lunedì 18 marzo 2024

Del Patriarcato e della sua continuazione senza fine

 

Voglio anch’io parlare di quello che ormai è passato sotto la voce “Patriarcato” su tutti i giornali, telegiornali e programmi di approfondimento, e mettere qualche puntino sulle “i”, per specificare senza ipocrisie e dal mio punto di vista personale, perché questo fenomeno sarà difficile e quasi impossibile da estirpare. Sembra che tutti abbiano una soluzione al problema, ma questo invece di scemare si aggrava. Disagio sociale, postumi del covid, gelosia?

Ogni volta che in Italia si commette un femminicidio, dopo tutte le solite sacrosante condanne, la parola finale è sempre “mai più… mai più…”. La vicenda più eclatante è stata l’assassinio della povera Giulia Cecchettin, che ha suscitato un’eco clamorosa in tutta Italia, la commozione di un intero popolo, con fiaccolate interminabili per dire basta al femminicidio; e qui mi sembra sia stata nominata per la prima volta la famigerata parola: “patriarcato”. Anche e soprattutto da questa tragedia sono risonate assordanti e chiare le parole “mai più”.

Naturalmente anch’io mi associo a questa parola di speranza, perché fermamente convinto che non si possa assistere quotidianamente a queste mostruosità. Ma ero già convinto allora - e continuo ad esserlo oggi – che questi delitti sulle donne sarebbero continuati e continuano e continueranno. Ne sono convinto, non perché abbia la sfera di cristallo, ma perché oggettivamente non ci sono oggi le condizioni perché questo fenomeno possa essere fermato.

Per spiegarne il motivo bisogna partire da lontano, da molto lontano. Tralasciando l’antichità e il medio evo, partendo dall’Ottocento, diciamo che – eccetto rari casi – la donna è stata calcolata dall’uomo come fosse un oggetto, talvolta anche come un animale da poter asservire a proprio uso e consumo. Non è così forse? L’evoluzione della donna nella società moderna è cominciata in occidente circa 150 anni fa, in Italia ancora meno. Ricordiamoci che proprio in Italia la legge che regolava il delitto d’onore è stata abolita solo nel 1981, per cui amaramente si potrebbe dire – guardando dove oggi è arrivata la donna – che abbiamo fatto passi da gigante, perché oggi per la donna, sotto il profilo legale, si è raggiunta una tutela quasi ottimale. Ho detto quasi, perché queste donne devono ancora fare tante lotte per raggiungere la quasi parità maschile.

E adesso mettiamoci, noi uomini, nei panni di chi fino a ieri, per tradizione e per ancestrale cultura, si sentiva il gallo nel pollaio… difficile digerire la pillola… oltretutto siamo per natura gelosi, quindi portati a ritenere di nostra proprietà la moglie, la figlia, la sorella, ed eccoci arrivati alla tragedia… la moglie, la figlia non obbediscono più, vorrebbero essere libere, non essere più considerate come nostra proprietà privata e quindi il femminicidio. Molti uomini protesteranno per questa mia convinzione e forse avranno anche ragione perché, come me, con il tempo, l’età e la cultura, si sono evoluti, ma tanti sono rimasti con un cervello e una cultura ottocenteschi, che minano quanto di buono e costruttivo si sta faticosamente raggiungendo negli anni in favore delle donne.

La notizia buffa, se non fosse tragica, l’abbiamo sentita oggi 18 marzo. Un cinese a Roma che uccide la moglie anch’essa cinese, davanti alla figlia di 5 anni. La prima cosa che mi è venuta in mente è stata: “ma adesso anche i cinesi ammazzano per gelosia? Credevo fossero immuni da questo sentimento”. Poi ho pensato che questo cinese si sia talmente integrato in questa nostra società da prenderne pure i difetti.

