sabato 23 febbraio 2013

Italia e Bulgaria, vittime gemelle dell'Europa delle banche



Mentre in Italia tra qualche giorno avremo un nuovo governo, sempre per restare nel tema, si dimette quello bulgaro. E così in tre anni è questo l’undicesimo governo a cadere per poter restare nei parametri europei imposti dalla nostra padrona e signora Merkel. L’avevo già detto in altro post che la politica della Germania finanziaria ha vinto e sottomesso un’Europa che Hitler con i suoi carri armati non è riuscito a fare.
I padri fondatori di questa Europa si stanno rigirando nelle loro tombe, vedendo quello che sta accadendo agli ignari popoli che anelavano a un’unione, una solidarietà, una pace, una ricerca delle comuni radici, una comune florida economia, che allontanasse per sempre lo spettro delle guerre che da sempre hanno dilaniato il nostro continente. Quella che avrebbe dovuto essere la patria comune, si sta rivelando ogni giorno di più il nemico da combattere e dal quale guardarci. Questa è l’Europa delle banche, l’Europa degli speculatori, l’Europa pangermanica che mira a un’egemonia ottusa che porterà alla rovina tutta l’eurozona.
Nel 2001, quando eravamo italiani “poveri”, parlavamo e ci occupavamo di solidarietà, c’era una famiglia, c’era lavoro, c’era serenità, avevamo uno stipendio o una pensione in lire con cui arrivavamo a fine mese, c’era il bilancio dello Stato a fine anno, se avevamo speso troppo c’era anche un’austerità vivibile e compatibile con le esigenze di bilancio, mentre oggi dobbiamo rendere conto al Moloch tedesco, dobbiamo farci prestare i soldi dalla Bce per poi passarli alle banche che ricomprano il nostro debito strozzandoci, oggi si parla solo di fiscal compact, di spread, di endorsement, di scouting, di spending review… queste non sono parole, queste sono malattie che ti mandano in diarrea, mettono il cappio al collo a tanta povera gente, abituata solo a lavorare e vivere del proprio lavoro, che oggi ci hanno tolto e ci hanno dato in pasto alla finanza on line, agli speculatori internazionali.
Vero è che più che politici oggi abbiamo dei politicanti, soliti guardare i propri interessi personali a danno della collettività, corrotti e corruttori, privilegi e lussi che altri Stati non si sognano di avere, spese folli da produttori di petrolio, ma la crisi non è certo colpa dell’Italia e degli italiani.
La Bulgaria sta vivendo gli stessi problemi, con una piccola differenza: loro i problemi e la povertà l’avevano già e, incauti, speravano che l’agganciamento al carro europeo li portasse fuori dal tunnel. Ricordo le feste che hanno fatto il 1° gennaio 2007 per l’ingresso nell’Unione Europea. Non sapevano dove il treno li avrebbe portati. Adesso, dovendosi adeguare agli impegni europei, cominciano ad accorgersi di che pasta è fatta questa Europa. Anche qui disoccupazione, corruzione, rincari in tutti i campi rendono insostenibile la situazione e iniziano le grandi proteste di piazza, perché in Bulgaria avere dei risparmi per continuare a campare è un’utopia, ed ecco il governo di Bojko Borisov, ancora forte in Parlamento, che licenzia prima il suo pur ottimo ministro dell’economia Simeon Djankov e poi si dimette lui stesso.
Non sono un economista, né giornalista, né un addetto ai lavori, ma da comunissimo cittadino, mi auguro che il prossimo governo italiano, qualunque esso sia, sia in grado di avere le palle per portare a Bruxelles le istanze non solo del popolo italiano ma quelle di tutta la parte debole dell’Europa che non riesce a seguire questo treno, che non è quello di un’economia fondata sul lavoro e la produzione, ma su transazioni finanziarie e speculative, un’economia virtuale che non corrisponde alla realtà. Una vera Unione Europea non può fondarsi solo sulle banche, ma ha bisogno di solidarietà, aiuto reciproco, intenti comuni per la ripresa economica. L’Europa che sognavo non ha niente a che vedere con questa, né può essere l’euro ad accomunarci, anzi ci divide sempre più e fortunati sono gli Stati che ancora non lo adottano. E se questa unione non potesse avvenire, allora divorziamo e ognuno si leccherà le proprie ferite, è sempre meglio che commemorare i morti.
In tutto questo bailamme di dimissioni, anche Papa Ratzinger, tedesco, ha voluto fare un gesto che passerà alla storia: ha rinunciato al titolo di Papa, vicario di Cristo in terra, e presto sarà sostituito da un altro Papa che sarà eletto tra una ventina di giorni. E’ un segno dei tempi? E’ un disegno divino? Una profezia dei Maya? Chi vivrà vedrà… con tanti auguri a noi poveri mortali.

P.S. – In televisione, pochi istanti fa, ho assistito ad alcuni spezzoni del comizio di Grillo a San Giovanni. Non avevo mai visto una piazza così gremita per ascoltare un comico. E’ il segno di quanto malessere serpeggi tra la gente che si sente tradita dalla politica e dai politici. Ma se il nostro riscatto e il ritorno al lavoro e al benessere, dovesse passare anche attraverso questo moderno Masaniello, ben venga anche lui…  I nostri padri direbbero di lui: Castigat ridendo mores.  Personalmente mi lascia perplesso e dubbioso.



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