venerdì 27 agosto 2010

Chiesa Cattolica e castità farisaica

I nostri giovani non possono certo conoscere, se non raccontate, le vicissitudini e la povertà del nostro dopoguerra. Oggi c'è il diritto-dovere dell'istruzione ed è normale prassi per quasi tutti i bambini, andare a scuola almeno fino ai 14 anni, cioè la licenza di terza media, poi si decide se continuare a studiare o intraprendere un mestiere.
Sessanta anni fa, una volta finite le elementari, se i genitori ne avevano la possibilità, facevano continuare gli studi ai loro figli, altrimenti questi ultimi venivano avviati subito al lavoro. Ed erano già fortunati perché molti bambini iniziavano a lavorare senza aver mai visto un banco di scuola. Nella mia Sicilia, allora – e nel Sud in generale – povertà e analfabetismo camminavano quasi sempre appaiati.
Molti genitori trovavano la soluzione al problema, mandando in collegio il bambino che aveva finito le elementari. Si adduceva la scusa della vocazione sacerdotale e il gioco era fatto. E vocazioni ce n'erano tante, almeno quanto la povertà! Penso che un buon 40% di questi alla fine diventavano preti, gli altri si perdevano per strada. Mentre da noi, oggi, la crisi delle vocazioni è all'apice, la Chiesa adesso fa proseliti nei Paesi poveri del mondo.

