sabato 24 maggio 2014

Perché inneggio al populismo e perché coloro che lo ispirarono lo rigettano?

Giornalmente sentiamo parlare di questa parola che una parte della politica usa per offendere e denigrare la parte avversa, mentre la parte avversa la rinnega in modo assoluto, perché non le appartiene. A me, sinceramente, la parola piace, perché è qualcosa che indubbiamente si riferisce al popolo, alla gente comune, a quella come me, e quindi non vedo dove possa esserci quel riferimento che tanto offende chi lo riceve, né quella cattiveria offensiva insita in chi la pronuncia, che generalmente fa parte della sinistra italiana. Ma non essendomi io acculturato abbastanza sui tomi dell’intellighenzia di sinistra e sulle verità in essi contenute, vado su Google alla ricerca della parola populismo.

Sul dizionario on line della Treccani trovo scritto: “1. Movimento culturale e politico sviluppatosi in Russia tra l’ultimo quarto del sec. 19° e gli inizi del sec. 20°; si proponeva di raggiungere, attraverso l’attività di propaganda e proselitismo svolta dagli intellettuali presso il popolo e con una diretta azione rivoluzionaria (culminata nel 1881 con l’uccisione dello zar Alessandro II), un miglioramento delle condizioni di vita delle classi diseredate, spec. dei contadini e dei servi della gleba, e la realizzazione di una specie di socialismo rurale basato sulla comunità rurale russa, in antitesi alla società industriale occidentale.
“2. Per estens., atteggiamento ideologico che, sulla base di princìpi e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi. (. . .) In ambito artistico e letterario, rappresentazione idealizzata del popolo, considerato come modello etico e sociale: il p. nella letteratura italiana del secondo dopoguerra”.

Mi accorgo così che questa parola, e il concetto in essa contenuto, hanno fatto parte per quasi un secolo, della cultura di sinistra, ma non della sinistra di Renzi - l’Ulisse democristiano presentatosi sotto mentite spoglie come cavaliere di un socialismo liberale – ma della sinistra più becera e ortodossa, quella di provenienza sovietica, per intenderci. E passi pure che possa scagliarsi contro il populismo il giovanotto trapocoexrottamatore, ma che ce lo venga a rinfacciare il nostro beneamato Presidente della Repubblica, ex puro comunista di lungo corso, ci sembra proprio che si sia scambiata la notte per il giorno. Vero è che la vecchiaia, a volte, fa brutti scherzi oppure ci fa ricredere su verità che sembravano Vangelo – e io ne sono una testimonianza diretta, perché ho dovuto ricredermi su tante finte verità – ma non credo sia il pentimento per una dottrina professata fino all’89, a denigrare di populismo quella parte politica che cavalca la protesta a oltranza contro questo modo di governare un popolo e, riguardo all’Europa, i popoli...

Con questa Europa e con i governanti attuali e le regole che si è date, le Nazioni aderenti andranno a picco perché saranno fuori dai mercati mondiali con la conseguente crescita di disoccupazione e miseria. Questa non è l’Europa dei popoli, della fratellanza e della solidarietà, questa è l’Europa delle banche e degli interessi economici del più potente che prevalgono sul più povero. Non è un caso che stiano sempre più crescendo movimenti che la contestano. Sono movimenti europei fatti di persone perbene, ma soprattutto incazzate, di lavoratori disoccupati, di gente comune che vede giornalmente scemare valori e culture, che in nome di una falsa integrazione, vengono posti in soffitta per far posto a nuove pseudoculture di stampo islamico.

Per non parlare delle vergogne che assillano e affosseranno l’Italia ancor di più e il solo fatto che se ne parli e si voglia combatterle duramente diventa populismo. Ebbene, propongo di fare, alle prossime elezioni politiche, il partito dei populisti. Vergognarsi e combattere la corruzione, il clientelismo, l’affarismo politico, l’evasione fiscale, la burocrazia, l’iniquità di Equitalia, l’Inps che dopo cinque mesi e mezzo non risponde - dopo innumerevoli richieste - a un tuo sacrosanto diritto, la malversazione, le mafie di tutti i tipi, la disoccupazione, la povertà… tutto questo è populismo? Mi onoro di sentirmi populista. Che queste siano battaglie cavalcate da Grillo o da Salvini o dalla Meloni o da chiunque altro, a me interessa soltanto che siano vinte per uscire fuori dalla palude. E se i populisti le vincono Viva il Populismo… sarà stato migliore dei nostri non votati governanti in doppio petto.


lunedì 19 maggio 2014

Quel maledetto Postino...

