venerdì 31 maggio 2019

Bulgaria: da qui all'eternità



Sotto il titolo del mio blog Italia-Bulgaria solo andata, c’è un sottotitolo - nel giornalismo chiamato catenaccio - che dice “Pensieri e riflessioni in libertà sull’Italia che ho lasciato e sulla Bulgaria che mi ospita”. Oggi mi sono affiorati questi pensieri e riflessioni in libertà, a dire il vero non proprio piacevoli ma realistici, e ho deciso di esplicarli e rendervene partecipi perché, purtroppo, fanno anch’essi parte della nostra vita. Una signora bulgara, infatti, mi ha telefonato dicendomi che il marito, un pensionato italiano nostro assistito, è deceduto, per cui chiedeva lumi su cosa fare per richiedere la pensione di reversibilità. E’ la legge dei grandi numeri. Nel 2006 queste erano notizie rare, ma gradatamente negli anni sono divenute sempre più frequenti. 

Quando sono arrivato in Bulgaria, a 65 anni, ero gasato all’ennesima potenza, sia per le forze che allora mi sorreggevano che per la scoperta di quello che mi è sembrato un nuovo mondo, un mondo che per me – così come per tanti altri pensionati – è stato un’àncora di salvezza. Ma gli anni passano, e quando si è anziani sembra che trascorrano doppi, per cui sempre più spesso, nella nostra mente, si appalesa un futuro ansiogeno ed incerto. Incertezza non economica, perché fortunatamente in Bulgaria si è molto attenuata, ma incertezza della vita. 

Purtroppo, a questa nostra condizione non possiamo sottrarci, e anche se non lo diciamo apertamente, in cuor nostro pensiamo spesso a quando arriverà la nostra ora. E’ l’epilogo della commedia umana, tanto naturale quanto ineludibile: si nasce per morire, nulla è eterno. Le statistiche dicono che il ciclo della nostra vita si è allungato, ma noi siamo arrivati qui già in terza età o quasi. Quando dico noi mi riferisco, naturalmente, ai pensionati. Qualcuno di voi in questo momento avrà portato le mani tra le gambe, mentre la mia mano destra tira fuori indice e mignolo... 

E rifletto su quanto l’umanità faccia – durante questo viaggio terreno – per emergere, per arricchirsi, per migliorare, per sopravvivere o sopraffare e quanto altri debbano soffrire per colpa di quest’ultima, per poi ritrovarsi insieme, quando la vita ci lascia, sotto due metri di terra. Una volta passati nell’aldilà quanto contiamo ancora? Chi si ricorderà, dopo qualche anno – per non dire di meno – di noi? Voglio essere benevolo e dire i nostri figli, la nostra compagna, qualche altro parente o qualche amico, ma poi finisce lì. Oppure, talora, esce fuori un amico che dice: ti ricordi di…? Che tempi! 

Arriveranno gli anniversari a risvegliare il ricordo, sempre se chi resta se ne ricorderà. Esistono sempre le eccezioni, naturalmente, perché ci sono persone che per meriti scientifici, artistici, sociali, morali, culturali o criminali e via dicendo passeranno alla storia, ma il 99,9 per cento di noi finirà nel dimenticatoio. 

Alle ricorrenze ci vengono in aiuto, oggi, i social network, rammentando agli iscritti gli onomastici, i compleanni, gli eventi e tutto quanto concerne il nostro quotidiano. Per cui chi, per esempio, è su Facebook, ha la certezza che la sua persona sarà ricordata agli altri amici, reali e virtuali, in occasione del compleanno o di altri eventi particolari. Per completare il servizio bisognerebbe consigliare a Facebook di escogitare il modo per ricordare a questi ultimi la data dell’amico che ci ha lasciati. Così facendo automatizziamo la nascita, il corso della vita e la morte. La tecnologia, in un mondo che corre all’impazzata, forse per un attimo riuscirebbe a frenare le nostre corse aiutandoci a ricordare un amico, un parente, una persona cara che ci ha preceduto. 

