venerdì 8 dicembre 2017

Lettera alla signora Ondina, ospite di “Dalla vostra parte” dell’8 dicembre 2017



Gentile (ma non tanto) signora Ondina,

mi creda, mi spiace moltissimo doverle rispondere che lei del problema dei pensionati che fuggono in Bulgaria, non ha capito assolutamente nulla. Mi dispiace, soprattutto, perché penso che, a lume di naso, abbiamo la stessa età. Non posso dirle “capra” perché quello è un epiteto che spetta a Sgarbi e non voglio copiarlo, ma posso dirle che quantomeno è disinformata, se non maleducata. Suppongo anche - ma è una mia opinione personale - che lei sia vedova e posso capirne il motivo. Lei è esacerbata per le vicissitudini che sta vivendo, che conosciamo bene poiché, per non averle volute più sopportare, abbiamo preferito espatriare piuttosto che continuare a subirle. L’età poi, e anche una buona dose di ignoranza o di idiosincrasia per gli uomini, la portano a dire spropositi che non hanno fondamento. Spero tanto che qualcuno che la conosce, possa leggerle questa mia lettera aperta, per farle capire che il problema dei pensionati che fuggono all’estero è molto più serio e drammatico. 

Tutta quella fila di pensionati che lei ha visto, rappresentanti di una piccola parte dei tantissimi che vivono un po’ ovunque in Bulgaria o in altre nazioni, sono persone anziane che vivono lì con le loro mogli, oppure sono vedovi o separati o divorziati, ma che hanno lasciato l’Italia per poter vivere serenamente la loro vecchiaia, negata purtroppo dai nostri governanti, di qualsiasi colore essi siano, perché nessuno vuole risolvere problemi incancreniti da decenni e decenni di allegro governo. 

Questi pensionati, che lei giudica stupidamente in cerca di donnacce, hanno lasciato in Italia tutti gli affetti che una persona normale ha nella vita, figli, fratelli, nipoti, sorelle, cugini, amici. Hanno praticamente lasciato il cuore in Italia, si sono spogliati di tutto e hanno affrontato le incognite di usi e costumi diversi, lingua diversa, religioni diverse, rischiando la solitudine. Lo hanno fatto con mogli al seguito o soli, ma per un motivo semplicissimo: in Italia non potevano più vivere con decoro e dignità, non arrivavano con la pensione a fine mese, mentre qui si possono permettere una vita normale e riescono ad aiutare, talora, anche i figli o fare qualche regalo ai nipoti, cosa che in Italia non avrebbero mai potuto fare. 

Quanto alle donnacce che lei cita, e per le quali – secondo lei – i pensionati fuggono all’estero, pensiamo a quelle di casa nostra invece di parlare di quelle che non si conoscono. Le sue donnacce, cara signora Ondina, sono dappertutto, ed è proprio quelle che noi dobbiamo cercare di evitare. Perché se un pensionato di 65-70 anni è solo e si trasferisce all’estero, non è per cercare le donnacce, ma nel caso una donna che possa fargli compagnia e prendersi cura di lui. Sarebbe difficile per lei, se venisse in Bulgaria, che qualcuno di questi pensionati le proponesse di vivere in compagnia, semplicemente perché è acida e sputa veleno, mentre noi, invece, abbiamo bisogno di affetto e tranquillità.

Con affetto, mi lasci la speranza di non più risentirla e rivederla.

Antonio Tutino, felicemente pensionato in Bulgaria.

lunedì 16 ottobre 2017

A Te Amore

626 giorni… tanti sono i giorni trascorsi da quel 14 novembre del 2015, quando finalmente – dopo 21 anni di convivenza – abbiamo coronato il nostro sogno, quel sogno che avevamo rincorso in tutti questi anni vissuti insieme, con il quale tu diventavi la Signora Mysak-Tutino e io tenevo fede a un giuramento.

Sono trascorsi 23 anni da quella domenica di settembre, quando sei entrata nel mio bar chiedendo un aperitivo e in quel momento ho sentito dentro quel qualcosa che si prova poche volte nella vita. Poi sei tornata nelle domeniche successive e ti ho chiesto il nome. Renata, mi hai risposto con un sorriso, anche se capivi molto poco la lingua italiana. Sei ritornata dopo circa sei mesi e ho sentito impazzire il mio cuore. La prima cosa che ti ho detto è stato: Ciao Renata. Ancora ti ricordi il mio nome?, mi rispondesti. Come potevo dimenticarti? Avevi occupato ogni angolo del mio cuore. Quanti giorni ho aspettato di vederti rientrare e finalmente il miracolo si era avverato.