Chi non ricorda (mi riferisco a persone dai cinquanta in su) con quanto piacere e quanta ansia, fino a qualche tempo fa, si aspettava una lettera, una cartolina, una qualsiasi missiva, insomma, proveniente da persone amate, da qualsiasi parte del mondo, sia in tempo di pace e ancor più quando si era in guerra? La Posta e il Postino fanno parte della nostra storia, raccontano la storia e hanno fatto la storia. Quante volte abbiamo domandato “E’ già passato il postino?”, perché aspettavamo notizie di un fratello, un padre, un amico lontani? Poi, improvvisamente, da una ventina d’anni, il mondo si è rivoltato, la tecnologia ci ha sommerso e ci siamo trovati, da un giorno all’altro, a parlare, a messaggiare e a vedere, in tempo reale, persone che si trovano dall’altro capo del mondo, in un palazzo, per strada, in volo, in una foresta sperduta, così che abbiamo ormai perso tutte quelle sensazioni di ansietà, miste a speranza, quelle emozioni che si provavano quando il Postino, finalmente, ci consegnava una lettera, che cercavamo di aprire con mani quasi tremanti per l’emozione e la felicità.
Bene. Tutto questo oggi è solo un vago ricordo. Se vuoi dire qualcosa a qualcuno, dal telefonino o da qualsiasi altro aggeggio, Aipad Aifon e così via, scrivi un messaggio, il più delle volte in modo strano, per cui “ti voglio bene” diventa un tvb che non è più un sentimento ma tre tasti da pigiare invece dei 14 originari, e se gli vuoi parlare pigi un tasto già memorizzato, senza neanche comporre il numero, e parli con chi vuoi e se ne hai voglia puoi anche vederlo e se stai pisciando chiudi la telecamera. Ecco, oggi siamo arrivati a questo… bello, bellissimo, meraviglioso, progresso e scienza inarrestabili nel cambiare  stile di vita, modo di pensare, di comunicazione del genere umano.
E la Posta?... E il Postino?... Esistono ancora, ma sono cambiati anche loro. Adesso è tutto automatizzato e non arriva più la lettera o la cartolina, ma la posta elettronica, la famosa e-mail, che dopo alcuni istanti è stampata sul computer del destinatario. Del vecchio sistema postale sono rimaste qualche rara cartolina di località esotiche che si spedisce dalla vacanza, ma soprattutto le bollette dei balzelli per cui l’Italia è ormai famosa nel mondo, cioè la luce, il gas, l’acqua, le multe più svariate dell’automobile, l’Imu, la Tari, la Tasi, la Stasi, le Scuse, le Cose, li Tacci Loro e soprattutto… la famosa raccomandata in busta giallo-marroncina di Equitalia, la lettera più odiata dagli italiani.
Ma di questa situazione solo uno ne paga le conseguenze. Ricordate il famoso detto “Meglio un morto in casa che un marchigiano fuori dalla porta”?, poiché il marchigiano di allora era colui che riscuoteva le tasse per conto del Papa. Oggi, in Italia, al Postino non è rimasto altro che la consegna delle bollette delle tasse.
Questo non è un racconto di fantascienza. E’ quello che mi hanno riferito quasi tutti gli italiani che sono venuti a trovarmi a Pazardjik. La cosa che più temono è che l’odiato e incolpevole Postino bussi alla loro porta!... Ed ecco spiegato il motivo di tanti arrivi: qui in Bulgaria il Postino è rimasto quello di una volta… consegna ancora cartoline di Buon Natale e Buon Onomastico ed è ancora piacevole incontrarlo anche se in tasca ha un Aipad ultimo modello.

venerdì 16 maggio 2014

Elezioni europee: perché si vuole impedire ai residenti all'estero di votare?


Non ero certamente entusiasta di votare per un'Europa cui nessuno crede, un'Europa che senti al 70 percento nemica e per il rimanente 30 neutrale, mai amica, mai entità cui ci si possa sentire legati, se non dalla disgraziata comunanza dell'euro, laddove è stato introdotto.
Eppure avevo deciso di dare la mia testimonianza con il voto, un voto che avrebbe voluto essere fortemente di protesta, un voto che avrebbe voluto gridare ai nostri governanti e ai tecnocrati e burocrati che guidano questo vecchio disgraziato continente, che non è questa la strada per un'Europa unita, così come era stata sognata da uomini molto più lungimiranti e onesti di quelli che attualmente la governano.
Purtroppo questa testimonianza, che sia favorevole o contraria, nella pratica ci viene impedita. E' la conclusione cui sono arrivato dopo aver telefonato in ambasciata a Sofia per avere notizie esatte sulle modalità del voto. Un gentile e solerte funzionario del consolato mi risponde che a ognuno di noi residenti in Bulgaria (ma immagino che la regola valga per tutti i Paesi) tra giorni arriverà la scheda elettorale, quindi il 23 e 24 maggio avremo la possibilità di recarci a Sofia per esprimere le nostre preferenze. Avete capito? Non stiamo su “Scherzi a parte”! E' proprio così... avremo la possibilità di recarci a Sofia per esprimere il nostro voto! E io invece pensavo di poter votare spedendo la scheda elettorale all'ambasciata, come nelle consultazioni precedenti...
Alle mie rimostranze e proteste, l'incolpevole funzionario ribatte che il sistema scelto dai nostri beneamati e non votati governanti, è gravoso anche per loro, perché dovranno sobbarcarsi la responsabilità e l'onere di un seggio elettorale aperto due giorni a disposizione dei potenziali votanti. Ho rassicurato il funzionario, che è tra l'altro una simpatica persona e che ha raccolto pazientemente le mie contumelie, che un po' di trambusto ci sarà in ambasciata, ma solo per montare e smontare cabine e urne, dato che lavoro per affluenza di votanti ne avranno ben poco.
Che qualche migliaio di residenti in Bulgaria non voti, non sarà un danno per l'Italia e per l'Europa, ma perché prendere in giro i cittadini con questa farsa? Passi per coloro che abitano a Sofia, che potrebbero approfittare dell'occasione per fare una passeggiata in centro, ma ve li immaginate gli altri partire da Varna o Burgas, Ruse o Stara Zagora, Plovdiv o Pazardjik o Veliko Tarnovo, allegri e festosi per un viaggio di andata che va da due a sette ore, e così per il ritorno, non contando i costi del viaggio, per adempiere a un diritto e a un dovere civico, così come recita Rai1 quando illustra le prossime elezioni europee? Propendo più per un vaffanculo collettivo sia a questa cosiddetta Unione Europea e sia a chi ha ideato questa buffonata.

