domenica 29 settembre 2013

Se un'amicizia è all'acqua di rose...

Sono veramente un illuso e, malgrado l’età, continuo ad abboccare.  E’ triste affezionarsi alle persone e accorgersi, un giorno, di aver riposto male questo sentimento così nobile.  Perché l’amicizia è affetto, stima, rispetto per una persona o delle persone  cui ognuno di noi, nella vita, si sente legato per affinità di pensiero, feeling,  educazione, discrezione e così via. Ma siamo umani e certamente soggetti ad errori, seppur involontari, anche verso gli amici. E in quel frangente conosci veramente cos’è l’amicizia, perché l’amico vero sa perdonare e passar sopra anche a una presunta sgarberia dell’altro, parlandone e cercando di chiarire il malinteso.

Se poi, in cuor tuo, con matematica certezza, sai che non hai neanche minimamente fatto questa sgarberia, allora comincia ad aleggiare il dubbio che quell’amicizia, che ritenevi salda, era fondata soltanto su sentimenti e sensazioni personali, che non corrispondevano e non comunicavano con gli pseudo amici. L’amicizia è fatta di persone che si fidano una dell’altra.

Un vecchio proverbio dice: “Se vuoi che l’amicizia si mantenga, fai che una mano vada e l’altra venga”. E dato che non vedo un’altra mano venirmi incontro, anzi si allontana sempre più, penso sia utile e proficuo continuare il mio cammino da solo, senza inutili orpelli di accompagno. Siccome, però, è per me caratteriale dare sempre fiducia al prossimo, continuerò ancora una volta a credere nella vera amicizia, quella che ancora mi appaga di tante delusioni.

martedì 10 settembre 2013

Da popolo di poeti, artisti ed eroi a giustizieri della notte ed esportatori abituali

L’Orca sta divorando il Caimano
Ci siamo. Il ventennio, evidentemente, porta male. Dopo quello di Mussolini sta per essere abbattuto anche il ventennio di Berlusconi. Il Duce appeso per i piedi a piazzale Loreto, il Caimano appeso alle decisioni della Giunta del Senato, che questa notte, probabilmente, deciderà la sua decadenza da senatore, e comunque se non sarà stanotte, è solo questione di ore o di giorni. Tutte le armi che Berlusconi ha tirato fuori, in questi venti anni, per difendersi dalla famigerata gioiosa macchina da guerra di occhettiana memoria, sono risultate spuntate e bisogna riconoscere che quella macchina da guerra proprio gioiosa non è stata, almeno per lui.
Pur non avendo sottovalutato l’avversario, pur sapendo che i suoi avversari erano i comunisti, pur avendolo strillato ai quattro venti in tutte le occasioni e in tutte le lingue a tutta Europa, niente ha potuto contro un nemico organizzato quasi militarmente, diretto discendente di un partito che ha dominato per 70 anni la scena politica mondiale. Gli ingenui diranno: “ma non dire cazzate!! Il partito comunista è morto nell’89 con la caduta del Muro… in Italia ci sono rimasti solo Rizzo, Bertinotti  e un altro paio di nostalgici…”. Così è stato, in effetti, in quasi tutto il mondo. Ma noi siamo italiani e il nostro ingegno e fantasia superano di gran lunga ogni aspettativa, superando tutti nel trasformismo camaleontico. E così quella vecchia scuola ideologica è diventata negli anni Pds Ulivo Ds Margherita Quercia e tutto l’universo mondo vegetale, per approdare, per ultimo, nel Pd, confondendosi – nel frattempo – con altri soggetti liberali e progressisti, mentre continuava a tessere la sua tela sul territorio con una macchina organizzativa capillare, frutto di decenni di rivendicazioni aziendali, sociali e salariali.
Nei lunghi anni in cui la Democrazia Cristiana gli aveva concesso un’apertura di credito – il centro-sinistra – il Pci ha provveduto ad infiltrare le sue cellule nelle varie strutture del potere, e soprattutto nella magistratura, così che nel 1992 pensò fosse arrivato il momento del colpo di mano perpetrato attraverso la coercizione giudiziaria, ben sapendo che in politica non esistono santi. Per la prima volta fu coniato, nei riguardi degli avversari politici, il famoso teorema “non poteva non sapere”. L’Armata Rossa Giudiziaria fece fuori tutti i partiti istituzionali, Craxi fuggì in esilio, ed era già pronta a festeggiare la sicura prossima vittoria elettorale, quando – improvvisamente ed improvvidamente – venne fuori Berlusconi con “Forza Italia”, vinse le elezioni e ruppe le uova nel paniere agli onesti e laboriosi giustizialisti rossi, riciclatisi nel frattempo in Pds. Da allora la storia è sotto gli occhi di tutti gli italiani.
A Silvio Berlusconi, personalmente, posso attribuire solo una colpa: aver fatto del suo movimento o partito, un soggetto padronale con un solo indiscusso e carismatico leader. Si dice che Luigi XIV abbia pronunciato la famosa frase “Dopo di me il diluvio”. Berlusconi non serve che la pronunci: il finale già lo conosciamo.

Export made in Italy
Mentre a Roma, e precisamente nei palazzi presidenziali, si discetta sulla ineleggibilità o meno di Berlusconi, se sia il caso che il governo cada adesso o domani o tra un anno, se le regole che Renzi chiede siano pronte per poter eleggere il segretario, stabilire chi dovrà candidarsi premier e chi sono i candidati, in Italia – questa strana Nazione che ha 945più5 strani personaggi, scelti dai partiti e delegati a rappresentarci, che continuano, dicevamo, a discettare – aumenta in modo esponenziale l’export, tutto strettamente made in Italy.
Peccato che sia export di aziende soffocate da burocrazia e tasse che delocalizzano in Bulgaria, Polonia, Romania, Croazia e persino Svizzera, dove forse – ma non è certo – non produrranno la stessa eccellenza italiana, ma avranno modo di vivere e far vivere coloro che vi lavorano, mentre la nostra disoccupazione continua a crescere e siamo rimasti con l’unico segno “meno” tra i Paesi dell’Ocse.
Ma la fuga dal Bel Paese non è solo delle aziende o dei famosi cervelli. Diventano sempre più numerose le fughe anche dei cervelli “normali”, e cioè il piccolo commerciante, l’artigiano, l’inoccupato in cerca di primo lavoro e il disoccupato licenziato, lo studente che va a laurearsi all’estero e ci resta, il pensionato che non arriva a fine mese. La mia cassetta e-mail è sempre più piena di lettere di persone che chiedono informazioni e consigli per venire ad abitare in Bulgaria, e immagino quanti blog e siti, molto più noti del mio, possano essere oberati e tartassati da questo genere di lettere. Voglio sperare che almeno i pastori non delocalizzino le loro mucche nei Paesi confinanti, con la scusa della transumanza, avremmo formaggio italiano made in Ue.


Dove andremo a finire? E’ la domanda che si fanno milioni di italiani, alla quale sinceramente non so rispondere. A titolo personale, una risposta me la sono data, e infatti oggi sono andato a vivere in Bulgaria, domani forse in Polonia. Per chi rimane posso solo sperare che il buio finisca, ma la galleria è molto lunga…