giovedì 17 gennaio 2008

Un giorno dopo l'altro

UN GIORNO DOPO L'ALTRO
Noia, noia triste
di un giorno che passa
lento, ma non si ferma,
sempre inesorabile,
a corroderti dentro, poco a poco
in uno stillicidio.
Tutta una lunga giornata
a lavorare
dalle prime luci al tramonto.
E poi? Poi dormire
per ricominciare il giorno dopo
a vivere
la stessa vita, le stesse cose,
vedere le stesse persone,
che se le guardi bene
son tutte come te, gli occhi
infossati, lo sguardo morto
alla vita alla natura
alla bellezza delle creature di Dio.
E ti ritrovi un giorno
che verrà presto, vecchio
incapace e non potrai
raccontare ai nipoti
altro che della vita vissuta.
Quale vita?
Quella trascorsa sempre
legata allo stesso carro
del quale ti sei potuto
giammai liberare,
stretto sempre in pastoie,
con i paraocchi,
per non vedere
le meraviglie create per te?
E dentro, odii
coloro che queste cose
le hanno da sempre
e non le vedono.
Quando potrai aspirare
anche tu a una vita simile
sarà senz'altro troppo tardi:
sarà solo il giorno in cui
chiuderai gli occhi alla vita
per avere finalmente un po' di pace.




Non sono un poeta. Questa forse è l'unica poesia scritta in vita mia. Risale al 1966. Mi è tornata tra le mani aprendo un foglio di carta ingiallito. La prima considerazione che mi è balzata davanti è stata: il tempo si è fermato o non è ancora cambiato niente?

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