domenica 21 dicembre 2014

La Vita in Diretta e i pensionati che fuggono, secondo il vangelo di Franco Puca


Non ho visto La Vita in Diretta del 18 u.s. su Rai 1, né il servizio sui pensionati in fuga trasmesso da Sofia, ma sono stato tirato per i capelli sia per la curiosità che per le proteste della Susy sulla mia bacheca di Facebook. In quest'ultimo periodo sono stato molto impegnato per pratiche di Patronato e per connazionali che approdano a Pazardjik, per i quali avrei già molto da raccontare, ma sono rimasto colpito dalle parole del giornalista ospite della trasmissione, Franco Puca di “Panorama”, che mi costringe a battere sulla tastiera un articolo che avrei volentieri saltato, se questo signore non avesse toccato un “tasto” molto delicato: rimproverare i pensionati che fuggono perché quei soldi che noi spendiamo in Bulgaria sarebbero stati spesi meglio in Italia per aiutare i giovani.

Vediamo due vecchie signore, una seduta su una sedia a vendere bigiotteria su un marciapiede e l'altra ospite della trasmissione, ambedue sgorganti bontà e tenerezza, che non fa affatto male proprio adesso che siamo nel periodo natalizio. Raccontano le loro vicissitudini e commuove soprattutto il loro sorriso. Ma il servizio è incentrato soprattutto sul pensionato Fausto Argenti, che avendo visitato la Bulgaria, ha deciso di tornarci presto definitivamente per un desiderio di vita migliore di quanto potrebbe esserlo in Italia. Certamente quello del signor Fausto, pensionato a 1.930 euro lordi di pensione, con la previsione di prenderne circa 2.650 trasferendosi in Bulgaria e lasciando la moglie ancora al lavoro, ma che sicuramente un giorno prenderà un'altra buona pensione che si aggiunge ai 2.650, non è stato l'esempio più azzeccato e lampante della situazione in cui si trovano oggi milioni di pensionati in Italia, ma la pensione del signor Fausto e quella futura della moglie, non sono un regalo che l'Inps fa ai pensionati, ma una parte di quello che questi signori hanno versato per anni all'Inps, che possiamo definire anche come lo Stato. Quindi, che male c'è a volersene andare per incrementare in un'altra nazione il valore dei sacrifici fatti in tanti anni? Probabilmente quei soldi che risparmieranno in Bulgaria saranno utili per aiutare i figli che restano in Italia.

Ma se consideriamo la situazione pensionistica di tante altre persone che si sono trasferite o che vogliono trasferirsi in Bulgaria o in qualsiasi altra parte del mondo dove possono vivere meglio, di cosa si dovrebbero vergognare queste persone, secondo il signor Puca? Adesso parlo, non più di pensioni sopra i duemila euro ma di pensioni che partono da 700 euro e che arrivano a 1.000-1.200 euro. Secondo il signor Puca, che ho visto ancora giovane (anche se con qualche capello bianco) e tante cose le dovrà capire, queste persone fanno male a scappare dall'Italia, perché portano via ricchezza che potrebbe essere utile per i giovani, dato che circolerebbe più denaro quindi il denaro crea consumo e il consumo crea lavoro e così tutto, secondo il Puca, andrebbe meglio.

Signor Puca, posso darti del tu? Sì?... Allora vaffanbagno!!! Perché prima di parlare dovresti accendere il cervello. Hai mai pensato come vivrebbero oggi in Italia tutti questi “felici” disgraziati che si sono trasferiti in Bulgaria? Andrebbero ad aumentare l'indice di povertà che si alza ogni giorno di più. Ed essere poveri a settanta e passa anni non è come essere disoccupati a venti. Qui siamo venuti a ricrearci quel po' di serenità e di tranquillità che avrebbe dovuto darci lo Stato e che invece non è in grado di fare. E quando lo Stato non è in grado di darmi, dopo i miei cinquant'anni di lavoro, non il benessere, ma una serena vecchiaia, non dovrei neanche chiamarlo Patria, invece da vecchio stupido idealista, continuo ad amare questa terra alla quale ho dato tanto e che mi ripaga a calci in culo. E io e tanti altri siamo anche fortunati, perché centinaia e centinaia di noi, lavoratori e imprenditori, si sono ammazzati per la vergogna. E quando siamo partiti, nessuno di noi, è partito allegramente, perché essere costretti a cambiar vita alla nostra età non è uno scherzo ma un dramma.

E un'altra cosa ancora vorrei dirti, caro Puca: prima di dire cazzate, informati! In Bulgaria si lavora 40 ore a settimana, non 48. In quanto allo stipendio, invece, hai ragione. Questi poveri bulgari lavorano per quattro soldi e il costo della vita permette a noi di vivere qui. Ma non hai calcolato che, a parte le ruberie e la corruzione, per le quali la Bulgaria è subito seconda dopo l'Italia, questa è una nazione uscita a pezzi dal comunismo e che lentamente va riprendendosi. Se poi dovessi aver bisogno di curarti ti consiglio caldamente la Bulgaria dove mi hanno felicemente curato un tumore alla vescica senza spendere un soldo e dove forse in Italia sarei ancora in lista di attesa. Hai mai sentito parlare di amputazione della gamba sana al posto di quella malata, o morire per essersi rotti un braccio? Questo, come tanti altri casi di malasanità, avviene in Italia, così come anche in Bulgaria, ma sicuramente la Bulgaria non è la Cina o l'India, ma Europa, quell'Europa povera che permette a noi italiani, di vivere decorosamente. In quanto al freddo e al gelo, sbagli ancora e Sgarbi ti direbbe che sei capra capra capra. Il freddo e il gelo, così come il caldo, è né più né meno che quello dell'Italia e forse meno.

Vorrei dare un'ultima risposta alle corbellerie che hai detto, e cioè che viviamo qui senza un briciolo di affetto e di cultura. A parte l'affetto per i parenti e gli amici più cari che abbiamo lasciato, qui si trova gente che se ti apprezza e ti stima ti dà anche l'anima, e in quanto a generosità e affetto non ha nulla da invidiare alla nostra gente del sud. Per la cultura, poi, se ti riferisci a cultura antica, questo è un popolo millenario dove ancora si trovano resti di antiche civiltà trace e romane che vengono gelosamente conservate; se invece ti riferisci alla cultura moderna non hanno niente da invidiare non all'Italia ma all'Europa. Se poi il paragone dovessero farlo su di te, sarebbero tutti dei geni. Vedi, caro Puca, tu non sei un fesso perché resti in Italia, sei un idiota perché parli senza sapere. Fortunatamente in diretta le risposte giuste te le ha date Stefano Zurlo. Se vuoi documentarti meglio, vieni in Bulgaria, ti accompagnerò io tenendoti per le orecchie.

sabato 8 novembre 2014

Erasmus "Roed 3" sbarca a Pazardjik con l'IPSIA Galileo Galilei - Anton Giulio Bragaglia di Frosinone


Come negli anni passati, proseguono sempre più intensi gli scambi italo-bulgari tra le rispettive scuole. Quest’anno, nell’ambito dell’Erasmus “Roed 3”, sono arrivati a Pazardjik gli studenti dell’IPSIA Galileo Galilei – Anton Giulio Bragaglia di Frosinone. Lino Sacchetti, Luca Incocciati e Piergiorgio Cardarilli partecipano allo stage relativo all’Odontotecnica, mentre Davide Schettino e Daniele Marcoccio a quello di Elettronica. A Sofia, invece, ne sono stati accolti almeno altri 10.
E’ la mattina di ieri e su facebook ricevo un messaggio da Piergiorgio: “Ciao Antonio, domani andiamo via, vorremmo salutarti, va bene alle 15.30 al Dolce Vita?”. Ci ritroviamo così da Zani a bere qualcosa e scambiarci qualche impressione. Non so se sono impacciati per la timidezza dei loro 18 anni o perché hanno di fronte uno che potrebbe essere il loro nonno. L’ordinazione rompe un po’ la timidezza e ne approfitto per domandare:

Dopo aver visto la Bulgaria per la prima volta, che giudizio ne date?”.
“ Per quel poco che abbiamo potuto vedere è una bella nazione. Dovevamo vedere Sofia oggi, ma qualcosa è andato storto nell’organizzazione dall’Italia, perché avremmo dovuto andare soli in treno senza un tutor, e allora abbiamo rinunciato. Eravamo andati a Plovdiv dove abbiamo visitato la Fiera, ma non abbiamo visto altro perché pioveva a dirotto”.

