mercoledì 10 febbraio 2016

Sarò franco: la difesa dei nonni in fuga fatta da Franco Di Mare su "1 Mattina"



Giornata difficile da dimenticare per me quella del 9 febbraio. Mi sveglio la mattina presto e subito mi sintonizzo su Rai 1, poi Canale 5, quindi Rai 3 con Agorà per continuare, sempre con i servizi di approfondimento, alla sera, con Ballarò su Rai 3, Dalla vostra parte su Rete 4, e finire con Di martedì su La7. Scusate, dimenticavo il Festival della Canzone a Sanremo, che fa dimenticare all'Italia i problemi nei quali si dibatte da anni, per darci un po' di conforto presentandoci, tra una canzone e l'altra, il bel Gabriel sex symbol delle giovanissime e non e la signora Elton, mamma (o babbo?) felice di due bambini, venuta a portare tutto il suo appoggio e la sua solidarietà al parlamento italiano che sta votando la legge sulle unioni civili e in special modo l'articolo sulla stepchild adoption, chiamata volgarmente all'italiana, dicono i malpensanti, anche “utero in affitto”, ma in inglese fa più scena, come è ormai nella consuetudine dei politici dell’ultima ora, alla faccia di Dante, Manzoni e della nostra bellissima lingua.

E' doveroso per me, nell'arco di tutte queste trasmissioni e servizi, ringraziare Franco Di Mare, giornalista che ho sempre apprezzato per la sua obiettività su ogni argomento che tratta. Ieri su 1 Mattina, nella sua rubrica “Sarò franco”, nella quale giornalmente si interessa a un problema diverso, ha voluto dedicare cinque minuti ai Nonni in fuga, approfondendo il fenomeno dei pensionati che scappano all'estero. Grazie Franco, grazie ancora... te lo dice un nonno, uno dei tanti nonni che hanno lasciato l'Italia con la speranza di trascorrere la loro vecchiaia con un po' di serenità, senza dover pensare quale bolletta non pagare per fare la spesa negli ultimi giorni del mese.

Hai toccato un tasto dolente, che interessa milioni di persone che hanno lavorato una vita e che vorrebbero riposarsi e star tranquilli per quei pochi anni che rimangono loro. Vedi, caro Franco, neanche noi ce l'abbiamo con questo governo, perché prima di questo molti altri e per lunghissimi anni hanno avuto colpe gravissime, ma in ogni caso è inutile piangere sul latte versato, così che molti di noi, prima alla chetichella e poi sempre più affannosamente in fretta, stanno cercando di porre riparo a una vecchia e allegra governance che ci ha ridotto all'osso. Ma è questo governo ad avercela con noi, almeno questo sembra l'approccio. Perché – sopra ogni cosa – il problema sono i pensionati, soprattutto quelli che si sono trasferiti all'estero.

Continuano a circolare le voci che vogliono toglierci anche il diritto alla sanità gratuita italiana. Tu hai toccato anche questo tasto e hai risposto civilmente a una tale eventualità. Io che sono terra terra, come si dice, con il mio gergo grido che rosicano solo per il fatto che stiamo bene. Hai detto tre sacrosante parole, ieri... siamo diventati “materiale di scarto”. Prima si muore e minore è il costo per la collettività. Una volta gli anziani erano la ricchezza del popolo, a loro si chiedevano i consigli, erano i saggi a cui ci si rivolgeva nei momenti difficili, oggi siamo diventati limoni da spremere finché abbiamo succo, per poi essere buttati se dovessimo pesare.

Ma è colpa nostra se siamo la nazione più tassata d'Europa? E' colpa nostra se le nostre sono pensioni ridicole dopo quaranta e più anni di lavoro? Io parlo sempre della gente comune, della gente normale, di quella che ha sempre lavorato... perché a fronte di questa gente ci sono privilegiati che lavorano un giorno per prendere tremila euro al mese, ma io non voglio rinvangare alcunché altrimenti il fetore ci ammorberebbe. Vorrei solo dire al dottor Boeri: Lei ha il compito di difendere i pensionati, non trovare il modo di stritolarli, perché alla fine stritolati finiscono sempre i più deboli, i più poveri, quelli dei famosi mille euro... gli altri si salveranno sempre, e sono quelli che durante la loro vita lavorativa penso non abbiano faticato più di tanto. Lei per chi propende?

