Avete mai cambiato casa? Penso che nella vita a ognuno di noi, almeno una volta, e’ capitata questa disgrazia. Si, perche’ di disgrazia si tratta. Almeno per un paio di mesi si e’ costretti a vivere in una condizione irreale, non si capisce bene se si e’ accampati, rifugiati, sbarcati da una delle tante carrette del mare che trasportano clandestini. Vuoi cercare di mettere a posto ogni cosa nel piu’ breve tempo, ma ti accorgi con disappunto che piu’ cerchi di ordinare le mille cose che ti circondano e piu’ ne escono, e poi tiri fuori quello che hai conservato perche’ ti accorgi che li non va bene, non sai dove metterlo e lo appoggi momentaneamente da una parte. Fortunatamente c’e’ un buco di cantina dove appoggiare le cose che adesso non servono a casa. Poi bisognera’ sistemarla per farci entrare piu’ roba possibile. Ah, Kocha, ricordami di farmi prestare da Tosco il trapano elettrico, cosi’ posso fissare bene al muro le mensole.
Il trasloco si fa alla buona, poco alla volta, con la macchina. Negli ultimi giorni del mese l’amico Tosco ti porta un altro amico che ha un furgone e viene ad aiutarti con un altro amico ancora a smontare i mobili e caricarli sul furgone, portarli nella nuova casa e rimontarli. Qui a Pazardzhik funziona cosi, anche perche’ non ci sono ditte di traslochi come in Italia. Questa e’ gente capace di far tutto, perche’ nella vita, purtroppo, hanno dovuto fare di necessita’ virtu’, e io li invidio perche’ sanno districarsi da qualsiasi problema. Quando hanno finito, naturalmente, domandi quanto costa. Venti leva per la benzina del furgone. Ok, ma a voi? Noi niente. Qui ancora si vive cosi’. Oggi io aiuto te e domani forse servira’ una mano a me. Non e’ possibile. Li inviti per la sera almeno a venire a cena al Manastir e finalmente accettano.
Se cambi da una casa arredata a un’altra la cosa si presenta ancora piu’ drammatica. I nuovi mobili non si adegueranno piu’ agli oggetti da conservare e dovrai adattarli in modo diverso, lavoro certosino e fantasia da stilista. Nel bagno non entra il mobiletto che tanto ti piaceva, ma e’ un peccato abbandonarlo nel balcone, bisognera’ inventarsi qualcos’altro.
Ti accorgi all’improvviso che – essendo stato, l’appartamento, disabitato per molto tempo – apri una finestra ma non si chiude bene, lo scarico del water perde acqua e il galleggiante e’ rotto cosi’ come la valvola dello scaldabagno che gocciola continuamente, una serranda rimane incastrata e non viene giu’, il campanello non funziona. Ti ritrovi con le mani ai fianchi a pensare cosa fare, in quel momento maledici il momento in cui hai deciso di cambiare; e si, perche’ pensavi di cambiare in meglio e invece incappi in un sacco di grane da affrontare, poi ti calmi un attimo e pensi che alla fine sono tutti piccoli problemi, ma non sono di tua cognizione tecnica e quindi devi chiamare qualcuno che te li sistemi. Vabbe’, domani vediamo.
Arriva la sera e guardi in faccia la tua compagna. Siamo senza televisione. Domani ricordiamoci di chiamare il tecnico per far montare la parabola, per il computer bisogna abbonarsi per avere la connessione a internet. Che si fa? Senti, facciamo una cosa, datti una sistemata e andiamo a cena fuori: in casa non c’e’ niente e bisogna controllare i fornelli. Appena sistemata casa dobbiamo correre subito a comprare un frigo, ti eri accorta che qui non c’e’? Bisogna vedere come sistemarlo, perche’ la cucina e’ molto piu’ piccola e poi sto vedendo che il soggiorno e’ macchiato dal calore del termosifone, sarebbe il caso di dargli una imbiancatura. “Ma quando siamo venuti a vedere l’appartamento avevamo gli occhi foderati?”. “Sembra di si’”. “Ok, domani domandiamo a Pepo se conosce un pittore”. Il tecnico dell’antenna arriva il giorno dopo e dopo due ore installa tutto e possiamo vedere la televisione.
Nel frattempo, come non bastasse il casino in cui ti trovi, il cambio automatico della Tempra ti abbandona. Impossibile trovarlo in Bulgaria (e penso anche in Italia). Pero’ si puo’ adattare un cambio normale, anche usato. Vlado, l’amico meccanico, si assume l’incarico di cercarlo e una volta trovato adattarlo. Quanto tempo passera’? Non si sa, il tempo di trovarlo. Qui sembra di essere fuori dal tempo. Va bene cosi’, forse si vive piu’ a lungo. Il problema, purtroppo, e’ che adesso che vorrei fare delle passeggiate a piedi o in bicicletta non ho piu’ il sostegno delle gambe che mi creano dei dolori dopo dieci minuti di cammino. Il dottore dice che le ossa delle anche stanno cedendo, speriamo il piu’ tardi possibile perche’ entrare in una struttura ospedaliera a Pazardzhik e’ traumatico, specialmente per me che non ho avuto mai, grazie a Dio, ricoveri ospedalieri.
