venerdì 26 novembre 2010

La sinistra italiana rilancia il sessantotto










Il nuovo gioco demenziale della nostra sinistra: BU BU!!!....  SETTETEEEE!!!!....


Se si vuole imparare la lingua italiana, non serve più, oggigiorno, andare a scuola; basta connettersi a facebook, che è nato luogo d'incontro studentesco, per apprendere e scrivere le più vergognose scelleratezze che offendono cultura e linguaggio. In effetti Fb è diventato oggi un coacervo di ignoranza, ideologie politiche, poeti e poetastri, pensatori, copiatori, aforisti, cazzari, bestemmiatori, anarchici, antiberlusconiani, pedofili, canzonettisti e pari avanti tutta barra a dritta...
Ho già avuto modo di scrivere della lingua italiana e della cultura in generale stracciate e messe sotto ai piedi da mezzo popolo di Fb. Nelle scuole e nelle università si contestano le riforme senza averne lette una riga, così... a prescindere; mentre nei concorsi pubblici si bocciano negli scritti il 100% dei partecipanti, tutti laureati... ma dove stiamo andando? Sarebbe urgente e improrogabile una riforma dei cervelli, ma ci arriveremo mai? Le proteste studentesche di questi giorni, sotto l'egida delle bandiere rosse, sono prove per un nuovo sessantotto e i risultati li abbiamo sotto gli occhi: Bersani, Granata, Di Pietro, Vendola sui tetti dell'università i nuovi Masaniello, Russo Spena esce dal sarcofago a sparar sentenze, la dicono lunga su dove andrà la scuola italiana.
Per un istante ho temuto che Bersani volesse buttarsi giù, così la sinistra avrebbe avuto un martire al posto di un cospiratore, strenuo difensore della scuola del “cioè”.
Esattamente 165 anni fa Gioachino Belli scrisse un sonetto italiano che sferzava l'ignoranza di una certa élite del tempo. Se il poeta fosse ancora vivo oggi lo dedicherebbe “ar popolo, ar comune e a chi commanna”. Ecco il sonetto:

Il saggio del marchesino Eufemio
A dì trenta settembre il marchesino,
d'alto ingegno perché d'alto lignaggio,
diè nel castello avito il suo gran saggio
di toscan, di francese e di latino.

Ritto all'ombra feudal d'un baldacchino,
con ferma voce e signoril coraggio,
senza libri provò che paggio e maggio
scrivonsi con due g come cugino.

Quindi, passando al gallico idioma,
fe' noto che jambon vuol dir prosciutto,
e Rome è una città simile a Roma.

E finalmente il marchesino Eufemio,
latinizzando esercito distrutto,
exercitus lardi disse, ed ebbe il premio.

Il dubbio che mi assale è se mettere una postilla al Belli laddove parla del “gallico idioma”, per spiegare, a laureati e non, che non è un riferimento al “chicchirichì del gallo”.


Condividi su Facebook, Twitter o Google Buzz:
Condividi su Facebook Condividi su Twitter Pubblica su Google Buzz

3 commenti:

  1. La moglie di un sottosegretario. I figli dei giudici amici, dei generali amici e dei boiardi amici. Perfino la nipote di un cardinale. Tutti assunti (a tempo indeterminato) dalla Protezione civile un minuto prima del cambio della guardia. Con soldi sottratti ai terremot

    RispondiElimina
  2. Questo si chiama "mettere in sicurezza", solo che più dell'Italia sommersa dalle alluvioni la Protezione civile sembra esperta nel rendere sicure le poltrone del suo personale. E così mentre tutto frana, Guido Bertolaso stabilizza i suoi fedelissimi: 150 precari, spesso d'alto rango, vengono assunti nel botto finale della gestione che ha alternato successi a scandali fino a diventare nel bene e nel male simbolo del modello berlusconiano di governo.

    RispondiElimina
  3. http://www.repubblica.it/esteri/2010/11/30/news/usa_italia-9666091/

    RispondiElimina