sabato 6 giugno 2015

I miei primi nove anni in Bulgaria - 1

Questo non è un articolo ma un racconto... quello dei miei anni trascorsi finora in Bulgaria. La descrizione, forzatamente lunga, mi costringe a dividere il racconto in tre parti, per non costringere il povero lettore ad addormentarsi sulle mie righe.

L'approccio
Tempus fugit dicevano i latini, in special modo se vissuto bene, perché quando si soffre i giorni e gli anni diventano lunghissimi. E a me, sinceramente, il tempo è fuggito. Non che questi anni siano stati proprio paradisiaci, ma tranquilli, sereni e rilassati sì, pur tra tanti imprevisti e incidenti di percorso che rendono ancora più interessante la vita.

Nell'era storica e tecnologica che attraversiamo, cinque anni del secolo scorso potrebbero equivalere al massimo a un anno di oggi e forse anche meno, ma questa evoluzione in Bulgaria trova conferme e smentite nello stesso tempo. E' una nazione, questa, che dal 2007, con l'ingresso nell'UE, sta facendo notevoli progressi per avvicinarsi agli standard minimi europei. Il compito che gli sta di fronte è immane, avendo ereditato dal vecchio regime solo macerie e corruzione, ma il costo della vita, la tassazione e il bisogno estremo di sviluppo stanno facendo presa sugli investitori mondiali, che in massa si stanno proponendo per la trasformazione della Bulgaria in una realtà moderna. 

Non mancano oggi strutture e luoghi che rendono ammirevoli gli sforzi compiuti, in specie nel settore turistico, così che il Mar Nero sembra accogliere notevoli nuovi flussi di turisti, attratti dalla bellezza dei luoghi, da strutture alberghiere modernissime e confortevoli e dai costi ancora contenuti. Accanto a queste realtà positive, però, resistono ancora sacche di povertà, miseria, abbandono di terre e luoghi dove sembra che il tempo si sia fermato. Questa è la Bulgaria odierna: terra di contraddizioni, dove convivono cristiani e musulmani, monasteri e casinò, grandi ricchezze e orride miserie, opere grandiose e mafia e corruzione. In Italia oggi è particolarmente sentito, a ragione, il problema della sicurezza e della microcriminalità, qui possiamo dire che la gente vive ancora tranquilla senza paura di tapparsi in casa appena fa buio.

Amore a prima vista
E i miei nove anni in Bulgaria? “Magnifici” potrebbe essere l'espressione che più si avvicina alla verità, ma temo di non esser creduto, per cui dico “piacevoli”, trascorsi all'insegna di una vita generalmente tranquilla e serena, in un ambiente accogliente, tra gente brava disposta ad aiutarti e venirti incontro in qualsiasi momento, lontano, anzi esente da nove anni da quell'emicrania che quotidianamente mi costringeva a ingurgitare Aulin e Novalgina.

Ricordo quel giugno del 2006 in cui vidi per la prima volta Pazardjik. Sembrava una città bombardata: muri di molti palazzi cadenti e scrostati, buche stradali che ossessionavano gli automobilisti, fili elettrici penzolanti a grappoli da un palazzo all'altro, autobus e filobus risalenti all'ultima guerra, carretti guidati da zingari che vagavano per tutta la città, sui marciapiedi di periferia capre che tornavano dal pascolo, latte di capra o mucca casareccio appena munto, in bottiglie della Coca Cola, agli angoli delle strade... e purtuttavia fu amore amore a prima vista. All'amico che si scusava come fosse lui colpevole del degrado e povertà della città, risposi sorridendo che non mi sarei più mosso da Pazardjik.

