venerdì 29 ottobre 2010

Il vuoto dentro

Apatia. Apatia e indifferenza. Da quando la bestia è uscita allo scoperto, mi accorgo che mi sto lasciando andare. Non rabbia, non imprecazioni né frustrazioni esterne ma semplice abbandono, dolce come un anestetico. Combatto le naturali reazioni emotive esterne con l'inerzia più totale. Succede, talora, di svegliarsi con un braccio o una mano “addormentati”. Ecco, mi trovo in questa condizione. Il cervello comanda alle dita di muoversi, ma queste sono assenti e prive di forza.
So che devo reagire e attendo di giorno in giorno un segno in tal senso. Intorno a me affetto e amore che mi spronano, devo assolutamente uscire da questo pericoloso torpore. Sono trascorsi ventitre giorni e la settimana prossima dovrò rientrare in ospedale. Forse è l'attesa di questo consapevole ignoto a rendermi così abulico; in contrapposizione ho ripreso a fumare quelle sigarette che i primi giorni avevo ignorato... ecco, adesso la spengo. O forse è solo vigliaccheria, aver vissuto sempre in buona salute, paura di quel lungo viale semibuio che sto percorrendo, non sapere se in fondo c'è una panchina o un burrone.
Dieci giorni, altri dieci giorni e poi dovrò affrontarti, bestiaccia maledetta, non voglio sapere come ti chiami né di che razza sei... ho ancora tanti progetti e non sarai certamente tu a vanificarli, anzi! Se è vero che il bene vince sempre sul male, proprio tu mi hai ricongiunto ad affetti dai quali mi ero allontanato, che adesso voglio godermi per sempre nella loro interezza.

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