giovedì 27 settembre 2012

Onore e rispetto per questi magistrati



Mentre l’Italia è in rivolta per la condanna per diffamazione inflitta dalla Cassazione al  direttore de “Il Giornale” Alessandro Sallusti, questa volta devo ringraziare pubblicamente la magistratura per il coraggio dimostrato nell’emettere la sentenza.
Perché questa sentenza? La questione poteva essere risolta in tanti altri modi, ma si è preferito l’effetto bomba. Che non avrebbe dovuto, in verità, produrre questo effetto, perché i magistrati di Cassazione non hanno fatto altro che applicare la legge, una legge vecchia e antiquata risalente al codice Rocco, e che i nostri politici – i nostri imbelli politici – non hanno saputo o voluto cambiare in 66 anni di democrazia parlamentare.
Non è da oggi e non è la prima volta che la magistratura si sovrappone al potere legislativo sostituendosi ai politici che non riescono a trovare il giusto equilibrio per mandare avanti il baraccone Italia (qualcuno lo chiama ancora benevolmente “sistema Italia”).
Venti anni fa avvenne il terremoto “Mani pulite” con le epurazioni e aberrazioni che tutti conosciamo e la magistratura da allora ha preso il sopravvento sui politici che, anziché prendere atto degli errori e dei danni provocati al “sistema Italia”, continuarono imperterriti e arroganti nei loro intrighi e interessi personali, trascurando il bene comune. Né a qualcosa è valso l’ingresso in politica di Silvio Berlusconi, perché su quel carro sono saliti più lestofanti che persone oneste.
Oggi siamo governati dai tecnocrati che cercano disperatamente di porre rimedio ad almeno quaranta anni di malgoverno, comunque con scarsi risultati. La patria del diritto è divenuta la patria della burocrazia, delle leggi e leggine che impastoiano anziché sveltire il cammino della Nazione,  abbiamo e continuiamo a far leggi che superano il numero degli abitanti e ben poco servono ai cittadini e alle imprese, siamo divenuti il secondo Paese corrotto e corruttore, dopo la Bulgaria, dove si può tranquillamente delinquere, uccidere, stuprare, rubare, senza avere mai colpevoli e soprattutto senza certezza della pena, e poi si manda in galera per quattordici mesi un giornalista per diffamazione. Gli italiani se ne rendono conto? Forse sì, ma esprimono tutto il loro sdegno semplicemente sfogandosi su Facebook o su qualche altro social network.
Sallusti non è il primo giornalista a cadere sotto questa mannaia; prima di lui successe a Giovannino Guareschi, l’indimenticato autore di “Don Camillo e Peppone”, a Stefano Surace, già settantenne, mentre Lino Jannuzzi scampò al carcere grazie al provvedimento di clemenza del Capo dello Stato. Anche questa volta l’indignazione popolare e la vasta eco suscitata dalla notizia, ha fatto sì che neanche Sallusti vada in carcere. Ma il problema rimane. E la magistratura, provocatoriamente, ha voluto evidenziarlo condannando, secondo legge, il giornalista.
Solo adesso, forse, i nostri fetentoni nullafacenti di Montecitorio, troveranno il tempo e la voglia di cambiare la legge e adeguarla ai tempi e al sistema democratico. Ancora una volta preceduti dalla magistratura.

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