venerdì 26 febbraio 2010

Alla buon'ora, caro Schifani!

Il presidente del Senato Renato Schifani ha finalmente deciso di accelerare il procedimento per la decadenza da senatore di Nicola Di Girolamo. Era ora! Quali altre accuse devono ancora venir fuori per decidersi a cacciarlo via? Sono quasi due anni che pendono su questo signore delle accuse infamanti e solo adesso che la sua posizione – da quanto risulta nell’inchiesta sulle telecomunicazioni nella quale sono coinvolti un centinaio di personaggi eccellenti – si è ulteriormente aggravata, finalmente si è deciso di destituirlo. Posso dire di essere incazzato? Lo sono e pure parecchio, perché questo individuo è stato eletto con voti della malavita e con schede già riempite prima con il suo nome. Fra tutti i suoi voti raccolti dalla malavita in Germania, ci sta – purtroppo – anche il mio dalla Bulgaria e anche quello di tanti altri che, ingenuamente, hanno creduto in lui e nella sua onestà.

A questo punto vorrei anche chiedere ai responsabili del Pdl – partito che ho votato e nel quale mi riconosco – con quali criteri scelgono i candidati che i cittadini dovrebbero votare e chiedo altresì se non sia il caso che queste regole cambino a tutela del partito stesso e degli elettori. Ho votato Pdl perché ritengo che sia non migliore, ma il danno minore rispetto a questa nostra sinistra. Per essere migliore bisogna dimostrarlo con i fatti: qualcosa è stato fatto ma moltissimo rimane ancora da fare, in special modo nella lotta alla corruzione, cancro di ogni società. Boiko Borissov ha stravinto le elezioni in Bulgaria, diventando Primo Ministro, facendo della lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata il suo cavallo di battaglia. La Bulgaria è ritenuta la nazione europea dove la corruzione, nella pubblica amministrazione, dilaga a tutti i livelli. Spero di non dover constatare, un giorno, che la Bulgaria è guarita (leggi) o quasi mentre noi siamo rimasti malati cronici.

A fine legislatura – previo esame conclusivo – deciderò se il Pdl merita davvero la mia fiducia. Anche nella politica, come nel lavoro, bisogna adeguarsi alla mobilità e alla flessibilità. Per il momento, purtroppo, mi vergogno di aver disperso il mio voto votando quell’infame, e perciò sono incazzatissimo…. Mi auguro che la magistratura – una volta accertate le sue responsabilità – lo condanni alla pena che merita con l’aggravante dei danni morali arrecati agli elettori onesti. Questo è il testo della mail che gli ho inviato in Senato il 14 maggio del 2008:
"Caro "mio" senatore, ti dò del tu perché quando nascevi io lavoravo già da 4 anni; insieme al deputato Aldo Di Biagio ti considero il mio parlamentare di riferimento. Non ti conosco e quindi non posso dire di te né bene né male, ma ti ho votato perché ti sei presentato sotto il simbolo del Popolo della Libertà e questa per me è la prima garanzia. Io sono un pensionato di 67 anni che da due anni vive a Pazardzhik in Bulgaria perché con la pensione di 1000 euro (adesso) in Italia sarebbe stato abbastanza triste andare avanti. Spero e ti auguro che tu possa fare un buon lavoro sia per noi che risiediamo all'estero che per tutti gli altri italiani che rimangono a tener duro e soffrire. Ti allego l'indirizzo del mio blog con il quale dalla Bulgaria cerco di sfogare quello che sento dentro; dagli un'occhiata, capirai quanto mi manca l'Italia e i sentimenti che porto dentro.
http://italia-bulgariasoloandata.blogspot.com/
BUON LAVORO con la speranza di risentirci tra 5 anni per le prossime elezioni".

Naturalmente mi auguro, per le prossime elezioni, di aver dimenticato per sempre il tuo nome. 


sabato 20 febbraio 2010

Grazie, Antonella!