Pazardjik vi è piaciuta? Cosa vi rimane impresso della città?”.
“Sì, Pazardjik è effettivamente una bella città, con strane contraddizioni. Di giorno è sempre un pullulare di gente, specialmente nella zona pedonale, ma appena chiudono i negozi la città resta quasi deserta. Poi ci sono molti zingari, ma qui lavorano e non disturbano, non chiedono l’elemosina e non sono invadenti come da noi. Ci sono anche locali di divertimento dove si può passare qualche serata, ma sono differenti dalle nostre discoteche o sale da ballo”:

Questo stage è stato utile per voi? Ne traete un’esperienza positiva?”.
“E’ stato senz’altro positivo, anche perché abbiamo potuto vedere da vicino i differenti metodi di lavoro e i materiali usati. Secondo noi i nostri metodi e materiali sono migliori o forse noi abbiamo fatto l’abitudine ai nostri e lavoriamo meglio. Comunque la diversificazione arricchisce il nostro bagaglio. Il viaggio nel nuovo pensiamo ci abbia migliorato nel rendimento”.

Cosa ne pensate delle ragazze bulgare? Come le trovate rispetto alle nostre in Italia?”.
“Pensiamo che sarebbe stato molto meglio se fossimo venuti a Pazardjik in estate… Sul come le troviamo, possiamo dire una cosa? Pensavamo fosse più facile, invece queste sono più difficili delle nostre, forse perché non conosciamo la lingua… E poi avevano sempre accanto dei marcantoni palestrati che, sinceramente, incutevano qualche timore…”.

I ragazzi hanno tante altre cose da sistemare, amici da salutare prima di partire alle 4 del mattino, per cui poco prima del commiato cerco le parole adatte ad incoraggiare questi giovani che dovrebbero essere il futuro dell’Italia. Sanno che attraversiamo un momento difficile, ma sono certo che abbiano capito che solo con il loro coraggio e la loro forza di volontà usciremo dal pantano in cui ci siamo cacciati. Li abbraccio uno per uno sapendo che forse non ci rivedremo più… nipoti acquisiti di un’Italia matrigna.


sabato 18 ottobre 2014

Lettera al Presidente del Consiglio Matteo Renzi



Caro Matteo, scusami se mi rivolgo a te con la confidenza con la quale si potrebbe chiamare un figlio o un nipote, o un caro amico. Sei anche giovane e belloccio e ti sei accaparrato le simpatie dei giovani, dei coetanei e anche di noi grandi, intendendo per grandi dai cinquantenni ai vecchi come me. Tutto questo ti è stato possibile perché hai una faccia pulita e sei un affabulatore, altro che Berlusconi!  E poi c’è la storia della rottamazione… figurati! quella parola è stata musica per le nostre orecchie, specialmente pensando alle mummie che siedono in Parlamento da quarant’anni, per finire a quella imbalsamata del professor Monti prima e quella vivente di Letta che gli è successo nell’incarico. Dovevano salvare l’Italia e invece hanno continuato ad affossarla, e tu dietro che scalpitavi, facevi proclami, incontravi già quelli che sarebbero stati i tuoi futuri interlocutori europei, mentre tenevi il povero Letta sulla graticola dicendogli di stare sereno.
Dai!... diciamocelo pure… a quel poveraccio glie l’hai fatta un po’ sporchina… ancora deve riprendersi da quella coltellata alla schiena e sembra proprio sparito dalla circolazione, le male lingue dicono si sia ritirato in convento. Però avevi tutte le ragioni per incazzarti e protestare perché dietro di te c’era il consenso di un mare di gente disoccupata, sottoccupata e licenziata e oltre tutto nel tuo partito avevi fatto straik mettendo da parte tutti quei babbioni che teorizzano vecchi schemi e che ancora scalpitano sentendosi scavalcati. Sei arrivato al governo come una bomba d’acqua pronto a rovesciare tutto e ricucire lo stivale che ormai faceva acqua da tutte le parti. Tutto il popolo ti ha acclamato come novello Masaniello e anche il fatto che non ti abbia eletto nessuno è passato sotto il più assordante silenzio. Se Cesare ci porta al di là del Rubicone chi potrà mai accusarlo di aver rubato la barca? Avevi stravinto le primarie nel Pd e tanto bastava per capire che avresti vinto anche le improbabili elezioni politiche, come poi hanno dimostrato le europee.
Posso dirti confidenzialmente una cosa, caro Matteo? Sotto sotto, anche se non si vede, io sono un tuo sfegatato tifoso (non dico fan perché non so se si scrive con o senza esse finale). Perché penso che tu sia veramente un grande stratega… altro che Machiavelli con il suo Principe! Hai addormentato un intero popolo senza dargli neanche una goccia di sonnifero. Ricordi? Hai esordito con un programma che in sei mesi avrebbe sconvolto un sistema che va avanti dal regno d’Italia. Ti ricordi Fabio Massimo detto il Temporeggiatore? I suoi nemici dicevano che avesse come massima “Chi ha tempo non aspetti tempo”. Praticamente quello che promettevi di fare agli esordi, invece -giorno dopo giorno - siamo arrivati al programma dei mille giorni. Matte’, Matteoooooo…so’ troppiiii!!! te lo grido con tutto il fiato che mi rimane.
Fortunatamente ho pensato bene di tentare di migliorare le mie condizioni trasferendomi qui in Bulgaria, altrimenti sarei adesso dall’altra parte, in Italia intendo, a scrivere a qualcuno per sapere come fare per venire in Bulgaria perché in Italia non si resiste più. E’ crollato il mercato interno, è crollato il lavoro, tra poco ci troveremo le Alpi e gli Appennini al livello del mare, portati a valle dal dissesto idrogeologico, mentre le uniche cose aumentate sono tasse, clandestini (quelli che i giornali chiamano migranti), disoccupazione e debito pubblico, e tu, caro Matteo, stai ancora alle prese con Senato, legge elettorale, giustizia e P.A.? Non riesco più a capire se sei in buona o in mala fede, e per mala fede intendo che sei come tutti gli altri che ti hanno preceduto. Vuoi che ti mandi le migliaia di mail che mi scrive tanta gente disperata che non ce la fa più e che vuole scappare dall’Italia? Vuoi che l’Italia diventi terra di conquista di delinquenti, ladri, camorristi, clandestini, ubriachi e tossici, corrotti e corruttori? Se non ti sbrighi a tirar fuori il bastone con tutti, anche con i politici, amministratori, sindacati, manager, giudici, caste, burocrati, regioni e province e con tutto il marcio che ha invaso l’Italia, arriveremo presto all’anno zero
Lo sai perché, pur avendo fatto tanti proclami e pochissimi fatti, la gente ancora è attaccata e crede in te? Perché per gli italiani sei rimasto l’ultima speranza, pur in mezzo ai casini che anche tu stai combinando, la gente non sa più che cosa può avvenire… Sbrigati Matte’… mille giorni sono tanti… sono tre anni, durante i quali gli italiani potrebbero trovarsi non in serie B ma in quarta serie. Fai vedere, in Italia e in Europa, che è arrivato l’uomo nuovo e non i soliti palle mosce che la politica ci ha propinato fino adesso. E se raschi nella botte, cerca di trovare altri 80 euro che l’altra Italia, quella di Victor Hugo, ancora aspetta. Perché 80 euro per noi sono ancora tanti.


martedì 14 ottobre 2014

La Comunità Italiana in Bulgaria


Dopo la costituzione del Patronato Enasc per i residenti italiani in Bulgaria, un altro tassello sta per aggiungersi alla benemerita iniziativa. Domenica 12 ottobre u.s. si è riunita a Sofia una piccola schiera di italiani che operano o hanno residenza in terra bulgara, per discutere la costituzione di una Associazione che promuova iniziative intese a migliorare le condizioni di tutti gli italiani che si trovano in Bulgaria, siano essi pensionati, operatori economici o semplici impiegati e lavoratori.

