E’ normale che un
povero cristo – per l’occasione il pensionato che arriva in Bulgaria – nel
momento in cui sbarca a Sofia, abbia bisogno di un supporto che lo guidi in una
città sconosciuta. A tutti, solo per iniziare, raccomando di prendere – se non
c’è già qualcuno che lo aspetta all’aeroporto – un taxi “ufficiale” e non
affidarsi al primo che lo invita all’uscita dall’aeroporto. Eviterà così di
pagare 50 leva a un imbroglione, per una corsa che dovrebbe costarne 10-15.
Dopo gli
imbroglioni vengono gli “amici”. Per questo avevo già messo in guardia coloro
che arrivano, di sapere e di capire in che mani affidano l’inizio della loro
avventura in terra bulgara. Non più di un mese fa, un nostro connazionale – con
l’aiuto degli amici Franco Branca e Claudio Chiffi, italiani che vivono in
Bulgaria - è stato “salvato” a Varna da una banda di truffatori italo-bulgari
che lo stavano lasciando in mutande. La soluzione migliore sarebbe quella di
rivolgersi a un Patronato, che purtroppo in Bulgaria non c’è ancora, come in
molte nazioni europee, ma spero che presto possa esservi istituito. Nel
frattempo i pensionati che, alla spicciolata - dopo il servizio delle Iene -
stanno arrivando per un giro di ricognizione, a chi possono rivolgersi? Sinceramente
oggi, non c’è destinatario cui potersi affidare, se si eccettuano le agenzie di
consulenza, ma quelle sono dedicate soprattutto alle società italiane che
vogliono operare sul territorio bulgaro.
E allora
rimangono eventuali amici che già si conoscevano, o altri conosciuti su facebook,
o ancora i personaggi che, attraverso le trasmissioni della Rai e di Mediaset,
hanno acquisito una relativa visibilità agli occhi di coloro che vogliono
scappare dall’Italia. Ma in una umanità in cui etica e moralità, sembra siano
perennemente agli ultimi posti delle
classifiche mondiali, come fare a fidarsi di persone che all’altro capo di
skype o facebook o di un’e-mail ti dicono “stai sereno” e poi magari si rivelano
“traffichini”?
Il tutto è quindi
demandato alla sensibilità e serietà della persona che i pensionati hanno
contattato dall’Italia per avere un possibile supporto in Bulgaria. Molti di
questi mi hanno cercato quando erano già in Bulgaria, chiedendomi esplicitamente
se potevano incontrarmi, dopo aver avuto già un primo contatto in Bulgaria. Il
servizio delle Iene, intervistando i pensionati qui residenti, aveva anche
posto in primo piano l’e-mail di uno di noi (noi, perché tra gli intervistati
c’ero anch’io), e fin qui niente di male, anzi. Così come non c’è niente di
male se, a un connazionale che ha bisogno del nostro aiuto e della nostra
consulenza, si chieda poi un piccolo rimborso per l’aiuto prestato e le spese
sostenute. Penso, anzi, che questo lascerebbe in ottimi rapporti e avvierebbe a
una futura amicizia sia chi supporta che il supportato.
Quello che,
invece, mi ripugna è approfittare della debolezza e dei bisogni di chi arriva
già prostrato e malmesso dalle angherie italiane, e le prime parole che si
sente dire sono il tariffario e le spese da affrontare per i vari servizi, come
se ci si fosse rivolti a un’anonima agenzia chiedendo i prezzi delle varie
prestazioni. Ho raccolto e sto raccontando le lamentele di questi pensionati ai
quali ho dato il mio aiuto, senza chiedere 500 euro per il disbrigo delle
pratiche burocratiche, né 20 euro e l’auto per portarli in giro, né tanto meno
il pagamento del pranzo perché sono sicuro lo avrebbero fatto senza aver posto
prima le condizioni.
Nessuno di noi è tenuto
e nessuno ci obbliga, ad aiutare il pensionato che arriva e si trova totalmente
spaesato. Si può fare questo e chiedere un rimborso, anche perché ritengo che
il lavoro debba essere pagato. Ma c’è ancora una parola, in qualsiasi
dizionario italiano, “Solidarietà”. E se non si usa in questa occasione,
evidentemente non se ne conosce il significato. E allora è preferibile
rivolgersi a un’anonima agenzia di servizi che a fine lavoro ringrazia il
cliente, piuttosto che affidarsi al traffichino di turno che approfitta del
momento, costa di più e bisognerà pure ringraziare.