Quante gioie e quanti dolori condivisi! Su di te si potrebbe scrivere un libro, raccontando le prove alle quali il Padreterno ti ha sottoposto. Le hai superate, anzi le abbiamo superate, pensavo, invece in te hanno lasciato dentro quello strazio e quell’atroce silenziosa sofferenza che mina anche i fisici più forti. Sei stata sempre forte e volitiva e testarda nel dolore, così come sei stata dolcissima e affettuosa nel nostro rapporto d’amore, perché il nostro è stato amore vero, quello che si sente fin nelle ossa, malgrado gli anni che ci dividevano. Quanti fantasmi abbiamo cacciato via insieme, quante prove abbiamo dovuto superare!

Mi hai seguito volentieri in Bulgaria, quando ho capito che in Italia non poteva più esserci posto per noi. Avresti potuto dirmi di andare in Polonia, la tua patria, dove avremmo potuto vivere insieme forse meglio, ma a te importava solo una vita accanto a me. Abbiamo vissuto in simbiosi, anche qui tra gioie e dolori, tutti i momenti che la vita ci riserva. La differenza negli anni mi ha portato, nel tempo, a vivere e operare pensando solo al tuo futuro, prevedendo l’ordine naturale della vita. Invece mi hai lasciato così... senza una parola, senza un lamento, nel pieno della vita e degli anni, tu che avresti dovuto essere di sostegno ai miei acciacchi e alla mia vecchiaia. Quando finiranno le mie lacrime? Come posso comprendere e accettare questa condizione? Aiutami tu, amore mio… fammi capire quale dovrà essere il mio percorso.

Ricordi come ti chiamavo? Kocia… gatta per i polacchi, perché eri talora graffiante, ma anche amorosa e carezzevole quando eri “fusaiola”. Oggi che sei partita per la tua terra, ringrazio Iddio per averci lasciato ancora due mesi nella nostra casa che amavi tanto. L'ultima rosa rossa che ti faceva compagnia appassirà nel tuo ricordo. Mi rimane solo Chicca, la nostra kotka bulgara, alla quale riserverò tutte le mie cure pensando a te, per averne in cambio quelle strusciate tipiche dei gatti, ed illudermi ancora che mi stai accarezzando e mi sei vicina.

A presto, Kocia, immenso amore della mia vita. Kocham cię.



venerdì 21 luglio 2017

Lettera al dottor Tito Boeri sulle nostre anomalie



Egregio dottor Boeri,
leggo, come tanti italiani, la sua relazione annuale presentata ai nostri rappresentanti in Parlamento. Lei è il presidente dell’Inps, e chi più di lei può analizzare l’andamento dei nostri conti rapportati con il lavoro degli italiani, in termini di contributi che entrano e di pensioni che escono? La sua relazione è stata lunga e particolareggiata, e come tutte le relazioni, hanno bisogno, poi, di essere analizzate e valutate. A me, che sono solo un pensionato neanche tanto ferrato in materia di pensioni, è rimasta impressa la parte relativa a quella che lei definisce una “anomalia” tutta italiana, relativa ai pensionati che fuggono all’estero. 

Le vorrei fare un altro appunto, dott. Boeri. Lei è il responsabile primo dell’Inps e a lei, quindi, compete illustrare il lavoro dell’Istituto e la sua gestione sotto il profilo economico. Ma chi l’autorizza a commentare, con i suoi pareri personali, quello che è compito del Parlamento o del governo? Indubbiamente, questi ultimi, non sono affatto esenti da colpe, anche gravi, che hanno accumulato da quando è nata la Repubblica, ma resta il fatto che i suoi commenti sono da politico e non da amministratore. A lei compete il compito di illustrare lo stato delle cose aggiornato. Se vuole candidarsi al Parlamento, si prepari perché tra non molto, finalmente, si voterà, e allora conosceremo meglio le sue attitudini a legiferare e a quale partito fa riferimento.

Nella sua analisi vi sono molti punti di ragionevole preoccupazione e altri dai quali mi permetto di dissentire, come tantissimi italiani che hanno letto le sue dichiarazioni.

