martedì 22 ottobre 2013

Amnistia o indulto, purché si svuotino le carceri


Lettera al Presidente della Repubblica
Signor Presidente, la mia è una lettera che non Le arriverà mai perché è spedita da un blog che, nell’universo del web, conta zero virgola, e se Le dovesse miracolosamente arrivare sotto gli occhi, conterebbe comunque ancor meno dello zero virgola di cui in precedenza. Ma io sono un testone e Le scrivo ugualmente, quanto meno per sfogare tutto quello che mi rode dentro. Non sono un giovanotto e ho già passato i settanta, ma dentro mi ribolle ancora un sentimento rabbioso che forse, in età più giovane, sarà stato comune anche a Lei.
L’Unione Europea ci sta bacchettando, e certamente ci sanzionerà, se non mettiamo ordine nelle nostre carceri, trattando i nostri detenuti con quella umanità e quella equità cui ogni persona umana ha diritto. Questo è il motivo per il quale Lei si è premurato di appellarsi alle Camere, perché sia trovata una soluzione alle iniquità del nostro sistema carcerario, in primis dovuto al sovraffollamento inumano e al degrado. Questo Le fa onore e La rende agli occhi della gente come un padre amoroso preoccupato della sorte e delle angherie subite da tanti figli, che pure se hanno sbagliato, meritano pur sempre un trattamento dignitoso e civile.
La soluzione, signor Presidente, è – naturalmente – sempre la stessa: indulto o amnistia, con i codicilli inevitabili che seguono, per quali reati, per quali pene, per quante persone, ecc. A dire il vero, questa volta anche per quali persone, se ci rientra anche un ex Presidente del Consiglio, tanto per esser chiari. A me, signor Presidente, chi ci rientra, per quali pene e quali reati, sinceramente, non importa un fico secco, perché sono convinto che questa amnistia o quest’indulto - se ci sarà – sarà un’ulteriore vergogna e un’ulteriore sconfitta dello Stato, sarà un ulteriore affronto a tutti quei cittadini onesti che quotidianamente affrontano la ancor più dura realtà di esser liberi ma bisognosi, liberi ma disoccupati, liberi ma tassati e tartassati, ragione per la quale converrebbe loro molto di più stare in galera che in libertà.
Vorrei ricordarLe che dal 1962 al 2006, anno dell’ultimo indulto, ci sono stati 13 provvedimenti di questo tipo, e cioè un perdono ogni tre anni e quattro mesi in media. Devo forse pentirmi e con me tanti cittadini, di non esser stati anche noi furbi, ladri, scippatori, truffatori, imbroglioni? Tanto, per quello che contano le pene in Italia, si può tranquillamente delinquere senza subirne le conseguenze. Da Pazardjik, città della Bulgaria dove risiedo, partono delle bande cosiddette “delle carte di credito”, che sbarcano in Italia per andare a far soldi, per il semplice motivo che se vengono scoperti lì se la cavano con un buffetto o quasi, mentre in Bulgaria sono dolori.

Trentasei nuove carceri
Vorrei ricordarLe, signor Presidente, che in Italia (notizie acquisite dai giornali) sono state costruite 36 nuove carceri, proprio per evitare il sovraffollamento, ma sono tutte 36 chiuse o non finite, o lasciate abbandonate ai ladri. Vorrei ricordarLe che queste carceri sono costate milioni di euro e nessuno mai ha pagato o è andato in galera per questo spreco di denaro nostro. Da noi nessuno paga mai se si buttano milioni, ma si va in galera per una mela. Cosa può pensare un comunissimo cittadino sapendo queste cose? O c’è connivenza con chi butta i nostri soldi o non c’è giustizia. E adesso, improvvisamente esce fuori la vostra giustizia ipocrita e pelosa, che dovrebbe metter fuori forse 25.000 detenuti, la maggior parte dei quali entro tre mesi sarà di nuovo in galera? Mi dispiace sinceramente che questa gente sia tenuta in prigione in queste condizioni, ma io non me ne vergogno. Dovreste vergognarvi tutti voi, signor Presidente, che siete la classe politica che ci ha portati a questo sfascio. Io al massimo posso vergognarmi di avervi votato, ma chiedo la presunzione di ignoranza continua. Finalmente ho aperto gli occhi e d’ora in avanti non succederà più.
Mi dispiace accomunare anche Lei alla “politicaglia” che ci governa (chiamerò così, d’ora in avanti, i nostri politici), sia perché ha una età venerabile e pur anche perché in alcuni momenti del Suo mandato l’ho applaudito e stimato, ma non posso dimenticare che anche Lei dal 1953 a oggi 2013, eccetto la IV Legislatura (fonte wikipedia), e cioè per un totale di 55 anni, ha fatto parte del Parlamento, e non è stato capace di sanare questa situazione che ci fa vergognare davanti al mondo.
La mia proposta è di pagare la sanzione che ci comminerà l’Europa, risarcire i detenuti per le condizioni inumane in cui sono rinchiusi e iniziare a costruire altre carceri, curioso di vedere quante di queste saranno aperte tra qualche anno.

Chi pensa ai nostri Marò?
Un’ultima cosa, signor Presidente. Sempre a proposito di detenuti, possibile che i nostri Marò siano stati lasciati in India a marcire? Se fossero stati Marines americani non avrebbero fatto neanche un minuto di prigione. Ma non sarà che non valiamo niente nel mondo perché dobbiamo fare sempre la parte dei buoni? E poi abbiamo un Sindaco a Roma che toglie il manifesto dei Marò per mettere quello degli emigranti… ma come si può accettare impunemente un simile tradimento? Non lamentiamoci se ci sputano addosso… Signor Presidente, quei due Marò sono figli devoti di questa Patria ingrata, che li lascia ancora lì, lontani dalle famiglie… e quelli non sono delinquenti o truffatori…



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