Era naturale che questa riunione fosse il prologo per discutere i vari problemi connessi alla costituzione dell’Associazione, per cui – dopo un ampio e franco dibattito inerente tutti gli aspetti della costituenda Associazione – si è aggiornata la riunione al 23 novembre p.v., giorno nel quale dovrebbe avvenire la costituzione della Comunità Italiana in Bulgaria (così sembra, per il momento, doversi chiamare l’Associazione) e l’elezione delle cariche sociali.

Per la preparazione dell’evento è stato chiamato all’unanimità l’amico Claudio Antonio Chiffi, pensionato che risiede a Varna da 25 anni, grande conoscitore sia della cultura italiana che bulgara, che ha già provveduto a costituire su Facebook il Gruppo “Comunità Italiana in Bulgaria”, per il cui tramite comunicherà le informazioni e notizie alla quasi totalità degli italiani residenti (chi oggi non ha un computer?), e a lui dovremo noi tutti comunicare sia la nostra adesione personale o per delega come anche l’iscrizione all’Aire. L’iscrizione all’Aire, in questa prima fase, è necessaria per la nomina delle cariche sociali. Successivamente possono iscriversi ed aderire anche coloro che, pur operando in Bulgaria, non hanno l’iscrizione all’Aire.

Per accelerarne la ricerca pubblico qui di seguito il link del sito https://www.facebook.com/groups/855217427844453/?fref=tsil numero di telefono dell’amico Claudio 0898 865187 per chi ne avesse bisogno, nonché l’e-mail per inviare la richiesta di accettazione nel Gruppo e le comunicazioni necessarie all’adesione claudioantoniochiffi@gmail.com.

Claudio Chiffi è anche incaricato di redigere lo Statuto Sociale, per cui è ben accetta ogni richiesta di partecipazione alla sua stesura, cercando noi tutti - nel lasso di tempo che intercorre fino al 23 novembre – di dare la massima diffusione all’iniziativa.

Patronato più Associazione: qualcosa che ci aiuterà a non sentirci abbandonati… E’ vero che, per un verso o per l’altro l’Italia ci è stata matrigna, ma la solidarietà tra noi potrebbe crearci dei benefici e delle sorprese che difficilmente le istituzioni potrebbero darci, anche se continueremo a chieder loro quel che sacrosantamente ci spetta, pur se lontani.

Arrivederci a domenica 23 novembre.


venerdì 19 settembre 2014

Un'estate a Pazardjik

Anche quest’anno sembra finita, sempre che non ci siano colpi di coda che allunghino l’agonia di una stagione, quella comunemente denominata estate, che non sappiamo più come chiamarla. Se sfogliamo qualche enciclopedia o andiamo su internet, leggeremo che il clima della Bulgaria è “continentale”. Una volta, probabilmente, doveva essere così. Ma da alcuni anni, e in particolare il 2014, abbiamo assistito – sia in Bulgaria che in quasi tutta l’Europa – a un cambiamento climatico preoccupante. Le piogge di una volta oggi sono diventati temporali, tempeste, bombe d’acqua, trombe d’aria, in un miscuglio di forze che al loro passaggio sconvolgono il territorio con un alto contributo anche in vite umane. Restiamo in attesa di cosa ci riserveranno ottobre e novembre, mesi che una volta ci portavano gradatamente ai freddi invernali.
I tre giorni di Plus Festival, tra piazza della Torta il giorno e il Parco Ostrova la sera, hanno chiuso le manifestazioni estive di intrattenimento e anche gli ultimi girovaghi curiosi si apprestano a rientrare in Italia. Quest’anno è stato un andirivieni continuo di connazionali che vogliono trasferirsi in Bulgaria. Difficile dire quanti sono partiti dall’Italia per abbinare il dilettevole e soprattutto l’utile, intendendo per utile la perlustrazione del territorio, la visita delle città, i posti più conformi alle proprie abitudini, le notizie e le informazioni per un cambiamento di vita meno traumatico possibile. Qui a Pazardjik ne sono approdati molti, cosa che per un verso o per l’altro, mi ha allontanato dalle vecchie occupazioni televisione e computer, tuffandomi – volente o nolente – in una vita dinamica dalla quale mi ero allontanato da tempo. Questo avrebbe dovuto farmi perdere qualcuno dei tanti chili in più accumulati nel tempo, ma il nostro costume primario è quello di risolvere e discutere i problemi con i piedi sotto il tavolo, per cui mi ritrovo ulteriormente appesantito, anche perché il minimo che si possa fare è far conoscere ai nuovi arrivati la cucina bulgara e i relativi prezzi. Bisogna peraltro dire che quasi tutti sono rimasti piacevolmente sorpresi per la cucina ma soprattutto per il conto finale. Prima che il tempo dia inizio alla stagione invernale ne arriveranno ancora altri, ma per quest’anno ormai l’affluenza va scemando.

Sono trascorsi ormai più di otto anni dal giorno in cui arrivai in questa città, che allora – sinceramente – lasciava molto a desiderare da tutti i punti di vista, ma che a me piacque subito perché immersa nel verde, tranquilla e quasi sonnolenta: era quello che cercavo e che mi riportò indietro agli anni sereni della gioventù. Oggi Pazardjik si è trasformata in una città con strutture e innovazioni che l’hanno resa moderna nell’aspetto esteriore, ma ancora tranquilla e vivibile nella realtà quotidiana. Molte volte ho parlato di sanità, sempre in modo positivo, dovendo doverosamente dire, però, che il riferimento è sempre stato soprattutto a Pazardjik, dove si possono fare delle analisi, delle visite o delle radiografie nella mattinata e avere le risposte nel pomeriggio, cosa che non può avvenire nelle grandi città, dove i tempi si allungano anche se non raggiungono mai quelli biblici dell’Italia.  Oggi siamo diventati una piccola comunità, sparsa anche nei dintorni della città, cosa impensabile per me quando sono arrivato qui. Ma il web e il tam tam dei servizi televisivi sulla Bulgaria è riuscito prima a incuriosire e poi a far esplodere l’interesse per questa Nazione che, a due passi dall’Italia, in piena Europa, ci dà la possibilità di vivere dignitosamente gli anni della nostra vecchiaia anche con una piccola pensione.














sabato 23 agosto 2014

A Pazardjik, in Bulgaria, tra cercatori d’oro, amori fasulli e viaggiatori senza valigie - 3


Scusi, la mia valigia?... Non sappiamo dove sia…
Cose dell’altro mondo… è l’esclamazione spontanea quando accade qualcosa di eccezionale. Macché altro mondo, queste sono cose che possono accadere solo in Italia e in Alitalia. Ieri, come ogni volta che arriva a Sofia, è venuto a trovarmi l’amico Vincenzo con la madre. Madre bulgara e padre siciliano, Vincenzo è un giovanotto di 25 anni cresciuto “vecchio stampo”, posato, educato, colto e alla ricerca di un’identità nella vita odierna, resa difficile dal vortice politico, economico e morale nel quale si trova avvolta l’Italia. Per la prima volta mi ha dato il piacere di poter parlare dal cellulare con il padre Giovanni a Palermo. Mai avrei potuto immaginare la gioia di questo signore, avvocato, che mi ascoltava per la prima volta ma che segue il mio blog da anni. Le sue parole mi hanno commosso e onorato e voglio ringraziarlo anche da questo blog. Sarebbero diverse, anzi, le persone che vengono a trovarmi e che vorrei ringraziare… Laura, Zenita, Umberto, Adalberto, Fabio, Maurizio, Carlo e tanti altri…, tant’è che talora cerco di scoprire se mi lascio dietro una scia di santità che non mi sento addosso. Forse è solo simpatia e feeling che nasce naturale e reciproco tra noi.
Tutto questo per dire che Vincenzo, venti giorni or sono, è salito sull’aereo in partenza per Sofia, con un bagaglio a mano e una valigia in stiva che, insieme ad altre centinaia di viaggiatori, sta ancora aspettando, se mai dovesse ritrovarla. Dico il falso o sono esagerato  se dico che queste situazioni possono succedere solo in Italia? E Vincenzo si ritiene fortunato perché gli è rimasto il bagaglio a mano. Pensate a una famiglia con bambini che va in vacanza e resta quasi nuda a migliaia di chilometri da casa… Incommentabile, e soprattutto vergognoso.