Sono d’accordo con lei, per esempio, sulla anomalia tutta italiana, come lei dice, di 373.000 pensioni pagate all’estero. E’ vero, è una grandissima anomalia, perché un pensionato italiano che ha lavorato una vita, non deve essere costretto ad emigrare all’estero, per poter vivere gli ultimi anni della sua vita con la dignità e il decoro che dovrebbe essersi conquistato con tanti sacrifici. 
E’ una anomalia, per esempio, che a fronte di quanti espatriano per disperazione, vi siano pensionati che incassano, in un mese, quanto un normalissimo pensionato incasserà in più di quattro-cinque anni. 
E’ una anomalia che la nostra classe politica guadagni una barca di soldi mentre è in carica e ancora di più quando va a casa, tra vitalizi e pensione futura, dopo aver lavorato (si fa per dire) anche un solo giorno. 
E’ una anomalia il costo abnorme di tutta la classe politica e i benefit che li accompagnano, che qualunque pensionato o normale cittadino mai sogna di poter avere. 
E’ una anomalia dimenticarsi di 350.000 esodati, che restano senza pensione, salvo poi, negli anni, lentamente, rientrare con gravi perdite, nei loro diritti. 
E’ una anomalia vedere la maggior parte dei nostri ragazzi laureati, espatriare per trovare un lavoro all’estero, così come è una anomalia sentire dichiarare a un ministro del lavoro che alcuni di questi è meglio non averli tra i piedi. 
E’ una anomalia che manager e banchieri disonesti possano mettere sul lastrico migliaia di cittadini e far sborsare allo Stato miliardi di euro per salvare le banche che hanno affossato, e vedere che costoro continuano imperterriti a vivere una vita beata senza aver fatto un giorno di galera. 
E’ una anomalia vedere un clandestino accoltellare un poliziotto e dopo due giorni essere libero. 
E’ una anomalia avere più del 40% dei giovani disoccupati. 
E’ una anomalia avere la tassazione più alta d’Europa. 
E’ una anomalia essere secondi in Europa per la corruzione, che generalmente collude con la politica a danno della collettività, con un costo di miliardi di euro per le casse dello Stato. 
E’ una anomalia impiegare migliaia di agenti di scorta e mezzi dello Stato per la protezione di politici ed ex politici per tutta la loro vita. 
Sono una anomalia i lauti vitalizi che partono dallo Stato per arrivare alle regioni. 
Mi fermo perché le anomalie italiane sono infinite.

Condivido con lei, dottor Boeri, anche se anche qui ho le mie perplessità, che gli emigranti che lavorano nel nostro Paese sono una ricchezza. Ma certamente penso che lei si riferisca a un emigrante regolare, che ha un permesso di soggiorno, lavora e paga le tasse. Ma insieme a questi emigranti “regolari” circola una marea di disgraziati clandestini che lavorano in nero, soggetti dal caporalato a regime di quasi-schiavitù. 

La signora Boldrini, travisando una sua dichiarazione, afferma che gli emigranti sono il nostro futuro e una risorsa per il nostro Paese, ma lei si riferiva agli emigranti regolari, mentre questa signora si riferisce ai quasi 200.000 disperati che nei primi sei mesi di quest’anno sono sbarcati nei porti siciliani calabresi e pugliesi. Quelli sono una risorsa, davvero ingente, per tutti gli affaristi che girano intorno a questo business, comprese le ONG, della cui solidarietà umana non sono affatto convinto, perché hanno troppo interesse a raccoglierli perfino sulle coste libiche, fungendo da ancora di salvezza e richiamo per questi disgraziati, disposti a rischiare anche la vita per sbarcare da noi.

Mi scusi, dottor Boeri, se entro nella sua privacy, certamente in mala fede, ma penso sia una anomalia tutta italiana anche il suo stipendio, che sicuramente non raggiungerà quello del suo predecessore, che si permetteva altri 24 incarichi, oltre a quello di presidente dell’Inps. Mi perdoni, ma qualcosa mi rode dentro e mi sono fatto sfuggire questo sgarbo, che certamente lei non merita.

Nella sua relazione lei citava – per quanto riguarda i pensionati residenti all’estero – percentuali che si riferivano a lavoratori che sono andati in pensione con 1, 3 o 6 anni di contribuzione e che hanno un notevole costo per l’Istituto. Molti di questi, poi, sono anche i cosiddetti baby-pensionati, che sicuramente – sono d’accordo con lei – non meritano la pensione che prendono. Ma anche questi, dottor Boeri, non hanno rubato nulla, hanno soltanto usufruito delle leggi emanate dal Parlamento della nostra repubblica. 

Ma la maggioranza dei pensionati che fuggono dall’Italia, hanno un pedigree lavorativo che va dai 35 ai 40 anni e più e una pensione che non è consona agli anni che hanno lavorato. Personalmente ho lavorato 50 anni, con 40 di contribuzione, avendone perso 10 in nero, mio malgrado. Con questa cifra oggi, esentasse, arrivo a circa 1250 euro. Nelle stesse condizioni e anche peggio, oltre a me, ci sono milioni di persone. Pensa che abbiamo rubato qualcosa? 

Per poterci godere “serenamente e dignitosamente” la nostra vecchiaia, abbiamo abbandonato, oltre all’Italia anche figli, fratelli, sorelle, amici e anche genitori cui il Padreterno ha concesso una vita quasi centenaria. Tutto questo, ognuno di noi, penso, lo fa con il pianto nel cuore, perché per noi l’Italia rimane sempre dentro fino alla morte. Quella che cerchiamo di dimenticare è la nostra classe politica, quella classe politica, attuale e passata, che ha creato tutte queste anomalie. Per cui noi pensionati residenti all’estero, non furbetti ma vittime, la preghiamo caldamente di rivolgersi a quest’ultima, causa di tutte le nostre disgrazie e delle succitate anomalie.



martedì 18 luglio 2017

Pensieri in libertà



IUS SOLI
Finalmente è stato accantonato. I telegiornali propongono sempre interviste ai leaders dei vari partiti. Tra questi, come i cosiddetti cavoli a merenda, c’è un certo Fratoianni, portato sempre in primo piano. Mi piacerebbe sapere chi è, di che cosa è leader e quanti zero virgola rappresenta. Avranno ragione i giornalisti che lo intervistano e forse sono io troppo ignorante delle cose nostrane.