Finalmente qualcosa che rende piacevole passare qualche ora davanti al televisore. Sto parlando del sessantesimo festival della canzone di Sanremo. Non vorrei essere frainteso: non mi riferisco, infatti, alla manifestazione canora vera e propria, ma al corollario della stessa. Delle canzoni non voglio parlare perché, come tutti gli anni, sicuramente porteranno uno strascico di polemiche su chi ha vinto, chi avrebbe potuto e chi avrebbe dovuto vincere. Fino a questo momento, ore 22.20 ora italiana, in ogni caso, non ci sono ancora vincitori.
Mi interessa, invece, ringraziare la dominatrice di questo festival, l’unica e vera vincitrice. Mi riferisco alla Antonella Clerici, che ha riscosso un successo personale al di fuori di ogni più rosea aspettativa. Da oggi in poi la possiamo chiamare l’Antonella Nazionale. La conoscevamo come brava e simpatica conduttrice di programmi di un certo successo, campionessa anche di gaffes che hanno fatto ridere e sorridere tutta l’Italia; oggi la scopriamo unica nella sua attività professionale. È stata una maturazione improvvisa delle sue attitudini a farcela scoprire? No.
In questa manifestazione canora abbiamo scoperto la sua semplicita’, le sue paure superate, il suo modo di presentare veramente genuino, senza nulla di artefatto, il suo incedere a mezza papera; l’abbiamo scoperta come una di noi, la vicina della porta accanto, la sorella, la figlia o la mamma, con pregi e difetti ma con una carica di simpatia emotiva e bravura professionale da far dimenticare per sempre colleghi molto più illustri e strapagati.
Grazie, Antonella, per averci regalato te stessa così come sei, perché penso che ognuno di noi riconosce in te un po’ di se stesso, e il tuo successo lo sentiamo un po’ anche nostro.
Tanti italiani come me, ti stanno vedendo da paesi esteri, e oggi la tua bellezza e la tua spontaneità ci hanno regalato un sorriso.

domenica 14 febbraio 2010

Kukeri e Trifon Zarezan

Oggi è venuta a trovarci la nostra amica Dani, una bella ragazza bulgara sposa del nostro connazionale bolognese Francesco. La prima notizia che ha voluto darci è che oggi in Bulgaria si celebrano tre feste: San Valentino, Kukeri e Trifon Zarezan.

Mentre San Valentino sappiamo che è una tradizione ormai conosciuta ovunque, restiamo perplessi sulle altre due celebrazioni. Così abbiamo occasione per apprendere che i Kukeri sono delle maschere mostruose che discendono dalla tradizione tracia. Sono uomini vestiti con pelle di pecora o di capra e tanti campanacci addosso che, con l’arrivo della primavera, servono a scacciar gli spiriti maligni che hanno preso dimora durante l’inverno. È una festa che celebra riti pagani misti a tradizioni cristiane e i balli e le preghiere servono ad ingraziarsi la natura e ottenere buoni raccolti. Simboliche le parole con le quali il re chiude la festa: “Da un chicco di grano possa crescerne un centinaio ed essere un anno abbondante".

Vedendo le maschere ci ritornano in mente i nostri Mamutones sardi. Evidentemente le tradizioni agricole e contadine prescindono dalle nazionalità e dalla lingua; ci accorgiamo, anzi, che queste bulgare sono quasi una fotocopia di tante nostre feste contadine, e ci ritorna così in mente l’antica dominazione romana che anche qui ha lasciato radici profonde. Sono soliti, anche, bussare nelle case, dove sono accolti e vengono offerti loro dolci e altre prelibatezze. Anch’io ricordo una tradizione simile che si svolgeva negli anni ’80 nel mio paese natale, quando i pellegrini - cantando e ballando - bussavano alle porte per ricevere doni dagli abitanti della casa, però penso che adesso sia andata in disuso.


L’altra festa, Trifon Zarezan, ha origine sempre dalla campagna. La Chiesa ortodossa ricorda San Trifon, patrono dei viticoltori e dei produttori di vino in genere. Il pope benedice il pane e i prodotti della terra e taglia poi un pezzetto di vite innaffiandola col vino, tutti gli altri ne seguono l’esempio. Vuole simboleggiare la potatura della vite, la fine dell’inverno e l’avvicinarsi della primavera ed essere d’augurio per un abbondante raccolto. Poi dai simboli si passa alle cose più pratiche e comincia la grande abbuffata che dura tutto il giorno, accompagnata da abbondanti, anzi abbondantissime libagioni a base di rakia e vino. Non finisco mai di stupirmi, con i bulgari. Qui le occasioni per fare festa sono molte più delle nostre, ma sono feste dove si spende poco e ci si diverte molto.

mercoledì 10 febbraio 2010

Per non dimenticare

È già passato un anno e tutti i servizi mediatici ci ricordano la morte di Eluana Englaro, la sfortunata ragazza rimasta in coma per 17 anni, in seguito a un incidente. Anche oggi bagliori di polemica a distanza per il modo in cui è stata fatta morire.

