sabato 31 maggio 2008

Numero 1: rispetto per la vita

Nella vita penso di essere stato un uomo fortunato, giacché reputo che la fortuna più grande sia la salute. Oggi mi sento particolarmente baciato dalla fortuna ma non riesco a tirar fuori l'ombra di un sorriso.

Viva la Bulgaria, viva i bulgari. Da quando vivo qui sono passato a una dimensione nuova della vita. E' una condizione che si vive dentro difficile a spiegarsi, perché fa parte di una filosofia che pone al centro dell'esistenza umana la parola spokòen (tranquillo).

Gente povera veramente, qui, che affronta la quotidianità con dignitosa serenità, sempre incline al sorriso, all'accoglienza, a festeggiare in ogni occasione; gente laboriosa che intende il lavoro solo come mera componente della vita, come il riposo, la vita sociale, il tempo libero, grati anche di quel poco che hanno. Difficile sentire la parola stress.

Non voglio qui indagare sui meriti e motivi di questa filosofia, mi limito a prenderne atto con la consapevolezza che gradatamente anch'io la sto assimilando. I tempi corrono veloci e non so quanto tempo ancora si resisterà al "voglio tutto". Ecco perché mi sento fortunato.

Ma provo grande amarezza e vorrei essere vicino a quella madre - professoressa di liceo - che in provincia di Lecco, dimentica in macchina la figlia di due anni e va a scuola. Con il risultato di trovarla agonizzante, dopo alcune ore, quando il marito le telefona per avere notizie della bambina che non era stata portata alla babysitter.

Non ho alcun dubbio di quanto amore questa madre possa aver avuto per quella piccina che oltretutto quel giorno compiva due anni, né ho dubbi su quanto strazio e dolore la stia travolgendo. La mia domanda è solo una: come è possibile? E' successa la stessa cosa qualche anno fa a un padre.

Lascio agli addetti ai lavori le spiegazioni del perché possano avvenire, in persone normalissime, apparentemente senza problemi, amnesie e blocchi al cervello che portano a tanto orrore.

Io, pur ignorante di psiche umana, un'idea ce l'ho, ma la tengo per me, perché spero di sbagliare.

Se la civiltà moderna, la tecnologia, il progresso, la qualità della vita, il benessere a cui tanto aspiriamo in questa nostra società, porta a questi risultati, preferisco la povertà e la miseria di madri che custodiscono e proteggono tra le braccia bambini nudi.

Spokòen! - direbbe il bulgaro - Spokòen!, prima di tutto la vita.

giovedì 29 maggio 2008

Lettera ad Antonio Di Pietro


Caro Di Pietro (il caro, naturalmente, è un eufemismo), ho visto e ascoltato il tuo intervento di questa mattina alla Camera. A differenza degli altri intervenuti, il tuo è stato un intervento farneticante, imbastito di odio e rancore, da bastiancontrario a prescindere.
A proposito, ma hai sempre parlato come ti ho sentito questa mattina? Mi sembravi una vettura che sta per finire il carburante. Sai come fa?... prima singhiozza e poi finisce con dum...dum...dum... Dio non voglia che stia arrivando il dottor Parkinson, questo mi dispiacerebbe perché potresti passare dall'indifferenza alla tenerezza. E siccome mi sei antipatico lo devi restare fino in fondo. Mi sei antipatico non "a prescindere" ma per come ti poni, per l'arroganza e la tracotanza tipica del giustiziere.
Tu declami che non vuoi per nessun motivo al mondo metterti seduto accanto a Berlusconi. La questione non sta in questi termini. E' Berlusconi e la maggioranza degli italiani che non vogliono stare vicini a te. Ma chi pensi di essere, il Padreterno?, parli come fustigatore del mondo, uomo al di sopra di ogni sospetto, pubblico ministero a tempo pieno. Rappresenti, invece, solo un misero cinquepercento di italiani che ancora non ti conoscono e tuoni come un vecchio trombone.
Tu hai un solo chiodo nel cervelletto: l'antiberlusconismo. Gli italiani il 13 aprile hanno dato la risposta a te e Veltroni e a tutta la sinistra radicale. E se tu sopravvivi devi solo ringraziare San Silvio e San Silvio deve ringraziarti perché più è attaccato da te più è votato. Grazie a te Veltroni e Co. potrà governare altri cinque anni, con la speranza che possa rimettere in sesto un'Italia che avete distrutto.
Adesso che hai finito il compitino ricordati - da domani - di tornare a ripetizione dalla maestra di italiano; se dovessi mancare a qualche seduta, stai tranquillo, non se ne accorge nessuno e ne guadagna solo il Paese.

mercoledì 28 maggio 2008

Eventi naturali o punizione divina?

