Siamo tutti
d’accordo: quarant’anni di occhi chiusi, di malcelata disattenzione, di “non
pensavamo che…”, nel migliore dei casi, oppure di corruzione a tutti i livelli
– di politici, di amministratori, di medici, di sindacati, di periti, di
manager e dirigenti pubblici e privati – hanno fatto traboccare il vaso e si è
arrivati oggi al punto di non ritorno.
Questo sta
succedendo all’Ilva di Taranto, la fabbrica per la produzione dell’acciaio più
grande d’Europa. Una potenza industriale che non conosce crisi e che occupa e
dà lavoro – direttamente o nell’indotto urbano ed extraurbano – a migliaia e
migliaia di operai, e scusate – nella crisi che sta opprimendo Italia ed Europa
– se è poco.
Però, però… tanti
però… perché a Taranto il lavoro, che dovrebbe essere causa di benessere,
serenità e salute, produce l’effetto contrario: il lavoro uccide. Le condizioni
lavorative e ambientali in cui vivono i tarantini vicini all’Ilva e dintorni,
provocano una percentuale di mortalità per cancro nettamente superiori ad altri
luoghi, e questo a causa delle emissioni venefiche e cancerogene degli impianti
dell’Ilva.
Così che, dove
per decenni è stata latitante la politica, è finalmente arrivata la
magistratura a far applicare le leggi. Ognuno di noi ha plaudito a questo
intervento per fermare la carneficina. Tra domiciliari e carcere sono già stati
arrestati decine di amministratori, politici, tecnici che hanno coperto per
anni questa situazione intollerabile ed è stata costretta l’Ilva all’impegno di
mettere subito a norma gli impianti. Come? All’italiana… chiudendo la fabbrica
e sequestrando il prodotto finito. Da oggi di lavoro non si muore più, si muore
di disoccupazione… e non solo a Taranto, ma anche a Genova, dove si lavorano i
prodotti finiti a Taranto. E’ indubbiamente triste dover scegliere tra lavoro e
salute per chi vive sulla propria pelle il problema, così come potrebbe esser
facile il giudizio per chi ne sta lontano. Ma se per decenni è stato
dimenticato e nascosto, perché non si può più aspettare, sapendo che finalmente
questa volta si risolverà? La chiusura non provocherebbe forse più problemi di
quanti ce ne siano adesso?
Il governo
tecnico di Monti, spinto dalla magistratura e dall’urgenza, ha di corsa varato
un decreto legge per la messa a norma degli impianti a spese dell’azienda, con
garanzia di stretto controllo e anche di esproprio in caso di inosservanza
degli impegni. Sembra – dico sembra perché in Italia può succedere di tutto e
il contrario di tutto – che questa volta quello che in quarant’anni non hanno
fatto i politici, siano riusciti a farlo i professori di Napolitano, e si sta
riaprendo uno spiraglio per la ripresa del lavoro e della produzione, con la
garanzia che entro un paio d’anni a Taranto ritorni il connubio lavoro=vita.
A questo punto
sarebbe giusto tirare un sospiro di sollievo… e invece no! La magistratura, per
bocca del Procuratore della Repubblica di Taranto, fa sapere che porrà al
Tribunale del Riesame eccezione di
incostituzionalità del decreto legge del governo o conflitto di attribuzione
tra poteri dello Stato.
La domanda che
gli italiani oggi si fanno è: se il Tribunale del Riesame dovesse dare ragione
alla magistratura di Taranto, queste famiglie dovrebbero morire di disoccupazione
per avere un eroe in più tra i magistrati? Perché non adeguarsi al buon senso e
alla pace sociale faticosamente raggiunta a Taranto e accantonare questa voglia
di protagonismo ad ogni costo che offusca ciò che di buono ha fatto finora il
magistrato? Qualcuno può pensare che morire di lavoro o morire di fame sia
differente?
Lo Stato italiano spende 100 miliardi di euro per il ministero del lavoro ogni anno! 100x10^9/12000=8300000 cioè con 100 miliardi potresti dare 1000 euro al mese a 8,3 milioni di cittadini! Non gli ci vorrebbe niente a dare 1000 euro al mese alle poche centinaia di lavoratori dell'Ilva fino a che non hanno risolto il problema. Invece no! Perchè l'Ilva è un caso politico da cui la politica vuole guadagnare, ricattare, ottenere potere. Hanno parlato di 3 miliardi per risanare il sito dal punto di vista ambientale e se riuscissero a inserire questo finanziamento nella lista delle Grandi Opere, sai le percentuali di tangenti che si guadagnerebbero i politici? Come sempre siamo in Italia, gli operai sono solo pedine per giochi di potere. Italo
RispondiEliminaCiao Antonio, ho letto il tuo libro, Scoprire la Bulgaria, e sono rimasta piacevolmente colpita. Non so quante volte, in diverse occasioni, ripeti la frase: "questo meraviglioso popolo" o "questo meraviglioso paese" pur vivendo comunque da immigrato in un paese completamente diverso dall'Italia.
RispondiEliminaPer me il tuo libro è un manuale di come si dovrebbe approcciare uno straniero in un paese diverso dal proprio, lo dico essendo anch'io emigrata, ma in Italia.
Sai cos'è? la tua bontà d'animo e cultura che fanno la differenza!
Con affetto,
Vania, un'italiana acquisita, compagna di Giuseppe
Torino, 07/12/2012
potresti dare un consiglio: con la mobilità e la disoccupazione tutti gli italiani potrebbero venire in bulgaria
RispondiEliminaa pasardjk magari.
marek