Finalmente arriva Pepo, figlio dei proprietari dell’appartamento, che porta una serratura nuova per il bagno. Insieme a lui arriva anche il pittore con vernice e pennello e comincia la pulizia del soggiorno quasi vuoto. Pepo monta la serratura e va via dicendomi che va a prendere il galleggiante: da quel momento sparisce. La porta del bagno ha, ad altezza occhi, una finestra in vetro dalla quale si puo’ spiare dentro. Qui forse non esiste il garante della privacy. Dovro’ provvedere con qualche poster incollato all’interno, perche' quella e' una porta adattata all'uopo. Il pittore verso le sei del pomeriggio finisce l’opera, novanta leva compresa la vernice. Sembra che le cose poco alla volta possano sistemarsi, ma evidentemente il destino sta monitorando la nostra pazienza e la nostra forza interiore.
Mentre colleghiamo la televisione e cominciamo a mettere a posto qualcosa, squilla il mio cellulare. E’ Eva dalla Polonia e risponde Renata. Non abbiamo ancora internet quindi skype non funziona. Dopo dieci secondi sento urla e pianti disperati di Renata che parla con Eva. Immagino subito qualcosa di grave. Renata riattacca e tra la disperazione piu’ totale mi dice, tra un singhiozzo e l'altro, che e’ morta Monica, 24 anni, la figlia maggiore. Cerco di capire come e perche’ e mi risponde che ha avuto un attacco ed e’ annegata nella vasca da bagno. Monica soffriva di epilessia. Non c’e’ niente che possa calmare le grida e il pianto di Renata e io dietro a lei. Ma forse il pianto e’ l’unico calmante naturale. Notte in bianco, telefonate in Polonia e in Italia, bisogna trovare subito un volo per Varsavia. Poi lentamente si trova un lume di ragione. Il giorno dopo prenoto l’aereo per Varsavia, li’ ci sara’ Jarek a prendere Renata e portarla a Tarnobrzeg. La tragedia e’ aggravata dal fatto che Monica lascia due creature, Kasper di quattro anni e Alexandr di 8 mesi. Stringendo i denti cerco di consolare e fare forza alla mia compagna che sembra quasi caduta in catalessi, gli occhi gonfi e arrossati. L’amico Koze mi presta l’auto per accompagnare Renata all’aeroporto di Sofia. Venerdi’ alle 14,40 parte per Varsavia e da quel momento restiamo lei con la sua disperazione e io con la mia solitudine. Il collegamento a internet che doveva avvenire venerdi’ lo rimando al lunedi’ successivo.
Qui veramente chi trova un amico trova un tesoro. Gente meravigliosa disposta a tutto per aiutarti. Un pensiero particolare va alla nostra amica Petia, che chiamiamo scherzosamente Pepsi Cola, che mi ha commosso fino alle lacrime per la sua generosita’. Venerdi pomeriggio vado a trovare Tosco e Katia, amici che mi hanno aiutato a trovare e cambiare casa, comunico loro quello che e’ successo e si mettono a disposizione per qualsiasi bisogno, declino l’invito a cena e li saluto con la promessa che verro’ a cena il giorno dopo. Quando vado a trovarli, sabato, Tosco mi dice che Katia sta in ospedale: la sera prima e’ scivolata in bagno e si e’ rotto il femore. Adesso il vaso e’ pieno. Non so ancora bene come funziona il servizio sanitario in Bulgaria, certo non e’ il nostro, perche’ Tosco mi dice che deve versare 2100 leva per l’operazione, forse poi gli rimborseranno la meta’. Dovro’ approfondire l’argomento, perche’ se un paziente non ha i soldi, voglio sapere se lo fanno morire invece di operarlo. Domani, comunque dovrebbero operarla.
Oggi e’ giovedi, lunedi si sono svolti i funerali di Monica, sono collegato a internet, ho potuto parlare con Renata e stranamente l’ho sentita calma, forse non aveva piu’ niente da dare o forse era felice di avere con se’ in quel momento Kasper, il nipotino, un amore di bimbo che mi salutava da skype “tresc Antonio”. Martedi prossimo dovrebbe tornare, spero.
L’ultima volta che e’ andata in Polonia avevo appena trovato casa a Pazardzhik e vi e’ rimasta sei mesi contro la sua volonta’, lasciandomi nella depressione piu’ assoluta, adesso l'abbiamo cambiata e si e' verificata questa tragedia. Sara’ difficile cambiarne un’altra. Spero di poterla abitare con Renata vita natural durante. Penso che abbiamo dato abbastanza, che ne dici? Sto parlando con te, Signore mio e mi chiamo Antonio, non Giobbe.