Apprendo dai telegiornali che Sharon Stone non è persona gradita in Cina, dove stanno boicottando i suoi film e i marchi per i quali è testimonial.
La Stone avrebbe dichiarato che il terremoto in Cina - che ha causato un immenso disastro con quasi centomila morti e milioni di senzatetto nella regione di Sichouan - è da attribuirsi alla punizione che Dio ha voluto riservare ai cinesi per la loro politica di repressione in Tibet.
Ascoltando la notizia mi ricordo del Myanmar (ex Birmania) che qualche settimana fa è stato investito da un ciclone che ha causato, anche lì, migliaia di morti e distruzione. E così quasi inconsapevolmente mi torna in mente la repressione di quel governo dittatoriale contro i monaci e la popolazione che rivendicano la libertà per il loro Paese. Forse la Stone ha dimenticato questi avvenimenti e penso che anche lì la punizione divina - secondo lei - avrebbe abbattuto la sua mannaia.
E i napoletani - secondo la Stone - di quale orrendo peccato si sarebbero macchiati per essere costretti a vivere e sopravvivere da anni tra camorra, monnezza e discariche abusive?
Mi sorge il dubbio se siano eventi naturali o sia veramente una punizione divina.
Se fosse vera quest'ultima ipotesi, mi permetto umilmente di rivolgere una preghiera a Dio: "Signore, per favore, la prossima volta, invece di guardare terra terra, ti prego di alzare lo sguardo un po' più in alto, lì sicuramente colpirai nel giusto".

lunedì 26 maggio 2008

Antichi sapori... sempre più lontani











Ritorno con la memoria all'infanzia trascorsa a Burgio, un ridente paesino della Sicilia, in provincia di Agrigento (chissà poi perché i paesini sono tutti ridenti!, tra l'altro a quei tempi non c'era molto da ridere). A Burgio sono nato e vi ho trascorso i primi dieci anni della mia vita.
Qualche giorno fa abbiamo festeggiato i 60 anni della Costituzione italiana, ma sinceramente di questo evento non ricordo nulla. Ricordo molto bene invece il capraio che ogni mattina alle sette, percorrendo le strade dissestate del paese, bussava alle porte per vendere il latte. Prima che bussasse mia madre era già affacciata sulla porta perché il suono della campanella al collo delle capre ne annunciava in anticipo l'arrivo.
Quando arrivava davanti alla nostra casa, prendeva per la zampa posteriore una capra, poi piegandosi e poggiando a terra la misura in latta da un litro, cominciava a mungere fino a riempirla di latte che versava, alla fine, nel pentolino che gli veniva porto.
Mia madre lo bolliva e dopo dieci minuti ecco pronta la colazione: una tazza di latte caldo in cui sminuzzava una o due fette di pane fatto in casa, qualche volta indurito di qualche giorno, che non si buttava perché sarebbe stato peccato mortale e perché nel latte si ammorbidiva come fosse fresco; nei giorni festivi, se c'erano, si vedevano i biscotti.
Colazione povera ma ricca, nello stesso tempo, di tutti i grassi e proteine dei quali ogni bambino, a quei tempi, aveva disperato bisogno. Sul piano igienico tutto da dimenticare, su quello proteico nulla a vedere con il latte odierno. Bisogna anche considerare che allora non esisteva la parola inquinamento, smog, diossina, ecc. che oggi avvelena la nostra esistenza.
Quando gli eventi della vita mi hanno allontanato dal paese, non ho più avuto occasione di bere latte direttamente alla "fonte", accontentandomi di quello in commercio nelle latterie o nei supermercati . Per carità, latte ottimo, igienicamente sicuro, sgrassato, lavato, sgonfiato, digeribile e sostanzioso... tutte cose ottime e sane.
Ma da quando vivo in Bulgaria ho avuto occasione di assaggiare sia il latte del supermercato sia quello che trovo ogni tanto in bottiglia, agli angoli di alcune strade e che il capraio vende direttamente e privatamente allo scopo di guadagnare qualcosa in più. In Italia si griderebbe al reato o allo scandalo, qui il bisogno fa chiudere tutti e due gli occhi.
Ogni volta che faccio colazione con questo latte mi sembra di ritornare bambino e un ricordo struggente mi affligge: la perdita del sapore del vero latte, quel sapore che i giovani d'oggi non conosceranno mai. Immergo il cucchiaio nella tazza, lo porto alla bocca, chiudo gli occhi, alzo la testa e godo, gustando un sapore e annusando un odore che da bambino non potevo apprezzare, che oggi mi fa impazzire, e forse domani sarà destinato a sparire anche qui, il paese delle cicogne. Tributo da pagare alla nuova civiltà...

