lunedì 22 giugno 2015

Lettera mai spedita a un connazionale da dimenticare

Girovagando tra le centinaia di files dell'archivio, mi salta agli occhi un "Caro Luigi" che mi incuriosisce. Apro il file e finalmente ricordo quello che mi è accaduto alcuni anni fa e che oggi, in occasione della festa del santo, voglio finalmente accingermi a pubblicare.

Caro Luigi, ti ricordi? Mentre ti salutavo alla stazione di Pazardjik ti dissi che avevi fatto in modo ch’io scrivessi un articolo su di te, e tu mi rispondesti che era un piacere entrare nel mio blog. Ma io sono partito dai saluti finali, mentre invece è d’obbligo partire dall’inizio.

Mi hai mandato una e-mail il 3 giugno, dopo aver letto una mia intervista su “Mollo tutto”, dicendomi che avevi bisogno di colloquiare con me, per cui mi hai mandato il numero del tuo cellulare e skype. Dopo esserci sentiti più volte sia su skype che per posta, il 5 luglio sei partito per Sofia e il giorno dopo per Pazardjik per incontrarmi. Mi avevi preavvisato che avevi già fatto le prenotazioni necessarie sia per l’aereo che per gli alberghi. Parlandoci su skype mi avevi detto che preferivi parlarmi di presenza. L’ultima e-mail mi avvisava che saresti arrivato a Pazardjik il 6 luglio “per conoscerci personalmente e discutere davanti a una birra fresca”.

Ti confesso, caro Luigi, che mi hai tenuto in ansia per una ventina di giorni, anche perché mi avevi accennato che non era il caso di parlarne su skype. Più di una volta ho anche pensato che potesse esserci sotto qualche losco affare di droga o di riciclaggio di denaro. Non riuscivo a comprendere le ragioni che inducevano una persona come te, ragioniere di 51 anni, di Cosenza, persona colta nel modo di esprimersi, a intraprendere tale viaggio soltanto per conoscermi e parlarmi. Poi, finalmente, il grande giorno. Alle ore 12.59 (con 5 minuti di ritardo, hai tenuto a precisare) ci siamo finalmente incontrati. Per la verità mi hai riconosciuto tu, chiamandomi. Dopo i saluti iniziali ti ho accompagnato in albergo e subito dopo siamo andati al caffè Dolce Vita a prendere un Bitter Campari che hai voluto gentilmente offrire (4 leva). Era già ora di pranzo e, pur conoscendoti da mezz’ora e anche in nome di quella solidarietà tutta italiana quando si è in terra straniera, ti ho invitato a pranzo a casa mia, dove hai anche conosciuto Renata, la mia compagna. Finito il frugale pasto, abbiamo iniziato a conoscerci meglio. Mi hai raccontato qualcosa di te, del tuo matrimonio finito male e conseguente divorzio, della tua professione di amministratore di condomini, del tuo desiderio di trasferirti in Bulgaria, hai voluto sapere con quanti euro si può vivere decorosamente da queste parti. Hai, poco per volta, sviscerato tutti i problemi e le incertezze accumulati giorno dopo giorno.

Ti ho chiesto da dove avresti tratto un reddito, visto che non hai pensione, e mi hai descritto molto professionalmente le tue conoscenze ed attività nel campo della Borsa, dove hai imparato tutto da solo leggendo i giornali specializzati. Vorresti vendere un immobile del valore di 200 mila euro e con quella somma trarre il reddito per vivere in Bulgaria. Ultimo problema, ma non ultimo in ordine di importanza, mi hai chiesto se era possibile anche trovare una compagna. Le ore trascorrono veloci e ci ritroviamo quasi all’ora di cena. Scendiamo a prendere il pane che era finito mentre Renata ci grida di prendere quella famosa birra che ancora non abbiamo bevuto. Prendo pane e birra e torniamo a casa, ceniamo e riprendiamo il discorso interrotto, cercando di darti i consigli più opportuni, così come mi è sembrato logico dirti che se cerchi una compagna, solo il tempo, le conoscenze, il caso, possono un giorno farti incontrare l’anima gemella, se esiste, non riconoscendomi ancora nelle vesti del paraninfo. Ti accompagno in albergo dandoci appuntamento per il giorno dopo, domenica, alle 10.30.