P.S. - Vincenzo, che non ha ancora letto questo post, salutandomi perché ripartiva per Palermo, mi ha comunicato che la valigia glie l'hanno consegnata a Sofia poco prima della partenza, in perfetto stato. Un'amica però la sta ancora aspettando.


venerdì 22 agosto 2014

A Pazardjik, in Bulgaria, tra cercatori d’oro, amori fasulli e viaggiatori senza valigie - 2

Fortunato in amore?
Chiamiamoli bidoni oppure bufale, ma la sostanza non cambia. Alla fine tutto potrebbe esplodere in una grassa risata, se non fossero coinvolti i sentimenti di persone che possono reagire malamente a certe delusioni. Angelo mi presenta l’amico. “Ciao, Fortunato”. “Ah… beato te!”. “In che senso?”.”Non è facile trovare un uomo fortunato”. “Spero tu non voglia affondare il dito nella piaga”. “Per carità!... cosa è successo?”. Siamo al Caffè “La Dolce Vita” e ci sediamo a sorseggiare qualcosa e socializzare con Fortunato, l’amico di Angelo arrivato il giorno prima. “Niente di irrecuperabile, ero venuto a fare una vacanza amorosa e mi ritrovo invece a fare il turista, circondato da vecchi amici”.
Ci ritroviamo la sera a cena a casa di Angelo e il discorso cade, ovviamente sulla vicenda. “Da due anni chatto, con l’uso del traduttore, naturalmente, con una signora bulgara, con la quale si è creato un rapporto amichevole e di simpatia. Scambiamo le notizie, le impressioni, anche i momenti negativi che fanno parte della vita. Ha cinquanta anni e mi dice che è un medico. Non è che mi sia creato illusioni particolari o mi sia ficcato in un amore o in una passione folli, è un normalissimo rapporto tra persone che vivono in due Paesi diversi, ma non ci sarebbe niente di male se venisse fuori qualcosa che ci potrebbe legare di più, anche perché sono solo e vorrei trasferirmi, appena risolte le pratiche burocratiche della mia pensione, in Bulgaria”.
Fortunato è un brav’uomo di 57 anni, ex camionista, che sta per andare in pensione, dopo molte vicissitudini, anche dolorose, che ha vissuto sulla propria pelle. Parla con voce piana e suadente, che non alza mai neanche in un contraddittorio. Conoscendolo a prima vista penso sia impossibile non andare d’accordo con lui, lo definirei un uomo mansueto anche se mi ha raccontato situazioni kafkiane nelle quali si è trovato e sta superando. “Sono partito avvisandola dell’ora e giorno in cui sarei arrivato. Mi ha sempre detto che abita dopo Varna. Ci siamo sentiti anche con messaggi telefonici. Poi, dal momento della mia partenza fino all’arrivo in Bulgaria ho trovato sia io che i miei amici il telefono staccato. Non so cosa pensare”. “Ci sono interessi di mezzo? Le hai mai mandato dei soldi?”. “Assolutamente no. Solo frasi e parole che si scambiano persone unite da una simpatia reciproca”. “Forse si era presentata a te sotto una veste che invece non era e adesso se ne vergogna e si è dileguata”. “Non so cosa pensare. La cosa positiva è che qui ho trovato veri amici che mi hanno accolto. Ho fatto qualche giorno di vacanza, ho conosciuto Pazardjik, e domattina parto”. “Parti ma tornerai non appena sistemate le tue cose…”. “Certamente, a ottobre penso di tornare a Pazardjik definitivamente… in quanto a una compagna, prima o poi arriverà quella giusta”.

Buon ritorno a casa, caro Fortunato, e arrivederci presto…

giovedì 21 agosto 2014

A Pazardjik, in Bulgaria, tra cercatori d’oro, amori fasulli e viaggiatori senza valigie - 1

Alla ricerca dell’oro bulgaro
Gira la strana diceria che la Bulgaria sia l’Eldorado d’Europa, in parte dovuta al fatto che sia la seconda nazione, dopo la Svezia, con consistenti giacimenti auriferi. Da queste notizie, forse, la storiella che segue. Circa 8 mesi or sono vengo contattato da un orafo siciliano,  S. M., che aveva avuto notizia da F. T., un pensionato italiano di Sofia assurto alla notorietà per le interviste nei servizi televisivi, che l’oro in Bulgaria, a prescindere dalla caratura, costasse attorno ai 9-11 euro al grammo. Arrivato a Sofia un emissario dell’orafo, la notizia si scioglie come neve al sole, perché il nostro pensionato si defila e l’emissario sospetta sia una bufala. Per tranquillità, e prima di far fare ritorno al dipendente, il commerciante mi contatta per avere notizie più confortanti da parte mia. Essendo completamente ignorante in materia, cerco di documentarmi presso negozi e compratori/venditori, con il risultato che la notizia era campata in aria. L’oro aveva una quotazione che si aggirava attorno ai 19-20 euro. Delusione e rabbia dell’amico orafo, che avrebbe tirato volentieri il collo al nostro pensionato-faccendiere mancato.
La settimana scorsa vengono a trovarmi due giovani fratelli che nulla hanno a che fare con i pensionati. Anche loro orafi che hanno appreso la notizia del basso costo dell’oro in Bulgaria. Dico loro che avrebbero potuto avvisarmi, ma mi rispondono che per privacy e delicatezza del problema non me ne hanno voluto parlare prima. Naturalmente questo commercio è perfettamente legale e alla luce del sole e non ha nulla da nascondere, se non la dabbenaggine e la credulità dei due. Anche loro hanno letto su internet che in Bulgaria l’oro si può comprare intorno ai 10 euro, addirittura in un sito si parlava di 7,80 euro. Fatta una rapida visita a un paio di Zalojni Kashti, banchi di pegno in Bulgaria, si sono resi conto che il negozio pagava l’oro in pegno a 15 euro al grammo e che sarebbe stato inutile protrarre la sosta in Bulgaria.

Peccato! poteva essere una bella vacanza, invece è finita con una sfacchinata di tre giorni di viaggio tra andata e ritorno e un migliaio di euro buttati al vento. Peccato per loro, ma penso di aver conosciuto dei bravi ragazzi…

