Adesso che il colore rosso della vergogna va dipanandosi
schiarendosi sempre di più, possiamo anche parlarne. Mezz’ora prima che
l’Uruguay segnasse, avevo già litigato con Renata la polacca, mia compagna
nella vita. Avevamo litigato di brutto perché lei aveva già sentenziato che
avremmo perso e tornavamo a casa. Quando fa così io generalmente la chiamo
Cassandra, portatrice di jella e di sventura, e tutto finisce lì. Ma stavolta
mi aveva fatto incazzare di brutto e glie ne ho dette di tutti i colori, mentre
lei mi rispondeva per le rime. Il seguito lo sappiamo tutti e non ci parlammo
per tutta la sera e il giorno seguente.
A microfoni e luci spente, come suol dirsi, gli animi si
raffreddano, i rancori si allontanano e il cervello inizia a ragionare. Per cui
oggi le riconosco quella ragione che mi fece imbestialire martedì scorso
durante la partita. Riconosco, anzi, che il torto era solo mio, perché vedevo
la nostra Nazionale con il cuore, disinteressandomi del resto. Lei, invece, che
nei riguardi dell’Italia è molto più obiettiva e razionale di me, aveva già
capito e sapeva che non potevamo che perdere. L’avevo capito anch’io, ma lo
nascondevo a me stesso e vivevo nella speranza che un miracolo potesse ricreare
l’atmosfera dell’82, quando – contro ogni pronostico – stravincemmo i Mondiali.
E solo il sentire quello che temevo mi fece imbestialire.
Adesso, con i piedi ben posati per terra, mi domando: Perché
prendersela tanto per una eliminazione che non fa altro che rispecchiare le
condizioni in cui ci troviamo da sei anni? Ricordate l’altra umiliante
eliminazione del 2010 in Sud Africa? Quella era solo l’inizio, perché dopo
quattro anni gli eventi, invece di migliorare, sono precipitati. Ancora più
inutile è dare la colpa a Balotelli o Cassano, a Prandelli o a chiunque altro,
significherebbe voler chiudere gli occhi per non vedere la verità. Questi
personaggi potrebbero essere i singoli, ma i singoli non fanno gruppo e a noi
manca proprio questo: il gruppo. Il gruppo vuol dire l’unione che fa la forza,
vuol dire socialità, solidarietà, aiuto reciproco. Qualcuno può affermare che
oggi in Italia esiste qualcosa che gli assomigli? Si dice che il pesce puzza
dalla testa e io di puzza ne sento tanta, cominciando proprio dalle più alte
cariche dello Stato e delle istituzioni per continuare con i politici, la
finanza, le banche, l’industria… Non esiste l’uno per tutti e tutti per uno che
ogni popolo adotta nei momenti difficili, siamo italiani e usiamo l’ognuno per
sé e il si salvi chi può. Masochismo.
Fatto fuori Berlusconi nel 2011, sembrava che l’Italia
dovesse risorgere il giorno dopo con Monti e la Fornero , che invece hanno
lasciato un Paese ancora più indebitato e devastato, e quello era il governo
dei professori e dei cervelloni! Da una vita sentiamo parlare solo di riforme
che non si fanno mai perché ai nostri politici non interessa farle, nel fango
in cui stiamo i porci si ingrassano e noi continuiamo a sovvenzionarli. Mi
correggo: una sola riforma è stata fatta, quella delle pensioni, e ha rovinato
milioni di famiglie, mentre chi prendeva 90 mila euro al mese continua
beatamente a prenderle. Dopo Monti e Letta e adesso abbiamo Renzi, entrato
prepotentemente a governare con fama di rottamatore. Nessuno di questi è mai
stato eletto a governarci, eppure eccoli lì a farla da padroni senza la minima
delega popolare. Stanno rottamando l’Italia e nessuno si alza a protestare e
gridare “Vergogna!!” e ci lamentiamo e riempiamo pagine di giornali e
telegiornali perché non abbiamo superato il primo turno ai Mondiali? Ma se è
questa l’Italia che vogliamo e questo lo Stato che continuiamo a mantenere,
allora io grido forte, a squarciagola: Viva questa Nazionale!! Viva Balotelli!!
Viva Prandelli!! Ogni popolo ha la
Nazionale che si merita…
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