Lettera al
Presidente della Repubblica
Signor
Presidente, la mia è una lettera che non Le arriverà mai perché è spedita da un
blog che, nell’universo del web, conta zero virgola, e se Le dovesse
miracolosamente arrivare sotto gli occhi, conterebbe comunque ancor meno dello
zero virgola di cui in precedenza. Ma io sono un testone e Le scrivo
ugualmente, quanto meno per sfogare tutto quello che mi rode dentro. Non sono
un giovanotto e ho già passato i settanta, ma dentro mi ribolle ancora un
sentimento rabbioso che forse, in età più giovane, sarà stato comune anche a
Lei.
L’Unione Europea
ci sta bacchettando, e certamente ci sanzionerà, se non mettiamo ordine nelle
nostre carceri, trattando i nostri detenuti con quella umanità e quella equità cui
ogni persona umana ha diritto. Questo è il motivo per il quale Lei si è
premurato di appellarsi alle Camere, perché sia trovata una soluzione alle
iniquità del nostro sistema carcerario, in primis dovuto al sovraffollamento
inumano e al degrado. Questo Le fa onore e La rende agli occhi della gente come
un padre amoroso preoccupato della sorte e delle angherie subite da tanti
figli, che pure se hanno sbagliato, meritano pur sempre un trattamento
dignitoso e civile.
La soluzione,
signor Presidente, è – naturalmente – sempre la stessa: indulto o amnistia, con
i codicilli inevitabili che seguono, per quali reati, per quali pene, per
quante persone, ecc. A dire il vero, questa volta anche per quali persone, se
ci rientra anche un ex Presidente del Consiglio, tanto per esser chiari. A me,
signor Presidente, chi ci rientra, per quali pene e quali reati, sinceramente,
non importa un fico secco, perché sono convinto che questa amnistia o
quest’indulto - se ci sarà – sarà un’ulteriore vergogna e un’ulteriore
sconfitta dello Stato, sarà un ulteriore affronto a tutti quei cittadini onesti
che quotidianamente affrontano la ancor più dura realtà di esser liberi ma
bisognosi, liberi ma disoccupati, liberi ma tassati e tartassati, ragione per
la quale converrebbe loro molto di più stare in galera che in libertà.
Vorrei ricordarLe
che dal 1962 al 2006, anno dell’ultimo indulto, ci sono stati 13 provvedimenti
di questo tipo, e cioè un perdono ogni tre anni e quattro mesi in media. Devo
forse pentirmi e con me tanti cittadini, di non esser stati anche noi furbi,
ladri, scippatori, truffatori, imbroglioni? Tanto, per quello che contano le
pene in Italia, si può tranquillamente delinquere senza subirne le conseguenze.
Da Pazardjik, città della Bulgaria dove risiedo, partono delle bande cosiddette
“delle carte di credito”, che sbarcano in Italia per andare a far soldi, per il
semplice motivo che se vengono scoperti lì se la cavano con un buffetto o
quasi, mentre in Bulgaria sono dolori.
Trentasei nuove carceri
Vorrei
ricordarLe, signor Presidente, che in Italia (notizie acquisite dai giornali)
sono state costruite 36 nuove carceri, proprio per evitare il sovraffollamento,
ma sono tutte 36 chiuse o non finite, o lasciate abbandonate ai ladri. Vorrei
ricordarLe che queste carceri sono costate milioni di euro e nessuno mai ha
pagato o è andato in galera per questo spreco di denaro nostro. Da noi nessuno
paga mai se si buttano milioni, ma si va in galera per una mela. Cosa può
pensare un comunissimo cittadino sapendo queste cose? O c’è connivenza con chi
butta i nostri soldi o non c’è giustizia. E adesso, improvvisamente esce fuori
la vostra giustizia ipocrita e pelosa, che dovrebbe metter fuori forse 25.000
detenuti, la maggior parte dei quali entro tre mesi sarà di nuovo in galera? Mi
dispiace sinceramente che questa gente sia tenuta in prigione in queste
condizioni, ma io non me ne vergogno. Dovreste vergognarvi tutti voi, signor
Presidente, che siete la classe politica che ci ha portati a questo sfascio. Io
al massimo posso vergognarmi di avervi votato, ma chiedo la presunzione di
ignoranza continua. Finalmente ho aperto gli occhi e d’ora in avanti non
succederà più.
Mi dispiace
accomunare anche Lei alla “politicaglia” che ci governa (chiamerò così, d’ora
in avanti, i nostri politici), sia perché ha una età venerabile e pur anche
perché in alcuni momenti del Suo mandato l’ho applaudito e stimato, ma non
posso dimenticare che anche Lei dal 1953 a oggi 2013, eccetto la IV Legislatura
(fonte wikipedia), e cioè per un totale di 55 anni, ha fatto parte del
Parlamento, e non è stato capace di sanare questa situazione che ci fa
vergognare davanti al mondo.
La mia proposta è
di pagare la sanzione che ci comminerà l’Europa, risarcire i detenuti per le
condizioni inumane in cui sono rinchiusi e iniziare a costruire altre carceri,
curioso di vedere quante di queste saranno aperte tra qualche anno.
Chi pensa ai nostri Marò?
Un’ultima cosa,
signor Presidente. Sempre a proposito di detenuti, possibile che i nostri Marò
siano stati lasciati in India a marcire? Se fossero stati Marines americani non
avrebbero fatto neanche un minuto di prigione. Ma non sarà che non valiamo
niente nel mondo perché dobbiamo fare sempre la parte dei buoni? E poi abbiamo
un Sindaco a Roma che toglie il manifesto dei Marò per mettere quello degli
emigranti… ma come si può accettare impunemente un simile tradimento? Non
lamentiamoci se ci sputano addosso… Signor Presidente, quei due Marò sono figli
devoti di questa Patria ingrata, che li lascia ancora lì, lontani dalle
famiglie… e quelli non sono delinquenti o truffatori…
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