lunedì 8 febbraio 2010

Il questurino perde la pazienza

Hanno fatto clamore, scalpore, notizia, scandalo ecc. ecc., le dieci domande fatte a Berlusconi su “Repubblica”, alle quali il cavaliere non ha mai dato risposta. Comunisti, dipietristi, ulivisti, querciaroli, giustizialisti, diessini… tutti indignati, Di Pietro in testa: perché non rispondi alle nostre domande?, non hai argomenti per replicare?, sei colpevole, sei un mafioso, sei un pedofilo, devi dimetterti…



Una giornalista del Tg1 pone una domanda, una sola domanda, a Di Pietro e la poverina si sente rispondere che quella è una domanda del cazzo… ci sono cose più importanti da discutere. Non voglio neanche commentare il modo in cui ha risposto, conoscendo il linguaggio forbito dell'individuo. Forse, poverino, non aveva neanche capito la domanda. Se questa era una domanda del cazzo, vorrei sapere da James Tont perché Berlusconi - che ha da fare cose molto più importanti delle sue - avrebbe dovuto rispondere alle domande dei coglioni.

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3 commenti:

  1. Meno male che ci è rimasto Di Pietro , almeno la speranza non muore , chissà se un giorno gli italiani capiranno a che mafioso hanno dato il voto in questi ultimi anni .
    Ma penso di no , la madre degli imbecilli è sempre.....
    E così anche tu che scrivi su questo blog non hai capito niente o hai gli occhi e le orecchie foderati di prosciutto .
    Ma craxi da hammamet lo disse " italiani, votate berlusconi" , come quando disse "italiani ,andate al mare" cosi io vi sistemo per le feste....
    Ma è tutto inutile , non serve a niente , italiani un popolo di pecore , conigli e oche senza cervello.

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  2. http://www.antimafiaduemila.com/content/view/24384/78/

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  3. Davanti alla quarta sezione del tribunale di Palermo c'è un uomo che sta parlando dei rapporti tra mafia e Stato senza fermarsi più. Si tratta di Massimo Ciancimino, 46 anni, figlio di quel Vito Ciancimino che fu sindaco di Palermo (Dc, corrente andreottiana) negli anni Settanta, più tardi condannato a 13 anni di carcere per mafia. Ciancimino junior sta raccontando tutto quello che dice di aver appreso proprio dal padre sui rapporti tra mafia e imprenditoria e tra mafia e politica.

    Tra le altre cose, sostiene che il giovane imprenditore Silvio Berlusconi costruì Milano Due (il quartiere satellite alla periferia di Milano) anche con i capitali mafiosi di Ciancimino; che il boss mafioso Provenzano ha a lungo goduto di una sorta di impunità in base a un accordo tra Cosa Nostra e lo Stato; e infine che a sostituire suo padre (quando questi fu arrestato nel '93) come collegamento tra mafia e Stato sarebbe stato Marcello Dell'Utri, che in quei mesi stava preparando con Berlusconi la nascita di Forza Italia e tuttora senatore del Pdl.

    Dichiarazioni pesanti, appunto. E va sottolineato che Ciancimino junior è già stato riconosciuto "testimone di giustizia attendibile" dai giudici della seconda sezione del tribunale di Palermo, nelle motivazioni della sentenza con cui hanno condannato per mafia l'ex deputato regionale di Forza Italia Giovanni Mercadante.

    Nel processo al parlamentare, Ciancimino ha testimoniato citato dall'accusa. Ciononostante, le accuse di Ciancimino oggi vengono considerate "deliri di un pazzo" da tutto lo staff di Berlusconi, a partire dal suo avvocato Niccolò Ghedini. E alcune delle accuse del figlio del sindaco (ad esempio, quella sui capitali mafiosi investiti in Milano Due) non sono al momento suffragate da prove cartacee.

    Anche per questo, proprio in contemporanea con le dichiarazioni di Ciancimino junior, il Pdl sta preparando una legge per impedire che eventuali dichiarazioni di pentiti abbiano valore di prove anche se coincidenti tra loro. Una nuova norma che potrebbe servire a Berlusconi (e a Dell'Utri) anche per rendere vane le dichiarazioni di Spatuzza e di eventuali altri pentiti che decidessero di parlare dei rapporti tra Berlusconi e mafia dalla nascita dell'impero berlusconiano con i soldi della Banca Rasini fino alla stagione delle bombe che precedette il lancio di Forza Italia.

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