La Bulgaria –
si sa – è considerata la cenerentola d’Europa, sia perché è una piccola
nazione, ma soprattutto perché è considerata la più povera dell’Unione. Ma
qualche volta anche i più piccoli possono insegnare ai grandi e dare quegli
esempi legislativi positivi che ogni popolo si aspetta dai suoi governanti.
Il caso
specifico, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri nel nuovo codice penale,
riguarda l’evasione dei contributi previdenziali, che diventa un reato punito
con la reclusione. Il problema riguarda i datori di lavoro che non versano i
contributi dichiarati per i propri dipendenti, ma in questo caso, la pena è solo
in termini di interessi maturati, ma soprattutto attacca vigorosamente chi
pratica il lavoro nero. Questa piaga sociale, in Bulgaria, adesso viene punita
con una pena carceraria che aumenta in modo graduale in base all’ammontare del
tempo dell’evasione, e cioè: per l’evasione di contributi previdenziali
superiori a 25 stipendi mensili minimi (4.345 euro), il datore verrà condannato
a 6 anni di reclusione; per l’evasione pari a 50 stipendi mensili (8.690 euro)
la pena è di 8 anni di reclusione; quando l’evasione supera i 100 stipendi
mensili (17.380 euro) la pena sarà di 12 anni. Per gli ultimi due casi lo Stato
potrà confiscare anche la metà dei beni del datore di lavoro.
Di questa
lista fanno parte anche i casi in cui i lavoratori sono assunti senza contratto
di lavoro o con contratti a progetto, quando lo stipendio dichiarato non corrisponde
a quanto effettivamente pagato, e i casi nei quali vengono presentate false
documentazioni.
I contributi
previdenziali, in Bulgaria, sono pari al 30,3% della retribuzione, il 60% dei
quali a carico dei datori di lavoro, e il rimanente 40% a carico dei
lavoratori. Secondo gli esperti della materia ciò significa che anche il
lavoratore potrà essere punito proporzionalmente al datore di lavoro.
(Questo post è stato liberamente tratto
dall’articolo di Lilia Rangelova su “Bulgaria Oggi” del 16-01-2014).
Non sono
esperto in materia, ma leggendo l’articolo ho avuto subito l’impressione che in
Bulgaria, sulla piaga del lavoro nero, si voglia fare sul serio. In Italia,
come al solito, ci sarebbero mille modi per combatterlo, ma nessuno può avere
l’efficacia di una legge che ti manda in galera se provi a fregare il
lavoratore e lo Stato, e credo candidamente che continuerà così per sempre, per
due semplici ragioni: al nostro Stato dei lavoratori non interessa
assolutamente niente, e i lavoratori vedono lo Stato non come difensore e
paladino dei propri diritti, ma piuttosto come un oppressore. E’ stato sempre
così fin dall’unità d’Italia, che non fu un’aggregazione o un abbraccio, ma
un’annessione forzata al regno sabaudo, e continua ancora fino ad oggi con
l’annessione all’Europa delle banche. Mi sono sempre domandato – ma non so
ancora darmi una risposta - se Garibaldi e Prodi siano stati veramente un
liberatore e uno statista o due mercenari, e in questo caso per quali forze
occulte abbiano lavorato.
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