Ricordo i momenti drammatici di quei giorni, quando sembrava che il Parlamento dovesse varare da un momento all’altro, una legge che recepisse e cercasse di risolvere problemi etici e morali di persone che versano nello stato di Eluana, che era diventato il simbolo e la chiave del problema.

Non voglio accodarmi oggi a giornali e televisione per ritornare su quei problemi che sembrava dovessero essere regolati nel giro di pochi giorni con una legge, che sicuramente avrebbe accontentato una parte e scontentato un’altra secondo la coscienza e il pensiero di ognuno di noi, ma almeno avremmo potuto dire che qualcosa era stato fatto. Invece – come succede sempre più spesso nel nostro Paese – “passata la festa, gabbatu lu santu”, come dice un vecchio proverbio.

Per cui mi limito a ricordare con affetto questa ragazza, che ha fatto commuovere e piangere tutta l’Italia e aspetto fiducioso che questi nostri fantastici rappresentanti (di destra, di sinistra e di centro) si ricordino che il problema è rimasto com’era fino al 10 febbraio del 2009: irrisolto.




Nella stessa data 10 febbraio ricorre il Giorno del Ricordo, per commemorare le migliaia di vittime delle foibe e l’esodo forzato degli italiani dai territori di Fiume, Istria e Dalmazia.
Questa tragedia è stata ricordata per sessantacinque anni quasi di nascosto, perché non faceva comodo ai nostri vecchi “compagni” far sapere all’Italia la tragica epurazione messa in atto dall’amico Tito nei riguardi di tanti nostri connazionali.

Oggi che una grande parte dei vecchi comunisti ha cambiato pelle (dubito molto che abbia cambiato il pensiero), si è finalmente arrivati al riconoscimento condiviso della tragedia e alla sua commemorazione. Mezza giustizia è stata fatta. Quando questi "pentiti" riconosceranno i crimini del comunismo e ne abiureranno la dottrina, solo allora potranno parlare della “democrazia” che hanno sempre sbandierato, dietro all’Unione Sovietica, per cinquant’anni. Mi auguro che tutta l’Europa segua l’esempio della Polonia che ha messo fuori legge il comunismo alla stessa stregua del fascismo. Hanno fatto male? Penso di no, hanno avuto 50 anni di tempo per conoscere molto bene i fratelli comunisti!

La Costituzione italiana: chi la conosce?

La mia vera preoccupazione viene dalle modifiche che il Parlamento italiano si appresterebbe a fare alla Costituzione. I cosiddetti Padri costituenti sicuramente si stanno già agitando nella comodità delle loro tombe. Questo Parlamento dovrebbe cambiare una Costituzione che il novanta per cento degli eletti non conosce. Un servizio delle Jene ci ha fatto scompisciare dalle risate e piangere dalla rabbia, nel vedere questi nostri cosiddetti rappresentanti, di tutti i partiti, non ricordare o non conoscere gli articoli più importanti. Due esempi per tutti:

Domanda all’on. Pezzotta (ex sindacalista):
Jena: Cosa dice l’articolo 1 della Costituzione?
Pezzotta: L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.
Jena: Esatto, e poi continua… il secondo comma…
Pezzotta: eh… eh… – Jena: La sovranità… - Pezzotta: appartiene al popolo – Jena:che la… - Pezzotta: eh… - Jena: esercita nelle… - Pezzotta: …nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Domanda all’on. Rosy Bindi (che funge anche da vice-presidente della Camera):
Jena: Cosa dice l’articolo 1 della Costituzione?
Bindi: L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.
Jena: Giusto, e poi il secondo comma prosegue…
Bindi: Vuol prendermi in giro?
Jena: No, mi dica, come prosegue il secondo comma dell’articolo 1?
Bindi: Ma non c’è nessun secondo comma!
Niente da dire sui Padri costituenti, per carità… ma se i Figli sono questi, sono molto preoccupato per il futuro di questa povera Italia.

