giovedì 28 marzo 2013

Tra incubi e speranza, il lento percorso dell'Italia



A Cipro si prega nelle chiese, il patriarca ha persino messo a disposizione i beni della Chiesa ortodossa, non si sa ancora cosa succederà e quando riapriranno le banche; in Grecia si piange non meno che a Cipro e le piazze sono sempre in fermento; Spagna e Portogallo sono ridotte all’osso e anche lì si piange miseria nera; in Bulgaria il governo è stato costretto alle dimissioni dalle proteste popolari che sembra non abbiano mai fine: qui la miseria c’era già ma invece che uscirne si è aggravata; in Italia è stato sfiduciato un governo tecnico che a sua volta aveva preso il testimone di un altro governo dimissionato, piazze che protestano e rumoreggiano, crisi sempre più profonda, aziende che chiudono, disoccupazione da oscar, nuove elezioni e finalmente… finalmente un cazzo! Stavamo nella merda e ci stiamo sprofondando sempre più.
Sì, perché è già passato un mese dalle elezioni e ancora non abbiamo un governo. Bersani, questo piccolo uomo, che pensa di essere il capo di un partito del cambiamento e nello stesso tempo difende a spada tratta lo scandaloso rimborso elettorale, questo piccolo uomo che per venti anni ha convissuto con Berlusconi e improvvisamente tira fuori il conflitto di interessi e l’ineleggibilità per lo stesso, e invece di stringere per fare -  almeno per una volta - qualcosa di buono per l’Italia insieme al Pdl, va a fare le serenate a un Grillo che lo sta trattando da giullare, è arrivato al capolinea. Ha fatto harachiri da solo, si è bruciato con Napolitano e nel partito: questo è un uomo finito, un leader di provincia, persosi nei corridoi di Montecitorio.
Una speranza avrebbe potuto averla quando ha convocato le cosiddette parti sociali. In quell’incontro ha parlato anche con Don Ciotti. Se avesse avuto un po’ di senso pratico avrebbe potuto incontrarsi con Francesco, il Papa che non vuol chiamarsi Papa. Sicuramente Francesco, nella sua umiltà e tenerezza, avrebbe acconsentito ad incontrarlo e a dare i giusti consigli a questo piccolo uomo presuntuoso, che pensa di portare in tasca la verità, la giustizia e il cambiamento. Francesco gli avrebbe detto che la pecorella che vuole riportare all’ovile non è altro che una mucca impazzita, frutto di quella malapolitica di cui anche lui fa parte, e come…
A due passi da noi, nella stessa Roma, è arrivato un omo venuto dall’altro capo del mondo. Quest’uomo, Francesco, pur non essendo né politico, né economista, né cattedratico, ma solo pastore di anime, sta dando agli italiani e al mondo uno spiraglio di speranza e di conforto alle miserie umane, coraggio ai giovani e alle famiglie. Seguendo il suo esempio e le sue parole, forse tra le pieghe del discorso che rivolge a coloro che lo ascoltano, si possono trovare quelle soluzioni umane e terrene utili a che l’Italia possa rialzare la testa e tornare ad essere quella nazione che ha sempre primeggiato in tutti i continenti.
Basterebbe essere uomini di buona volontà e non avere la presunzione di essere i migliori. Mi auguro che stasera o domani il Presidente Napolitano, l’unico finora con il cervello a posto, trovi l’uomo che sappia far ragionare le due coalizioni contrapposte, e insieme tirino fuori l’Italia dal fango in cui ci siamo impantanati. 

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