Vengo a prenderti e faccio in modo di farti visitare la città facendo un giro per il centro, poi andiamo al Parco Ostrova dove, dopo aver fatto una bella passeggiata, ci siamo seduti a un bar. Io ho ordinato un Kaskaval pané e una bottiglia d’acqua e tu una birra, poi ordino anche una Princesse che divido con te. Anche questa volta hai voluto pagare un conto di 7 leva, grazie. Poi, parlando telefonicamente con l’amico Fabio, abbiamo deciso di andare a pranzare a Dobra Vodà. Fabio è un caro amico che forse, più di me, potrebbe aiutarti a esaudire i tuoi desideri. Lasciamo l’auto di Fabio sotto casa mia e tutti insieme, in cinque, con la mia Tempra, andiamo a Dobra Vodà, una bella località in collina dove c’è un buon ristorante con piscina. La giornata è stata un po’ movimentata perché mentre mangiavamo è arrivato un temporale di mezz’ora che con pioggia, vento e grandine ha sconvolto il nostro pranzo, finito poi all’interno del ristorante, con un conto finale di 68 leva che io ho proposto di pagare “alla romana”, così ogni commensale ha pagato i suoi 14 leva. Sinceramente, mi sarei aspettato un tuo atto di generosità per sdebitarti dell’accoglienza ricevuta. Al ritorno a casa abbiamo ancora parlato dei tuoi problemi con Fabio che ti ha dato altri consigli, poi è andato via per rientrare a Sofia. A sera ti ho riportato in albergo con l’impegno per il giorno seguente di andare presto a Plovdiv dove avrei dovuto fare delle analisi e poi ti avrei fatto visitare la città.

Finiti i miei impegni medicali ti ho portato a visitare la città partendo dal centro, dove c’è la stupenda zona pedonale con i suoi palazzi stile liberty, magnifici negozi e scavi archeologici dell’antica Roma. Le uniche cose che hanno attirato il tuo interesse sono state le macchine della Polizia un po’ vecchiotte e le due cartoline che ti interessava acquistare per spedire a un amico. Della città di Plovdiv non hai proferito parola, anzi no… hai domandato soltanto se era più grande di Pazardjik. Avrei voluto prendere un caffè seduti su quella splendida piazza, o mangiare qualcosa prima di tornare a casa, ma vedendoti così “amorfo”, in cuor mio ho pensato che lasciarti a casa sarebbe stata la stessa cosa. Così, sospendendo il resto della passeggiata, siamo tornati all’auto per rientrare a Pazardjik. Al parcheggio ti ho fatto pagare 4 leva per la sosta, perché il parcheggiatore non aveva da cambiare i miei 20 leva. Non te li ho più restituiti, scusami. Arrivati a casa abbiamo mangiato, poi ti ho riaccompagnato in albergo e sono ritornato alle 19.30 a riprenderti per la cena, riaccompagnandoti ancora una volta in albergo a fine serata.

Il martedì ti ho lasciato solo perché costretto da precedenti impegni. Il mercoledì sono venuto a riprenderti in albergo, e dopo aver fatto un bel giro in macchina siamo andati in stazione dove saresti ripartito per Sofia e poi in aereo per l’Italia. Aspettando il treno hai voluto ringraziarmi e ringraziare particolarmente Renata per l’accoglienza ricevuta, che non ti saresti mai aspettata così calorosa e cordiale, promettendomi che quando ritornerai porterai la ‘nduia e la soppressata.

Caro Luigi, la lettera è stata lunga e meticolosa per spiegare bene ogni cosa. Per cui arrivo subito al dunque. La prossima volta non mi porterai né la ‘nduia né la soppressata, perché non ci sarà una prossima volta. Se ne avessi avuto voglia e sensibilità l’avresti portata come presentazione. Mi corre l’obbligo di dire che il giorno prima del mio ricovero in ospedale hai telefonato e non trovandomi mi hai chattato gli auguri di pronta guarigione. Ti ringrazio e ammetto che ne sono rimasto sorpreso. Ma devo prima capire che persona ho portato in casa mia in questi tre giorni. Forse la solitudine, forse l’ignoranza di certe norme, forse le saccocce a lumaca (ma di questo ne dubito, se hai speso tutti questi soldi per venire a parlarmi), forse i problemi che ti porti addosso, non so veramente cosa pensare…. Una sola cosa volevo dirti: Non ti è mai passato per la mente di comprare una scatoletta di cioccolatini, o di caramelle, o una bottiglia di vino o di acqua, o una qualsiasi altra cosa, venendo a casa mia, per omaggiare la mia compagna o solo per ringraziarci di quell’accoglienza, che tu stesso hai detto che non ti saresti mai aspettata? Era solo un pensiero gentile, del valore al massimo di 10 leva - ma valore morale immenso - e avresti avuto la nostra amicizia e la nostra amichevole collaborazione ai tuoi progetti, e invece hai buttato al vento un’occasione che non si presenterà più. O forse pensavi che tutto ciò ti fosse dovuto… e se così, in nome di che cosa?

Anche tu, caro Luigi, purtroppo, vai ad allungare la black list degli immeritevoli.





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