Avevo deciso
tempo fa di raccontare la storia di un amico, italiano in Bulgaria, che vive la
sua vita tranquilla, e oserei dire felice, da quando vive su questa terra, che
molti di noi hanno scelto per trascorrervi la vecchiaia, lontani dai problemi
che dovremmo affrontare in patria.
Nel frattempo
ho avuto la fortuna di conoscere un uomo, bulgaro in Italia dal 1996, che vive
la stessa vita, operosa e molto dinamica, nella provincia pavese, costruendo lì
quel futuro per sé e la famiglia, che in Bulgaria difficilmente avrebbe potuto
avere.
Sono storie
diverse ma parallele, perché portano entrambe, allo scopo che ognuno di noi si
prefigge nella vita: la tranquillità, la serenità, il calore della famiglia e
la buona sorte di figli bene avviati nel lavoro e nella società; lo scopo,
insomma, che gli americani si prefiggono nella loro Dichiarazione
d’Indipendenza: il raggiungimento della felicità.
Alvaro in Bulgaria
Con Alvaro,
l’amico italiano, ci conosciamo da sei anni. Vecchio ristoratore toscano, 72
anni, anche lui ha lasciato l’Italia per poter sopravvivere, in Bulgaria, con i
750 euro mensili di pensione. Ogni volta che vado a trovarlo, nella sua casa di
Ognianovo, provo la sana “invidia” di vedere un uomo tranquillo, che ha trovato
in terra bulgara quella serenità e certezza del futuro cui ognuno di noi, alla
fine di una vita lavorativa, aspira. Vita vissuta dinamicamente, perché il suo
carattere lo porta a fare continuamente qualcosa, così che la vecchia casetta
l’ha fatta diventare una bella casa a due piani di circa 120 mq, i mille metri
di terra intorno sono diventati un giardino incantato recintato di ligustro,
dove coltiva 3 tipi di vitigno, pomodori, cavolo nero, radicchio, carciofi,
rosmarino, peperoni, melanzane, salvia, basilico, prezzemolo, aglio,
cipolla,zucche e zucchine, piante, alloro, fragole, alberi e fiori bellissimi e
quant’altro di buono si possa trovare in un orto intensivo, attrezzatura da
falegname, fabbro, muratore, e adesso
anche produzione di miele. E quando un amico arriva, sospende il lavoro e con
un sorriso largo e sincero lo accoglie facendolo subito sentire a casa sua, e
guai a non fargli compagnia a pranzo, che non è un pranzo normale, perché le
sue capacità culinarie fanno diventare prelibatezza una semplice insalata. Due
mesi fa è convolato a nozze con quella dolcissima donna che in questi anni è
stata la sua compagna di vita, coronando un progetto di vita al quale tutti
aneliamo. Anche la Rai si è interessata a lui, ponendolo all’attenzione di
quanti in Italia, con quella misera pensione, devono adeguarsi a una vita
stentata e senza futuro. Mi auguro che il suo esempio convinca tanti altri
pensionati a fare il grande salto. Cosa si può desiderare di più dalla vita, alla
nostra età?
Mitko in Italia
L’ho
conosciuto perché voleva due copie del mio libro “Scoprire la Bulgaria”. Quando
ha saputo che vivevo a Pazardjik mi ha detto che sarebbe venuto a prenderli
personalmente il sabato seguente, perché lui abitava a Septemvri, una cittadina
distante 20 chilometri. Quando sono arrivati e hanno suonato il campanello, ho
aperto invitandoli a entrare, lui Mitko e il figlio Trayko. Sono rimasti sulla
porta perché non volevano disturbare, ma alle mie insistenze finalmente sono
entrati. Tutti e due parlano un buon italiano. “Sono curioso di conoscervi. Mi
scrivete, volete due copie del mio libro, parlate italiano… ditemi qualcosa di
voi, vivete a Septemvri o in Italia? O forse avete lavorato in Italia…”. Così
Mitko, il padre inizia a raccontare: “Vivo in Italia dal 1996, sono andato per
un breve periodo e invece sono rimasto lì definitivamente. Ho fatto per anni il
camionista a tempo pieno, ma con questa crisi il lavoro scarseggia, così adesso
per sei mesi faccio il camionista, gli altri mesi li occupo con la vendemmia e
con la raccolta del pomodoro, bisogna arrangiarsi a fare di tutto perché le
spese corrono. Adesso viviamo tutti in Italia io mia moglie e i due figli. Con
tanti sacrifici abbiamo comprato casa e gli impegni non mancano. Però abbiamo
sempre casa a Septemvri, dove vive mia madre e appena possiamo facciamo sempre
una scappatina in Bulgaria… c’è da raccogliere anche qui l’uva e fare il vino e
anche la rakia”. Accanto a me questo
ragazzone. “Tu cosa fai, aiuti tuo padre in Italia?”. “No, ho 25 anni e mi sono
appena laureato, dentista. Adesso cercherò di prendere la specializzazione in
Italia”. L’altra figlia, anch’essa laureata e sposata, dirige in un’azienda un
reparto per la produzione di cosmetici. Mi invitano con insistenza ad andare a
trovarli a casa loro a Septemvri prima che ripartano per l’Italia. Accetto
volentieri e anche lì trovo la solita casa con annesso terreno, come ce ne sono
migliaia in Bulgaria. Mitko sta finendo di distillare la rakia. Ci accolgono insieme alla madre, la dolce e sorridente
signora Zabrinka. Mentre attendiamo che arrivino altri parenti la tavola si
riempie di ogni cosa e siamo continuamente invitati a bere. Così è la gente di
Bulgaria. Se vai a casa loro devi per forza mangiare e bere, che siano povere o
ricche vivande, è tutto dato con il cuore e con il sorriso. I parenti che
arrivano sono venuti anche loro in Italia, ingaggiati per un mese nella
raccolta dell’uva. A fine serata saluti affettuosi con tutti e l’immancabile
bottiglia di vino e l’altrettanto immancabile bottiglia di rakia (domashni - fatti in casa) che il padrone di casa ci
offre con il cuore.
Due vite, due
storie di gente, italiani e bulgari, che sono e si sentono vicini, ma viaggiano
in senso opposto: il pensionato italiano che arriva in Bulgaria e il giovane bulgaro che parte per l’Italia, ambedue con una speranza in comune, trovare un
luogo che permetta loro di vivere dignitosamente.
E molte volte
la speranza diventa realtà.
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