domenica 18 maggio 2008

Paese che vai usanze che trovi

Prima o poi sarebbe accaduto. Anzi, si era già verificato due volte in precedenti viaggi a Sofia, parcheggiare l'auto senza aver acquistato il tagliando di sosta oraria. In tutti e due i casi avevo trovato la vettura prigioniera delle ganasce. Telefonata, arriva il liberatore di ganasce che dietro pagamento di 9 leva le sblocca e tutto finisce lì.
Oggi alle 3,30 del mattino vado a prendere sotto casa Tania per accompagnarla all'aeroporto di Sofia. Tania è una giovane e bella ragazza bulgara che vive e lavora a Roma già da cinque anni. Ci siamo conosciuti insieme al cugino Stoyan e al fratello Bojcio e abbiamo coltivato una bellissima amicizia allargata - da quando vivo in Bulgaria - anche ai rispettivi genitori e parenti. Ogni volta che arriva o parte qualcuno di loro sono sempre pronto a fare da autista accompagnatore.
Partiamo per Sofia fermandoci alla prima stazione di servizio per fare il pieno di gas e prendere il caffè. I cento chilometri di autostrada che ci separano da Sofia li percorriamo ad un'andatura moderata di 100 km/ora. Bisogna arrivare all'aeroporto alle cinque perché alle sei c'è la partenza. Si viaggia con WizzAir, si risparmia, ma gli orari sono questi, prendere o lasciare. Percorriamo un lungo tratto pianeggiante della vallata in cui si trova Pazardzhik, poi inizia un continuo percorso montagnoso fatto di saliscendi che ci porta all'ultima discesa con ingresso a Sofia.
L'autostrada è a due corsie più una di emergenza, il pedaggio non esiste. Viaggiamo tranquillamente anche perché, data l'ora, il traffico è quasi inesistente. Il fondo stradale è alterno: alcuni tratti hanno il manto nuovo e bellissimo, altri invece sono rattoppati fino all'inverosimile e bisogna stare attenti all'insidia delle buche. D'altronde bisogna adattarsi, la strada per l'Europa è ancora lunga.
Alle 4,50 arriviamo alle porte di Sofia. Il percorso è sempre diritto, finisce l'autostrada e inizia la strada cittadina quasi senza accorgersene. Ci sono solo cartelli che indicano velocità massima 60 km/ora. Un poliziotto ai bordi della strada ci intima con la paletta di accostare. Mi fermo e dico a Tania di fare da interprete visto che dopo due anni ancora non capisco un tubo di bulgaro. Il poliziotto chiede i documenti e ci dice che abbiamo superato il limite di velocità. Io cerco di giustificarmi dicendo che andavo a sessanta ma lui mi indica un piccolo monitor che segnala ottantatre (d'altronde il mio contachilometri non funziona). Guarda i documenti, legge compiaciuto il mio nome italiano, poi guardando Tania la chiama "bambina" (forse conosce solo questa parola, o penserà che sia la mia donna, in ogni caso una confidenza che non gli spetta). Tania gli dice che abbiamo fretta di raggiungere l'aeroporto perché deve partire, cercando di commuoverlo. Lasciamo l'auto e ci conduce in un piccolo ufficio dove si trovano altri due suoi colleghi.
