che ti piova in testa domani ti opero e stai tranquillo che guarirai”. Il “piova in testa” era riferito alla struttura quasi fatiscente con acqua che gocciava dal soffitto e una bacinella che l'accoglieva. Oggi è stato ristrutturato completamente. Guardai quel ragazzo rosso di capelli e mi fidai subito dello sguardo sorridente e persuasivo dei suoi occhi azzurri, aveva 36 anni e poteva essere mio figlio. La fiducia fu ben riposta perché in nessun luogo potevo essere curato in maniera migliore. Ho fatto la spola tra Pazardjik e Plovdiv per tre anni e mezzo, ma alla fine eccomi ancora qui completamente guarito, senza aver pagato nulla, tutto a carico del servizio sanitario nazionale. I bulgari, della loro sanità parlano molto male, e forse avranno le loro ragioni, ma se a me domandano come è la sanità bulgara rispondo che io non avrei potuto trovarmi meglio. Giudizio personalissimo, naturalmente, anche se so di parecchi altri italiani entusiasti come me che devono la vita a medici bulgari.