Il trasloco si fa alla buona, poco alla volta, con la macchina. Negli ultimi giorni del mese l’amico Tosco ti porta un altro amico che ha un furgone e viene ad aiutarti con un altro amico ancora a smontare i mobili e caricarli sul furgone, portarli nella nuova casa e rimontarli. Qui a Pazardzhik funziona cosi, anche perche’ non ci sono ditte di traslochi come in Italia. Questa e’ gente capace di far tutto, perche’ nella vita, purtroppo, hanno dovuto fare di necessita’ virtu’, e io li invidio perche’ sanno districarsi da qualsiasi problema. Quando hanno finito, naturalmente, domandi quanto costa. Venti leva per la benzina del furgone. Ok, ma a voi? Noi niente. Qui ancora si vive cosi’. Oggi io aiuto te e domani forse servira’ una mano a me. Non e’ possibile. Li inviti per la sera almeno a venire a cena al Manastir e finalmente accettano.
Se cambi da una casa arredata a un’altra la cosa si presenta ancora piu’ drammatica. I nuovi mobili non si adegueranno piu’ agli oggetti da conservare e dovrai adattarli in modo diverso, lavoro certosino e fantasia da stilista. Nel bagno non entra il mobiletto che tanto ti piaceva, ma e’ un peccato abbandonarlo nel balcone, bisognera’ inventarsi qualcos’altro.
Ti accorgi all’improvviso che – essendo stato, l’appartamento, disabitato per molto tempo – apri una finestra ma non si chiude bene, lo scarico del water perde acqua e il galleggiante e’ rotto cosi’ come la valvola dello scaldabagno che gocciola continuamente, una serranda rimane incastrata e non viene giu’, il campanello non funziona. Ti ritrovi con le mani ai fianchi a pensare cosa fare, in quel momento maledici il momento in cui hai deciso di cambiare; e si, perche’ pensavi di cambiare in meglio e invece incappi in un sacco di grane da affrontare, poi ti calmi un attimo e pensi che alla fine sono tutti piccoli problemi, ma non sono di tua cognizione tecnica e quindi devi chiamare qualcuno che te li sistemi. Vabbe’, domani vediamo.
Arriva la sera e guardi in faccia la tua compagna. Siamo senza televisione. Domani ricordiamoci di chiamare il tecnico per far montare la parabola, per il computer bisogna abbonarsi per avere la connessione a internet. Che si fa? Senti, facciamo una cosa, datti una sistemata e andiamo a cena fuori: in casa non c’e’ niente e bisogna controllare i fornelli. Appena sistemata casa dobbiamo correre subito a comprare un frigo, ti eri accorta che qui non c’e’? Bisogna vedere come sistemarlo, perche’ la cucina e’ molto piu’ piccola e poi sto vedendo che il soggiorno e’ macchiato dal calore del termosifone, sarebbe il caso di dargli una imbiancatura. “Ma quando siamo venuti a vedere l’appartamento avevamo gli occhi foderati?”. “Sembra di si’”. “Ok, domani domandiamo a Pepo se conosce un pittore”. Il tecnico dell’antenna arriva il giorno dopo e dopo due ore installa tutto e possiamo vedere la televisione.
Nel frattempo, come non bastasse il casino in cui ti trovi, il cambio automatico della Tempra ti abbandona. Impossibile trovarlo in Bulgaria (e penso anche in Italia). Pero’ si puo’ adattare un cambio normale, anche usato. Vlado, l’amico meccanico, si assume l’incarico di cercarlo e una volta trovato adattarlo. Quanto tempo passera’? Non si sa, il tempo di trovarlo. Qui sembra di essere fuori dal tempo. Va bene cosi’, forse si vive piu’ a lungo. Il problema, purtroppo, e’ che adesso che vorrei fare delle passeggiate a piedi o in bicicletta non ho piu’ il sostegno delle gambe che mi creano dei dolori dopo dieci minuti di cammino. Il dottore dice che le ossa delle anche stanno cedendo, speriamo il piu’ tardi possibile perche’ entrare in una struttura ospedaliera a Pazardzhik e’ traumatico, specialmente per me che non ho avuto mai, grazie a Dio, ricoveri ospedalieri.