I preti italiani, ed europei in genere, sono e saranno sempre meno numerosi e quelli che arriveranno alla meta, sicuramente avranno fatto una scelta sincera, che scaturisce dal profondo del cuore. Aumenteranno a dismisura, invece, i preti provenienti dal terzo mondo, dalla povertà. Anch'io ho avuto in sorte il collegio, dove ho studiato fino all'allora quinto ginnasio. Poi è sopravvenuta una crisi di vocazione e di identità e ho detto al mio superiore che volevo andar via.
Ricordo che allora, a Roma, fui mandato – per consiglio – da don Giacomo Alberione, primo maestro e fondatore della Pia Società San Paolo, il collegio dove studiavo. Questi era veramente un sant'uomo, piccolo e minuto fuori quanto grande e santo dentro, fondatore delle Edizioni Paoline e proclamato beato da Giovanni Paolo II. Aveva il vezzo di chiamare cinèma il cìnema. Mi fece un discorsetto di quindici minuti, raccomandandomi di pregare la Madonna, ma le preghiere non ottennero l'effetto desiderato, perché il giorno prima degli esami mi mandarono via. Evidentemente non ero portato per le tre virtù, povertà obbedienza e castità, che ci inculcavano giornalmente. Alle prime due mi adattavo anche obtorto collo, la terza invece, in piena pubertà, era difficile da applicare perché federica la mano amica era in frenetica attività.
Molte volte mi sono domandato, dopo tanti anni – alla luce delle difficoltà che ho incontrato nella vita laica – se non fosse stato meglio continuare gli studi e fare il prete... Il mio assistente a Catania, l'allora chierico Mons. Amleto Alfonsi, oggi è economo diocesano della Diocesi suburbicaria di Porto – Santa Rufina. Ho avuto l'opportunità, negli anni, di conoscere a Roma ex-paolini più vecchi di me, e parlando dei lontani tempi del collegio, mi raccontavano episodi di preti il cui comportamento nulla aveva a che vedere con la loro missione sacerdotale. Obbedienza forse, ma povertà e castità erano solo optional. Chi non ricorda il libro di Roger Peyrefitte Amicizie particolari, messo all'indice dalla Chiesa? Indubbiamente affrontava, già allora, temi e situazioni molto spinose, che noi ignoravamo. E allo stesso modo le domande che il confessore ci faceva sulle amicizie particolari.
Perché questo lungo preambolo? Non sono un cattolico praticante, ma credo. La Chiesa Cattolica sta attraversando in tutto il mondo momenti difficili, a causa del comportamento sessuale di molti suoi membri, anche altolocati, accusati di pedofilia. E questa è solo la punta dell'iceberg. Se si va indietro nel tempo ci accorgiamo che è un vizio secolare. Veramente, da cattolico, non so più cosa pensare. Il sacerdozio dovrebbe essere una missione, un apostolato, un credo. Così mi dicevano quando ero in collegio. E sicuramente per tanti preti è una missione, ma per molti altri sono convinto sia diventato un mestiere, senza obblighi di obbedienza povertà e castità, arrivando addirittura al delitto più odioso, la pedofilia, inimmaginabile e ripugnante in un ministro di Dio che dovrebbe essere d'esempio nella vita. Le argomentazioni di Aldo Busi e Nichi Vendola, a questo proposito, non fanno testo.
Il Cardinale Bagnasco farebbe bene a tralasciare le opere di misericordia corporale, non ingerendosi direttamente nelle decisioni di uno Stato laico che ha già tanti problemi di suo, mentre sarebbe il caso che si occupasse di più delle opere di misericordia spirituale, guardando alle esigenze del suo Stato-gregge e provvedendo ai bisogni di pastori, che non solo non proteggono più le loro pecorelle, ma spesso le denudano del vello della purezza.
La storia bimillenaria della Chiesa Cattolica è stata un susseguirsi di martiri, errori, orrori e santità. Nel corso dei secoli molti dei suoi membri si sono staccati dal ceppo originario fondando a loro volta Chiese che hanno tantissimi dogmi in comune con quella cattolica, ma in disaccordo su altri. Non sto qui a elencare le dissidenze e le cause. Comunque, quelli che una volta erano considerati eretici, oggi sono solo fratelli separati, quindi assistiamo a un positivo riavvicinamento.
Nella Bulgaria ortodossa io entro oggi in chiesa e vedo lo stesso Dio, lo stesso Cristo, la stessa Madonna, i santi, ecc. Li prego e sono sicuro che mi ascoltano, perché non sono loro che hanno litigato, ma gli uomini che li rappresentano. Il prete è il pope, che a differenza del prete cattolico può sposarsi. Guardo questi pope con moglie e figli, che celebrano le loro funzioni, pensano e vanno incontro ai bisogni dei fedeli, assolvono in pieno al loro ministero, vivono la vita di tutte le comuni persone che hanno una famiglia. Penso che tra questi pope è molto difficile che possa attecchire il cancro della pedofilia.
Come un qualsiasi fedele di questa terra, vorrei porre umilmente una domanda a Papa Ratzinger, sperando di non incorrere in un anatema. Perché la Chiesa Cattolica non dà ai preti il permesso di sposarsi? Chi vuole rimanere casto lo fa per sua scelta, gli altri possono essere ministri di Dio anche sposandosi. Tutte le regole vanno adeguate ai tempi e sicuramente la Chiesa ne trarrà beneficio, anche perché queste regole sono state fatte dagli uomini; che io sappia in nessuna parte del Vangelo sta scritto che Gesù abbia detto ai suoi discepoli di non sposarsi, molti di essi, anzi, erano sposati. Se ben ricordo disse: Andate e diffondete la Parola di Dio. Papa Adriano II, poi, aveva moglie e figlia e San Paolo nella prima lettera a Timoteo aveva ordinato che i vescovi non avessero più di una moglie.
E non mi si venga a dire che la Chiesa si occupa solo dell'anima, perché nei fatti si occupa, e molto, anche dei beni materiali. Prendendo questa decisione, Benedetto VXI otterrebbe subito i primi tre importanti risultati: 1) si adeguerebbe ai tempi; 2) eviterebbe gli scandali sessuali che stanno travolgendo e oscurando tutto il bene che la Chiesa ha fatto nei secoli; 3) risparmierebbe in futuro i tantissimi denari che adesso è costretta a pagare per indennizzare le vittime di abusi.
Si ricordi il Papa, e lo sa bene, che lo spirito è forte ma la carne è debole, e la castità è dei santi (che sono pochi), ma la debolezza è degli uomini, che sono tanti. E anche il prete è un uomo, nulla togliendo ai santi.
Mi perdoni, Santità, se ho avuto l'ardire di darLe consigli dei quali io per primo, povero peccatore, ho tanto bisogno.