ENORME AFFLUSSO DI TURISTI STRANIERI
Mi rincuorano le notizie che arrivano sul fronte del turismo, relative al forte incremento di turisti stranieri in visita in Italia. E’ ossigeno puro per i nostri albergatori, commercianti e operatori turistici della penisola, le cui casse asfittiche stavano per esalare l’ultimo respiro. Ma improvvisamente mi attanaglia un dubbio più che amletico, diabolico: verranno a visitare le incomparabili bellezze del nostro Bel Paese o spinti dalla curiosità di come i nostri politici l’hanno ridotto?

CLANDESTINO ACCOLTELLA UN POLIZIOTTO
Non ho nulla contro le tante migliaia di poveracci che rischiano la vita per un sogno che mai si avvererà. Sono incazzato, invece, per il fatto che debbano sbarcare tutti in Italia e per questo andiamo a prenderli a casa loro, per arricchire gli affaristi delle cooperative che nascono come funghi, i burattinai delle Ong il cui ruolo rimane oscuro, incrementando un commercio di esseri umani, vittime domani di caporali senza scrupoli. Poi se uno di questi “migranti”, con precedenti per lesioni, colpito da ordine di espulsione, non solo resta in Italia ma accoltella un poliziotto, salvo solo perché riparato dal giubbotto antiproiettile, viene soltanto arrestato, allora io mi incazzo ancor di più. Perché tra pochi giorni, nell’Italia boldriniana dell’integrazione, quel potenziale assassino sarà di nuovo libero. In Francia lo avrebbero subito seccato e avanti un altro, in Italia non si usa, altrimenti sono guai per il malcapitato poliziotto.

A PROPOSITO DI FEMMINICIDI
Cresce sempre più il numero delle donne ammazzate, generalmente, da mariti, amanti, compagni e amici. Nel 90 per cento dei casi la causa è la gelosia. Il Parlamento pensava di aver trovato la soluzione al problema raddoppiando le pene. Il risultato è stato, addirittura, inverso: più pene = più delitti. Si troverà una soluzione all’ormai quasi noiosa notizia di una donna al giorno ammazzata? Forse saranno triplicate le pene? Qualcuno ha mai pensato di cominciare a cambiare la testa degli italiani? Sarà difficilissimo, perché ci portiamo dietro un retaggio maschilista millenario cui nessuno di noi, forse, è esente. Ma per cambiare questa testaccia marcia bisogna iniziare dalla scuola materna, altrimenti è inutile, perché per l’uomo la donna sarà sempre un giocattolo che non può appartenere ad altri.

IL BUGIARDINO
Non quello nelle scatole dei medicinali. Anche lui se ne è accorto, e adesso dice che bisogna mettere un freno agli sbarchi. Questo individuo è un bugiardo cronico con il naso sempre più lungo. Prima, per motivi elettorali, li ha portati tutti in Italia, adesso – sempre per gli stessi motivi – dice che bisogna aiutarli a casa loro. E intanto continuano ad arrivare navi cariche di poveri cristi, che il bugiardino si era impegnato a far approdare in Italia. E se lo dice la Bonino, io credo a lei. Ancora non si rende conto, questo arrogante sfrontato, che oltre ad aver rovinato il suo partito, ha messo in ginocchio l’Italia. Ma il tempo scade per tutti e la resa dei conti è vicina… lo dico serenamente.

IL NONNO
E per ultimo un pensiero per nonno Silvio. Caro amico, goditi quei pochi ultimi anni che il Padreterno ti concede (o hai intenzione di metterti d’accordo anche con lui, visto che è fallito quello con il figlio, meglio conosciuto come Patto del Nazareno?). Goditi i nipoti, i figli, goditi anche la visione di bellissime ragazze di cui ti puoi circondare (all’età tua e nelle tue condizioni puoi solo guardarle), goditi le bellezze della natura e dell’Italia. Te lo dice uno che ha qualche anno meno di te e gli acciacchi non gli mancano. Lascia stare la politica e il potere, passa la mano ai giovani. All’età nostra non possiamo fare niente di costruttivo per il nostro Paese (io ancora di meno perché sono in Bulgaria per vivere con un po’ di decoro). Potremmo dare ai giovani la nostra saggezza, frutto delle esperienze vissute, ma non l’accetterebbero mai, perché anche loro vogliono sbagliare da soli.

sabato 17 giugno 2017

Bilancio anno 2016 dell'Associazione Unsic Bulgaria

Pubblichiamo, per obbligo di legge, il bilancio 2016 dell'Associazione Unsic Bulgaria, cui fa capo il nostro Patronato ENASC.




