Si può combattere contro la prepotenza, la
delinquenza o l’ingiustizia? Forse sì, se si è con armi pari o superiori,
altrimenti siamo destinati a soccombere. Scoppio dalla rabbia e temo un travaso
di bile perché impotente e lontano, ma se avessi un fucile o una pistola potrei
diventare anche assassino.
Telefono a mio
figlio a Roma, domando come sta e mi dice che oggi sta a casa, gli chiedo come
mai e mi risponde che ha avuto un incidente.
Potete
immaginare la mia preoccupazione pensando subito a un incidente stradale.
L’incidente, invece, riguarda tutt’altra questione. E’ intervenuto per
pacificare e dividere delle persone che stavano accanendosi su un ragazzo con
calci e pugni. E’ finita che hanno cambiato bersaglio massacrandolo di botte.
Dentro di me ribolle qualcosa che mi sta facendo scoppiare il cervello per
l’impossibilità di poter fare qualcosa. Domando se è andato all’ospedale, mi
risponde di sì, è stato portato con l’ambulanza al pronto soccorso e poi è
tornato a casa. Gli chiedo se ha fatto denuncia e chi fossero quei delinquenti,
ma mi risponde che non ha voluto fare alcuna denuncia. Alle mie insistenze mi
risponde che in ogni caso non la farà.
“Perché non la
fai? Questa è gente che va punita e deve pagare per quello che ha fatto. Domani
faranno la stessa cosa con altre persone, e sarà sempre peggio, e la passeranno
sempre liscia!...”.
“Papà, quando
faccio la denuncia e chiedo pure i danni, cosa pensi che succeda? pensi che
questa gente la mettano in galera? pensi che sia finita lì?... questa gente viene
subito rilasciata in attesa di un eventuale processo tra qualche anno, io
intanto ritorno a casa e da quel giorno, sia la mattina quando vado al lavoro,
sia la sera quando ritorno, dovrò sempre guardarmi le spalle o dovrò andare in
giro con un’arma che non ho né potrò mai avere né voglio avere, mentre loro
possono rimassacrarmi di botte o addirittura ammazzarmi, perché non è che a me
daranno la scorta perché sono stato malmenato da questa teppaglia e li ho
denunciati… che devo fare, papà? Pensi sia meglio fare la denuncia?...”.
Lunghissimo
silenzio, mentre le mie pupille vorrebbero schizzare dagli occhi. “Ci sei,
papà?”. “Sì, figlio mio, sono qua… ma non so cosa risponderti, vorrei stare lì
con te, vorrei trovare uno sfogo alla mia rabbia, vorrei avere ancora la
pistola… forse diventerei un assassino…”. “Lascia stare, papà… tra qualche giorno sarà
passato tutto, ti passo Jessica…”.
Un inutile
discorso continua con mia nuora, anch’essa distrutta e arrabbiata, ma arresasi
al volere di mio figlio. Mi dice che quando lo ha visto non lo riconosceva. Se
penso poi che mentre mio figlio veniva pestato, la gente passava osservando
quasi indifferente a quello che vedevano, mi domando come si possa ancora
vivere in una società che non conosce più l’umanità, la solidarietà, l’aiuto davanti
a eventi simili, affrettando il passo anzi, per non essere coinvolti.
Che senso ha
oggi vivere in Italia? Devo ritenermi fortunato perché vivo in Bulgaria o forse potrebbe succedere anche qui? Che
cosa ci sta rendendo così aridi? Siamo tornati nella giungla, o meglio nel Far
West, ma Far West solo per i delinquenti perché non devono rendere conto delle
loro malefatte, mentre i cittadini normali, quelli onesti, lo devono subire
questo Far West. Ha ragione mio figlio a subire per paura di rappresaglie dopo? Ho ragione io a volere un’arma e farmi da solo quella giustizia che
lo Stato non mi darà mai?
Forse abbiamo
torto e ragione tutti e due? Perché in uno Stato che funziona, chi subisce un
torto è giusto che sia ripagato senza timori di ritorsioni, evitando
l’eventuale reazione della vittima, per la quale questo Stato applicherebbe
subito la pena più severa. E di vittime che hanno reagito abbiamo avuto anche
numerosi esempi, così che da vittime, per lo Stato si diventa carnefici, dacché per le vittime vere
non esiste Far West ma solo giustizia. Cornuti e mazziati.
azz mi dispiace tanto...
RispondiEliminaciao
RispondiEliminason arrivata al tuo blog proprio incuriosita dalla vita in bulgaria dopo il servizio alle iene.
mi dispiace moltissimo per questa vicenda,non posso nemmeno immaginare cosa si prova ,mi immedesimo sia in te sia in tuo figlio.
comunque vorrei farti i complimeti per il tuo blog,ti seguiro !