giovedì 25 novembre 2010

Le incerte giornate di Pazardjik

Venerdì 19 novembre
Guardo dalle mie finestre al terzo piano gli ultimi raggi di sole sparire inesorabilmente dietro i palazzi, mentre già si accendono le prime luci nelle case. Osservo le finestre illuminate del complesso ospedaliero con infermiere e dottori intenti al loro lavoro nei laboratori e nelle stanze dei pazienti. Oggi è stata una giornata tranquilla: prelievo del sangue, iniezione, le solite 6 pasticche, controllo pressione, ecocardiografia. Ieri ho fatto la prova da sforzo su una bici ultima generazione, ma come ciclista non ho ottenuto grandi risultati, per cui martedì prossimo, al Hygia, il dottor Bukov mi sottoporrà a una coronarografia. Da questo test penso dipenda il mio futuro prossimo. Sono fiducioso.

Continuo a guardare fuori distrattamente pensando a me e alla mia vettura e come il nostro corpo si possa paragonare a un'automobile. Siamo stati fortunati, io e la mia vecchia Tempra, due motori riusciti bene. Ma l'ordinaria usura dei pezzi, inevitabilmente ci porta, prima o poi, dal meccanico. La immagino adesso, parcheggiata sotto casa, e so che mi sta aspettando: “forza, Anto', l'ultimo sforzo e si riparte”. Ci vediamo tra qualche giorno, amica mia, non ti lascio sola. 
Lunedì 15 sono entrato in ospedale per verificare e completare il lavoro fatto 35 giorni prima. Nel tempo intercorso, le chiacchiere tra amici, le casistiche, i discorsi di chi ci è già passato, ecc., mi convincono ogni giorno di più che dovrò sottopormi a un ciclo di chemio: ok, come vuole Iddio... Nel frattempo sono passato da 30 a 5-6 sigarette al giorno. Mi dico bravo da solo. Le analisi preliminari dell'Ecg accertano qualche disfunzione al cuore che sarà valutata subito dopo l'intervento.
Esco dalla sala operatoria anestetizzato dal bacino in giù, tutt'intorno visi sorridenti, domattina via il catetere e si torna a casa: Ma... la terapia... la chemio... Niente, tutto a posto, pericolo superato! Controllo trimestrale per il primo anno, poi sempre a scalare nel tempo. Grazie a Dio, alla Madonna, a Padre Pio, e... grazie al dottor Velev che ha mantenuto la promessa, sono uscito senza grossi danni dal burrone in cui ero precipitato. Però...

Prima di essere dimesso dall'ospedale, la mia amica Darina mi accompagna, carico di vecchi e nuovi Ecg, dal dottor Stanchev, reparto cardiologico. Il medico, che dietro un viso austero con barba e pizzo, nasconde un sorriso bonario, dopo aver esaminato la documentazione e fattami una ulteriore visita, decide di ricoverarmi per ulteriori accertamenti il venerdì successivo. Doccia gelata per la compagnia. Darina già immaginava, ma Renata che mi segue sempre e Dora che traduce ci restano molto male, quanto a me nessun commento. Ingoio il rospo e mi preparo al prossimo viatico. Ricordo i pupi siciliani dell'adolescenza manovrati e resi vittoriosi o perdenti dal puparo. Ecco... i fili li tira lui, io posso solo sperare di avere il ruolo di Orlando vittorioso.
Tredici camere di degenza divise tra uomini e donne. A me tocca la tredicesima. Sulla porta non trovo il 13 ma la scritta izolator. Anche in Bulgaria c'è la credenza del 13 che porta male. Evidentemente sono simpatico ai bulgari, perché è l'unica stanza decente, con un solo letto più uno per eventuale accompagno, dotata di bagno privato interno. La classifico subito “suite dei vips”. Le altre sono tutte a 4 letti con due bagni esterni in corridoio, per uomini e donne. Arrivano Renata e Dora a portarmi qualche genere di conforto culinario. Quando vanno via Dora, passando davanti al bagno degli uomini, esclama: “Mamma mia, che puzza di capra!...”. Ho voluto accertarmene mentre ne usciva uno zingaro. Sono entrato e, pur essendo nuovi e puliti, ho dovuto constatare che mai parole sono state così vere. Per quanto concerne i pasti devo sinceramente dire che, pur essendo pasti ospedalieri, sono commestibili. L'unica cosa orrida che ho buttato nel secchione è stato una specie di risotto al sugo: colla.
A differenza della stanza di “Urologia”, questa ha finestre in alluminio nuovissime (montate, però, alla bulgara), alle pareti mattonelle bianche, insomma molto più decorosamente povera della precedente, resa tale con materiali nuovi e riciclati. Mi accorgo – ma non dò a vederlo – che mi viene fatto un trattamento particolare rispetto agli altri pazienti. Anche qui, forse, è la prima volta di un italiano e vogliono almeno addolcirmi il soggiorno. Apprezzo molto e ricambio con molti blagodarià e merci. Sono certo che anche dal lato terapeutico faranno tutto quanto è nelle loro possibilità per rimandarmi a casa soddisfatto della sanità bulgara. Degli altri pazienti non parlo non perché non mi interessi, ma non voglio ledere la loro privacy e non ci capiamo e poi perché l'ospedale e la salute sono gli argomenti più tristi di cui si possa parlare: in ogni caso il percorso per arrivare a standard europei accettabili è ancora molto, molto lungo. (Una cosa che mi incuriosisce molto è il numero di rom che si vedono negli ospedali sia per terapie che per ricoveri. Mi sembra che la minoranza rom sia attorno al 4,5% della popolazione bulgara. La cosa strana è che in questi luoghi gli utenti ospedalieri siano come minimo 40% rom e 60% bulgari).

