domenica 13 novembre 2016

Perché e a chi fa paura il populismo?



Populismo… una parola che, negli ultimi anni della nostra vita sociale, è scoppiata come una bomba che tutto potrebbe o vorrebbe distruggere, almeno così dicono coloro che temono la sua espansione. Eppure, analizzandone l’etimologia dovrebbe suonare musica agli occhi di tutti: sprone all’esaltazione del popolo, democrazia quindi, quella vera che viene dal consenso popolare.

In ordine di tempo l’ultimo populista, o almeno il più noto, è nientemeno che il prossimo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Prima di lui, dall’Europa, molti altri politici, nostrani e non: Grillo e Salvini in prima fila a casa nostra, poi il Regno Unito che si defila dall’UE, Le Pen padre e figlia in Francia, Orban in Ungheria e Kaczynski in Polonia, per non parlare di Germania, Olanda, Austria, Slovacchia, Lettonia, Finlandia… tutti movimenti populisti di destra, fatta eccezione per Grillo, che avanzano al galoppo, visti come razzisti, xenofobi e neo-nazisti dai governi istituzionali in carica. Anzi, alcuni di questi come Ungheria e Polonia e prossimamente forse Austria, già saldamente al governo, votati democraticamente da maggioranze elettorali “populiste”.

La domanda sorge spontanea, direbbe Antonio Lubrano: Cosa sta succedendo all’Occidente? Sta davvero tornando un’ondata di revanscismo? E se così fosse, come mai sono tanti popoli e tante nazioni con storie e culture diverse, a sollevarsi contemporaneamente?

Quello che oggi preoccupa di più le democrazie occidentali è l’elezione, contro ogni logica previsione, di questo ricco cafone americano che - pur non essendo un politico – è riuscito a trascinare dalla sua parte un popolo variegato che va dal ricco professionista al commerciante per finire all’ultimo afroamericano o emigrato ispanico.
 
Ricordiamo tutti cosa era l’Europa prima che si chiamasse Unione Europea: un continente per tante nazioni. Per mille motivi che erano anche giusti, alcuni illuminati statisti del dopoguerra hanno posato le basi per un’Europa che sognavano unita sotto un’unica bandiera, un unico governo, un’unica moneta, un unico esercito: gli Stati Uniti d’Europa. Cosa ne è stato di quel progetto? Sta sotto gli occhi di tutti. Non può essere questa l’Europa sognata. Un’accozzaglia di burocrati e politici rinchiusi nel palazzo, lontani dalla gente e dai loro reali bisogni, che tirano, ognuno, acqua al proprio mulino, con un cocchiere teutonico che vuol guidare la diligenza come fosse proprietà personale, da un fosso all’altro, perdendo per strada i passeggeri con i loro bagagli, con il rischio continuo di finire in un burrone.

Trump negli States e i sunnominati populisti in Europa, hanno saputo cogliere lo scontento generale causato da una globalizzazione e un’economia bancaria virtuale che ha svuotato le tasche della gente, impoverendo il ceto medio e portando alla miseria il già povero. Partendo da queste premesse è anche facile attecchire, con l’assicurazione di riportare tutto a dimensione umana, creando lavoro soprattutto e possibilità di vita almeno decorosa ai popoli.

Nonostante queste temute avvisaglie e il malcontento crescente, questa Unione Europea, diventata Europa delle banche, ancora si interroga sul perché di questo populismo crescente, lo combatte, lo infanga e lo addita al pubblico ludibrio, ma con armi sempre più spuntate. I suoi tecnoburocrati non hanno capito che i cittadini non condividono la loro politica economica, sociale ed estera, non sopportano la loro supponenza, vogliono lavoro e certezze, quelle – purtroppo – che questa Europa non sa dare. Mai erano stati anni così bui dal dopoguerra a oggi, mai tanta incertezza nel futuro. Non si accorgono che stanno fallendo in tutti i campi. Ma invece di recitare il mea culpa per la loro proterva inettitudine, tacciano di populismo quei Masaniello che arringano il popolo – sempre democraticamente - a cambiare governo, senza accorgersi che oltre questo populismo ci sono soltanto le barricate o la rivoluzione, ma con molto spargimento di sangue.

Trump, nel corso della sua campagna elettorale contro la Clinton, è stato tacciato di populismo. Una volta eletto presidente, un’ondata di proteste sta percorrendo tutto il Paese. Quelli che una settimana prima gridavano al populismo, una volta scesi nelle piazze sono accusati di essere populisti. Sono le varie sfaccettature del populismo, che - come il dottor Jekyll e mister Hyde - cambia volto a seconda di chi scende in piazza.

Per concludere, a chi fa paura il populismo? Ai poteri forti, alle banche d’affari, all’economia virtuale, alle borse, alle caste, alle multinazionali, ai burocrati, ai governi che non riescono a trovare condizioni sociali accettabili per il loro popolo. Non avendo la palla di vetro non so se questi trascinatori di popolo riusciranno a trovare il bandolo della matassa per noi pensionati, per i giovani in cerca di occupazione, per milioni di disoccupati, per le imprese che continuano a chiudere. Ma per i popoli in continua sofferenza sono l’ultima possibilità di salvezza, sperando che non sia mal riposta.