sabato 9 agosto 2014

Il Patronato ENASC in Bulgaria



Chi avrebbe mai potuto immaginare, soltanto otto anni fa, che un giorno anche in Bulgaria sarebbero arrivati i Patronati, a dare assistenza ai pensionati e a tutti quei cittadini italiani residenti all’estero che ne richiedano la consulenza? Vidi Pazardjik per la prima volta nel 2006 e, pur essendo stato amore a prima vista, sembrava una città appena bombardata. Amore a prima vista perché vi regnava una tranquilla quiete d’altri tempi che a Roma s’era dispersa ed era svanita negli anni caotici appena lasciati, e una città appena bombardata perché la povertà si respirava nell’aria, case malmesse, cadenti e abbandonate, capannoni industriali chiusi e in rovina, strade e vie somiglianti più a trazzere con buche emmenthal che spaccavano le gomme, aggrovigliamento di fili elettrici volanti che collegavano case e palazzi.
Oggi si potrebbe fare una mostra di Pazardjik sparita, perché dopo otto anni la città non si riconosce più, il suo aspetto e la sua veste sono in evoluzione continua con la ristrutturazione di vecchi edifici, la costruzione di nuovi, rifacimento di manti stradali e pedonalizzazione del centro storico, un parco bellissimo e capannoni industriali e commerciali, segnale forte di un risveglio economico che ha cambiato in meglio l’aspetto della città.
Non so quanti italiani abitassero in Bulgaria nel 2006, sicuramente molto pochi e quasi tutti commerciavano nei rami più svariati, dai mobili alle scarpe, dalle confetture alla frutta ai funghi agli animali, ma di pensionati non si sentiva ancora parlare e di patronati, giustamente, neanche l’odore. Chi avrebbero potuto assistere, una decina di attempati pionieri che avevano deciso di rischiare la vecchiaia lontani dai patrii lidi? Ma la storia cammina e i tempi corrono. Nell’arco di otto anni la Bulgaria è entrata nell’Unione Europea, si è modificata e modernizzata con il suo aiuto, l’Europa a sua volta è entrata in una crisi economica, dove l’Italia è coinvolta pesantemente e dalla quale non riesce a svincolarsi a causa delle menti ottuse dei nostri politici, le tasse divorano il magro salario dei lavoratori, le pastoie burocratiche incatenano aziende che chiudono o delocalizzano e in mezzo a questo inferno per i pensionati si è aperto un corridoio umanitario: hanno scoperto la Bulgaria.
La breccia è stata creata prima dai servizi della Rai e subito dopo da Mediaset con quello delle Iene. Gli anni precedenti erano stati un lento accrescersi di pensionati che, come me, con il passaparola o con qualche articolo sui giornali, avevano sentito anche loro che in Bulgaria si poteva vivere bene anche con una piccola pensione. Questi servizi, soprattutto quello delle Iene, hanno avuto, invece, un effetto bomba improvviso, così che è sembrata esplodere la febbre per la Bulgaria, con centinaia e centinaia di persone a chiedere le notizie più disparate su una Nazione così vicina e così sconosciuta.
Mi resi conto già allora che un Patronato avrebbe potuto dirimere e risolvere dubbi e domande che le persone ponevano e bisogni che sia i vecchi residenti che i potenziali nuovi avrebbero dovuto soddisfare. I potenziali nuovi arrivati sono adesso divenuti realtà e ancora continuano ad arrivarne, e finalmente anche il Patronato è diventato realtà, anzi più di uno. Sono contento, perché finalmente ognuno di noi, sia pensionato che lavoratore o commerciante, ha un indirizzo al quale rivolgersi per qualsiasi problema di natura assistenziale, previdenziale o assicurativa. Ma sono dispiaciuto al tempo stesso, perché questo significa anche che tante persone continuano a scappare dall’Italia per poter avere una vita migliore e più dignitosa, mentre sarebbe stato molto più giusto vivere in patria, tra la propria gente, circondati dall’affetto di figli, parenti e amici.

A prescindere da queste considerazioni personali, per chi avesse necessità di rivolgersi al Patronato Enasc, ecco come contattarlo:

e-mail: antonio.tutino@enasc.it - tel. 00359 899 020095

sabato 26 luglio 2014

Dimitar Kamenov e il suo amore per Pazardjik


A cento anni dalla nascita - il 23 luglio 1914 - si è svolta a Pazardjik la cerimonia commemorativa del pittore Dimitar Kamenov, indimenticato maestro che ha raffigurato e dipinto luoghi, angoli e momenti della città di Pazardjik in tutte le sue sfumature dagli anni 50 agli anni 80. L’evento si è svolto presso la Galleria d’Arte Stanislav Dospevski, con la mostra di 59 dipinti del maestro, facenti parte della collezione privata della figlia Antonia. La mostra resterà aperta fino al 23 agosto.

E’ stata una vera giornata di festa per la partecipazione molto numerosa di un pubblico commosso che ancora ricorda con affetto l’artista e le sue opere, e per la presenza di molti artisti che hanno voluto rendere omaggio a Kamenov. Ho conosciuto virtualmente su Fb, qualche anno fa, la figlia Antonia, che risiede da 27 anni in Italia e mi parlava del padre e delle sue opere, che io non conoscevo. Così ho acconsentito volentieri all’invito a visitare la mostra, fattomi dalla stessa quando ci siamo incontrati, finalmente, qualche giorno prima al caffè Dolce Vita.

Visitando la mostra e guardando i suoi dipinti, mi sono sentito molto vicino a quest’uomo, non per l’arte in sé ma per l’amore che ci accomuna a Pazardjik. Non c’è angolo della Pazardjik dei suoi tempi che Kamenov non abbia impresso sulla tela, pur non essendo nativo della città. Così è stata la mia impressione quando, otto anni or sono, ho visto per la prima volta Pazardjik. All’amico che, titubante, mi domandava se mi piacesse, risposi che non mi sarei più mosso da qui. Una città tranquilla, a misura d’uomo, immersa nel verde, traffico quanto basta, a 35 km da Plovdiv e 100 dalla capitale Sofia, dove l’inverno è sopportabile e l’estate ancora respirabile, cosa si può volere di più? E Dimitar Kamenov, già ai suoi tempi, forse l’aveva intuito eleggendola a proprio domicilio nella vita e nella pittura, lui che era nato a Stavertzi (Pleven), un piccolo paesino nel nord della Bulgaria.

Pur avendo poi, nel corso della vita, acquisito fama e notorietà, non volle mai allontanarsi da Pazardjik, dove insegnò pittura dal 1956 al 1970. Pur negli anni difficili della cortina di ferro, visita la Siria, Napoli e Istanbul, luoghi che immortalò anche nei suoi quadri. E’ stato un artista di una prolificità disarmante e ha tenuto moltissime mostre in esposizioni nazionali e private. E’ morto a Pazardjik il 26 novembre 1991, lasciando un ricchissimo patrimonio culturale, gestito dalla figlia Antonia Kamenova, che tiene sempre acceso e vivido il ricordo del grande padre e del suo amore per Pazardjik.

Di seguito una panoramica della mostra e delle opere:




















martedì 22 luglio 2014

Pensione lorda per i residenti italiani in Bulgaria e arretrati quando arriveranno

Dopo otto mesi, per l’interessamento in primis della “Fondazione di Italiani e Amici dell’Italia in Bulgaria”, e in secundis per il sollecito interesse e i buoni uffici della Signora Cristiana Santulli, che vorrei ringraziare pubblicamente per la sua sensibilità e disponibilità, ho potuto incassare la mia pensione in Bulgaria esente da gravami fiscali. In verità avrei potuto richiederla già otto anni fa, ma l’assenza di informazioni da parte delle istituzioni, ha fatto sì che solo nel dicembre scorso abbia chiesto ciò che era mio diritto già allora. Con la possibilità, però, di richiedere al Centro Operativo dell’Agenzia delle Entrate di Pescara gli arretrati di Irpef di 48 mesi, equivalenti a 4 anni. Cosa che ho fatto in data 6 dicembre 2013. Perdurando il silenzio, in data 10 luglio mi sono permesso di scrivere una lettera per avere notizie della mia richiesta e sollecitare nel contempo la pratica. Ecco la lettera:

“Spett.le Centro Operativo Agenzia delle Entrate di Pescara,
in data 6 dicembre 2013 Vi ho spedito tutta la documentazione relativa alla pratica per la detassazione della mia pensione in Bulgaria, così come all’Inps di Roma. Mentre è stata già accettata la mia richiesta da parte dell’Inps, per cui dal mese di agosto riceverò quanto richiesto, da parte Vostra non ho ricevuto comunicazione alcuna, mentre mi risulta che la documentazione è stata da Voi ricevuta in data 19 dicembre 2013.
“Forse a Voi interesserà poco, ma vorrei in breve raccontarVi la mia storia.
“Sono arrivato in Bulgaria nel giugno del 2006 perché con 820 euro di pensione mi sarebbe stato impossibile vivere in Italia da persona normale. Questo è stato l’ultimo scherzo che mi ha fatto lo Stato, dopo 50 anni di lavoro e 40 di contributi, gli altri 10 persi per strada. Quando sono andato all’Ambasciata per iscrivermi all’Aire nessuno mi ha detto quali sarebbero stati da quel momento i miei diritti e doveri. Per avere diritto all’assistenza sanitaria bulgara ho pagato per tre anni, finché un giorno, quello che dovevano comunicarmi le istituzioni, l’ho appreso in internet in un forum sulla Bulgaria, e cioè che bastava che la nostra Asl compilasse un modulo che avrei dovuto presentare alla Asl bulgara per avere l’assistenza gratuita come pensionato anche in Bulgaria. Infine, dopo sette anni, sempre su internet, so di una convenzione tra Italia e Bulgaria, in base alla quale posso chiedere la detassazione della mia pensione. Adesso che Cretinetti (che sarei io) viene a saperlo, si accorge però che lo Stato gli ha fregato altri tre anni di detassazione, perché posso chiedere il rimborso solo degli ultimi quattro anni. Ringrazio sentitamente lo Stato e compilo tutta la documentazione necessaria sia per l’Inps che per l’Agenzia delle Entrate. Oggi finalmente l’Inps mi riconosce il diritto e da agosto finalmente avrò il dovuto. Rimane soltanto la risposta, alla quale tengo di più, dell’Agenzia delle Entrate. 
"La mia domanda è: pensate di potermi dare una risposta affermativa, seguita da un bonifico del quale Vi do le coordinate, prima che renda l’anima a Dio? Ho 73 anni e ho appena finito di superare un tumore alla vescica, sempre ringraziando la Provvidenza. Ma alla mia età ogni giorno che passa è sempre più difficile andare avanti e i soldi servono per cure, medicine, e perché no?, dovrebbero servire anche per vivere meglio (perché per me questi arretrati, anche se sono poche migliaia di euro, valgono molto) e non voglio regalarli allo Stato, che già di angherie me ne ha fatte tante. Volete essere anche Voi corresponsabili? RicordateVi che la vita è una ruota e il male che si fa prima o poi ritorna. Sono passati sette mesi dalla mia lettera e nessuno si degna di una risposta, ma in che Paese ho vissuto?“Spero di trovare un Uomo che possa darmi notizie e che ringrazierò infinitamente. Nel contempo scrivo qui sotto le coordinate della Banca presso la quale spedire quanto di mia spettanza. Grazie. Antonio Tutino.”

In verità, la risposta è stata sollecita, perché il 18 luglio mi è arrivata una e-mail che ha accelerato i battiti del mio vecchio cuore, smorzati subito dopo alla lettura della risposta:

“Gentile Sig. Tutino, in riscontro  alla  richiesta in calce, si fa presente che l’Ufficio Gestione e Controlli dei contribuenti non residenti sta proseguendo nel piano di recupero dell’arretrato che consentirà ragionevolmente di esitare nel corso del 2015  le istanze, al pari della Sua, prodotte nel 2013. Colgo l’occasione per porgere i più cordiali saluti.  A…..  M…….”.

Niente di personale, naturalmente, contro la gentile Signora che, con un linguaggio stringato e istituzionale, ha dovuto comunicarmi che per prendere ciò che è di mia spettanza dovrò praticamente attendere due anni, addossando la causa ad un fantomatico piano di recupero dell’arretrato. Le colpe, in questo caso, sono dello Stato, cioè di nessuno, perché in Italia non paga nessuno e perché qualsiasi Renzi arrivi a voler cambiare un sistema e uno Stato fallimentare, cozzerà sempre contro l’acciaio temperato della burocrazia, dell’indolenza e del fannullonismo che ci ha portato ad essere gli ultimi, che non saranno mai primi come nel Vangelo, ma sempre più ultimi ultimi ultimi…

domenica 6 luglio 2014

Iscrizione all'AIRE. Diritti e doveri

Sono passati otto anni dalla mia partenza da Roma destinazione Bulgaria e sette dalla mia iscrizione all’AIRE e finalmente sono riuscito a recuperare in Ambasciata qualcosa di importante per tutti quei connazionali che intendono trasferirsi temporaneamente o risiedere definitivamente all’estero.
Mi sembrava impossibile che a un cittadino italiano che si iscrivesse all’AIRE - che è l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero – non fosse dato anche un piccolo vademecum con le norme più basilari di diritti e doveri che si acquisiscono con il nuovo status. Se ognuno di noi ne fosse già a conoscenza nel momento in cui si iscrive, sicuramente sarebbe uno studioso di diritto internazionale, e siccome questo è improbabile è più facile che paghi l’assicurazione sanitaria per tre anni, come è successo a me pensionato, mentre sarebbe bastato compilare un modulo della Asl di provenienza e consegnarlo a quella bulgara per averne diritto gratuitamente. Io la notizia l’ho appresa nel forum di un sito sulla Bulgaria.
La raccomandazione che faccio a tutti coloro che andranno ad iscriversi all’AIRE è di chiedere se c’è una Guida all’uopo. Mi auguro altresì che l’addetto/a allo sportello per il pubblico se ne ricordi e fornisca all’ignaro almeno il link per accedere al file.
Da parte mia sento il dovere di ringraziare il Console Francesco Maria de Stefani Spadafora, della nostra Ambasciata a Sofia, per avermi pazientemente ascoltato e subito spedito per e-mail la “Guida per gli italiani all’estero – Edizione 2012”, un’elegante brochure on line di 30 pagine, curata dal Ministero dell’Interno, dove ognuno di noi può attingere per sciogliere i mille dubbi che sicuramente ci attanagliano. La Guida è disponibile sul sito web della Direzione Centrale per i Servizi Demografici: www.servizidemografici.interno.it cliccando su AIRE e poi su Documenti.


domenica 29 giugno 2014

Italia a brandelli… vi aspettavate di più?...

Adesso che il colore rosso della vergogna va dipanandosi schiarendosi sempre di più, possiamo anche parlarne. Mezz’ora prima che l’Uruguay segnasse, avevo già litigato con Renata la polacca, mia compagna nella vita. Avevamo litigato di brutto perché lei aveva già sentenziato che avremmo perso e tornavamo a casa. Quando fa così io generalmente la chiamo Cassandra, portatrice di jella e di sventura, e tutto finisce lì. Ma stavolta mi aveva fatto incazzare di brutto e glie ne ho dette di tutti i colori, mentre lei mi rispondeva per le rime. Il seguito lo sappiamo tutti e non ci parlammo per tutta la sera e il giorno seguente.
A microfoni e luci spente, come suol dirsi, gli animi si raffreddano, i rancori si allontanano e il cervello inizia a ragionare. Per cui oggi le riconosco quella ragione che mi fece imbestialire martedì scorso durante la partita. Riconosco, anzi, che il torto era solo mio, perché vedevo la nostra Nazionale con il cuore, disinteressandomi del resto. Lei, invece, che nei riguardi dell’Italia è molto più obiettiva e razionale di me, aveva già capito e sapeva che non potevamo che perdere. L’avevo capito anch’io, ma lo nascondevo a me stesso e vivevo nella speranza che un miracolo potesse ricreare l’atmosfera dell’82, quando – contro ogni pronostico – stravincemmo i Mondiali. E solo il sentire quello che temevo mi fece imbestialire.
Adesso, con i piedi ben posati per terra, mi domando: Perché prendersela tanto per una eliminazione che non fa altro che rispecchiare le condizioni in cui ci troviamo da sei anni? Ricordate l’altra umiliante eliminazione del 2010 in Sud Africa? Quella era solo l’inizio, perché dopo quattro anni gli eventi, invece di migliorare, sono precipitati. Ancora più inutile è dare la colpa a Balotelli o Cassano, a Prandelli o a chiunque altro, significherebbe voler chiudere gli occhi per non vedere la verità. Questi personaggi potrebbero essere i singoli, ma i singoli non fanno gruppo e a noi manca proprio questo: il gruppo. Il gruppo vuol dire l’unione che fa la forza, vuol dire socialità, solidarietà, aiuto reciproco. Qualcuno può affermare che oggi in Italia esiste qualcosa che gli assomigli? Si dice che il pesce puzza dalla testa e io di puzza ne sento tanta, cominciando proprio dalle più alte cariche dello Stato e delle istituzioni per continuare con i politici, la finanza, le banche, l’industria… Non esiste l’uno per tutti e tutti per uno che ogni popolo adotta nei momenti difficili, siamo italiani e usiamo l’ognuno per sé e il si salvi chi può. Masochismo.
Fatto fuori Berlusconi nel 2011, sembrava che l’Italia dovesse risorgere il giorno dopo con Monti e la Fornero, che invece hanno lasciato un Paese ancora più indebitato e devastato, e quello era il governo dei professori e dei cervelloni! Da una vita sentiamo parlare solo di riforme che non si fanno mai perché ai nostri politici non interessa farle, nel fango in cui stiamo i porci si ingrassano e noi continuiamo a sovvenzionarli. Mi correggo: una sola riforma è stata fatta, quella delle pensioni, e ha rovinato milioni di famiglie, mentre chi prendeva 90 mila euro al mese continua beatamente a prenderle. Dopo Monti e Letta e adesso abbiamo Renzi, entrato prepotentemente a governare con fama di rottamatore. Nessuno di questi è mai stato eletto a governarci, eppure eccoli lì a farla da padroni senza la minima delega popolare. Stanno rottamando l’Italia e nessuno si alza a protestare e gridare “Vergogna!!” e ci lamentiamo e riempiamo pagine di giornali e telegiornali perché non abbiamo superato il primo turno ai Mondiali? Ma se è questa l’Italia che vogliamo e questo lo Stato che continuiamo a mantenere, allora io grido forte, a squarciagola: Viva questa Nazionale!! Viva Balotelli!! Viva Prandelli!! Ogni popolo ha la Nazionale che si merita…