Uno di loro prende i miei documenti per iniziare a fare il verbale, poi dice a Tania che la multa è di 150 leva, ma siccome io non sono bulgaro bisogna andare a pagarla agli uffici di polizia e loro mi accompagnano. Inizia allora il mio dialogo con Tania: "Scusa, Tania, io adesso non ho con me 150 leva, pagherò la multa quando torno a Pazardzhik, e poi oggi è domenica". "Cosa vuoi che ti dica, loro mi dicono questo". Allora tiro fuori i soldi che ho in tasca, circa 40 leva, e li mostro. "Io adesso ho questi, se non pago cosa fanno, mi arrestano?". Tania è preoccupata di perdere l'aereo. Tira fuori il portafoglio e mostra 20 euro e la carta di credito. A questo punto uno dei due poliziotti dice a Tania che "va bene, lasciamo perdere, pagate il caffè e andate" e mi restituisce i documenti. Tania lascia sul tavolo i 20 euro (il poliziotto si è rifiutato di prenderli in mano) e nel frattempo l'altro poliziotto telefona dicendo a Tania che ha fatto strappare la foto dell'autovelox. Ci salutiamo, dovisdene, dovisdene, ciao bambina e ci lasciano andare. Mentre andiamo via il terzo poliziotto ci consiglia di andare piano perché più avanti c'è un'altra pattuglia. Ciao ciao.
Arriviamo in aeroporto con ritardo ma ancora in tempo. Saluto Tania che mi raccomanda di stare attento per il ritorno e mi dice "hai capito perché i poliziotti stanno tutti bene?".
Ritorno con la memoria al 1978 quando un divieto di sosta a Sofia mi è costato un pacchetto di Marlboro. Sono passati 30 anni, da allora c'è stata un'inflazione galoppante. In 30 anni da un pacchetto di sigarette a 20 euro, alla fine si accontentano di poco; ma il vizietto ereditato dal vecchio regime è duro a morire. D'altronde, come dice il proverbio,
"Paese che vai usanze che trovi".Mi viene da sorridere pensando che proprio ieri, andando sempre con Tania all'ufficio della motorizzazione di Pazardzhik, ho visto su un cartello appeso a una parete un segnale di divieto con sovrastampato "Ne korupcia" e un numero di telefono per denunciare eventuali tentativi. Ma forse a Sofia non sapevano del cartello di Pazardzhik. Nel frattempo da noi si dice "E l'omo campa", e aggiungo io: "e s'accontenta pure di poco".
Mi consolo pensando a quanto più pesanti sono le "bustarelle" dalle nostre parti. Ma questo è un altro discorso.

domenica 4 maggio 2008

Gli ultimi colpi di coda

Fino a quando abuserai della nostra pazienza?