Si entra nell'Unione Europea
A gennaio 2007 l'ingresso nell'UE permette alla Bulgaria di accedere ai fondi di sviluppo europei e questo crea una svolta lenta ma costante nel cambiamento della nazione. I fondi arrivano anche a Pazardjik, dove nel frattempo è cambiato il Sindaco, che è tuttora in carica perché rieletto. Dal mio personalissimo osservatorio penso che l'amministrazione di questo primo cittadino, Todor Popov, abbia fatto e stia facendo molto per la città, perché in sette anni è stata messa sossopra in tutte le strutture: strade, marciapiedi, zona pedonale, palazzi, stazione pullman e ferroviaria, parco cittadino, rete fognaria, telefonica, gas, ristrutturazione degli ospedali e così via, che hanno trasformato gradualmente la città. Moltissime altre opere restano ancora da fare, ma il buongiorno si vede dal mattino. La città è cresciuta tutta, con nuove costruzioni, capannoni commerciali e industriali, supermercati internazionali, e con questi gli inevitabili arrivi di merci da tutta Europa e dall'Italia. 

Anche le regole sono diventate più rigide, proprio perché questa Europa vuole uniformare tutti gli Stati sotto un unico standard. Non so quando ci arriveremo, men che meno quando ci arriverà la Bulgaria. Spero il più tardi possibile, perché la prima cosa che ho trovato qui è stata la semplicità, l'umanità e la genuinità, mentre penso che la governance di questa Europa ci porterà a un rigido incolonnamento alla ricerca continua di bilanci che non quadreranno mai e continueranno a rendere ancora più infelice questo popolo.

La sanità
Dicevo prima della serenità di vita in questa mia Pazardjik. Quando io parlo della Bulgaria faccio sempre o quasi riferimento a questa città, perché qui ho sempre vissuto e qui ho fatto le mie esperienze bulgare. La vita sarebbe troppo monotona se non ci riservasse anche qualche sorpresa. E così nel 2010 ho dovuto conoscere la sanità bulgara, e non per un semplice raffreddore. La diagnosi fu traumatizzante: tumore alla vescica. 

Sarebbe stato terribile mentre stavo in Italia, ma sentire questa notizia in Bulgaria mi mise al tappeto. O mangi questa minestra o ti butti dalla finestra, mi dissi. Ormai risiedevo in Bulgaria e dovevo affrontare qui la bestia. Il giorno dopo, con il morale sotto le scarpe, andai al reparto Urologia del vecchio ospedale di Pazardjik dove mi accolse l'amica Darina, che fortunatamente era infermiera in quel reparto. Dopo dieci minuti arrivò un medico che prontamente mi visitò e confermò la diagnosi dicendomi: “Se non hai paura che ti piova in testa domani ti opero e stai tranquillo che guarirai”. Il “piova in testa” era riferito alla struttura quasi fatiscente con acqua che gocciava dal soffitto e una bacinella che l'accoglieva. Oggi è stato ristrutturato completamente. Guardai quel ragazzo rosso di capelli e mi fidai subito dello sguardo sorridente e persuasivo dei suoi occhi azzurri, aveva 36 anni e poteva essere mio figlio. La fiducia fu ben riposta perché in nessun luogo potevo essere curato in maniera migliore. Ho fatto la spola tra Pazardjik e Plovdiv per tre anni e mezzo, ma alla fine eccomi ancora qui completamente guarito, senza aver pagato nulla, tutto a carico del servizio sanitario nazionale. I bulgari, della loro sanità parlano molto male, e forse avranno le loro ragioni, ma se a me domandano come è la sanità bulgara rispondo che io non avrei potuto trovarmi meglio. Giudizio personalissimo, naturalmente, anche se so di parecchi altri italiani entusiasti come me che devono la vita a medici bulgari.


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2 commenti:

  1. Che bella questa prima parte: ) attendo le prossime. È quasi "stano" pensare che dei fondi destinati allo sviluppo siano utilizzati realmente a tale scopo....forse c è speranza per tutti. Un abbraccio

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  2. Sono una bulgara, che vive in Germania e sognia la sua Bulgaria. Sognio il momento in qui posso farmi le validgge i tornare a casa mia. Ma quando mai arrivera questo momento? Che tristeza...

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