martedì 9 febbraio 2010

L'Uomo che cammina

L’uomo che cammina, scultura in bronzo dell’artista svizzero Alberto Giacometti, è stata battuta all’asta da Sotheby’s per la cifra record di 74,2 milioni di euro. Anonimo il compratore.
Non voglio entrare nel merito dell’opera perché non m’intendo d’arte, e quindi qualsiasi giudizio sull’opera stessa o sull’artista e sul prezzo pagato, sarebbe fuori luogo.
Vorrei però esprimere un’opinione personale che sicuramente non troverà proseliti: a me questa figura di tisico alto allampanato con due stecche per gambe, mi sta tremendamente sulle palle. Se fra diecimila anni i nostri discendenti dovessero trovare quest’opera, rimetterebbero in discussione tutti gli studi sulla metamorfosi umana.
All’anonimo compratore, invece, mi viene spontaneo porre una domanda: “Hai mai pensato quanti bambini, che non cresceranno mai perché moriranno prima, sarebbero diventati Uomini che camminano, con i soldi spesi per quel falso Fassino?”.

lunedì 8 febbraio 2010

Pazardjik imbiancata

si esce da casa

zingare che si apprestano a spalare

Georgev, il piccolo della porta accanto, "amico mio!"

Renata

albero neve e sole

chiosco di giornali

Maurizio, Renata e Alessio a passeggio per il centro

ci saluta la befana

spalatori per la zona pedonale

panoramica

il mio viale uscendo da casa

Il questurino perde la pazienza

Hanno fatto clamore, scalpore, notizia, scandalo ecc. ecc., le dieci domande fatte a Berlusconi su “Repubblica”, alle quali il cavaliere non ha mai dato risposta. Comunisti, dipietristi, ulivisti, querciaroli, giustizialisti, diessini… tutti indignati, Di Pietro in testa: perché non rispondi alle nostre domande?, non hai argomenti per replicare?, sei colpevole, sei un mafioso, sei un pedofilo, devi dimetterti…



Una giornalista del Tg1 pone una domanda, una sola domanda, a Di Pietro e la poverina si sente rispondere che quella è una domanda del cazzo… ci sono cose più importanti da discutere. Non voglio neanche commentare il modo in cui ha risposto, conoscendo il linguaggio forbito dell'individuo. Forse, poverino, non aveva neanche capito la domanda. Se questa era una domanda del cazzo, vorrei sapere da James Tont perché Berlusconi - che ha da fare cose molto più importanti delle sue - avrebbe dovuto rispondere alle domande dei coglioni.