Dicevo all’inizio che questi delitti continueranno ancora e ancora, fin quando non si partirà dalla scuola e dalla famiglia a inculcare nei nascituri la cultura del rispetto del prossimo, e i più prossimi sono proprio la famiglia e poi a seguire tutte le altre persone, di qualsiasi razza, colore o religione. Se si seguiranno queste indicazioni seriamente, non a parole o a cartelli da mostrare nelle piazze, cominceremo tra molti anni ad avere meno femminicidi, perché nel frattempo si estingueranno i cervelli ottocenteschi e cresceranno le nuove generazioni formatesi tra scuola e famiglia. Ricordiamoci: solo Scuola e Famiglia potranno estirpare il femminicidio, perché vedremo nella donna solo una persona da amare e rispettare. Nel frattempo continueremo, purtroppo, a contare le vittime e vedere meste fiaccolate al grido di “mai più… mai più…”.





mercoledì 31 gennaio 2024

Le mie perplessità sull'insegnante ILARIA SALIS



Le pagine dei giornali italiani sono piene, in questi giorni, per le immagini trasmesse dall’Ungheria di Ilaria Salis, portata incatenata mani e piedi, davanti a un tribunale che dovrà giudicarla. I giornali dicono, ma io non posso crederci, che rischia 11 o 24 anni di carcere, arrestata per aver aggredito, insieme ad altri, due estremisti neofascisti.

Sono solidale ed esprimo tutto il mio ribrezzo e sconcerto per le condizioni abiette nelle quali - in un Paese europeo, civile e democratico – si possano detenere cittadini e cittadine che si presentano davanti ai giudici, a prescindere se siano colpevoli o innocenti. Se poi si considera il tempo – quasi un anno – di detenzione preventiva, allora divento furioso e dico che le nostre carceri e il nostro sistema giudiziario non sono proprio ultimi. Sono vicino al padre per il dolore che prova e che esprime nel vedere una figlia - brava, bella, ottimi voti negli studi, antifascista, attivista nei centri sociali (così leggo nei giornali), maestra elementare – ridotta in quelle condizioni, e bene sta facendo l’ambasciata, il ministro Tajani e il presidente Meloni a interessarsi della vicenda, che sta scandalizzando l’opinione pubblica italiana, trovando anche larga eco in parlamento soprattutto dagli scranni della sinistra.

Dopo aver detto a chiare lettere che questa ragazza, per nessun motivo al mondo possa essere trattata in modo così animalesco, vorrei fare però anche alcune osservazioni che ogni cittadino pensante o benpensante immancabilmente si pone.

La prima è che vedendo una delle tante foto riprodotte, noto nella ragazza un sorriso smagliante e vincente. Il padre dice che ha perso almeno 10 chili ma dall’aspetto non si vede affatto e se li avesse persi, forse prima era obesa e fisicamente sta molto meglio adesso. Credo che il padre, come tutti i padri, sia disperato per il macigno cadutogli tra capo e collo, ma nella foto della ragazza vediamo una serenità paradisiaca, dovuta forse alla notorietà piovutale addosso all’improvviso, come avesse fatto un 6 al superenalotto.

La seconda osservazione riguarda l’attività e i pericoli che si corrono per ogni attività. La ragazza (leggo sempre dai resoconti dei giornali) la descrivono antifascista ed attivista nei centri sociali, interessata a combattere il degrado e il disagio sociale. Tutto questo le fa onore, perché ogni cittadino è libero di seguire il proprio credo e praticarlo. Ma con tutti i disagiati e fascisti che – a detta della sinistra italiana – vivono in Italia, per quale cacchio di motivo deve andare a rompere le noccioline in Ungheria? Un vecchio proverbio dice che chi cerca trova. A Roma si dice: “Te la sei cercata”.

La terza osservazione riguarda la sua professione. Sempre i giornali parlano di questa insegnante di Monza o di questa maestra elementare, ma nessuno dice in quale scuola abbia insegnato. Personalmente credo che non abbia mai insegnato, perché una vera insegnante o una maestra è difficile vederla partire dall’Italia con un manganello retrattile nella borsa per andare a contromanifestare il pensiero di altri disperati in Ungheria. Né mi auguro che un giorno possa insegnare in una scuola italiana di qualsiasi livello, perché questa ragazza non può insegnare niente di positivo ai suoi alunni, se non come si fa a rompere la schiena agli avversari.

Naturalmente mi auguro anche che sia innocente, che non abbia mai usato il manganello e che venga presto liberata e che questo viaggio le possa servire da lezione nella vita. Chi cerca il lupo prima o poi lo trova, con il rischio di venir mangiato.

L’aspetto positivo in questa triste vicenda, comunque, c'è e le verrà riconosciuto appena tornata in Italia, quando il tam tam mediatico e la sinistra la osanneranno come la nuova martire paladina antifascista da mostrare al proprio popolo. La professione dell’insegnante sarà abbandonata per essere controbilanciata più lautamente nelle loro file. 

Auguri Ilaria, il futuro ti sorride.