Nella vita di ognuno di noi disgraziati comuni cittadini c'è sempre un “però” che riesce a rovinare anche i momenti più belli. Ma questa volta, per me, non sarà così. Le peripezie in cui sono incappato mi hanno riportato affetti che credevo perduti per sempre e invece erano sopiti sotto un leggero strato di cenere, scoppiando d'amore alla prima scintilla. Un affetto sincero e spontaneo, talora anche immeritato, che ricambierò per tutta la vita. Non sarà questo “però” a intaccare i momenti meravigliosi di pace interiore, di serenità e di amore, che il mio cuore sta attraversando.
Questo stesso cuore, che oggi mi dicono malandato, domani sincronizzerà i suoi battiti con tutte le persone cui voglio bene e con coloro che mi vogliono bene, non ultimi gli operatori sanitari bulgari che fino adesso mi hanno accolto nelle loro strutture non come un comune paziente, ma come gradito ospite da curare al meglio.
Sicuramente, alla fine, tutto si risolverà in modo positivo, perché lassù – ne sono certo – sono parecchi ad amarmi, ma se dovesse andare diversamente, la battaglia del cuore l'avrò vinta comunque, perché dentro c'è rimasta solo la parte migliore: l'amore.

P.S. - Per gli italiani residenti in Bulgaria – perché sappiano come comportarsi in questi malaugurati casi - voglio precisare che oggi 24 novembre sono uscito dall'ospedale Hygia (che è il corrispondente di una nostra clinica privata convenzionata), dove ieri mi è stata praticata una coronarografia. Sono stato obbligato a un giorno di degenza necessaria alla mia sicurezza. Durante il ricovero mi hanno fatto anche il solito prelievo di sangue, un'ecocardiografia, due elettrocardiogrammi, colazione pranzo e cena di buona fattura, professionalità e gentilezza da parte di tutto lo staff sanitario. All'uscita mi hanno dato la terapia da seguire, e dato che questi medicinali dovrebbero essere alla stregua dei salvavita, mi hanno consigliato l'iter da seguire: sono andato alla Sdrava Kasa a comprare il Libretto delle Ricette (Rezepturna Knijka na hronichno bolnia) (3 leva), l'ho portato al medico curante che vi ha elencato i medicinali di cui ho bisogno, ho riportato il Libretto alla Sdrava Kasa per la registrazione e convalida e da oggi ho diritto allo sconto. Adesso, per favore, non fatevi una risata. In farmacia ho pagato per due farmaci 28,50 leva. Ho chiesto quanto avrei dovuto pagare senza questo documento e la farmacista mi ha risposto che ho risparmiato 5 leva. Il prossimo mese le comprerò direttamente senza fare tutta questa tiritera. Ho voluto raccontare il fatto pensando a quanto siamo fortunati noi, in Italia, nel settore sanitario. Tra un mese dovrò tornare per un controllo. Il ricovero e le cure al Hygia mi sono costati in tutto 25 leva. Se mi dovessero chiedere oggi un giudizio sulla sanità bulgara risponderei: più che positivo per quanto riguarda i medici (naturalmente è un giudizio molto soggettivo). Assolutamente negativo per l'acquisto dei medicinali. Qui, ancora, si riesce a morire per una medicina che non si è in grado di comprare, e vogliamo parlare di Europa?

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2 commenti:

  1. Sandro ( email sandro.bott50@hotmail.com )22 dicembre 2010 alle ore 11:22

    Sto riflettendo da tempo e da due anni sono insieme con una compagna bulgare anche se uno solo è il giorno alla settimana che abbiamo interamente per noi. Intanto viaggi e vacanze in Bulgaria per turirmo a passar le ferie e poi anche viaggi per sistemarmi i denti ecc e comincio a conoscere il paese ed a pensare adesso che sono in pensione , anche io di prendere un biglietto di sola andata anche se ancora un po lontano. Allora pensiero di comprare un bilicale informazioni su come si vive e come potrebbe essere stare li su come curarsi cosa fare quali interessi quale sarà la vita e tante domande Per questo quando ho letto il tuo Blog mi sono chiesto OK devo contattarti anche perchè scrivi molto bene.

    Se puoi e se hai tempo puoi spegarmi a cosa bisogna stare attenti per comprare una casa e che tasse si pagano o qualsiasi altra cosa su come si vive

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  2. io ho sposato il 4 nov del 95 una bulgara si chiama Darina ho due figli lei lavora anche io
    Se devo essere sncero si può vivere li ho conosciuto diversi bulgari parlo abbastanza bene la loro lingua ma non esporti troppotieni sempre appoggi in italia non so semi sono spiegato .Ciao adriano

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