lunedì 12 giugno 2017

11 anni in Bulgaria, ma ne è valsa la pena


Inizio a contarli uno ad uno, tutti gli anni. Sono quelli trascorsi qui a Pazardjik, la città dove vivo, piccola e raccolta, quella che undici anni fa – 12 giugno 2006 – mi si presentò come fosse una località reduce da un bombardamento, con le ferite ancora fresche lasciate da un regime comunista quasi cinquantenario. Oggi è cambiata radicalmente. Dal punto di vista estetico, l'ingresso nell'Unione Europea nel 2007, molto ha contribuito alla sua trasformazione, anche se sono ancora infinite le opere da fare o completare, ma noi – che siamo abituati alle opere italiane – non siamo i più adatti a giudicare.

E ogni volta mi ritorna in mente quel giorno… il giorno in cui la mia vita è cambiata radicalmente, il giorno in cui, salendo su quel traghetto che da Brindisi portava a Igoumenitsa, non sapevo quale sarebbe stato il mio futuro. Dal libro dei miei ricordi Scoprire la Bulgaria, leggo oggi un passo dei miei pensieri di allora.

…. “Lasciavo Roma con il pianto nel cuore. Durante il viaggio che ci portava a Brindisi guidavo quasi in trance, dentro si accumulavano ricordi, rimpianti, affetti, emozioni che passavano davanti agli occhi come in un film, vedendo - attraverso il cristallino opaco di due occhi lucidi - segnali stradali, paesaggio, automobili che sorpassavo e mi sorpassavano. Poi finalmente ecco Brindisi e la partenza, dopo qualche ora, per la Grecia, da dove saremmo passati per entrare in Bulgaria. La mattina seguente entravamo già nel porto di Igoumenitsa dove sarebbe iniziato il calvario stradale che ci avrebbe portato alla frontiera bulgara di Petrich. Oggi che l'autostrada è stata finalmente completata, è diventata davvero una lunga piacevole passeggiata.
“Arrivammo a Mokrishte alle otto di sera. Il sole si attardava ancora all'orizzonte e dopo le prime presentazioni e saluti con i genitori e la nonna di Stoyan, demmo inizio allo scarico della macchina. Tra un viaggio e l'altro salutavamo i vicini e i curiosi che ci circondavano, sia per salutare Stoyan che tornava e soprattutto per conoscere questi italiani che erano arrivati per stabilirsi in Bulgaria…
“Ahh!! Finalmente in Bulgaria… Mi guardavo intorno con curiosità per capire dove stavo. Ero parcheggiato sulla strada che attraversa tutto il paesino. Le abitazioni erano formate quasi tutte allo stesso modo: ingresso dalla strada, la casa generalmente pianterreno e primo piano, costruita molto in economia, orto nel retro della casa. Tutte in fila ordinatamente, quasi tutte uguali. Tutto il paese è costruito con lo stesso schema, ognuno con la sua piccola proprietà recintata e l'immancabile orto. Davanti al muretto di recinzione un’aiuola fiorita ad ornare l’ingresso. Improvvisamente tornavo indietro almeno di quarant’anni. Quello che mi circondava mi riportava al paesino in Sicilia dove ero nato. Per quanto strano possa sembrare ero elettrizzato. Avevo l’impressione che una macchina del tempo mi avesse riportato indietro agli anni della mia giovinezza, non perché fossero uguali le strutture intorno, ma per la serenità e tranquilla povertà che si viveva.
“Nei saluti distribuivo e ricevevo da tutti grandi sorrisi, ricevendone in cambio parole incomprensibili: zdravei, jivi i zdravi, vsichko hubavo, mentre davo il mio ciao a tutti. Anche loro conoscono il nostro ciao, ma lo usano soltanto nel commiato, mentre per noi è indifferente sia all’arrivo che alla partenza. Sistemati i bagagli, tutti a tavola… Si fa festa in nostro onore, naturalmente. I bulgari iniziano i loro pasti con una ricca insalata innaffiata dalla rakia, che tutti producono in proprio, in special modo nei paesi. La rakia è l’equivalente della nostra grappa, ottenuta con distillato di frutta o di vinacce. Da queste parti se ne consuma in quantità industriale in ogni famiglia ed è bevuta sia dagli uomini che dalle donne. Ogni volta che mi sono trovato, negli anni, ad aiutare qualche amico nella distillazione, ho potuto notare che ne distillano almeno 50 litri per una durata di alcuni mesi e quando sta per finire si corre subito ai ripari ridistillandone altra. Quasi ovunque si trovano questi casolari adibiti a distillerie casarecce, con l’omino incaricato alla bisogna, si porta la legna e la frutta macerata da distillare e con pochi leva di spesa si ritorna a casa dopo alcune ore con la rakia già pronta ad esser bevuta”. ….