Perdonate l’argomento abbastanza triste, ma quando, sempre più spesso, si ha notizia di connazionali che lasciano questa vita terrena, viene spontaneo pensare che noi siamo ancora dei fortunati. Amen. 













sabato 11 maggio 2019

Incentivo al non-voto per le Elezioni Europee


Stanno arrivando i certificati per le prossime elezioni dei membri del Parlamento Europeo. A me e ad altri connazionali a Pazardjik è arrivato ieri. Il volume della busta mi ha lasciato molto perplesso per la sua esiguità. In occasione di altre elezioni è sempre arrivato un bustone con la scheda e i candidati e l’altra busta già affrancata dove mettere la scheda e spedire alla nostra Ambasciata a Sofia. In questa occasione, invece, la lettera/certificato ci invita, per venerdì 24 e sabato 25 maggio, a recarci a Sofia presso la Cancelleria consolare per esprimere il nostro voto. E' la ripetizione esatta di quanto è già avvenuto nel 2014. Questa volta, però, non telefonerò per chiedere conferma.
Ripeto: posso essere perplesso? Le ragioni di questa mia perplessità sono molteplici, ma la prima che mi è venuta in mente è stata la solita: “Perché non vogliono farci votare?”. Perché solo per le elezioni europee ci costringono a non votare? Chi detta queste regole sul modo di votare per i residenti all’estero? Se vengono dai nostri governanti sono regole contorte e cervellotiche, se vengono dall’Europa e l’Italia le accetta è solo perché in quel consesso, evidentemente, contiamo quanto il due di coppe quando regna spade.
Non so le situazioni nelle varie nazioni dove risiedano italiani, né quale età abbiano, né se siano operatori commerciali o pensionati. Io guardo il mio piccolo orticello da pensionato, che in verità poi tanto piccolo non è, vedo le cose sotto questa veste, e credo sia molto difficile pensare che in Bulgaria si possa arrivare a una percentuale benché minima di votanti, rendendo anche penosa e umiliante l’apertura del Consolato e degli addetti per poter permettere la votazione a quattro gatti. Perché questa sarà la percentuale, raggiunta soprattutto grazie ai residenti nella capitale Sofia, che possono anche permettersi di andare a votare alla stregua di una passeggiata in centro.
Anche noi a Pazardjik, a dire il vero, andare a votare potremmo considerarla una gita estemporanea fuori porta, ma noi distiamo solo 100 km. di autostrada da Sofia. Pensate invece a chi dovrebbe (dico dovrebbe e non dovrà) sobbarcarsi un viaggio di 500 km. da Varna o 400 da Burgas o 150 da Plovdiv, per non dire di 300 o 280 e così via di altre città dove siamo residenti, che sono solo quelli di andata e poi ci sarebbe il ritorno, oppure – se un anziano minimo 70enne non se la sente – prenota in un albergo e riparte il giorno dopo. Questo viaggio, naturalmente, fatto in auto su strade bulgare (non me ne vogliano gli amici bulgari), oppure in treno o in pullman, come fosse una gita goliardica. E non voglio neanche parlare dei costi di viaggio, tutti a carico del ricco pensionato esiliatosi in Bulgaria, che vorrebbe cambiare questo nostro continente
Ve la immaginate una scena del genere? A me disgusta solo pensarlo. Ognuno, poi, trarrà le proprie conclusioni, ma di certo questa non è la premessa per creare quell’Europa solidale e unita che tutti i politici di qualsiasi colore sbandierano.
E’ rimasto qualcuno con un po’ di sale in zucca? Esca fuori e ci dica per quale motivo non vogliono farci partecipare alla costruzione di questa Europa che è anche nostra. Io intanto continuo a protestare, sperando che alla lunga questa mia protesta abbia un seguito e un risultato positivo. E continuo a gridare:
PERCHE' NON VOLETE FARCI VOTARE?