Ho assistito
in televisione alla conferenza stampa di Pierluigi Bersani a ventiquattro ore
dalle elezioni che sanciscono la vittoria del centrosinistra, preposto
istituzionalmente a governare l’Italia per il prossimo quinquennio. E’ arrivato
sul palco un uomo sconfitto, un uomo impaurito di dover governare un parlamento
ingovernabile nei numeri. Quando nei primi sedici minuti un segretario di
partito che parla alla stampa si toglie e si rimette gli occhiali ventotto
volte, non sapendo cosa farne, è sintomo
di grande nervosismo; se poi, per rispondere a una decina di domande, ha
bisogno di mandar giù a sorsi due bicchieri d’acqua, probabilmente ha mangiato
salatissimo o, quasi sicuramente, la paura gli ha seccato la bocca.
Non è il modo
migliore per affrontare i media e discutere di problemi che l’Italia ha bisogno
di risolvere e anche con molta fretta. Ho visto un uomo che non vedeva l’ora di
chiudere la conferenza, rinunciando alla fine a rispondere all’ultima domanda
che gli faceva una giornalista estera. Mi auguro che avesse fretta solo per
problemi di stomaco, altrimenti sarei preoccupato per lui, ma più ancora per
un’Italia che attende il Messia ormai da troppo tempo. A onor del vero il
professor Monti, nell’esercizio provvisorio di Presidente del Consiglio, si era
anche autoproclamato Salvatore della Patria, ma è stata più una battuta
estemporanea di un canuto cattedratico che l’effettivo salvataggio di un’Italia
che continua ad affondare.
Partendo dalla
certezza che bisognerà tornare al voto al più presto, poiché siamo entrati in
un vicolo cieco, mi auguro che l’uomo che ho visto oggi riceva lumi dallo
Spirito Santo e sappia scegliere, tra grillo e giaguaro, chi dei due può
aiutarlo meglio a farci uscire dal pantano e andare al tavolo europeo a
rinegoziare la nostra dignità di popolo e di nazione cofondatrice di un’Europa
che non sentiamo nostra.
La prima mossa
del Bersani vendoliano sembra essere un’apertura a Grillo, naturalmente più che
legittima, apertura fatta in politichese, poiché sarebbe un’onta gravissima
alla sua dignità se fosse respinta. Il vecchio vizio di parlare per formule i
nostri politici non lo perdono mai; ecco perché Grillo è diventato il primo
partito italiano, lui dice chiaro le cose come stanno, grida quello che pensa e
quello che vuole, ma questi continuano con le alchimie del dico ma non dico,
apro ma richiudo, hai pensato ciò che non ho detto, una partita a poker tra
sordi, insomma; e mentre loro proseguono a trattare alla orientale, Grillo
continua a raccogliere consensi e l’Italia ad affondare.
La faccia che
ho visto oggi non è quella di un leader che ha vinto le elezioni, ma di un
soldato che torna da una guerra persa, e questo mi riporta alla mente la fragilità
umana e alle dimissioni del Papa. Non tutti resistono al peso delle
responsabilità. Bersani ha detto in conferenza che lui non lascia la nave e
questo gli fa onore, ma anche Schettino comandava una nave, eppure l’ha
abbandonata.
C’è qualcuno
nel nostro Paese in grado di prendere per mano l’Italia e portarla fuori dal
tunnel? Forse sarà la domanda che la signora Merkel farà a Napolitano in
occasione della sua imminente visita in Germania.
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