Così scrivevo allora. Oggi le cose sono un po' cambiate perché è fisiologico che il tempo apporti un graduale rinnovamento nelle persone e nei luoghi che ci circondano. Nei bulgari rimane ancora immutato, comunque, il sorriso, l'accoglienza, la generosità che li contraddistingue, la simpatia e l'ammirazione verso gli italiani e l'Italia in genere. Gli italiani, siano essi pensionati o businessmens arrivano sempre copiosi, malgrado gli sforzi dei nostri governanti, che cercano di convincerci che tutte le tessere del mosaico Italia stiano tornando a posto. 

A proposito di pensionati, sono lontani i tempi dei pionieri. Quando sono arrivato in Bulgaria da pensionato, potevamo contarci sulla punta delle dita, eravamo ignari di cognizioni basilari e abbiamo dovuto sudare le famose sette camicie per sapere che avevamo diritto all'assicurazione sanitaria gratuita, così come all'esenzione dalla imposizione italiana sulla pensione, regalando anni di arretrati allo Stato, anche perché non c'erano informazioni sia da parte dell'Ambasciata che da enti di patronato. Oggi, vivaddio, se si va in Ambasciata, si trovano interlocutori che sanno indirizzare l'ignaro pensionato. E poi esiste un decennio di esperienza del web, che consiglia nel modo più appropriato la persona che vuole trasferirsi, anche se bisogna star sempre con le orecchie ben tese, perché – purtroppo – i famigerati “pacchi” e “paccotti” di napoletana memoria, si trovano anche qui, fatti da personaggi sia nostrani che bulgari.

In undici anni di vita bulgara – per una serie di circostanze che non sto qui a descrivere – ho avuto e ho tuttora, la possibilità di comunicare con migliaia di connazionali, per e-mail, skype, facebook, telefono. Sanno che sono un pensionato e quindi chiedono tutte quelle notizie inerenti la vita da pensionati qui in Bulgaria. Cerco di dare a ognuno, nell'ambito delle mie possibilità e della mia esperienza, quei consigli utili a chi vorrebbe fare il mio stesso percorso, per evitare le traversie che ogni pioniere prima o poi è costretto ad affrontare. Io oggi vivo in questa nazione la serenità e la tranquillità che ogni pensionato vorrebbe vivere come appagamento della sua vecchiaia, per cui cerco di trasmettere questa mia positività agli altri. 

Ognuno di noi, giustamente, ha le proprie esigenze e il proprio carattere, per cui potrei scrivere un librone sulle richieste e sulle esigenze individuali nonché sulle stranezze che mi arrivano. Ribadisco ancora una volta che se un connazionale vuole venire a vivere la sua vita qui, deve mettere da parte le proprie esigenze, prendere un aereo e venire in vacanza-perlustrazione almeno per una settimana, conoscere luoghi e persone, parlare con altri connazionali che già vivono qui e alla fine decidere cosa fare della sua vita futura. Non possiamo pretendere di lasciare l'Italia e trovare qui le stesse cose, lo stesso pensiero, abitudini, cultura. Siamo noi che dobbiamo adattarci ai bulgari e non i bulgari a noi. Un amico pensionato si è talmente integrato da far parte di un gruppo folcloristico bulgaro a Burgas, vestito con i loro abiti tradizionali e balla le loro danze. Bello, no? Nel tempo, poi, supereremo tutte queste difficoltà iniziali, specialmente la lingua, e più ci integreremo più staremo bene. E soprattutto, se possibile, che non mi si chieda, appena arrivati, se si trovano ragazze qui in Bulgaria o donne con le quali poter intrecciare una relazione. Le ragazze che si cercano in Bulgaria sono le stesse che stanno in Italia e in tutto il mondo, ma a Roma le chiamiamo “mignotte”, e per quelli che vorrebbero intrecciare una relazione dico loro, sempre, che se ne hanno le capacità, in seguito una donna possono sempre trovarla, ma di non chiedere a me perché non faccio il paraninfo.

Scusate, cari amici, se mi sono dilungato un po', ma non scrivevo più da febbraio e avrei voluto e potuto scrivere tante cose, ma il tempo – purtroppo – è tiranno. Il Patronato ENASC che è stato attivato in Bulgaria (l'unico Patronato), del quale mi occupo, mi lascia poco tempo a disposizione, ma occupa la mia noia, dandomi in cambio quelle soddisfazioni morali per cui vale la pena vivere.

Alla prossima, cari amici, sperando di trovare cinque minuti in zona cesarini...



sabato 25 febbraio 2017

Vogliamo chiamarla ancora pensione?



Non finiamo mai di stupirci. Certe cose è giusto che vengano a conoscenza anche degli altri pensionati. Il cedolino fotografato è la comunicazione mensile della pensione, per il mese di marzo, liquidata a un pensionato nostro iscritto.


