lunedì 28 gennaio 2008

Bulgaria: usi e costumi - 2

Arrivo a Pazardzhik dopo un viaggio in auto e nave passando per la Grecia il 12 giugno 2006. Sono trascorsi ormai 20 mesi. Avevo deciso di venire a trascorrere il resto della mia vita in Bulgaria non appena mi fossi liberato degli ultimi appigli che mi tenevano ancora legato all'Italia. Sapevo che con la sola mia pensione in Italia non avrei avuto possibilità di sopravvivenza decente per me e la mia compagna. Conoscevo amici che sicuramente mi avrebbero aiutato a superare il primo impatto con la nuova realtà, tuttavia era sempre un'incognita da scoprire. Oggi posso dire con certezza che ogni titubanza è stata superata. Pur trovando usanze e costumi a volte molto dissimili dai nostri sono riuscito poco per volta a integrarmi, per cui sicuramente la Bulgaria è diventata per me la seconda patria.
Pazardzhik, città di circa 60.000 abitanti, al centro di una grande pianura circondata in lontananza da monti che cominciano a innevarsi a ottobre, è stata fino al 1989 un prospero centro industriale. Con la caduta del regime comunista è andato tutto a puttane. Rimangono a testimonanza dell'antica industriosità le ciminiere visibili da lontano e decine e decine di grandi fabbricati manifatturieri abbandonati e in disuso. Adesso c'è rimasta solo una cartiera. Si vive di commercio e di agricoltura, pur essendo abbandonata anche la campagna. La struttura cittadina è formata dai soliti blok (orrendi palazzoni di 12-13 piani), palazzine di quattro-cinque piani, abitazioni singole pianoterra o a un piano con orto annesso (in Bulgaria ce ne sono tantissime), il centro dove si può godere la vista anche di una gradevole linea architettonica, e le nuove costruzioni che sorgono come funghi un po' ovunque abbattendo anche vecchi fabbricati fatiscenti. Gli architetti sono molto bravi perché i nuovi edifici sono veramente belli e costruiti con gusto e fantasia.
Bulgaria e Grecia credo siano le uniche nazioni della Comunità Europea che non hanno l'alfabeto latino. La Bulgaria ha il cirillico. Ma per me non è stato un grosso ostacolo perché riuscivo a leggerlo discretamente già prima di partire dall'Italia. Tra la lettura dell'alfabeto e la conoscenza della lingua, tuttavia, c'è un abisso, per cui dopo venti mesi capisco ancora molto poco e ricordo ancor meno le parole. Mi auguro che il padreterno mi dia il tempo di imparare anche questa lingua.
Pazardzhik si può definire una città commerciale. E' strapiena di negozi dove si trova di tutto. La maggior parte è allocata in vecchie strutture che però poco per volta vengono rinnovate. La prima cosa che balza agli occhi è la quantità di farmacie ed edicole di giornali che mi sembra sproporzionata al numero di abitanti. Qui i farmaci si pagano quasi tutti ma costano molto meno che in Italia (quasi ovvio visti gli stipendi). Le edicole di giornali sono dei chioschi in ferro grandi poco più di un metro quadrato che sorgono un po' ovunque.
La città è piena di questi piccoli chioschi dove si vende di tutto: frutta, alimenti, tabacchi, pop-corn e dolcetti fatti sul posto, caffè, casalinghi e altro.
La caratteristica della città è il verde. Qui non esistono strade che non siano alberate e piccole fette di verde sono distribuite un po' ovunque anche nel centro cittadino dove abbondano ampi spazi e grandi piazze.
A Pazardzhik, come in tutta la Bulgaria, non esiste il bar dove andare a fare colazione o prendere il caffè e scappare. Qui il "caffè" è luogo di aggregazione dove comodamente seduti si consuma al tavolo conversando e ascoltando musica (generalmente, purtroppo, rockettara e ed alto volume). I locali sono tantissimi e tutti molto belli e spaziosi. D'inverno tavoli dentro e d'estate tutti in strada. Abbondano anche i ristoranti dove trovi buona cucina e ricchi menù. Il pesce, almeno da queste parti, è tutto surgelato. Si può trovare pesce fresco d'acqua dolce nei ristoranti vicini ai laghi.
Sto scrivendo alla rinfusa, così come i ricordi che man mano affiorano alla mia mente.
Quando sono arrivato a Pazardzhik il mio amico Stoyan, pur essendo il mese di giugno con un caldo eccezionale, mi preparava al futuro inverno invitandomi a munirmi di scarponi e stivali per la neve perché avremmo potuto raggiungere dai dieci ai venti gradi sotto zero.
L'anno scorso è stato uno degli inverni più caldi in tutta Europa per cui non è arrivata né neve né freddo. L'ho preso in giro per tutto l'anno. "Volevi terrorizzarmi, eh?". "Aspetta, aspetta, vedrai e sentirai!". Aveva ragione, me ne sono accorto quest'anno. La prima nevicata si è vista il 15 dicembre subito seguita da un'altra più copiosa e la temperatura è scesa a meno 15°C. Porca miseria, era vero! Gradatamente dovrò abituarmi anche al surgelato; si spengono i frigoriferi e si accendono i termosifoni. Qui si va avanti ancora con le stufe a legna o a carbone, che, bisogna dire, sono molto efficienti. Fino ad oggi ai bordi delle strade resistono cumuli di neve ghiacciata. Però, nonostante i prevedibili disagi che crea, per me che non la vedevo da tanto tempo, è stata una sorpresa gradita. Sognavo addirittura Babbo Natale che arrivava con la slitta!
Proprio al centro della città si trova il mercato ortofrutticolo all'aperto, circondato tutt'intorno da altri banchi di vendita tipo Via Sannio a Roma gestiti dagli zingari.
Fatta eccezione per la frutta si trovano soltanto prodotti orticoli stagionali locali. Non sono conosciuti carciofi, finocchi, radicchio, rucola, cicoria e tante altre insalate che crescono da noi. Si trovano però magnifici cetrioli e cetriolini che sono consumati tutto l'anno anche sott'aceto. A differenza dei nostri, difficili da digerire, questi vanno giù senza problemi e sono molto più buoni. Abbondano anche pomodori, verza, zucche e zucchine, melanzane, cipolle, patate, porri, e un'infinità di spezie che qui sono molto usate. I prodotti locali sono tutti molto buoni. Sui banchi di vendita si vedono anche bottiglie di vino e di rakia casarecci e lardo di maiale preparato artigianalmente di sapore eccezionale, che non ha nulla da invidiare al nostro Colonnata. Mentre non ci sono molte varietà locali di formaggio, che usano soltanto a pasta molle o a caciottine, qui impera lo yogurt e la feta (sirenè, non dire "feta greca" perché si incazzano), ambedue prodotti eccezionali molto usati anche in cucina. E non si può dimenticare l'insalata russa che è una cultura: la trovi ovunque in decine di varietà tutte gustosissime. Se ne consumano quantità industriali. (continua)

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