mercoledì 8 luglio 2015

Amo la Grecia e odio la Germania


Nel precedente post dicevo che il 6 luglio è stata una bellissima giornata ma rimandavo la notizia che veniva dalla Grecia. E quale è stata la notizia che ha allietato la mia giornata? Ne sta parlando tutto il mondo e certo non saranno queste poche e povere righe a renderla più eclatante. Il 6 luglio si è ripetuta, contro ogni aspettativa, la vittoria del piccolo Davide contro il gigante Golia. La piccola e derelitta Grecia alza la testa e dice no a questa Europa che non è quella dei popoli e delle patrie, ma semplicemente e crudamente quella delle banche e degli affari. Questa Europa che sta tradendo le aspettative di 500 milioni di persone, che da questa unione si aspettavano, prima di ogni cosa, un lungo periodo di pace e condizioni di vita migliori, un benessere cui tutti hanno diritto e che invece una ottusa politica del rigore, decisa da un solo membro, sta portando alla indigenza milioni di cittadini.

Cosa succederà ai greci nei prossimi giorni e nei prossimi anni? Arriverà la vendetta per aver disobbedito alla maestra? Non lo so, ma io tifo per questo popolo che ha avuto il coraggio di sfidare il mostro. Mi piace questo Tsipras e mi piaceva anche Varufakis, uomini di sinistra con i quali non condivido tante idee, ma che hanno convinto il loro popolo ad alzare la testa. La Grecia, per il suo disastro economico, ha una infinità di colpe, ma non si può affamare un popolo per le politiche sbagliate di burocrati e politici con la pancia piena.

Tifo per Tsipras perché, come me, ha abbandonato la cravatta che i burocrati europei usano per strozzare le nostre speranze e quelle dei nostri figli.

Tifo per Tsipras perché è greco ed erede di un popolo che ha civilizzato il mondo.

Tifo per Tsipras perché è riuscito in un’impresa cui nessuno dei “cagoni” nostrani credeva e si augurava: dire no alla prepotenza e ai “terroristi” economici.

Tifo per Tsipras perché ha respinto, solo con l’arma di un voto democratico, l’oppressione tedesca.

Tifo per Tsipras perché ha avuto il coraggio di mostrare che si può vivere anche senza euro.

Tifo per i greci perché sono un popolo aperto, cordiale, allegro, nostrano.

Odio la Merkel perché vuole sempre comandare in una tavolata con 28 commensali, ordinando per tutti salsicce, wurstel e crauti.

Odio la Merkel perché, oltre ad essere una culona di berlusconiana memoria, sicuramente è anche una scorreggiona a tavola, come tutti i tedeschi.

Odio la Merkel perché se le applicate due baffetti somiglia spiccicata al defunto Adolf.

Odio la Merkel perché, avendo perso con i carri armati tutte le guerre, vuole soffocare e sottomettere l’Europa con la sua politica teutonica, fatta al passo dell’oca e conti a posto come il cubo del letto nelle caserme.

Mi sta sulle palle Holland, socialista votato al più becero capitalismo, perché ridotto a fare il lacchè della Merkel, pensando di essere ancora il rappresentante di una grandeur che non esiste da parecchio tempo.

E non sopporto più questo Renzi, che dopo essere entrato con gli scarponi per spaccare tutto e rappresentare l’Italia come terza potenza economica europea, si mette le ciabatte di velluto per andare ad ossequiare la Merkel, che non lo assumerebbe neanche come commis ai piani. Ricordo che un giorno Krusciov, in una seduta delle Nazioni Unite, si tolse una scarpa e cominciò a batterla sul tavolo che aveva davanti. Non fu una bella scena, ma ebbe il suo effetto. Se anche il nostro Presidente del Consiglio, invece di mettere le ciabatte, venisse a Bruxelles con gli scarponi e cominciasse a sbatterne uno sul tavolo, forse qualcuno si accorgerebbe che anche l’Italia fa parte dell’Europa Unita, anzi ne è stata nazione co-fondatrice primaria. Si dovrebbe ricordare di essere portatore delle istanze di 60 milioni di italiani, non di coglioni.