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5 commenti:

  1. Evviva la Globalizzazione,Evviva l'immigrazione specie quella clandestina,Grazie a tutti i Governi che si sono avvicendati negli ultimi anni che hanno consentito e favorito tutto questo!!Vivo in un quartiere popoloso di Roma,S.Paolo,ci sono tornato a vivere negli anni 80 assistendo poi al progressivo degrado che ha inesorabilmente interessato questo quartiere.Quando esco di casa mi sento Straniero in patria tante sono le lingue che sento appena mi affaccio sulla stada:pakistano,ucraino,moldavo,indiano,romeno,filippino,Cinese etc.,etcMa il problema non è l'idioma diverso, il problema è che questa moltitudine di gente ha reso il quartiere molto meno sicuro e meno decoroso rispetto una volta.Bottiglie di birra,spesso rotte col rischio di ferirsi,in prossimita' di marciapiedi,panchine etc.quando ad 1 mt di distanza ci sono cassonnetti x i rifiuti,cosa che a casa loro non si sognano di fare,gente ubriaca che si azzuffa in strada per pochi centesimi,litigi notturni,cartacce ovunque gettate a terra da questi che si addormentano ubriachi sulle panchine,chiazze di vomito in prossimità di queste e sui marciapiedi,per non parlare delle loro deiezioni solide e liquide su quei spazi dedicati ai bambini ,rom che rovistano con ganci metallici di fortuna all'interno dei cassonetti e lasciando in terra quello che non gli aggrada o che non gli serve senza rigettarlo dentro.Vengano,vengano lor signori a verificare personalmente lo squallore. Grazie a tutti per aver consentito tutto questo!!

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  2. Ma siete stati a piazza Vittorio (e strade limitrofe), a Roma? Avete visto che ormai i negozi "italiani" sono rimasti pochissimi, solo quelli che sono riusciti sinora a contrastare la lenta, inesorabile, silenziosa, prepotente avanzata dei negozi cinesi?
    Io non so cosa ci sia dietro, certo qualcosa non mi quadra; se per caso entri in un loro negozio non ti si filano proprio ed anzi sembrano infastiditi dalla tua presenza; cosa c'è dietro? E possibile che la possano sfangare con tanta facilità? Sono così potenti? A me francamente fanno un po' paura, e più sono "trasparenti", silenziosi, più passano inosservati e più mi fanno paura.
    Qualcuno mi sa spiegare come stanno le cose veramente?

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  3. Amico mio, non so chi sei, ma vorrei farti notare che i tuoi commenti li hai pubblicati su un articolo che parla di tutt'altro argomento, ma fa ancora cosi' caldo a Roma?...

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  4. Bacioni!!! non sapevo che hai studiato per diventare un prete!!!

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  5. Salve. Ho letto con piacere e attenzione questo suo post. Sono anch'io italiano, sono anch'io in Bulgaria, e sono un sacerdote cattolico.
    Condivido quasi tutte le sue argomentazioni, che nascono dalla sua vita e dai suoi pensieri
    Non sono il papa... ma provo a darle qualche accenno di risposta.
    I preti non possono sposarsi nella Chiesa Cattolica e neppure in quelle Ortodosse (una volta che uno è ordinato, non può più sposarsi): mentre sia nelle Chiese Ortodosse, sia nella Chiesa Cattolica alcuni uomini sposati possono essere ordinati sacerdoti (non tutti i preti ortodossi son coniugati, e non tutti i preti cattolici son celibi). Nelle Chiese Cattoliche di rito orientale infatti i coniugati possono (e ce ne sono parecchi) sposarsi: sono cattolici, sono preti, sono sposati (ne ho conosciuti un paio anche a Milano). La questione del celibato semmai riguarda solo la parte Latina della Chiesa Cattolica.
    Io personalmente sostengo, come lei, che anche la Chiesa latina dovrebbe "adeguarsi" a questa prassi orientale, che non è una "modernità", ma è una tradizione antichissima e originale della chiesa. Riservando, come è tradizione, la scelta celibataria alla libertà del singolo e alla scelta di vita consacrata (tutti i consacrati, sia cattolici e ortodossi, sono celibi: monaci e monache, religiosi e suore). La "castità" e il celibato non sono parti essenziali del ministero sacerdotale.
    Personalmente poi non ritengo che la pedofilia sia legata al celibato, tant'è che il 90% delle violenze sessuali sui minori avviene in famiglia, non in sacrestia. La pedofilia è una malattia e una perversione legata alla persona (sia essa un prete, un padre, uno zio, un insegnante...) e non ad una categoria: chiunque abusa di una persona (minorenne, ma anche maggiorenne) va denunciato, punito, curato, rieducato.
    Mi scusi per le mie troppe parole, ma lei ha posto questioni interessanti.
    Magari ci sentiamo.
    p. Paolo Cortesi, Bèlene

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