La somma rimanente di pensione, su un lordo di 1.476,45 euro è di 73,57 euro.

Io penso, anzi sono sicuro perché non potrebbe essere altrimenti, che questi calcoli all'Inps vengano fatti automaticamente e che nessuno, alla fine, ne controlli i risultati o i contenuti, altrimenti non si spiegherebbero le famose cartelle pazze delle quali sentiamo parlare spesso.

I computer non hanno un cuore né un'anima, per cui anche le peggiori boiate che riescono a tirar fuori dal loro cervello elettronico, non possono esser loro contestate o addebitate. Ma noi pensionati, invece, un'anima e un cuore li abbiamo, e quando riceviamo questa comunicazione, che è esecutiva, il cuore inizia a battere forte, poi segue la famosa sudarella, cominciamo a sentire caldo anche se stiamo sotto zero, e rischiamo un infarto pensando a quello che sarà per noi il mese che verrà con 73 euro di pensione.

Qualcuno potrebbe obiettare che probabilmente il pensionato in questione, avrà anche qualacosa da parte, per far fronte alle “varie ed eventuali” che la vita ci riserva. Questo potrebbe anche essere, ma è molto più probabile che invece non sia, visto che non è una pensione da 90.000 euro al mese come quella del sig. Mauro Sentinelli. Niente contro il Sentinelli, naturalmente… era solo un esempio per dire che da 1.476 euro se ne togli mensilmente per balzelli vari 279, ne restano 1.197. E con questa somma credo non ci sia neanche la possibilità di mettere da parte gli spiccioli nel famoso “dindarolo” romano, che equivale al salvadanaio.

Ai miei tempi, direbbe qualcuno, anzi io per primo che comincio già a essere antico… ai miei tempi, ripeto, quando non c'era il cervello elettronico tuttofare, ma bisognava saper far di conto e a mano, la pensione veniva conteggiata da un ragioniere dell'Inps, fatto di carne ossa anima e cuore, e se avesse dovuto dare un totale di 73 euro su 1476 al pensionato, si sarebbe vergognato profondamente di stilare quel cedolino e avrebbe, suppongo, pensato di rateizzare quel debito al pensionato avvisandolo prima.

Perché qui non vogliamo contestare il “Debito Irpef da piat. fiscale” di 1.123 euro, che non comprendiamo e non sappiamo cosa sia, ma diamo per scontato che sia sacrosantamente dovuto. Vogliamo gridare soltanto la mancanza di sensibilità e i problemi che si addossano a un povero cristo soltanto perché quella tassa bisogna pagarla in una unica soluzione, quando c'è gente che non solo le paga ratealmente, ma ce n'è tantissima altra che non le paga affatto.

Così vanno le cose oggi, ma ci sarà speranza di poterle un giorno cambiare? Stiamo diventando tutti ebrei, anche noi aspettiamo il Messia che non arrivaa, e intanto passiamo la mano.

mercoledì 22 febbraio 2017

Esistenza in vita, spada di Damocle sulla testa dei pensionati residenti all'estero

Ci risiamo. Su questo blog sto collezionando post sul problema dei pensionati residenti all’estero cui non arriva il certificato di esistenza in vita. Per residenti all’estero mi riferisco, in particolare, a coloro che risiedono soprattutto in Bulgaria. Non credo che con questo articolo si risolva il problema, bisogna però continuare a parlarne perché molte volte anche una goccia d’acqua riesce a bucare una pietra.

Soluzioni ce ne potrebbero essere, e diverse, tutte migliori di quella adottata in Bulgaria e credo anche in tante altre nazioni. Il problema però, in Bulgaria, è che non c’è una buona distribuzione della posta, essendo molto difficile per un postino trovare le cassette postali nei palazzi, così che si possono trovare le lettere appoggiate su un gradino della scala oppure su un vaso di fiori fuori dal portone. La colpa di queste disfunzioni non possiamo addossarla a Citi che le spedisce, ma certamente, con un po’ di buona volontà, anche per la Bulgaria si può trovare una soluzione che impedisca a un povero pensionato di vivere sempre con la paura che a ogni inizio mese non gli venga accreditata la pensione. 

Se l’assegno non arriva inizia il vero dramma, perché prima che venga ripristinato il pagamento possono passare anche 4-5 mesi. Dico questo a ragion veduta, essendo cose già accadute. E siccome in questo periodo già tanti stanno subendo questa condizione, lascio immaginare al lettore il dramma che viviamo. Se poi succede ai pensionati bulgari, la disperazione è ancora più nera, perché si tratta di pensioni che vanno dai 50 ai 150 euro, che per il pensionato bulgaro sono vitali per la sopravvivenza.

Ce ne siamo lamentati presso l’Ambasciata e abbiamo ottenuto che quando si verificano i casi suddetti è l’Ambasciata stessa a spedire il certificato validato a Citi. Non valutando però un piccolo particolare, e cioè che il problema non sta nell’invio del certificato a Citi ma del non arrivo dello stesso al pensionato.