Amo quell’Europa che sognavo potesse essere. Odio questa Europa che non ha nulla di “Unione”. Per unire tanti popoli diversi non basta creare una moneta. Bisogna creare una politica estera comune, un esercito comune, leggi comunitarie possibilmente valide per tutti e senza potentati dietro, solidarietà ed accoglienza comuni, prendere tutte quelle misure che creino benessere a tutti pur nella diversità di ciascun popolo. L’Europa che vedo è stata creata da una matrigna che rilascia i suoi favori ad alcuni figli, lasciando nudi quelli che reputa siano suoi figliastri.

lunedì 6 luglio 2015

Anche i bulgari vogliono “Scoprire la Bulgaria”


Due storie belle ma totalmente diverse. Sono avvenute oggi 6 luglio, la prima a Pazardjik e la seconda in Grecia. Di quella greca ne parlerò domani, mentre mi piace soffermarmi su quella bulgara. Sabato pomeriggio mi telefona Pepsi Cola, così chiamiamo la nostra amica Petya, fioraia al pazar. Mi passa al telefono un ragazzo che, in modo un po’ goffo e timido, mi dice che vorrebbe acquistare due copie del mio libro Scoprire la Bulgaria. E’ tardi e domando se è possibile vederci lunedì alle ore 12.00 sempre da Petya. Mi risponde che va bene perché starà a Pazardjik dalla nonna per tutto il mese.

Trafelato perché in ritardo, arrivo oggi all’appuntamento da Petya che mi accoglie, come sempre, con un caldo abbraccio, seguito da due casti baci di benvenuto. Accanto a lei un’anziana signora bulgara e due bei ragazzi che concludo subito debbano essere i nipoti. Ci salutiamo cordialmente, la signora pronunciando solo qualche parola in italiano, mentre con i ragazzi intavolo subito un dialogo nella nostra lingua. La signora tiene in mano una copia del mio libro che non ho capito da chi possa averlo avuto. Tiro fuori i miei due libri e li porgo ai ragazzi, poi la nonna, subito seguita dai nipoti, mi chiede di fare un autografo sul frontespizio del libro. Con fare serioso, da grande scrittore di best-sellers, firmo tutti i libri, uno con dedica particolare per l’amico che lo riceverà al loro rientro in Italia.

Li vedo felici e contenti di potermi conoscere personalmente, perché mi hanno visto nel servizio delle “Iene” su Mediaset e mi ammirano molto… potenza della comunicazione!!! Diventare famosi e ammirati per esser stati costretti ad autoesiliarsi in Bulgaria a sopravvivere con la propria pensione, lasciandosi dietro anche i balzelli di Equitalia!! Martin dovrebbe avere circa 16-17 anni, mentre Mario, il più piccolo, ne ha 14. Arrivano dalla provincia di Milano, dove – da bravi ragazzi lumbard quali sono – studiano proficuamente. Vengono tutti gli anni a trovare la nonna a Pazardjik. Domando dei genitori, mi dicono che quanto prima verranno anche loro ed esprimo il desiderio di conoscerli, così che lascio loro il mio numero di telefono.

Poi, inaspettata, arriva la sorpresa. Domando loro chi dei genitori sia italiano e chi bulgaro e tutti, con un sorriso, mi rispondono che sono tutti e due bulgari. I genitori sono emigrati in Italia circa vent’anni prima e adesso vivono tutti in Italia, loro - i ragazzi - sono nati in Italia e praticamente sono italo-bulgari, perfettamente inseriti nel tessuto sociale, culturale ed economico italiano.

Rido e sorrido al pensiero di un mio vecchio post intitolato “Emigranti italiani al contrario”, nel quale descrivevo la condizione venutasi a creare, di bulgari che emigrano in Italia per cercare lavoro e migliori condizioni di vita e di pensionati italiani che, per vivere decorosamente, emigrano invece in Bulgaria. Le parti si sono invertite. E sono doppiamente felice che io, emigrato italiano, debba spiegare e far scoprire “la mia Bulgaria” a ragazzi bulgari che vivono in Italia e arrivano in Bulgaria a trascorrere le loro “ferie” da turisti italiani.

La nonna mi chiede se pubblicherò il libro in lingua bulgara, perché per lei è un po’ difficile leggerlo e capirlo. Le rispondo che non posso, perché la Bulgaria la devono scoprire gli italiani, mentre i bulgari, invece, già la vivono, e anche con molte difficoltà. Ci lasciamo con la promessa di farmi conoscere, quando arriveranno, i loro genitori bulgari, sicuramente molto più integrati in Italia, di quanto io possa esserlo in Bulgaria, a cominciare dalla lingua.