domenica 7 febbraio 2010

Caro Silvio, fammi un favore

6 febbraio 2010, ore 13,40
Un impeto masochistico mi porta a pigiare il telecomando sul Grande Fratello 10 di Canale 5. Ho resistito dieci minuti, poi un conato di vomito mi ha fatto cambiare canale. È pur vero che la pubblicità immediatamente successiva consiglia l’Alka Seltzer per i bruciori di stomaco, ma penso sia inutile perché per resistere a questo abominio bisogna avere lo stomaco in ghisa, e poi in Bulgaria il prodotto non si trova.
Mi domando come la gioventù italiana possa essere arrivata a questo infimo degrado. Sarebbe questa la generazione che domani dovrebbe rappresentare e mandare avanti il Paese? I nostri politici, quelli di destra in particolare, hanno forse gli occhi e le orecchie foderate? O approvano queste trasmissioni? E siccome Canale 5 è di Berlusconi, posso chiedere a lui e al Pdl che cosa ne pensano? Lo chiedo prima di tutto come utente televisivo e poi come sostenitore convinto del Pdl.
Caro Silvio (abbiamo quasi la stessa età e questo mi permette di darti del tu), hai visto almeno una volta questa trasmissione? È possibile che la gioventù italiana sia fatta solo di troie e troiette, gay e trans e dobbiamo sorbirceli come fosse l’unica alternativa valida rimasta? Ma avete provato a girare per l’Italia? troverete il 95 per cento di giovani sani, in grado di trasmettere - a coetanei e non - i veri valori che dovrebbero costruire il futuro dell’Italia. E non dirmi, caro Silvio, che questo è spettacolo. Questo spettacolo rappresenta solo la parte più deteriore di questo nostro amato Paese. Si sta tentando di trasmettere, agli uomini e alle donne di domani, che se non sei un trans, un gay o una mignotta, sarai sempre il signor nessuno nella società che conta.
I produttori e gli autori di questo e altri programmi simili, caro Silvio, sono le quinte colonne sinistrorse che lavorano dall’interno per distruggerti e mostrare il nostro degrado morale; ma l’Italia, quella vera, non è questa, è fatta di gente che tutti i giorni cerca di fare il proprio dovere, gente che esporta il made in Italy, giovani che studiano e che cercano il primo lavoro, eccellenze nella ricerca, gente che fa sacrifici per poter dare sempre di più nell’economia, nel sociale e nel volontariato, nella sanità e nella scuola, gente che la sera, quando torna a casa, vorrebbe vedere spettacoli, commedie, storie di persone nelle quali si sentono rappresentati, gente comune, con pregi e difetti, problemi quotidiani, che ride e che piange, ma gente vera, reale.
Invece siamo costretti a vedere solo oche, galletti, capponi, gallinelle senza arte né parte, ignoranti e bestemmiatori, che sanno solo esprimersi con parolacce o quando va bene si scorreggiano in faccia o mostrano in diretta quanto siano esperti nell’arte amatoria orale e penale. Hai voglia a voler cambiare la scuola! La prima scuola oggi è la televisione e se questi sono i docenti, povera nostra gioventù! Domani bisognerà vergognarsi di essere persone normali.
E ancora a te, caro Silvio, se posso permettermi, vorrei dare un consiglio, dal basso della mia esperienza: alcune trasmissioni Mediaset non rappresentano l’Italia che tu dici di sognare insieme a noi, servono solo a fare spettatori e cassetta, che non vanno d’accordo con etica e moralità. La tv-monnezza spediscila ad Acerra, dove sembra che l’inceneritore adesso funzioni.

sabato 6 febbraio 2010

Morgan, vaffanculo!

E’ il grido che mi esce dal cuore, non perché ti droghi – per me puoi ammazzarti come ti pare – ma perché della droga e dei drogati hai voluto farne pubblicità. E te ne sei fatta tanta, perché tutti i programmi televisivi e tutti i giornali oggi parlano di te. Ma questo scoop ti si ritorcerà contro e spero tu sia buttato presto nel dimenticatoio delle nullità.

Sei un ipocrita, bugiardo e imbroglione, perché prima hai fatto finta di dispiacerti dicendo che erano state mal interpretate le tue parole, poi – ad arte – hai fatto marcia indietro, facendo capire a tutti che hai bisogno di aiuto e che vuoi redimerti e uscire dall’inferno della droga. Bugiardo, bugiardo e ancora bugiardo!

Se tu avessi veramente voglia di uscirne avresti raccolto il consiglio di don Mazzi che a Porta a Porta ti invitava a non andare al Festival di Sanremo né come cantante né come ospite d’onore. Tu hai risposto che prendevi atto della decisione della Rai di escluderti, anche se non condividevi e poi hai rincarato che magari ti vorrebbero mandare in comunità. Ebbene, sì, dovresti entrare subito in comunità se vuoi veramente dimostrare di uscirne, ma tu non ci pensi neanche lontanamente, perché per te è solo una boutade pubblicitaria. Ci hai detto che ti droghi per combattere la depressione, e penso con tanta tristezza e rabbia alle migliaia di lavoratori disoccupati, cassintegrati, pensionati e malati che questa depressione la vincono con 800-1000 euro al mese. Vedi, Morgan, tu per combattere la tua depressione, hai quanto meno la possibilità di comprartela questa maledetta coca, ma la gente che citavo prima non guadagna le tue somme, ed è costretta a farsela passare vedendo in televisione la tua faccia di merda.