venerdì 13 giugno 2014

Bilancio di otto anni di Bulgaria seconda patria

Il 13 giugno è sempre stato, nella mia vita, un giorno particolare, una data che rimane impressa nel tempo. Mi chiamo Antonio e si potrebbe pensare al mio giorno onomastico, perché oggi si festeggia S. Antonio da Padova, ma non è così perché – pur accettando gli auguri di tanti amici – tengo sempre a precisare che io festeggio S. Antonio Abate, che cade il 17 gennaio, il santo protettore degli animali ma anche patrono di Burgio, la mia città natale (a dire il vero chiamare Burgio città è un po’ esagerato perché è solo un piccolo paesino della Sicilia, ma oggi sembra si debbano chiamare città anche i villaggi, per darsi più importanza). A parte questo piccolo inciso, il 13 giugno del 1956 è stato il primo giorno lavorativo della mia vita, quando – cacciato via dal collegio – mi ritrovai improvvisamente e provvidamente, a 15 anni ancora da compiere, a guadagnarmi da vivere, in una città chiamata Roma, con un orario fuori dagli schemi sindacali: 12 ore di notte, dalle 19 di sera alle 7 della mattina, ma viaggiando in autobus quotidianamente per andare a Nettuno, praticamente i miei dormitori per sei mesi, dove abitavano i miei parenti più prossimi. Per Nettuno, infatti, mi avevano fatto il biglietto i responsabili del collegio, dove avevo gli zii, che erano anche i parenti più prossimi. Poi decisi di trasferirmi a Roma.
Esattamente 50 anni dopo, il 13 giugno del 2006, lasciandomi dietro le storie di una vita fatta di lavoro, di amori e di affetti, di vittorie e sconfitte, di gioie e dolori, iniziava per me una vita nuova, vita da pensionato, che avrei vissuto in un Paese ancora sconosciuto, ma nel quale ero fermamente convinto di restare per il resto dei miei giorni. E così oggi sono già trascorsi otto anni, e come in ogni anniversario che si rispetti, mi ritrovo a fare un bilancio e un veloce ripasso di questo periodo che potrebbe sembrare breve quando si hanno venti o trent’anni ma che diventa lunghissimo quando l’età incalza e si vive nell’incerta sorte che il Padreterno giornalmente ci elargisce.
Ricordo i pensieri confusi che vorticavano nel mio cervello quando finalmente dall’Italia raggiungemmo Mokrishte, piccolo paesino confinante con Pazardjik. L’unico conforto l’accoglienza festosa dei genitori di Stoyan e i sorrisi dei vicini, curiosi di vedere un italiano trasferirsi armi e bagagli in uno sperduto villaggio della Bulgaria, loro abituati ad emigrare per poter sfamare la famiglia. Poi il giorno dopo conoscere Pazardjik, città provincia di circa 75.000 abitanti, tranquilla e quasi sonnolenta, città ideale per me che mi trascinavo lo stress di una vita romana diventata insopportabile, ma che si presentava al turista o al nuovo arrivato in una continua alternanza di vecchio e nuovo, come reduce da un bombardamento e relativa rapida ricostruzione. Ecco, così mi si è presentata la prima volta Pazardjik. Ma passati i primi giorni, legati ancora ai ricordi di una Roma difficile da dimenticare, ho cominciato ad apprezzare tutto quello che mi girava intorno, soprattutto la serenità e il sorriso di gente che possedeva solo quello. E l’alternarsi di caffè alla moda luccicanti di stigliature e morbide poltrone ove consumare lentamente un caffè, con carretti trainati da cavalli, condotti da zingari sporchi e scuri, seguiti da luccicanti Suv ed eleganti e costose automobili a far da contrappeso a una fila di capre che un vecchietto riportava a casa dal pascolo, mi dava la sensazione strana di tornare indietro nel tempo con improvvisi riverberi di realtà.
Il 2007 è stato l’anno della svolta per Pazardjik e per l’intera Bulgaria. L’ingresso nell’Unione Europea è stata la pietra miliare di un percorso che la Bulgaria si apprestava a percorrere insieme a me. Da quell’anno molte cose sono cambiate e gli aiuti europei hanno dato e stanno dando la spinta decisiva all’ingresso nel consumismo e una svolta anche nel modo di pensare e operare dei bulgari. Tutto questo non mi consola, perché dovrei imbattermi in tutto ciò che di negativo ho lasciato in Italia, ma penso che non ne avrò il tempo, perché quando succederà avrò lasciato il mio posto ad altri. Nel frattempo godo di quello che di buono in questi anni si è fatto e si continua a fare per migliorare la città e le condizioni di vita dei suoi abitanti. Mi accorgo che in otto anni la città è stata trasformata, grazie all’Europa e alla buona amministrazione del sindaco Popov, e in chiunque la visita lascia la piacevole sensazione di una città a misura d’uomo, vivibile e soprattutto luogo ideale per viverci. Stiamo cambiando anche noi italiani, perché da tanti piccoli segnali, mi accorgo che ci stiamo lentamente bulgarizzando, si fanno nuove conoscenze e nuove amicizie, la lingua, pur ostica, inizia a diventare più familiare, iniziamo a vedere intorno a noi dei concittadini e si allontana l’autoemarginazione che nasce dalla paura dell’ignoto.
Dall’ottobre del 2013, poi, alcuni servizi Rai e Mediaset sui pensionati italiani in Bulgaria, hanno fatto esplodere il fenomeno, per cui ci troviamo al centro dell’attenzione dei media, in Italia, per una esplorazione prima seguita da un possibile trasferimento subito dopo, di molti pensionati che in Italia vanno sempre più alla deriva. Per questo motivo è cambiata, inconsapevolmente, anche la mia vita, perché quelle che erano le mie giornate quasi languide, passate tra computer, televisione e qualche passeggiata, sono improvvisamente diventate iperattive, trovandomi costretto caratterialmente a rispondere a una valanga di e-mail di connazionali disperati che vorrebbero partire il giorno dopo, guidare e far da cicerone informatore per quelli che fisicamente si presentano e vogliono sapere, vedere, conoscere…com’è la sanità bulgara, quanto è il costo della vita, se la pensione la possiamo riscuotere qui, se si può cambiare la patente, se è vero che qui possiamo riscuotere la pensione lorda, se possiamo targare in Bulgaria l’automobile, se abbiamo un Patronato… mille domande alle quali spesso non si possono dare mille risposte, perché le informazioni che abbiamo le abbiamo apprese anche noi nel tempo nei vari forum su internet, perché le istituzioni invece di aiutarti, ricopiano anche qui quello che succede in Italia, e cioè ti mettono tanti paletti da farti fare il percorso ad ostacoli, rasentando talora il sadismo…
Oggi siamo molti di più di otto anni fa, quando mi sentivo veramente un esule, e tanti altri stanno arrivando, traendo beneficio dalle nostre esperienze… Se devo tirare le somme, posso dire che il bilancio è nettamente positivo, così che chiunque mi scrive e mostra l’intenzione di volersi trasferire qui, non posso che consigliarlo di osare il grande passo, penso ne valga la pena…

sabato 24 maggio 2014

Perché inneggio al populismo e perché coloro che lo ispirarono lo rigettano?

