venerdì 19 settembre 2014

Un'estate a Pazardjik

Anche quest’anno sembra finita, sempre che non ci siano colpi di coda che allunghino l’agonia di una stagione, quella comunemente denominata estate, che non sappiamo più come chiamarla. Se sfogliamo qualche enciclopedia o andiamo su internet, leggeremo che il clima della Bulgaria è “continentale”. Una volta, probabilmente, doveva essere così. Ma da alcuni anni, e in particolare il 2014, abbiamo assistito – sia in Bulgaria che in quasi tutta l’Europa – a un cambiamento climatico preoccupante. Le piogge di una volta oggi sono diventati temporali, tempeste, bombe d’acqua, trombe d’aria, in un miscuglio di forze che al loro passaggio sconvolgono il territorio con un alto contributo anche in vite umane. Restiamo in attesa di cosa ci riserveranno ottobre e novembre, mesi che una volta ci portavano gradatamente ai freddi invernali.
I tre giorni di Plus Festival, tra piazza della Torta il giorno e il Parco Ostrova la sera, hanno chiuso le manifestazioni estive di intrattenimento e anche gli ultimi girovaghi curiosi si apprestano a rientrare in Italia. Quest’anno è stato un andirivieni continuo di connazionali che vogliono trasferirsi in Bulgaria. Difficile dire quanti sono partiti dall’Italia per abbinare il dilettevole e soprattutto l’utile, intendendo per utile la perlustrazione del territorio, la visita delle città, i posti più conformi alle proprie abitudini, le notizie e le informazioni per un cambiamento di vita meno traumatico possibile. Qui a Pazardjik ne sono approdati molti, cosa che per un verso o per l’altro, mi ha allontanato dalle vecchie occupazioni televisione e computer, tuffandomi – volente o nolente – in una vita dinamica dalla quale mi ero allontanato da tempo. Questo avrebbe dovuto farmi perdere qualcuno dei tanti chili in più accumulati nel tempo, ma il nostro costume primario è quello di risolvere e discutere i problemi con i piedi sotto il tavolo, per cui mi ritrovo ulteriormente appesantito, anche perché il minimo che si possa fare è far conoscere ai nuovi arrivati la cucina bulgara e i relativi prezzi. Bisogna peraltro dire che quasi tutti sono rimasti piacevolmente sorpresi per la cucina ma soprattutto per il conto finale. Prima che il tempo dia inizio alla stagione invernale ne arriveranno ancora altri, ma per quest’anno ormai l’affluenza va scemando.

Sono trascorsi ormai più di otto anni dal giorno in cui arrivai in questa città, che allora – sinceramente – lasciava molto a desiderare da tutti i punti di vista, ma che a me piacque subito perché immersa nel verde, tranquilla e quasi sonnolenta: era quello che cercavo e che mi riportò indietro agli anni sereni della gioventù. Oggi Pazardjik si è trasformata in una città con strutture e innovazioni che l’hanno resa moderna nell’aspetto esteriore, ma ancora tranquilla e vivibile nella realtà quotidiana. Molte volte ho parlato di sanità, sempre in modo positivo, dovendo doverosamente dire, però, che il riferimento è sempre stato soprattutto a Pazardjik, dove si possono fare delle analisi, delle visite o delle radiografie nella mattinata e avere le risposte nel pomeriggio, cosa che non può avvenire nelle grandi città, dove i tempi si allungano anche se non raggiungono mai quelli biblici dell’Italia.  Oggi siamo diventati una piccola comunità, sparsa anche nei dintorni della città, cosa impensabile per me quando sono arrivato qui. Ma il web e il tam tam dei servizi televisivi sulla Bulgaria è riuscito prima a incuriosire e poi a far esplodere l’interesse per questa Nazione che, a due passi dall’Italia, in piena Europa, ci dà la possibilità di vivere dignitosamente gli anni della nostra vecchiaia anche con una piccola pensione.