martedì 29 gennaio 2008

Bulgaria: usi e costumi - 3






Sto cercando di far conoscere Pazardzhik ma queste tradizioni e costumi si possono estendere tranquillamente a tutta la Bulgaria fatta eccezione per situazioni locali riferibili alle popolazioni. Bisogna infatti considerare le trascorse vicende bulgare con i turchi che hanno imperversato per secoli in tutto il territorio. Oggi coesistono pacificamente diverse etnie che si rispettano (o forse si sopportano) a vicenda.
Nel nord-est del Paese è numerosa e preponderante la comunità di etnia turca rappresentata anche in Parlamento. Gli zingari invece sono sparsi per tutto il paese. Benestanti sono considerati i turchi mentre gli zingari sono ai margini della società. In mezzo ci stanno i bulgari che non hanno ragioni per ridere.
Da queste parti gli zingari lavorano tutti (o forse sono costretti): una parte di essi è dedita al commercio di scarpe, vestiario, ferro, oro, telefonini, orologi e merci d'incerta provenienza, l'altra fa tutti i lavori più pesanti e "merdosi" che i bulgari lasciano volentieri a loro.
Al mio amico Stoyan dico sempre: "Siete proprio troppo forti, siete riusciti a far lavorare gli zingari", e lui mi risponde: "Perché non siamo razzisti, lo vedi, tutti i migliori lavori li lasciamo a loro". I cimiteri sono a volte misti altre volte separati, ognuno con il suo Dio, mezzaluna da una parte, croce dall'altra.
Sono rimasto stupito quando ho accompagnato il mio amico al cimitero di Mokrishte. Andava a trovare i parenti portando un mazzolino di fiori, quattro candele e due bottiglie, una di vino e una di rakia. I cimiteri sono molto poveri e semplici, le bare vanno tutte nella nuda terra e non esistono cappelle o fornetti come in Italia. Ogni defunto ha una lapide con il nome, quattro righelli di granito formano un rettangolo ad indicare la posizione della bara dinanzi alla lapide. Dopo qualche minuto di preghiera Stoyan depose vicino alla lapide dello zio il mazzo di fiori, accese le candele e le conficcò sulla terra per farle stare dritte, poi prese la bottiglia del vino e ne versò una parte sulla tomba, la stessa cosa fece con la bottiglia di rakia, quindi accese una sigaretta e la poggiò sul bordo della lastra. Io guardavo con estrema curiosità e lui mi spiegò che era usanza portare ai morti quello che avevano apprezzato in vita. Nel caso specifico lo zio era un fumatore e beveva sia vino che rakia.Quando sono arrivato a Pazardzhik tenevo in pectore il progetto di portare in Bulgaria il vino italiano. Avevo preso accordi con un paio di cantine che avrebbero appoggiato e facilitato questo progetto. Ben presto mi resi conto che questo era un Paese che da parecchi anni esportava il suo vino. Da Billa (la GS di Pazardzhik) trovai una grandissima varietà di vini bulgari rossi e bianchi che cominciai ad assaggiare uno alla volta. L'Italia è patria dei vini, non è quindi possibile fare paragoni. Devo però ammettere che anche la Bulgaria ha dei buoni vini e alcuni di questi sono pregevoli. Confrontando i prezzi mi sono reso conto che sarebbe stato arduo essere concorrenziali, tenuto conto anche delle tasche dei bulgari, per cui ho abbandonato quasi subito il progetto.
In Italia conosciamo tutti molto bene il "filu 'e ferru", la grappa casareccia sarda che distillano i contadini, tenuta appunto sotterrata col filo di ferro perché illegale (illegale sta "perché non paga la tassa sugli alcoolici") ma molto buona. Ebbene, in Bulgaria "illegale" non esiste perché tutti possono liberamente distillare la grappa per le proprie necessità. Si porta a fermentazione la vinaccia o la frutta e quando è pronta si porta alla distillazione (regolarmente autorizzata), si pagano dai cinque ai 10 leva e si portano a casa anche 100 litri di rakia (la grappa bulgara). Inizialmente ho pensato che fosse una distillazione cumulativa per più famiglie, ma dovetti ricredermi presto. Qui si fa sul serio e la rakia fa parte della tavola di quasi tutte le famiglie bulgare.
L'estate è la stagione dei funghi e io ne sono ghiottissimo. In Bulgaria dovrebbero trovarsene tanti perché è molto boscosa. Vado a cercarli al mercato ma lì trovo solo funghi champignon coltivati. Chiedo notizie a Stoyan che mi risponde che al mercato non li troverò mai perché vengono tutti esportati. Al mercato i porcini (manatarki) o gli ovuli non li vendono perché costerebbero dieci leva al chilo (cinque euro) e nessuno li comprerebbe. Si possono trovare solo nei ristoranti.
Tosco, un amico di Stoyan, che è responsabile in una ditta che esporta funghi in Germania, ci porta a visitare il capannone dove vengono lavorati e conservati i funghi che arrivano. Tonnellate di funghi di ogni specie che puliscono, incassettano, seccano e spediscono. I più pregiati sono venduti in Italia Francia e Germania a otto leva al chilo. Sempre sul posto operano altre industrie che lavorano i funghi sott'olio con gli aromi ordinati da acquirenti italiani. Quanti funghi nostrani mangiamo noi in Italia? Pochi, rispetto ai tanti che arrivano sicuramente dalla Bulgaria. Ma i funghi come sono? Posso dire che sono non buoni ma buonissimi e non hanno niente da invidiare ai tanto osannati funghi calabresi. Hanno solo un difetto: costano pochissimo all'importatore che poi li rivende ai prezzi di mercato in Italia.
Se da una parte si esporta dall'altra invece si importa. Chiunque si soffermi a qualsiasi posto di frontiera resterà meravigliato nel vedere quante bisarche cariche di automobili usate arrivino in Bulgaria. A Sofia c'è un'immensa area che accoglie usato di ogni tipo e cilindrata che arriva da tutta Europa ma in particolare da Germania e Italia. Qui l'acquisto di automobili nuove, anche a rate, è riservato ancora a pochi eletti. Il problema Euro 1-2-3-4 ancora non esiste.
Dopo venti mesi trascorsi a Pazardzhik rimane ancora un mistero la domanda che mi pongo. Dal lunedì al venerdì passeggiando per la città (come tutti i pensionati) mi accorgo che i caffè sono tutti pieni e in strada a qualsiasi ora c'è una marea di gente, ma proprio tanta, che va in giro come me. I negozi e gli uffici sono aperti, quindi sicuramente qualcuno lavora. Ma se sommiamo tutti coloro che stanno in giro a quelli che stanno a casa (resterà pure qualcuno a casa!) ecco che sorge spontanea la domanda alla quale non trovo risposta: ma a Pazardzhik quanti sono a lavorare?


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