giovedì 5 giugno 2008

Ma la Cina è vicina?




Nella scena di un film degli anni 60 Alberto Sordi, con la sua caratteristica voce, gli occhi terrorizzati e spiritati, esclamava: "Seicento milioni di cinesi, aoh!...". Oggi sono più del doppio e la Cina, ormai, non è vicina: ce l'abbiamo dentro casa. Il suo mercato e i suoi prodotti stanno invadendo il pianeta, non tanto per la qualità quanto per il prezzo.
I cinesi, un grande popolo, riescono a copiare l'impossibile e lo buttano sul mercato a due soldi. Due mesi fa ho dovuto cambiare la pompa AC alla vecchia Tempra. Ho preferito sostituirla con una made in China, confrontando il prezzo e considerando il valore dell'auto. Me tapino! L'ho già ricambiata perché si stava squagliando la plastica. Bel risparmio!
L'ideologia politica e lo sviluppo demografico hanno portato i governanti cinesi a delle scelte quasi obbligate. Lavoro a tutti o quasi, stipendi da fame, orari di lavoro stile Ottocento, diritti umani zero, obbligo di procreare al massimo un figlio (per chi contravviene multe severissime e perfino il carcere), sicurezza sul lavoro zero (su questo tema una buona concorrenza glie la facciamo noi), materie prime utilizzate scadenti, ecc. ecc. ecc.
C'è stata e continua ad esserci una grande polemica sul boicottaggio alle Olimpiadi. Personalmente sono contrario perché sarà questa una occasione unica, non tanto per il governo ma - soprattutto - per la popolazione. I milioni di turisti saranno ulteriore stimolo per i cinesi ad aprire gli occhi e guardare il mondo esterno alla Cina, che certamente non è perfetto, ma offrirà loro molti punti di riflessione e contrapposizione al modello di vita cui sono assoggettati.
Purtuttavia - prescindendo dalla umana solidarietà e comprensione per questo popolo così tartassato dalla dittatura comunista cinese - mi assale un tremendo dubbio. Se, per un inverosimile miracolo, dovesse - entro il 2008 - instaurarsi in quel paese un governo democratico (non popolare!), quali sarebbero le prime aspettative dei cinesi?
Per prima cosa, nelle fabbriche e in ogni posto di lavoro, si formerebbero sindacati a protezione dei lavoratori (perché i lavoratori, sempre, hanno bisogno di essere protetti da qualcuno). I quali comincerebbero col chiedere la riduzione dell'orario di lavoro, aumenti dei salari, adeguata previdenza pensionistica, sicurezza nei posti di lavoro, e poi tutti i diritti giustamente spettanti a ogni lavoratore. Poi i diritti umani, la libertà di fare figli, la libertà di sciopero e tutto quello che ogni cittadino rivendica nelle democrazie occidentali per una migliore qualità della vita. (Adesso che sono disoccupati potremmo mandar loro Diliberto, Giordano, Pecoraro Scanio e Bertinotti).
Tutte queste rivendicazioni, pur diluite nel tempo, creerebbero un notevole aumento dei costi della manodopera che oggi è praticamente zero virgola. A questo punto sorge il problema: le esportazioni, che in questo momento sono altissime, perché concorrenziali sia nei prodotti di eccellenza che in quelli usa e getta, quanto ne soffrirebbero? Secondo il mio modestissimo parere si addiverrebbe ad una situazione esplosiva: fermo delle esportazioni, disoccupazione, scioperi, crescita demografica esponenziale e milioni di cinesi aspirerebbero con sempre maggiore interesse a emigrare in occidente. Ritornerebbe, sotto altra veste, il pericolo giallo.
Ecco allora la mia perplessità. Vogliamo una Cina libera e liberale più vicina alle nostre aspirazioni e al nostro modello sociale, o è preferibile lo status quo?
Non sono un politico né un economista, ma un semplice uomo della strada con un dubbio. Chi vivrà vedrà (se ci sarà tempo).

3 commenti:

  1. Tutti ci aspettiamo che prima o poi succeda qualcosa, potrebbe implodere o esplodere. In ogni caso il botto lo sentiremo in tanti. Complimenti al blog, qualsiasi argomento è interessante.

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  2. lascia perdere la Cina, esploderà da sola, anche con l'aiuto dei terremoti

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  3. La realtà è che oggi tanti padri di famiglia e giovani di buona volontà restano senza lavoro perchè quello che producevano ora viene fatto in Cina per l'arricchimento e l'avidità dei loro datori di lavoro. I governi che si succedono nel nostro paese questo lo sanno benissimo ma non sanno che senza lavoro non ci sono soldi da spendere e quindi il mercato non ripartirà fin quando non si accetterà di riportare la manifattura in Italia ed in Europa. Il cane si è morso la coda ma ancora non lo capisce...

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