Si troverà una scappatoia? Continueremo a premere presso il consolato per trovare una via d’uscita, ma non nutriamo molte speranze, perché il consolato può fare solo da tramite per riportare in Italia le nostre lamentele. Il pensionato che vive in Italia è già tartassato in patria, figuriamoci poi se è residente all’estero. Per lo Stato italiano siamo solo un peso che potrà alleggerirsi solo quando saremo ricoperti da due metri di terra. Ecco perché teniamo sempre le mani tra le gambe per toccare quel poco ferro rimasto.

lunedì 20 febbraio 2017

SI SONO DIVISE TRA LORO LE MIE VESTI


Il lamento di una Nazione morente

“Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così” (Giovanni 19, 17-24).

Sono le parole che, nel Vangelo di Giovanni, Gesù Cristo pronuncia dalla croce. Non vorrei apparire blasfemo, ma penso che queste siano l'esempio più calzante per descrivere quello che accade oggi in Italia. Cambia la vittima, che non è più Gesù Cristo ma il popolo italiano, ma non cambiano i carnefici, gli aguzzini, i dominatori, i conquistatori che sono i discendenti dei soldati romani, perché proprio da Roma e dai suoi palazzi continuano a partire gli strali per abbattere un popolo portato per natura alla sopportazione e alla pazienza.

I più deboli, non sopportando la perdita della loro dignità, hanno preferito affidarsi a una corda o a una pallottola, altri chinano testa e orgoglio e continuano a sopportare, altri ancora volgono lo sguardo oltre i confini per cercare quella fortuna o meglio ancora serenità e decoro cui in patria non hanno diritto.

Siamo i detentori dei peggiori record: il parlamento più numeroso al mondo, il debito pubblico più alto che aumenta giornalmente, la disoccupazione giovanile altissima, la corruzione come sistema, gli stipendi dei politici più alti al mondo, la burocrazia più asfissiante, una tassazione diretta e indiretta insopportabile, le pensioni bassissime e quelle altissime che possono esistere solo in Italia, i servizi sociali più scadenti o inesistenti, le scuole cadenti, la classe politica più inetta, e mi fermo qui. A fronte di queste sciagure siamo il popolo più fantasioso e laborioso, abbiamo eccellenze nella scienza, nella moda, nella gastronomia, nell'enologia, nell'industria, nella protezione civile, abbiamo, in poche parole, quel made in Italy che tutto il mondo ci invidia e copia, ma che mai riuscirà a emergere perché trova ostacoli insuperabili sul suo cammino, ostacoli prodotti da chi è preposto a incrementarne lo sviluppo.

Per risolvere questi immani problemi, causati da decenni e decenni di malgoverno, cosa stanno facendo coloro che si autodefiniscono nostri rappresentanti? Parlano, parlano, parlano, manovrano dentro i loro partiti o movimenti, si scindono, si riaccoppiano, continuano a fondare altri partiti, creano fondazioni, aiutano banche in fallimento perché mal governate da manager licenziati con indennità milionarie. Tutti, a sinistra al centro e a destra, senza escludere i pentastellati multicolori.

Migliaia di imprese chiudono o scappano, migliaia di giovani emigrano per cercare lavoro (la cosa più buffa è che riescono a trovarlo anche in Bulgaria, considerata la nazione più povera dell'Unione), migliaia di pensionati disperati cercano una spiaggia amica dove approdare, purché fuori dall'Italia, e questi nostri cosiddetti rappresentanti cosa fanno? Pensano a come dividersi e moltiplicarsi, per continuare a scarnificare quelle poche cose buone ancora in vita. Il pensiero è rivolto solo a legge e campagna elettorale, congressi, gazebo e riforme mal riformate, mentre i terremotati aspettano ancora un rifugio o un aiuto per il bestiame perso.

In cambio, come dicevo, queste imprese che delocalizzano, questi giovani che cercano lavoro fuori dall'Italia, i pensionati che vanno a sopravvivere lontani dalla patria e dagli affetti più cari, sono visti come fumo negli occhi e considerati i vigliacchi che hanno preferito scappare, anche da chi dovrebbe domandarsi, come ministro del lavoro, perché se ne vanno e trovare una soluzione al problema.

Restando sempre a Roma, quella antica e mitica che aveva conquistato tutto, vorrei ricordare Cicerone che, rivolgendosi a Catilina, il cattivo di turno dell'epoca, così lo apostrofava in Senato: “Quousque tandem, Catilina, abutere patientia nostra?”, che tradotto oggi, non in Senato ma nelle piazze, suonerebbe così: “Fino a quando, senatori deputati e politici tutti onesti corrotti e inetti, abuserete della nostra pazienza?”. Noi siamo pazienti quanto Giobbe, ma anche lui infine perse la pazienza… e allora sarà pianto e stridore di denti.