A Cipro si prega nelle chiese, il patriarca ha persino
messo a disposizione i beni della Chiesa ortodossa, non si sa ancora cosa
succederà e quando riapriranno le banche; in Grecia si piange non meno che a
Cipro e le piazze sono sempre in fermento; Spagna e Portogallo sono ridotte
all’osso e anche lì si piange miseria nera; in Bulgaria il governo è stato
costretto alle dimissioni dalle proteste popolari che sembra non abbiano mai
fine: qui la miseria c’era già ma invece che uscirne si è aggravata; in Italia
è stato sfiduciato un governo tecnico che a sua volta aveva preso il testimone
di un altro governo dimissionato, piazze che protestano e rumoreggiano, crisi
sempre più profonda, aziende che chiudono, disoccupazione da oscar, nuove
elezioni e finalmente… finalmente un cazzo! Stavamo nella merda e ci stiamo
sprofondando sempre più.
Sì, perché è già passato un mese dalle elezioni e ancora
non abbiamo un governo. Bersani, questo piccolo uomo, che pensa di essere il
capo di un partito del cambiamento e nello stesso tempo difende a spada tratta
lo scandaloso rimborso elettorale, questo piccolo uomo che per venti anni ha
convissuto con Berlusconi e improvvisamente tira fuori il conflitto di
interessi e l’ineleggibilità per lo stesso, e invece di stringere per fare - almeno per una volta - qualcosa di buono per
l’Italia insieme al Pdl, va a fare le serenate a un Grillo che lo sta trattando
da giullare, è arrivato al capolinea. Ha fatto harachiri da solo, si è bruciato
con Napolitano e nel partito: questo è un uomo finito, un leader di provincia,
persosi nei corridoi di Montecitorio.
Una speranza avrebbe potuto averla quando ha convocato le
cosiddette parti sociali. In quell’incontro ha parlato anche con Don Ciotti. Se
avesse avuto un po’ di senso pratico avrebbe potuto incontrarsi con Francesco,
il Papa che non vuol chiamarsi Papa. Sicuramente Francesco, nella sua umiltà e
tenerezza, avrebbe acconsentito ad incontrarlo e a dare i giusti consigli a
questo piccolo uomo presuntuoso, che pensa di portare in tasca la verità, la
giustizia e il cambiamento. Francesco gli avrebbe detto che la pecorella che
vuole riportare all’ovile non è altro che una mucca impazzita, frutto di quella
malapolitica di cui anche lui fa parte, e come…
A due passi da noi, nella stessa Roma, è arrivato un omo
venuto dall’altro capo del mondo. Quest’uomo, Francesco, pur non essendo né
politico, né economista, né cattedratico, ma solo pastore di anime, sta dando agli italiani e al mondo
uno spiraglio di speranza e di conforto alle miserie umane, coraggio ai giovani
e alle famiglie. Seguendo il suo esempio e le sue parole, forse tra le pieghe
del discorso che rivolge a coloro che lo ascoltano, si possono trovare quelle
soluzioni umane e terrene utili a che l’Italia possa rialzare la testa e
tornare ad essere quella nazione che ha sempre primeggiato in tutti i
continenti.
Basterebbe essere uomini di buona volontà e non avere la
presunzione di essere i migliori. Mi auguro che stasera o domani il Presidente
Napolitano, l’unico finora con il cervello a posto, trovi l’uomo che sappia far
ragionare le due coalizioni contrapposte, e insieme tirino fuori l’Italia dal
fango in cui ci siamo impantanati.
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