Giornalmente sentiamo parlare di questa parola che una parte della politica usa per offendere e denigrare la parte avversa, mentre la parte avversa la rinnega in modo assoluto, perché non le appartiene. A me, sinceramente, la parola piace, perché è qualcosa che indubbiamente si riferisce al popolo, alla gente comune, a quella come me, e quindi non vedo dove possa esserci quel riferimento che tanto offende chi lo riceve, né quella cattiveria offensiva insita in chi la pronuncia, che generalmente fa parte della sinistra italiana. Ma non essendomi io acculturato abbastanza sui tomi dell’intellighenzia di sinistra e sulle verità in essi contenute, vado su Google alla ricerca della parola populismo.

Sul dizionario on line della Treccani trovo scritto: “1. Movimento culturale e politico sviluppatosi in Russia tra l’ultimo quarto del sec. 19° e gli inizi del sec. 20°; si proponeva di raggiungere, attraverso l’attività di propaganda e proselitismo svolta dagli intellettuali presso il popolo e con una diretta azione rivoluzionaria (culminata nel 1881 con l’uccisione dello zar Alessandro II), un miglioramento delle condizioni di vita delle classi diseredate, spec. dei contadini e dei servi della gleba, e la realizzazione di una specie di socialismo rurale basato sulla comunità rurale russa, in antitesi alla società industriale occidentale.
“2. Per estens., atteggiamento ideologico che, sulla base di princìpi e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi. (. . .) In ambito artistico e letterario, rappresentazione idealizzata del popolo, considerato come modello etico e sociale: il p. nella letteratura italiana del secondo dopoguerra”.

Mi accorgo così che questa parola, e il concetto in essa contenuto, hanno fatto parte per quasi un secolo, della cultura di sinistra, ma non della sinistra di Renzi - l’Ulisse democristiano presentatosi sotto mentite spoglie come cavaliere di un socialismo liberale – ma della sinistra più becera e ortodossa, quella di provenienza sovietica, per intenderci. E passi pure che possa scagliarsi contro il populismo il giovanotto trapocoexrottamatore, ma che ce lo venga a rinfacciare il nostro beneamato Presidente della Repubblica, ex puro comunista di lungo corso, ci sembra proprio che si sia scambiata la notte per il giorno. Vero è che la vecchiaia, a volte, fa brutti scherzi oppure ci fa ricredere su verità che sembravano Vangelo – e io ne sono una testimonianza diretta, perché ho dovuto ricredermi su tante finte verità – ma non credo sia il pentimento per una dottrina professata fino all’89, a denigrare di populismo quella parte politica che cavalca la protesta a oltranza contro questo modo di governare un popolo e, riguardo all’Europa, i popoli...

Con questa Europa e con i governanti attuali e le regole che si è date, le Nazioni aderenti andranno a picco perché saranno fuori dai mercati mondiali con la conseguente crescita di disoccupazione e miseria. Questa non è l’Europa dei popoli, della fratellanza e della solidarietà, questa è l’Europa delle banche e degli interessi economici del più potente che prevalgono sul più povero. Non è un caso che stiano sempre più crescendo movimenti che la contestano. Sono movimenti europei fatti di persone perbene, ma soprattutto incazzate, di lavoratori disoccupati, di gente comune che vede giornalmente scemare valori e culture, che in nome di una falsa integrazione, vengono posti in soffitta per far posto a nuove pseudoculture di stampo islamico.

Per non parlare delle vergogne che assillano e affosseranno l’Italia ancor di più e il solo fatto che se ne parli e si voglia combatterle duramente diventa populismo. Ebbene, propongo di fare, alle prossime elezioni politiche, il partito dei populisti. Vergognarsi e combattere la corruzione, il clientelismo, l’affarismo politico, l’evasione fiscale, la burocrazia, l’iniquità di Equitalia, l’Inps che dopo cinque mesi e mezzo non risponde - dopo innumerevoli richieste - a un tuo sacrosanto diritto, la malversazione, le mafie di tutti i tipi, la disoccupazione, la povertà… tutto questo è populismo? Mi onoro di sentirmi populista. Che queste siano battaglie cavalcate da Grillo o da Salvini o dalla Meloni o da chiunque altro, a me interessa soltanto che siano vinte per uscire fuori dalla palude. E se i populisti le vincono Viva il Populismo… sarà stato migliore dei nostri non votati governanti in doppio petto.


lunedì 19 maggio 2014

Quel maledetto Postino...

Chi non ricorda (mi riferisco a persone dai cinquanta in su) con quanto piacere e quanta ansia, fino a qualche tempo fa, si aspettava una lettera, una cartolina, una qualsiasi missiva, insomma, proveniente da persone amate, da qualsiasi parte del mondo, sia in tempo di pace e ancor più quando si era in guerra? La Posta e il Postino fanno parte della nostra storia, raccontano la storia e hanno fatto la storia. Quante volte abbiamo domandato “E’ già passato il postino?”, perché aspettavamo notizie di un fratello, un padre, un amico lontani? Poi, improvvisamente, da una ventina d’anni, il mondo si è rivoltato, la tecnologia ci ha sommerso e ci siamo trovati, da un giorno all’altro, a parlare, a messaggiare e a vedere, in tempo reale, persone che si trovano dall’altro capo del mondo, in un palazzo, per strada, in volo, in una foresta sperduta, così che abbiamo ormai perso tutte quelle sensazioni di ansietà, miste a speranza, quelle emozioni che si provavano quando il Postino, finalmente, ci consegnava una lettera, che cercavamo di aprire con mani quasi tremanti per l’emozione e la felicità.
Bene. Tutto questo oggi è solo un vago ricordo. Se vuoi dire qualcosa a qualcuno, dal telefonino o da qualsiasi altro aggeggio, Aipad Aifon e così via, scrivi un messaggio, il più delle volte in modo strano, per cui “ti voglio bene” diventa un tvb che non è più un sentimento ma tre tasti da pigiare invece dei 14 originari, e se gli vuoi parlare pigi un tasto già memorizzato, senza neanche comporre il numero, e parli con chi vuoi e se ne hai voglia puoi anche vederlo e se stai pisciando chiudi la telecamera. Ecco, oggi siamo arrivati a questo… bello, bellissimo, meraviglioso, progresso e scienza inarrestabili nel cambiare  stile di vita, modo di pensare, di comunicazione del genere umano.
E la Posta?... E il Postino?... Esistono ancora, ma sono cambiati anche loro. Adesso è tutto automatizzato e non arriva più la lettera o la cartolina, ma la posta elettronica, la famosa e-mail, che dopo alcuni istanti è stampata sul computer del destinatario. Del vecchio sistema postale sono rimaste qualche rara cartolina di località esotiche che si spedisce dalla vacanza, ma soprattutto le bollette dei balzelli per cui l’Italia è ormai famosa nel mondo, cioè la luce, il gas, l’acqua, le multe più svariate dell’automobile, l’Imu, la Tari, la Tasi, la Stasi, le Scuse, le Cose, li Tacci Loro e soprattutto… la famosa raccomandata in busta giallo-marroncina di Equitalia, la lettera più odiata dagli italiani.
Ma di questa situazione solo uno ne paga le conseguenze. Ricordate il famoso detto “Meglio un morto in casa che un marchigiano fuori dalla porta”?, poiché il marchigiano di allora era colui che riscuoteva le tasse per conto del Papa. Oggi, in Italia, al Postino non è rimasto altro che la consegna delle bollette delle tasse.
Questo non è un racconto di fantascienza. E’ quello che mi hanno riferito quasi tutti gli italiani che sono venuti a trovarmi a Pazardjik. La cosa che più temono è che l’odiato e incolpevole Postino bussi alla loro porta!... Ed ecco spiegato il motivo di tanti arrivi: qui in Bulgaria il Postino è rimasto quello di una volta… consegna ancora cartoline di Buon Natale e Buon Onomastico ed è ancora piacevole incontrarlo anche se in tasca ha un Aipad ultimo modello.