Finalmente arriva Pepo, figlio dei proprietari dell’appartamento, che porta una serratura nuova per il bagno. Insieme a lui arriva anche il pittore con vernice e pennello e comincia la pulizia del soggiorno quasi vuoto. Pepo monta la serratura e va via dicendomi che va a prendere il galleggiante: da quel momento sparisce. La porta del bagno ha, ad altezza occhi, una finestra in vetro dalla quale si puo’ spiare dentro. Qui forse non esiste il garante della privacy. Dovro’ provvedere con qualche poster incollato all’interno, perche' quella e' una porta adattata all'uopo. Il pittore verso le sei del pomeriggio finisce l’opera, novanta leva compresa la vernice. Sembra che le cose poco alla volta possano sistemarsi, ma evidentemente il destino sta monitorando la nostra pazienza e la nostra forza interiore.
Mentre colleghiamo la televisione e cominciamo a mettere a posto qualcosa, squilla il mio cellulare. E’ Eva dalla Polonia e risponde Renata. Non abbiamo ancora internet quindi skype non funziona. Dopo dieci secondi sento urla e pianti disperati di Renata che parla con Eva. Immagino subito qualcosa di grave. Renata riattacca e tra la disperazione piu’ totale mi dice, tra un singhiozzo e l'altro, che e’ morta Monica, 24 anni, la figlia maggiore. Cerco di capire come e perche’ e mi risponde che ha avuto un attacco ed e’ annegata nella vasca da bagno. Monica soffriva di epilessia. Non c’e’ niente che possa calmare le grida e il pianto di Renata e io dietro a lei. Ma forse il pianto e’ l’unico calmante naturale. Notte in bianco, telefonate in Polonia e in Italia, bisogna trovare subito un volo per Varsavia. Poi lentamente si trova un lume di ragione. Il giorno dopo prenoto l’aereo per Varsavia, li’ ci sara’ Jarek a prendere Renata e portarla a Tarnobrzeg. La tragedia e’ aggravata dal fatto che Monica lascia due creature, Kasper di quattro anni e Alexandr di 8 mesi. Stringendo i denti cerco di consolare e fare forza alla mia compagna che sembra quasi caduta in catalessi, gli occhi gonfi e arrossati. L’amico Koze mi presta l’auto per accompagnare Renata all’aeroporto di Sofia. Venerdi’ alle 14,40 parte per Varsavia e da quel momento restiamo lei con la sua disperazione e io con la mia solitudine. Il collegamento a internet che doveva avvenire venerdi’ lo rimando al lunedi’ successivo.
Qui veramente chi trova un amico trova un tesoro. Gente meravigliosa disposta a tutto per aiutarti. Un pensiero particolare va alla nostra amica Petia, che chiamiamo scherzosamente Pepsi Cola, che mi ha commosso fino alle lacrime per la sua generosita’. Venerdi pomeriggio vado a trovare Tosco e Katia, amici che mi hanno aiutato a trovare e cambiare casa, comunico loro quello che e’ successo e si mettono a disposizione per qualsiasi bisogno, declino l’invito a cena e li saluto con la promessa che verro’ a cena il giorno dopo. Quando vado a trovarli, sabato, Tosco mi dice che Katia sta in ospedale: la sera prima e’ scivolata in bagno e si e’ rotto il femore. Adesso il vaso e’ pieno. Non so ancora bene come funziona il servizio sanitario in Bulgaria, certo non e’ il nostro, perche’ Tosco mi dice che deve versare 2100 leva per l’operazione, forse poi gli rimborseranno la meta’. Dovro’ approfondire l’argomento, perche’ se un paziente non ha i soldi, voglio sapere se lo fanno morire invece di operarlo. Domani, comunque dovrebbero operarla.
Oggi e’ giovedi, lunedi si sono svolti i funerali di Monica, sono collegato a internet, ho potuto parlare con Renata e stranamente l’ho sentita calma, forse non aveva piu’ niente da dare o forse era felice di avere con se’ in quel momento Kasper, il nipotino, un amore di bimbo che mi salutava da skype “tresc Antonio”. Martedi prossimo dovrebbe tornare, spero.
L’ultima volta che e’ andata in Polonia avevo appena trovato casa a Pazardzhik e vi e’ rimasta sei mesi contro la sua volonta’, lasciandomi nella depressione piu’ assoluta, adesso l'abbiamo cambiata e si e' verificata questa tragedia. Sara’ difficile cambiarne un’altra. Spero di poterla abitare con Renata vita natural durante. Penso che abbiamo dato abbastanza, che ne dici? Sto parlando con te, Signore mio e mi chiamo Antonio, non Giobbe.
帳號的設計 要有什麼經驗
RispondiElimina發問者: Hokkiao ( 實習生 5 級)
發問時間: 2008-10-07 06:59:19 ( 還有 1 天發問到期 )
解答贈點: 20 ( 共有 0 人贊助 )
回答:
2 意見: 0
[ 檢舉 ]
zycxxcz1234.blogspot.com
方案 : 一ㄍ 【WRETCH】 categorization分類 TRANSFER->一ㄍ [BLOGSPOT] ID帳號
NATIONAL TAIWANUNIVERSITY
IWANNA