domenica 24 maggio 2015

Abiturienti, ovvero i disoccupati bulgari di domani


La prima volta che mi sono imbattuto in questa festa, ho pensato subito a un matrimonio, restando sbalordito quando, andando a fare una passeggiata a Plovdiv, vedevo arrivare davanti all'Hotel Trimontium lussuose automobili e limousines, dalle quali scendevano splendide ragazze e ragazzi vestiti con abiti da cerimonia, festanti e “caciaroni”, e s'imbucavano nell'Hotel, non prima di aver mostrato alla piazza, le ragazze, tutto quello che di buono e bello si portavano addosso. Sembrava la passerella del Festival di Cannes trasferita a Plovdiv. Bene, quello era l'inizio della festa degli Abiturienti.

Gli abiturienti sono, in Bulgaria, i nostri diplomati in Italia. E' normalissimo che alla fine di un percorso della vita si festeggi per l'obiettivo raggiunto, anche perché bisogna ripartire, subito dopo, per scoprire come “sa di sal lo pane altrui e come è duro calle lo scendere e salir per l'altrui scale”. Si festeggia in Italia e si festeggia in Bulgaria, ma non si possono fare paragoni. Quello che succede qui è paragonabile a un fastoso matrimonio. Se la Bulgaria, come dicono le cronache, è la nazione più povera d'Europa, chi vede per la prima volta questa festa, penserà che i bulgari navighino nell'oro. Penso, anzi ho la quasi certezza, che i genitori meno abbienti s'indebitino ben bene. Vestiti, limousine, ristorante per tutti gli invitati. A fronte di ciò, come è normale, parenti e amici si prodigano nel cucire addosso all'abituriente un abito fatto di carta-moneta. Gli servirà da viatico per la strada che dovrà percorrere già dal giorno dopo, che non sarà di certo in pianura e ancor meno in discesa.

Non voglio portare il discorso né in politica e neanche nel sociale o in economia, ne mastico poco e potrei dire qualche sproloquio; ma un dato è certo: l'Europa – questa Europa - ci sta facendo stringere la cinghia fino ai buchi dell'anoressia. Migliaia di pensionati stanno risolvendo il problema della sopravvivenza emigrando in nazioni dove il costo della vita lascia loro un po' di dignità, e uno di questi luoghi è la Bulgaria, ma il dramma vero lo stanno vivendo i nostri giovani, siano essi bulgari, italiani o di qualsiasi altra nazione. La percentuale di disoccupati cresce, fra loro, in maniera vertiginosa e quelle che dovrebbero essere le nostre forze produttive del domani, si rivelano invece braccia inerti incapaci persino di formare una famiglia, colonna portante di una società che aspira a un futuro.

Se non cambia la politica miope di questa Europa, se non si mettono al bando gli egoismi nazionali, se manca la solidarietà e un'economia mirata per ognuno dei membri di questa cosiddetta Unione, se non c'è un progetto mirato al benessere comune, questa Europa dei call center non ha motivo di esistere. Con il prezioso “pezzo di carta” di una volta, oggi sia gli abiturienti bulgari che i diplomati italiani, non possono che andarci al bagno. Non credo che i Padri fondatori sognassero questo futuro per i nostri figli.