Mi incuriosisce soltanto sapere lunedì 26 maggio quale sarà stata la percentuale di votanti. Proverò a chiedere al simpatico e gentile funzionario del consolato, se nel frattempo non si sarà esaurito per la numerosissima affluenza di elettori. Intanto aspetto che, a una settimana dal voto, arrivi la scheda, se mai arriverà...

lunedì 12 maggio 2014

Nasce la “Fondazione degli Italiani e Amici degli Italiani in Bulgaria”


Già da tempo si è infittito l'arrivo di connazionali che abbandonano gli italici lidi per cercare una vita più serena in Bulgaria. Siano pensionati, o imprenditori o semplici turisti, vogliono conoscere realtà di vita lontani da uno Stato che, a pelle, sentono nemico, uno Stato che invece di aiutarli e supportarli in una crisi che li sta facendo sprofondare nella palude dell'indigenza, continua a mantenere corrotti e corruttori, burocrati, evasori fiscali e intrallazzatori, e grava di tasse cittadini e imprese, con la pretesa di ricostruire, con questi stessi uomini, un'Italia migliore, l'Italia del lavoro, del made in Italy, l'Italia del benessere dolorosamente acquisito col sudore e col sangue dei nostri padri.
Questo è il motivo per cui pubblico con piacere l'e-mail speditami dall'amico Claudio Chiffi, che mi comunica la nascita della “Fondazione degli Italiani e Amici dell'Italia in Bulgaria”. Gli obiettivi della Fondazione sono encomiabili e meritevoli di essere condivisi e appoggiati, nella speranza che possano essere un valido sostegno ai connazionali che approdano in terra bulgara completamente in balia di potenziali approfittatori interessati a sfruttare la loro buona fede e l'ignoranza della lingua.

In data 29 aprile 2014, con decisione n. 139 del Tribunale di Varna, è stata registrata la “Fondazione degli Italiani e Amici dell'Italia in Bulgaria”, con sede in Varna, uliza Konstantin Velichkov n. 13 – Tel. 0898 865187.
Presidente della Fondazione è il Sig. Claudio Antonio Chiffi.
Gli obiettivi della Fondazione sono:
- aiutare a livello materiale e morale i cittadini italiani che si trovano per turismo, per affari oppure risiedono stabilmente in Bulgaria;
- dare assistenza agli stessi nel corso delle pratiche burocratiche, amministrative, mediche con le istituzioni locali;
- integrare i cittadini italiani nella realtà bulgara anche mediante corsi di istruzione della lingua bulgara.
Pertanto abbiamo il piacere di invitarvi all'inaugurazione della sede della “Fondazione degli Italiani e Amici dell'Italia in Bulgaria”, uliza Konstantin Velichkov n. 13, Varna, tel. 0898 865187, che si terrà il giorno 6 maggio 2014 alle ore 11.00 in occasione della Festa Nazionale Bulgara di S. Giorgio.
Officerà la cerimonia il Parroco della Chiesa cattolica di Varna, Iazek Vuicik.
Il Consiglio Direttivo.

Tempo fa avevo dato notizia della prossima istituzione, in Bulgaria, di un Patronato che possa adempiere ai compiti che si è prefissi la Fondazione. Per motivi vari, pur essendo sempre più necessaria e urgente, l'apertura si prolunga ancora. Motivo in più per dare il benvenuto a neofita Fondazione. La serietà professionale di Claudio Chiffi e la stima che ho per lui, che ne è Presidente, mi autorizzano a credere che finalmente i tanti nostri connazionali che stanno arrivando, avranno un valido bastone cui appoggiarsi nell'espletamento delle pratiche burocratiche, nella lingua e nel sostegno morale. Da parte mia, oltre all'augurio di un buon lavoro, ci sarà sempre un giudizio obiettivo e sincero sull'operato, e se fosse necessario anche critico.