Mi auguro che tu muoia presto (suicidandoti, per esempio) perché i giovani, ai quali vorresti dare esempi, vedano che fine si fa con la droga; tu non hai colto la bellezza del dono della vita, vissuta in tutte le sue sfaccettature, nelle gioie e nei dolori, assumi droga e decidi anche di farci uno scoop. Ebbene, tutte le persone che apprezzano la vita, ti augurano di riuscirci presto. Ma va all’inferno…

venerdì 5 febbraio 2010

Vacanza e cure dentarie in Bulgaria

Sono partiti questa mattina i miei amici che hanno fatto una bella vacanza produttiva in quel di Pazardjik. Roberto, l’amico romano, insieme alla compagna Katerina bulgara di Pazardjik, con la loro figlia Simona, una meravigliosa bambina di tre anni con due stupendi occhi azzurri e una parlantina che ti fa innamorare a prima vista. Sono arrivati nove giorni fa e con una spesa di 1000 euro hanno fatto il viaggio in aereo WizzAir andata e ritorno (150 euro), noleggio di una autovettura a Sofia chilometraggio illimitato (200 euro), cure dentarie per entrambi eseguite da un dentista laureato (gli odontotecnici, qui, fanno soltanto gli odontotecnici) (220 euro), pernottamento gratuito da Tania, la madre di Katerina, vitto e benzina circa 430 euro al ristorante o in giro per qualche escursione e visita di parenti e amici.



Incredibile, vero? Eppure è così. Di certo qui il paziente italiano non può usufruire dei confort, delle attenzioni e anche delle tecniche in uso in Italia, ma sicuramente resterà soddisfatto del risultato finale. Dico questo anche per personale esperienza, assicurando che dopo esser stati curati da un dentista bulgaro, si continua a mangiare e masticare come da noi in Italia. E allora? Quale è la differenza e perché curarsi in Bulgaria?



Ognuno di noi si cura dove e da chi vuole. La differenza sta solo nei costi. In Italia, oggi, se un povero cristo ha bisogno di una cura dentaria, deve andare prima in banca per sapere se può ottenere un mutuo o un prestito personale, e poi decidere se curarsi o no. Probabilmente per un cittadino bulgaro anche queste spese sono onerose, ma se noi italiani facciamo qualche rapido conto, conveniamo di certo che con alcune migliaia di euro in meno si può fare una buona vacanza di quindici giorni ritornando a casa con un sorriso a trentadue denti.



Sto facendo pubblicità ai dentisti bulgari? No, non ho motivi per farlo. In Italia c’è tanta gente che può sostenere queste spese, ma ve ne è molta di più che non può affrontarle. La mia è solo la considerazione di un uomo che, vivendo solo della sua pensione, è stato costretto – suo malgrado – a lasciare quel meraviglioso paese (la mia amata Patria) per poter continuare a vivere dignitosamente. Se un giorno dovesse diventare impossibile vivere anche qui, dovrei volgere lo sguardo ad altri lidi, sempre che il Padreterno me ne lasci la possibilità.

mercoledì 3 febbraio 2010

Berlusconi in Israele

Grande e bellissimo discorso, oggi, del Presidente Berlusconi dinanzi al parlamento israeliano, in occasione della sua visita di Stato in Israele. Berlusconi, oltre all’impegno in difesa di Israele dagli attacchi beceri del pazzo iraniano, ha voluto ancora una volta condannare le odiose leggi razziali del periodo fascista, ha augurato l’ingresso in Europa, a pieno titolo, di Israele e ha ricordato l’amicizia che lega oggi il popolo italiano a quello israeliano, un’amicizia che risale alle comuni origini giudaico-cristiane.
Così cambiano i tempi e così è giusto che sia e ci auguriamo che questa amicizia duri in eterno. Non sempre, infatti, Roma è stata tenera ed affettuosa nei confronti della collettività ebraica. Ricordiamo tutti come il Marchese del Grillo si divertisse a maltrattare il povero Aronne, falegname ebreo. Aggiungiamo qui uno dei tanti aneddoti ad hoc che si riferiscono proprio alla Roma papale.

DAJE ALL' EBBREO!
Quando veniva eletto un nuovo papa, il rabbino capo della comunità doveva presentarsi a lui con il Pentateuco velato. Se il papa vedeva di mal occhio gli ebrei, lo gettava in terra dicendo: Quondam populus, nunc hostis (Un tempo eravate il popolo (eletto) ora siete nemici).
Ogni anno il rabbino doveva portare al governatore di Roma, seduto in cima al Campidoglio, un sacchetto di monete e deporlo ai suoi piedi; era consuetudine che il governatore lo ricambiasse con un calcio nel di dietro facendolo ruzzolare per la scalinata.