Da pensionato residente all'estero vorrei fare una proposta ai nostri governanti. Lo Stato possiede migliaia di ettari di terreno. Edifichi ed istituisca la “Regione Autonoma Pensionati” e ci mandi tutti i pensionati d'Italia, con un governo di pensionati eletto dai pensionati. I soldi delle pensioni (pagate al lordo) resterebbero in Italia, e sicuramente il bilancio consuntivo di fine anno contribuirebbe in modo sostanzioso a riempire le casse dello Stato centrale. I pensionati resterebbero nella loro patria, vicini ai figli, parenti e amici e lo Stato ci guadagnerebbe in moneta e in immagine. Utopia?






sabato 6 febbraio 2016

Noi residenti all'estero, atterriti dall'esistenza in vita



Trovarsi all'asciutto, o più precisamente senza un euro a fine mese, in special modo di questi tempi, ed essere anche pensionato, mette in crisi profonda il malcapitato, che in ogni caso può salvarsi, in Italia, coinvolgendo i parenti o gli amici; ma se la stessa disavventura capita al pensionato che ha deciso, per vivere più serenamente, di trasferirsi all'estero, la situazione comincia a diventare drammatica, perché non è facile trovare un benefattore disposto a supportarlo fino all'arrivo della pensione sospesa.

Mi riferisco alla regola, sacrosanta e giusta – per evitare che i collaterali dei pensionati morti continuino ad usufruire della pensione del “fu” - di dimostrare, ogni anno, di essere ancora vivi e vegeti. Per questo motivo Citi Bank, ente pagatore per conto dell'Inps, ogni anno spedisce a tutti i pensionati residenti all'estero, una lettera da far vidimare in ambasciata o al consolato, e poi spedirla alla stessa Citi, per dimostrare di essere ancora in vita. E fin qui tutto bene.

L'anno scorso a luglio non ho ricevuto la pensione, per cui il giorno 6 del mese suddetto ho telefonato direttamente a Citi Bank denunciando il mancato arrivo della pensione. Un solerte impiegato, dopo avermi chiesto numero e categoria della pensione, tutti i miei dati personali e il codice fiscale, andando sul mio sito notava che non avevo spedito il certificato di esistenza in vita, per cui avevano sospeso la pensione. Ho risposto che non potevo spedire ciò che non mi era mai arrivato, per cui chiedevo lumi su cosa dovessi fare. La buona disposizione e l'intelligenza dell'impiegato hanno posto fine al mio problema, perché mi ha dato il numero con il quale dopo mezz'ora potevo ritirare la pensione presso Western Union, portando alla normalità i miei battiti.

Diciamo che con questo sistema si rientrava quasi nella normalità. Ma per i pensionati residenti all'estero si vede che non esiste il “Lassù qualcuno mi ama”, perché evidentemente quaggiù qualcun altro ci vuole complicare l'esistenza. Perché adesso qualcosa è cambiato. Se non arriva per posta questo benedetto certificato di esistenza in vita (e spesso, purtroppo, non arriva perché va perso oppure perché, nonostante si sia iscritti all’Aire con il nuovo indirizzo bulgaro, la posta arriva ancora in Italia al vecchio indirizzo) la pensione viene subito sospesa. Quando il disgraziato (naturalmente il riferimento è al pensionato) riesce a capire perché non gli è arrivata la pensione, telefona a Citi, ma questa volta trova non un impiegato ma un Call Center che lo trasporta da un numero all’altro della tastierina del telefono e poi finalmente arriva un operatore che, dopo aver acquisito tutti i dati anagrafici e pensionistici, gli comunica che la pensione è stata sospesa perché non è arrivato il certificato di esistenza in vita. Dopo le solite rimostranze e giuramenti che al pensionato non è arrivato alcunché, il giovanotto del call center (anche lui solerte) gli comunica che gli spedirà per e-mail il certificato, che dovrà essere vidimato e poi rispedito a Citi Bank.

A parte il costo della lunghissima telefonata, al povero pensionato non resta che aspettare l’arrivo della e-mail, farla vidimare al consolato o in ambasciata e poi spedirla con la speranza che arrivi.

Viene spontanea la domanda: Ma la pensione? La pensione la prenderà soltanto quando tutto questo iter è finito e qualcuno di Citi Bank deciderà e capirà finalmente che quel pensionato non solo era vivo ma che nel frattempo è morto di fame.

Si può fare una domanda seria all’Inps o a Citi Bank? La domanda è: Non è possibile trovare un metodo meno macchinoso e nel frattempo rapido, perché il povero pensionato sappia quando deve mandare questo certificato o quando gli deve arrivare, e fare in modo che sia certo che tutti i mesi possa prendere tranquillamente la sua pensione, senza vivere con l’eterna incertezza che il mese prossimo non arrivi?