venerdì 22 febbraio 2008

Il voto dei residenti all'estero

13-14 Aprile: tutti a scuola
Per tutto c'è una prima volta. Così succede adesso a me dover votare come "i nostri connazionali residenti all'estero". Non è da molto che questa legge è entrata in vigore. La prima volta è stata con il governo Berlusconi nel 2001; tra una cinquantina di giorni, con la caduta del fuProdi, si ripeterà. Per me sarà la prima perché sono ormai più di 20 mesi che vivo in Bulgaria e qui ho preso la residenza.
E' una legge che mi piaceva prima e che ritengo tuttora buona e valida perché è l'esile filo che ancora lega questi italiani alla politica. Questi italiani che sono legati all'Italia per ben altri motivi: per il cuore che vi hanno lasciato, per l'amore che hanno per il loro Paese, per gli affetti - soprattutto - che hanno lasciato.
Ognuno dei residenti all'estero ha delle motivazioni diverse: c'è chi parte per motivi di cuore avendo trovato l'amore in una donna straniera; chi per lavoro perché non ha trovato le giuste opportunità nel proprio paese; chi per spirito d'avventura volendo conoscere altri popoli e altri costumi; chi per studio e ricerca, non trovando in Italia stimoli e incentivi sufficienti sotto il profilo economico; e chi - anche - pensionato come me, che alla prospettiva di una vita grama e al limite della decenza, preferisce guardarsi intorno e cercare lidi nuovi che gli permettano, con la sola pensione, di sopravvivere in maniera dignitosa e decorosa.
I legami, quindi, ci sono e ben saldi. L'unico filo esile è quello che ci lega alla politica. Ognuno di noi vorrebbe rafforzarlo, ma questo dipende soprattutto dai nostri governanti e dai nostri politici. Sono loro che si debbono, finalmente, rendere credibili. Con i buoni governi si può diminuire il debito pubblico, si possono calmierare i prezzi della spesa, si possono aumentare le pensioni, si possono dare più certezze ai giovani, si può dare più speranza al futuro di questo Paese che sta diventando il fanalino di coda d'Europa.
Forse così, un giorno, anch'io potrei tornare a essere italiano in Italia, mandando i ragnetti rossi a vivere con i loro compagnucci a Cuba o in Cina, per poter assaggiare come "sa di sale lo pane altrui".

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1 commento:

  1. guarda che la prima volta non è stata nel 2001, ma quando Berlusconi ha perso le elezioni e ha detto che non bisognava contare i voti degli elettori italiano all'estero

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