Era da prevedere. Prima di essere seppelliti dagli italiani e dalla storia, i mostri antidiluviani ancora patiti del socialismo reale sbattono furiosamente la coda nella estrema impossibile difesa di un'ideologia che il mondo ha rinnegato. Solo Cuba e Cina con la forza si ostinano a tenere in piedi una dottrina destinata anche lì ad implodere.
Così che avendo scelto l'Italia la via della moderazione e forse del dialogo costruttivo - ce lo auguriamo tutti - anche nella politica, Santoro e la sua cricca hanno pensato di tirar fuori ancora una volta Beppe Grillo. Quest'ultimo, naturalmente, nei suoi discorsi populisti e qualunquistici getta fango e ingiurie sull'Italia e su qualsiasi politico gli capiti a tiro, a prescindere dal colore.
Ed ecco il tema per Santoro, che essendo stato politicamente decapitato, approfitta del comico e del disagio della gente per tirar fuori (senza apparire) tutto il veleno che ha dentro. Non sa, o non crede ancora, il tapino, che gli italiani hanno voltato pagina e non ne vogliono più sapere di Santori di Travagli di oche Borromee e di altri affiliati a questa setta, predicatori di odio e discordia.
Sfortunatamente per lui una volta tanto qualcuno lo inchioda e così è toccato a Sgarbi svergognarlo e mandarlo a quel paese insieme a quella faccia da ebete che risponde al nome di Travaglio. Petruccioli, presidente Rai, si è limitato a prendere le distanze e censurare la trasmissione. Libertà di pensiero e delle opinioni... Ma cosa aspetta la Rai a dargli un calcione nel culo? anzi in faccia, è la stessa cosa. Questo individuo, da un'emittente pubblica, vuole per forza avvelenare gli animi della gente, che oltretutto paga il canone. Serve un altro editto bulgaro, così passerà per martire dell'informazione? Stavolta Berlusconi non sta in Bulgaria e non si è ancora insediato a capo del nuovo governo. In Bulgaria però ci vivo io che non avendo il potere di cacciarlo dalla Rai, mi riservo però il piacere di dirgli (alla Grillo): Michele Santoro, vaffanculo!!!
Potrebbe sempre andare, questo ragnetto rosso velenoso, a esercitare la sua professione a Cuba o in Cina oppure potrebbe venire qui in Bulgaria a rendersi conto come hanno ridotto questo Paese i suoi amici che prima di lasciare le poltrone hanno riempito le tasche.
Vedrebbe così le case, gli ospedali, le strade, la povertà e la miseria come sono nella realtà, qui come in tutti gli altri paesi ex comunisti. Si accorgerebbe che il disagio di tanti nostri pensionati qui sarebbe gran decoro.
L'unica cosa buona che hanno lasciato i compagnucci sono gli zingari costretti a
lavorare e guadagnarsi lo stipendio a differenza degli zingari parassiti nostrani che arrivano in Italia accolti fraternamente finora dalla sinistra italiana. Qui la popolazione non ha niente di fraterno con gli zingari, convivono sopportandoli, i bulgari nelle loro case gli zingari nei loro ghetti separati. Se delinquono vanno in galera, ma veramente, e scontano tutta la pena, come tutti. Per la sinistra italiana che ama tanto gli zingari, i bulgari sarebbero definiti razzisti, per i bulgari invece è la normalità perché sanno con chi hanno a che fare
Ah!, caro Santoro, se dovessi venire in Bulgaria, ti avviso che qui non esistono i centri sociali, mi dispiace per te. Potresti provare a crearne qualcuno tu.

Colpo grosso del ministro-ombra delle finanze
Il secondo colpo di coda l'ha dato l'ex vice-ministro (in effetti ministro) delle finanze Visco, facendo pubblicare su Internet dalla Agenzia delle Entrate i redditi del 2005 degli italiani, in barba alla riservatezza cui ha diritto ogni cittadino. E' intervenuto a bloccare il sito il Garante della privacy, ma ormai il danno è stato fatto. Visco, con la faccia di bronzo e l'arroganza che lo hanno sempre contraddistinto, ha replicato che è tutto nella norma, perché sono atti pubblici da sempre a disposizione degli utenti negli uffici competenti.
Bisogna ricordare all'ex ministro che sono atti a disposizione di chi per validi motivi ne richiede la visione, che non possono essere buttati in pasto al mondo intero per gli usi anche i più spregiudicati se non addirittura delittuosi. E bravo Visco, ti sei ricordato dei trascorsi comunisti (il lupo perde il pelo ma...). Era doveroso, allora - nei paesi a regime comunista - avere un delatore in ogni palazzo, per scoprire i nemici del popolo. Adesso che anche a te, caro Visco, l'Italia ha mandato un vaffa, invece di scaldare la poltrona del Parlamento, perché non chiedi un portierato ai compagni cubani o cinesi, gli unici paesi che potrebbero assumerti? come referenza potresti dare l'ultima direttiva impartita all'Agenzia delle Entrate. Se dovessero assumerti porta con te anche Di Pietro. Sai che bel respiro per l'Italia togliersi dalle palle due come voi!